Un quesito "filosofico"
non aver mai eccelso nella scuola con ottime votazioni e riconoscimenti di merito cosa vuol
dire ?
Le persone si laureano con 110 e lode e si diplomano con 100 e lode. E' solo impegno, dedizione, motivazione?
Nella risposta non tenere conto dell'epoca che stiamo vivendo. Grazie.
dire ?
Le persone si laureano con 110 e lode e si diplomano con 100 e lode. E' solo impegno, dedizione, motivazione?
Nella risposta non tenere conto dell'epoca che stiamo vivendo. Grazie.
Risposte
Ma non scorretto, questo è il punto. In luogo di un ragionevole accordo come
quello tra noi allora capite bene che pezzi di carta, numeri, amicizie lasciano il tempo che trovano e
molto spesso sono metri di giudizio molto discutibili e non per questo scorretti in assoluto ma nemmeno
attendibili al 100%.
quello tra noi allora capite bene che pezzi di carta, numeri, amicizie lasciano il tempo che trovano e
molto spesso sono metri di giudizio molto discutibili e non per questo scorretti in assoluto ma nemmeno
attendibili al 100%.
"Paolo86":
Deve essere un riferimento il curriculum GianMaria onde evitare crisi occupazionali, discriminazioni si dovrebbe lasciare spazio a tutti e valutare tutti senza favoritismi.
Magari...
... però è impossibile.
Riguarda invece l'importanza o meno di diploma, laurea e relativa valutazione ed hai tutte le ragioni nel dire che "un datore di lavoro lascerà spazio ai meriti, riconoscimenti, lodi ...", ma come può farlo quando deve scegliere fra più aspiranti a lui sconosciuti? L'unica cosa che gli è possibile è proprio basarsi sui titoli di studio e sul curriculum; nel caso di persone giovani quest'ultimo sarà quasi in bianco. Che poi questo metodo possa rivelarsi fallace e che altre persone possano essere preferibili è vero, ma non vedo alternative diverse.
A parte la contraddizione, è proprio in questo passaggio che confermi quanto ho detto, vengono prima le carte, la reputazione
o la persona e non ho statistiche alla mano per affermare con certezza che la maggior percentuale di studenti
meritevoli forse o molto probabilmente è stata sopravvalutata (?) perchè diciamocelo un voto non può
essere assolutista ne in un senso e ne nell'altro se siamo d'accordo, la mia ipotesi è valida.
Deve essere un riferimento il curriculum GianMaria onde evitare crisi occupazionali, discriminazioni si dovrebbe
lasciare spazio a tutti e valutare tutti senza favoritismi. Questo è il mio punto di vista. Mi piace discuterne con gente
molto più preparata e\o intelligente di me.
Quando nel mio primo intervento ho scritto "molti grandi personaggi a scuola non riuscivano proprio nel campo in dopo eccelsero" pensavo proprio ad Einstein e non è l'unico caso.
Sorrido confrontando due tue frasi: "Questo è il classico punto di vista delle persone anziane" e "GianMaria dà l'impressione di essere un ragazzo molto più piccolo di me": non c'è una lieve contraddizione? Comunque, lasciamo perdere: il nostro discorso non riguarda la mia età né la mia maturità.
Riguarda invece l'importanza o meno di diploma, laurea e relativa valutazione ed hai tutte le ragioni nel dire che "un datore di lavoro lascerà spazio ai meriti, riconoscimenti, lodi ...", ma come può farlo quando deve scegliere fra più aspiranti a lui sconosciuti? L'unica cosa che gli è possibile è proprio basarsi sui titoli di studio e sul curriculum; nel caso di persone giovani quest'ultimo sarà quasi in bianco. Che poi questo metodo possa rivelarsi fallace e che altre persone possano essere preferibili è vero, ma non vedo alternative diverse.
Sorrido confrontando due tue frasi: "Questo è il classico punto di vista delle persone anziane" e "GianMaria dà l'impressione di essere un ragazzo molto più piccolo di me": non c'è una lieve contraddizione? Comunque, lasciamo perdere: il nostro discorso non riguarda la mia età né la mia maturità.
