Università addio?

axpgn
Leggete questo.

Sono molto curioso di sapere come la pensate :D

Cordialmente, Alex

Risposte
vict85
Io penso che vada distinto qui il concetto di precarietà da quello di flessibilità. Quando si parla di precarietà si fa riferimento ad un mercato con contratti relativamente brevi, con tempi di attesa tra gli impieghi relativamente lunghi e con limitate possibilità di rinnovo di contratti. I mercati davvero flessibili, invece, non hanno necessariamente contratti (legalmente) brevi e i passaggi tra i lavori sono quasi immediati (potenzialmente anche all'interno della stessa azienda). L'idea è che è il dipendente che cerca, tra le possibilità del mercato, ciò che più lo soddisfa. Per fare questo è necessario un mercato molto mobile, in cui c'è un forte rinnovo. La precarietà è un'altra cosa. Un settore può avere contratti di durata inferiore ai 5 anni anche senza che siano espressamente a tempo determinato. In un certo senso, è l'avanzamento di carriera ad essere flessibile.

Google opera in un settore in cui difficilmente qualcuno tiene lo stesso impiego a lungo, indipendentemente dalla durata legale dei contratti. Quindi è normale che offra corsi di aggiornamento per il proprio settore. Inoltre, google non opera in Italia che, per quanto riguarda il settore informatico, è messa peggio della Bulgaria.

Io ho fatto un colloquio con google[nota]Sono stato rifiutato all'ultimo colloquio, quello di persona.[/nota] e dubito che chiunque possa, partendo da 0, arrivare a passarlo con 6 mesi di corso. Quei corsi saranno indirizzati ad aiutare persone a fare cose specifiche (programmare app per android, fare deep learning usando google TensorFlow...) e non saranno molto diversi dalle specializzazioni di coursera e siti simili.

Comunque, a mio avviso, neanche google pensa che sostituiranno le università. Quelle sono speculazioni del giornalista.

axpgn
"fab-30":
Alex mi dispiace che tu te la sia presa così, non era il mio intento.

Oh, no, per niente; mi scuso se ti ho dato quest'impressione.
Me la "prendo" (si fa per dire :D ) con coloro che veicolano il messaggio che la "stabilità è brutto e vecchio" mentre "flessibilità è bello, è il futuro"; chi lo dice, vi sta prendendo in giro (nel migliore dei casi) oppure (nel peggiore) vuole che effettivamente vi convinciate che sia così ovvero vuole che la gente si abitui all'idea che essere sempre precari, disponibili a qualunque ora e in qualunque momento (con l'illusione che sia tu a gestire il tuo tempo) sia la cosa giusta anzi sia "cool".
Ma se ci si riflette un attimo, è facile vedere che la relazione "stabile" <-> "precario" non è biunivoca ma è facile in un senso e difficile nell'altro; non vedo perché una persona sensata doverebbe preferire, a priori, di stare dalla parte debole.

Tu accenni ad altre grosse questioni, che nessuno ha mai definitivamente risolto e che difficilmente lo saranno anche in futuro, dato che nessuno ha la bacchetta magica.
Come sempre accaduto, sarà un lavoro duro e impegnativo far quadrare le diverse esigenze dei diversi attori in gioco (aziende e lavoratori, giovani e anziani, ecc.).
Ed è per questo che le "soluzioni semplici" (ma direi meglio "semplicistiche") a problemi epocali mi irritano un poco :-D

Ovviamente, anche se il post è lungo, è comunque una grande semplificazione di quello che si potrebbe dire.
Difatti, non penso che un forum sia il posto più adatto per discutere di "grandi temi" :wink:

IMHO

Cordialmente, Alex

Capitan Harlock1
Ora ci sono i lavoratori flessibli, quando erano rigidi li bastonavano.
Ora il bastone lo infilano ...
Erano meglio le botte.
È il miracolo della sparizione dei disoccupati, che nonostante tutto sono comunque al 20%, dice l'istat (che con 3 ore di lavoro la settimana ti considera occupato)
Ti reinventi Biker ,o Amazoniano, o googeliano, o badante

Sk_Anonymous
Alex mi dispiace che tu te la sia presa così, non era il mio intento.

Io non ho però detto che così è bello, è ovvio che per un operaio doversi reinventare ogni 10 anni entrando in competizione con chi è più giovane non sia una bella cosa, però è così che stanno andando le cose.
L'innovazione tecnologica porta all'obsolescenza di interi settori e bisogna prenderne atto e adeguarsi perché con la globalizzazione non ci si puo' sottrarre a questi meccanismi.

Ma il posto fisso sarà per sempre una caratteristica di alcuni settori (tipo sanità, istruzione, giustizia, polizia ecc.) e se uno ha come priorità la stabilità allora potrebbe scegliere di intraprendere una di quelle carriere ed avrebbe l'assicurazione di arrivare alla pensione facendo sempre lo stesso lavoro (questi lavori non saranno sostituiti dalle AI ma assistiti per migliorarne la qualità).
Però se il tuo obiettivo è fare l'operaio (come la maggior parte della popolazione) allora devi specializzarti ed aggiornarti in continuazione, altrimenti il tuo lavoro non muore per obsolescenza ma per delocalizzazione.

L'altro enorme problema che avranno i 18enni sarà quello della pensione che non ci sarà.

So che non si possono fare previsioni a lungo termine di questo tipo, però spero che si trovi un modo per cui lo stato fornisca gratuitamente i beni di prima necessità (compresa la casa) a tutti i cittadini (magari producendo i beni in modo completamente automatizzato), e che poi tutti lavorino part time per uno stipendio più piccolo (o che possano decidere addirittura di non lavorare senza morire di fame) da spendere per godersi la vita ed i propri hobby. La stabilità sarebbe garantita dallo stato.

axpgn
"fab-30":
Alex, gli ITS non sono i "professionali",

Forse non hai letto il mio P.S. :wink:

"fab-30":
... e chi me lo fa fare di fare 2 anni se con 3 posso dire di essere laureato (anche se si tratta di una laurea che porta alla disoccupazione).

Tutti quelli che entravano all'ISTIM avevano già il posto assicurato prima che uscissero (anche per il semplice fatto che i finanziatori del corso erano le aziende che poi avrebbero assunto i futuri tecnologi) a meno di cataclismi.
D'altronde lo scopo di questi corsi (e il loro appeal) sta proprio nella facilità di trovare lavoro, essendo mirati ad un mestiere specifico e magari anche ad un'azienda specifica, non il contrario.

"fab-30":
... se il settore in cui ti sei specializzato muore basta che fai un altro corso da 6mesi-1anno e sei già spendibile sul mercato del lavoro.

Wow, fantastico! Ogni quattro o cinque anni ne perdi uno per imparare cose nuove, per combattere uno più giovane di te, con meno problemi di te e che costa meno. Ripeto fantastico.

"fab-30":
Purtroppo il posto fisso e le professioni immutabili sono un ricordo del passato, bisogna accettare anche il fatto che un 40enne possa perdere il posto di lavoro e che si debba reinventare un nuovo mestiere ripartendo da 0 e questi corsi possono essere una delle risposte.

Questo è il messaggio che molti fanno passare ovvero che sia così "ineluttabile" che questo accada, anzi di più, questo è "bello". :roll:
Se sono io a decidere quando lavorare allora è "flessibilità" ma se sei tu che decidi quando lavoro io, allora è "precarietà" :wink:
"Stabilità" del lavoro è un plus non un handicap perché ti permette di "gestire" molto (ma molto) meglio la tua vita; se ti piace essere "instabile", non c'è problema, lo fai quando e come ti pare (se ci riesci :wink:), nessuno te lo impedisce; è il contrario il difficile.
A lungo andare, praticamente tutti hanno come obiettivo una "certa" stabilità (ognuno la declina in modo diverso).
In conclusione, quello che voglio dire è che "l'instabilità" non può essere l'obiettivo a cui tendere, come fosse il Santo Graal; l'eterna "disponibilità" è il target di qualsiasi azienda ma non può essere il mio (e sinceramente vi auguro che non sia neanche il vostro :D )

IMHO

Cordialmente, Alex

massimino's
Mi chiedo quanto, in soli sei mesi, una persona riesca a formare una propria forma mentis. Io mi sto dannando l'anima ancora adesso dopo un anno dall'inizio delle lezioni.

Ok, certo, sono molto lento :lol:, però in mezzo anno preparare una persona la vedo davvero una missone impossibile...

Capitan Harlock1
Sono corsi post superiori, professionali, già chiamare i corsi triennali diploma era snaturare l'università, questo e snaturare l'università snaturata
Il Cepu di google, web designer detto in altri termini

Sk_Anonymous
Alex, gli ITS non sono i "professionali", sono corsi biennali post diploma che in Germania vanno alla grande ed in Italia sono stati affossati, oltre che per i motivi che dice Melia, anche per il fatto che il Italia la laurea ha sempre il suo fascino (i laureati triennali sono "dottori" mentre i diplomati ITS -due anni oltre il diploma- non sono nessuno) e chi me lo fa fare di fare 2 anni se con 3 posso dire di essere laureato (anche se si tratta di una laurea che porta alla disoccupazione).

Secondo me l'iperspecializzazione non è un problema, se il settore in cui ti sei specializzato muore basta che fai un altro corso da 6mesi-1anno e sei già spendibile sul mercato del lavoro.