Riguarda invece l'importanza o meno di diploma, laurea e relativa valutazione ed hai tutte le ragioni nel dire che "un datore di lavoro lascerà spazio ai meriti, riconoscimenti, lodi ...", ma come può farlo quando deve scegliere fra più aspiranti a lui sconosciuti? L'unica cosa che gli è possibile è proprio basarsi sui titoli di studio e sul curriculum; nel caso di persone giovani quest'ultimo sarà quasi in bianco. Che poi questo metodo possa rivelarsi fallace e che altre persone possano essere preferibili è vero, ma non vedo alternative diverse.
Giusto, anche se il mio attacco al QI sta soprattutto nel fatto che spesso si "catalogano" le persone secondo quei numeri scartando in automatico quelli più bassi.
Per il primo non si mette in dubbio che qualcosa possa venir frainteso da uno che si interessa e non è addetto ai lavori. Però non lo vedo molto grande come rischio perché molte volte chi attacca un argomento per sui interesse passa notti insonni per cercare di quadrare il cerchio proprio per orgoglio personale... Poi è ovvio che l'errore c'è, così come potrebbe starci (semmai in misura minore) nelle opere di un addetto ai lavori!
Esatto.
GianMaria da l'impressione di essere un ragazzo molto più piccolo di me
e mi permetto di affermare che dalle sue parole si evince proprio una leggera inquadratura schematica
della persona su base assolutista, basta leggere oltre le righe per notarlo seppur apporti esempi reali
che contrastano questa tesi.
Le persone con la tua stessa visione delle cose pretendono di seguire gli schemi, i programmi
e le regole pertanto va bene la scuola come "supervisore" dell'apprendimento e dell'insegnamento
di un metodo di studio ma la stessa scuola nella storia non ha valutato bene nemmeno uno dei più grandi scienziati
al mondo: Albert Einstein.
Qui si parla di un metro di giudizio dato dalla votazioni influenzato da decine di variabili per valutare
una persona e non dice assolutamente nulla sulla persona in esame se non che ha studiato pienamente l'argomento
in questione e non che ne sia padrone. Prendiamo come esempio il mondo del lavoro, la maggior
parte degli studenti si dedica per passione a studiare e raggiungere il traguardo della laurea
nel più breve tempo possibile con una votazione possibilmente alta soprattutto le ragazze. Un datore di lavoro
lascerà spazio ai meriti, riconoscimenti, lodi e quindi stabilirà una graduatoria, se poi sul campo i candidati preferiti non convertiranno questi numeri in qualità allora il numero rappresenta un numero e con esso tutto il resto.
Si dovrebbero privilegiare umanamente le persone preparate e fare in modo che si esprimano, ma come potete ben appurare da voi stessi la società circola intorno ai titoli, alle votazioni e tutto ciò che concerne l'apparire ed è per questo che io in questa società non vedo evoluzione, da quando si accendeva il fuoco con la scintilla delle pietre di passi ne sono stati fatti per migliorare la convivenza sul pianeta ma la convivenza tra persone lascia al quanto desiderare e mi meraviglio
di Dottori e Dottoresse elargiti che non hanno contribuito a migliorare la civiltà da questo punto di vista.
E' la stessa civiltà ad aver dato troppo peso al famoso pezzo di carta, ai famosi rapporti di amicizia che favoriscano
qualcuno in particolare senza valutare la persona e non il suo curriculum che ormai è un biglietto da visita. Non so se è chiaro quello che vi sto evidenziando, la società è particolarmente attenta alla superficie e voti rappresentati dai numeri
non possono essere esenti da questa tendenza e non è una mia avversione verso la società. Bellezza, votazioni, pezzi di carta è un insieme di fattori con un punto in comune la superficialità della civiltà umana.
p.s. non parlo espressamente di me, io meritavo il 60.
"giammaria":
Mi fraintendete: non intendevo affatto catalogare le persone ed affermo che l'avere una dote non impedisce di averne altre. Volevo solo invitare Paolo86 a non avvilirsi per votazioni non eccelse perché forse le sue capacità sono di altro tipo.
Infatti, lo invito anch'io a non avvilirsi. Tuttavia il mio intervento precedente non si riferiva alle tue parole ma era un parere estemporaneo a quelle di Paolo86.
"giammaria":
- Approfondire da soli un argomento è pericoloso perché è abbastanza facile che qualcosa venga frainteso e, se questo qualcosa è iniziale, è probabile che anche tutto ciò che ne segue sia sbagliato; meglio la verifica costante che ne dà la scuola. Inoltre è evidente che ognuno approfondirà solo gli argomenti che più gli interessano e verrà quindi a mancare una base comune di conoscenze, indispensabile per poter comunicare fra noi.