Purtroppo il posto fisso e le professioni immutabili sono un ricordo del passato, bisogna accettare anche il fatto che un 40enne possa perdere il posto di lavoro e che si debba reinventare un nuovo mestiere ripartendo da 0 e questi corsi possono essere una delle risposte.
Poi... meglio lavori altamente specializzati che lavori di basso livello che possono essere fatto da un tizio nel terzo mondo per un decimo della paga. Ricordiamo che stiamo parlando di gente che non si sarebbe laureata.

axpgn
Eh, ma come la fate facile :D
D'altronde capita sempre quando si discute su argomenti "vasti", la semplificazione della realtà è sempre in agguato, peccato che la vita sia molto più "variegata" :wink:
Anch'io ho pensato subito all'analogia con i nostri "professionali" ma qui siamo ad un livello più alto e non sarei così sicuro che il progetto si rivolga solo a chi è (o sarebbe) sostanzialmente esterno (o escluso) al mondo universitario, penso che invece "drenerebbe" una consistente parte della platea studentesca (quantomeno là ... )
Il punto fondamentale comunque è un altro (a mio parere): l'iper-specializzazione.
Questo è quello che le aziende richiedono; a loro fa molto comodo avere gente più giovane e già pronta nel ruolo di cui necessitano in QUEL momento.
Perché c'è l'altra faccia della medaglia, che invece riguarda solo i lavoratori: nell'istante in cui quel lavoro lo perdi (per innumerevoli motivi, non ultimo l'obsolescenza stessa dell'argomento che hai studiato), riciclarsi diventa molto più complicato per chi ha imparato bene (magari benissimo) UNA sola cosa (in sei mesi più di tanto non si può fare) ma è deficitario in un sacco di conoscenze base.

Cordialmente, Alex

P.S.: [ot]Qualcuno del PoliMI ricorda l'ISTIM? Esiste ancora? Ho avuto ben sette o otto colleghi "tecnologi" :D ... bei ricordi ...[/ot]

Sk_Anonymous
Ben vengano questi corsi, tipo gli ITS in Italia, visto che il mondo ha estremo bisogno di operai specializzati in mestieri in cui non serve una laurea.
Per fare il "UX designer" non serve un dottorato, nè una laurea magistrale, nè una laurea triennale, dunque non vedo il problema di istituire corsi che formino il professionista ad un lavoro, in modo che le aziende assumano una persona produttiva fin dal primo giorno e non un peso morto per i primi mesi.
Magari gli annunci di lavoro smetteranno di richiedere i soliti "giovani con esperienza di almeno 2-5 anni", ma basterà uno di questi titoli, rendendo l'accesso al mondo del lavoro più facile per i giovani non laureati che si ritrovano a 20 anni senza saper fare nulla e senza un titolo di studio.
Ovviamente non parlo dell'Italia dove il mercato del lavoro è totalmente marcio ed immobile, dove se non hai una laurea puoi solo aspirare a fare l'operatore di call center outbound oppure il solito cameriere.
Se ci pensate per un giovane senza titolo di studio è difficile persino trovare un lavoro che faccia al caso proprio, dato che per ogni lavoro sono richiesti anni di esperienza e se hai fatto ad esempio 2 anni da cameriere se poi vuoi fare altro e ti tocca rifare altri 2 anni prima di essere assunto in quella mansione, mentre così uno sceglie tra i corsi quello che gli piace di più e dopo il corso sa dove trovare lavoro (e se quel lavoro gli piace).

D'altro canto chi ha la laurea, come dice Overflow94, non deve sentirsi minacciato perché ovviamente chi uscirà da questi corsi non verrà inserito nei posti dove la laurea serve.

@melia
A me sembra l'evoluzione degli ITS, gli Istituti tecnici superiori, ai quali si aveva accesso dopo il diploma e che erano specifici per certe attività professionali, ma che non si sono mai affermati, vuoi per tutti i paletti burocratici, vuoi per l'ostruzionismo di certe università.

claudio862
Sono chiamati abbastanza esplicitamente "corsi professionali", non vedo il collegamento con i corsi universitari.
Semplicemente Google pensa che, per molte delle sue posizioni lavorative, la laurea non serva.

Overflow94
Dipende cosa si intende per università. Se la intendiamo come i poli di ricerca dove gli esperti di un certo dominio si aggregano e lavorano insieme (quindi ricerca e formazione di futuri ricercatori) allora nessun corso online di sei mesi può essere una minaccia per ovvie ragioni.

Se la intendiamo come il rebrand della scuola di massa per formare i ragionieri-programmatori 2.0 che vadano a fare ETL e pratiche ad hoc per le singole aziende allora si. Per lo sviluppatore/impiegato medio ha molto più senso fare un corso di 6 mesi ogni 2-3 anni per aggiornarsi che non 3-5 anni all'inzio e poi niente più. E Google ha una credibilità e autorità tale da rivaleggiare quella degli enti nazionali agli occhi delle aziende private.

Che poi oggi queste due accezioni di università siano mischiate causando un servizio subottimale per entrambe l'esigenze è un'altra storia. Che poi Google ormai sia più simile a una divinità che a un'azienda privata e andrebbe scompattata, un'altra ancora.

axpgn
Sintetico ma significativo :lol:

Comunque la cosa è seria ... perché è una visione del mondo non solo dell'università e perché Google conta ...

gugo82
:roll:

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.