[...]
Discorso analogo per il QI, anche se concordo sull'esistenza di diversi tipi di intelligenza e quindi gli attribuisco scarso valore. Non mi piace però il vostro "solo numeri": io ritengo che i numeri siano una cosa importante ed al massimo direi che in questo caso sono solo misure parziali.
Giusto, anche se il mio attacco al QI sta soprattutto nel fatto che spesso si "catalogano" le persone secondo quei numeri scartando in automatico quelli più bassi.
Per il primo non si mette in dubbio che qualcosa possa venir frainteso da uno che si interessa e non è addetto ai lavori. Però non lo vedo molto grande come rischio perché molte volte chi attacca un argomento per sui interesse passa notti insonni per cercare di quadrare il cerchio proprio per orgoglio personale... Poi è ovvio che l'errore c'è, così come potrebbe starci (semmai in misura minore) nelle opere di un addetto ai lavori!
Mi fraintendete: non intendevo affatto catalogare le persone ed affermo che l'avere una dote non impedisce di averne altre. Volevo solo invitare Paolo86 a non avvilirsi per votazioni non eccelse perché forse le sue capacità sono di altro tipo.
Quanto al discorso con la Divina Commedia e la geometria differenziale, non potrei essere più d'accordo: una delle persone più sagge che ho conosciuto aveva frequentato solo fino alla seconda elementare e, oltre alla vera saggezza, aveva anche conoscenze scolastiche pari o superiori a quelle di molti che ora hanno un diploma di terza media, avendo poi studiato per conto proprio.
Ciò premesso, vorrei considerare anche l'altra faccia della medaglia; mi pare che sia assolutista proprio chi osserva un solo aspetto delle questioni. In difesa di scuola e voti dico quindi che:
- Approfondire da soli un argomento è pericoloso perché è abbastanza facile che qualcosa venga frainteso e, se questo qualcosa è iniziale, è probabile che anche tutto ciò che ne segue sia sbagliato; meglio la verifica costante che ne dà la scuola. Inoltre è evidente che ognuno approfondirà solo gli argomenti che più gli interessano e verrà quindi a mancare una base comune di conoscenze, indispensabile per poter comunicare fra noi.
- In mancanza di stimoli, sono molti quelli che preferiscono l'ozio, anche mentale, e la scuola cerca proprio di ovviare a questo. Che ci riesca, è un altro discorso; forse non sempre si può superare un certo limite, piuttosto basso.
- Un buon voto significa "In una particolare circostanza ha mostrato conoscenza e capacità per un particolare argomento". Certo, è poco per conoscere una persona, ma poco è meglio che niente. Discorso analogo per il QI, anche se concordo sull'esistenza di diversi tipi di intelligenza e quindi gli attribuisco scarso valore. Non mi piace però il vostro "solo numeri": io ritengo che i numeri siano una cosa importante ed al massimo direi che in questo caso sono solo misure parziali.
Quanto al discorso con la Divina Commedia e la geometria differenziale, non potrei essere più d'accordo: una delle persone più sagge che ho conosciuto aveva frequentato solo fino alla seconda elementare e, oltre alla vera saggezza, aveva anche conoscenze scolastiche pari o superiori a quelle di molti che ora hanno un diploma di terza media, avendo poi studiato per conto proprio.
Ciò premesso, vorrei considerare anche l'altra faccia della medaglia; mi pare che sia assolutista proprio chi osserva un solo aspetto delle questioni. In difesa di scuola e voti dico quindi che:
- Approfondire da soli un argomento è pericoloso perché è abbastanza facile che qualcosa venga frainteso e, se questo qualcosa è iniziale, è probabile che anche tutto ciò che ne segue sia sbagliato; meglio la verifica costante che ne dà la scuola. Inoltre è evidente che ognuno approfondirà solo gli argomenti che più gli interessano e verrà quindi a mancare una base comune di conoscenze, indispensabile per poter comunicare fra noi.
- In mancanza di stimoli, sono molti quelli che preferiscono l'ozio, anche mentale, e la scuola cerca proprio di ovviare a questo. Che ci riesca, è un altro discorso; forse non sempre si può superare un certo limite, piuttosto basso.
- Un buon voto significa "In una particolare circostanza ha mostrato conoscenza e capacità per un particolare argomento". Certo, è poco per conoscere una persona, ma poco è meglio che niente. Discorso analogo per il QI, anche se concordo sull'esistenza di diversi tipi di intelligenza e quindi gli attribuisco scarso valore. Non mi piace però il vostro "solo numeri": io ritengo che i numeri siano una cosa importante ed al massimo direi che in questo caso sono solo misure parziali.
Infatti, solo numeri.
Classificare le persone secondo il QI è una delle cose più stupide del mondo; anche perché si parla spesso di diversi tipi di intelligenza.
Classificare le persone secondo il QI è una delle cose più stupide del mondo; anche perché si parla spesso di diversi tipi di intelligenza.
più che altro non riconoscevo in me nessun merito particolare e riflettevo invece
sul significato dell lodi e delle votazioni alte come gli Qi alti. Se ci fate caso sono solo numeri.
sul significato dell lodi e delle votazioni alte come gli Qi alti. Se ci fate caso sono solo numeri.
"Paolo86":
Il tuo ragionamento non fa una piega però è assolutista, non puoi catalogare chi è predisposto
in un ambito piuttosto che un altro, nella vita non c'è solo il bianco o il nero
Anche perché, per quel poco che ho capito, mi sembra che il discorso sia un'altro. Cioè, io leggo nelle tue righe, più che uno spunto di discussione (che c'è, per carità), uno sfogo contro una realtà dove chi prende 100 è automaticamente migliore di chi prende 60.
Una questione simile a quella secondo la quale uno che non è laureato non è automaticamente degno di condividere conoscenze avanzate di matematica. Cioè, per fare un esempio, se io amassi molto la geometria differenziale (in realtà so a malapena quello che è

E' una cosa che non mi è andata mai giù. Un semplice appassionato (sulla "carta", però, non valido) spesso è meglio di un fior fior di laureato proprio perché, da appassionato, potrebbe riuscire a far cogliere dettagli che al laureato sfuggono (poiché, magari, non "ama" particolarmente quell'ambito preciso e tratta la materia in un modo "grigio uniforme") oltre che si impegnerà particolarmente nella spiegazione cercandola di farla capire (essendo, lui stesso, non del campo).
"giammaria":
[quote="Paolo86"]non aver mai eccelso nella scuola con ottime votazioni e riconoscimenti di merito cosa vuol dire ? .
Secondo me vuol dire semplicemente che le persone sono diverse fra loro; per fortuna, altrimenti il mondo sarebbe monotono. C'è quindi chi è portato allo studio e chi alla pratica, chi sa creare la bellezza e chi vede quasi per istinto la soluzione matematica, chi sa valorizzare il suo poco e chi non riesce a mostrare il suo molto, chi si impegna e chi fa niente, eccetera. Una buona riuscita scolastica rende probabile la riuscita anche nella vita ma non vi è alcuna garanzia: molti grandi personaggi a scuola non riuscivano proprio nel campo in dopo eccelsero e ancora più numerosi sono i "primi della classe" che hanno poi svolto attività ben poco appaganti.
Piuttosto mi chiedo perché domande di questo genere si riferiscono sempre all'attività intellettuale e non a quella fisica; eppure mi pare che il discorso sia sostanzialmente uguale. Lo studio a scuola è l'allenamento della mente ed i voti sono il controllo dei suoi risultati.[/quote]
Intendi l'attività pratica che presuppone comunque una certa componente intellettuale?
Lo studio non è solo scuola e in ogni caso per vie ufficiali la votazione ha rilevanza, se andassimo negli
ambiti privati e personali scopriremmo che qualche contadino conosce la divina commedia pertanto
mi sento di affermare che le potenzialità della mente non sono valutabili dalla scuola

Il tuo ragionamento non fa una piega però è assolutista, non puoi catalogare chi è predisposto
in un ambito piuttosto che un altro, nella vita non c'è solo il bianco o il nero.
Questo è il classico punto di vista delle persone anziane tipo l'asurda mentalità di una delle mie nonne
che divide le persone per competenze ufficiali se questo fosse vero tutti sono limitati a quello che
certifica un titolo di studio e la domanda sorge spontanea: una persona può essere definita e descritta dal
proprio titolo di studio?
"Paolo86":
non aver mai eccelso nella scuola con ottime votazioni e riconoscimenti di merito cosa vuol dire ? .
Secondo me vuol dire semplicemente che le persone sono diverse fra loro; per fortuna, altrimenti il mondo sarebbe monotono. C'è quindi chi è portato allo studio e chi alla pratica, chi sa creare la bellezza e chi vede quasi per istinto la soluzione matematica, chi sa valorizzare il suo poco e chi non riesce a mostrare il suo molto, chi si impegna e chi fa niente, eccetera. Una buona riuscita scolastica rende probabile la riuscita anche nella vita ma non vi è alcuna garanzia: molti grandi personaggi a scuola non riuscivano proprio nel campo in dopo eccelsero e ancora più numerosi sono i "primi della classe" che hanno poi svolto attività ben poco appaganti.
Piuttosto mi chiedo perché domande di questo genere si riferiscono sempre all'attività intellettuale e non a quella fisica; eppure mi pare che il discorso sia sostanzialmente uguale. Lo studio a scuola è l'allenamento della mente ed i voti sono il controllo dei suoi risultati.
Hai capito perfettamente a giudicare dalla risposta.
Io sono uscito con 60\100 da una scuola nella quale ho seguito ingenuamente
un percorso per il quale non avevo interesse e infatti escluse le nozioni basilari
e le competenze principali che pur un autodidatta senza qualifica o titolo di studio
alcuno lungo il suo utilizzo si trova ad apprendere, la mia preparazione è stata limitata
al superamento degli anni di studio e basta.
Mi sono fermato al diploma di scuola superiore.
Come giustamente sostieni, oggi si guarda ai numeri, titoli e stracci di carta piuttosto che la sostanza
seppur dietro questi meriti c'è realmente una grande preparazione, impegno e dedizione ma come in tutte
le cose si fa di tutta l'erba un fascio.
Io sono uscito con 60\100 da una scuola nella quale ho seguito ingenuamente
un percorso per il quale non avevo interesse e infatti escluse le nozioni basilari
e le competenze principali che pur un autodidatta senza qualifica o titolo di studio
alcuno lungo il suo utilizzo si trova ad apprendere, la mia preparazione è stata limitata
al superamento degli anni di studio e basta.
Mi sono fermato al diploma di scuola superiore.
Come giustamente sostieni, oggi si guarda ai numeri, titoli e stracci di carta piuttosto che la sostanza
seppur dietro questi meriti c'è realmente una grande preparazione, impegno e dedizione ma come in tutte
le cose si fa di tutta l'erba un fascio.
Non so se ho capito bene la domanda.
Secondo me riconoscimenti di merito sono più degli specchietti per le allodole che altro. C'era gente alle superiori che studiava sempre, ci metteva l'anima e prendeva 6 mentre altri non facevano un cavolo ma sapevano arrampicarsi sugli specchi e prendevano 8.
All'università è diverso, però c'è sempre da contare il lato aleatorio ("mi ha chiesto tutte cose che sapevo") e anche l'umore del professore agli esami ("lo scritto, oggi, era impossibile"/"lo scritto, oggi, era una cavolata").
Non aver mai eccelso non vuol dire niente. Gente che si laurea con 80 potrebbe essere meglio di tanti che escono con 110 con annessa lode.
Tuttavia oggi, con questa società votocentrica, si guarda sempre al voto con cui si esce e mai, ad esempio, su cosa si è fatta la tesi o sulla qualità delle conoscenze che si hanno (poche e buone, tante approfondite e buone, tante e imparate a memoria, nessuna) o sulla capacità di applicarle.
Non so se ho capito la domanda.
Secondo me riconoscimenti di merito sono più degli specchietti per le allodole che altro. C'era gente alle superiori che studiava sempre, ci metteva l'anima e prendeva 6 mentre altri non facevano un cavolo ma sapevano arrampicarsi sugli specchi e prendevano 8.
All'università è diverso, però c'è sempre da contare il lato aleatorio ("mi ha chiesto tutte cose che sapevo") e anche l'umore del professore agli esami ("lo scritto, oggi, era impossibile"/"lo scritto, oggi, era una cavolata").
Non aver mai eccelso non vuol dire niente. Gente che si laurea con 80 potrebbe essere meglio di tanti che escono con 110 con annessa lode.
Tuttavia oggi, con questa società votocentrica, si guarda sempre al voto con cui si esce e mai, ad esempio, su cosa si è fatta la tesi o sulla qualità delle conoscenze che si hanno (poche e buone, tante approfondite e buone, tante e imparate a memoria, nessuna) o sulla capacità di applicarle.
Non so se ho capito la domanda.

