Tasse universitarie
Salve ragazzi,
Pochi giorni fa ho pagato la prima tassa di iscrizione al primo anno del corso di laurea magistrale in matematica ed ero curioso di sapere/capire quanto avete pagato voi (o quanto mediamente pagate). Da me a Caserta ci sono 3 rate:
1a tassa uguale per tutti 560 (per chi si immatricola 601)
2a e 3a tassa che vanno in base al reddito e al merito (mesi di febbraio e aprile).
La trovo davvero un'esagerazione. Voi siete nelle mie stesse condizioni?!
Pochi giorni fa ho pagato la prima tassa di iscrizione al primo anno del corso di laurea magistrale in matematica ed ero curioso di sapere/capire quanto avete pagato voi (o quanto mediamente pagate). Da me a Caserta ci sono 3 rate:
1a tassa uguale per tutti 560 (per chi si immatricola 601)
2a e 3a tassa che vanno in base al reddito e al merito (mesi di febbraio e aprile).
La trovo davvero un'esagerazione. Voi siete nelle mie stesse condizioni?!
Risposte
"jitter":
Invece non si può negare che chi è un caprone a scuola non si iscriverà certo a ingegneria: non ce la farà mai, mentre in effetti potrebbe laurearsi in filosofia.
C'è caprone e caprone, e del secondo tipo se ne trova a bizzeffe anche a ingegneria

"Injuria":
[quote="Leonardo"]Molti libri sui quali studiano ingegneri, matematici, fisici, biologi ecc. sono in inglese e, almeno per matematica, una parte anche in francese quindi non tradotti, dato che le traduzioni non avrebbero mercato.
Hanno mercato...eccome se hanno mercato! Ci sono un'infinità di traduzioni di autori stranieri usate dai politecnici che vendono migliaia di copie: elettronica, statistica, meccanica...non parliamo di economia in cui c'è il quasi dominio anglosassone. Meno in matematica e fisica perché spesso gli autori sono italiani, ma vai a vedere le bibliografie e ti renderai conto che molti autori italiani si improvvisano traduttori, anche se originali, ispirandosi ad altre opere in lingua straniera. A volte i risultati sono deludenti ed i prezzi alla vendita non sono nemmeno economici rispetto ai relativi stranieri.[/quote]
Forse stiamo parlando di cose leggermente diverse: tu ti riferisci ai testi base dei primi anni tipo analisi 1 e 2 ed a quel riguardo hai ragione, io stavo pensando a testi come questo.
"Leonardo":
Molti libri sui quali studiano ingegneri, matematici, fisici, biologi ecc. sono in inglese e, almeno per matematica, una parte anche in francese quindi non tradotti, dato che le traduzioni non avrebbero mercato.
Hanno mercato...eccome se hanno mercato! Ci sono un'infinità di traduzioni di autori stranieri usate dai politecnici che vendono migliaia di copie: elettronica, statistica, meccanica...non parliamo di economia in cui c'è il quasi dominio anglosassone. Meno in matematica e fisica perché spesso gli autori sono italiani, ma vai a vedere le bibliografie e ti renderai conto che molti autori italiani si improvvisano traduttori, anche se originali, ispirandosi ad altre opere in lingua straniera. A volte i risultati sono deludenti ed i prezzi alla vendita non sono nemmeno economici rispetto ai relativi stranieri.
@ hamming_burst
Noam Chomsky è considerato uno dei massimi intellettuali viventi (per alcuni il più grande) ed è un linguista. Probabilmente molto di quello che è internet oggi si deve a questo signore ed altri come lui. Ricordiamoci che Internet è fatto di parole (anzi di lessemi

Comunque io farei studiare un pizzico di glottologia anche alle superiori, almeno la parte minima di fonologia, visto quanti italiani si vantano di conoscere una o più lingue per poi scoprire che hanno difficoltà di pronuncia che rendono il parlato incomprensibile: http://www.youtube.com/watch?v=RHN7siMbxb8
Solo un'osservazione.
Molti libri sui quali studiano ingegneri, matematici, fisici, biologi ecc. sono in inglese e, almeno per matematica, una parte anche in francese quindi non tradotti, dato che le traduzioni non avrebbero mercato.
"Injuria":
molti libri sui quali studiano ingegneri, matematici e fisici sono tradotti da qualcuno che ha fatto la fatica di approfondire le lingue e di avere le abilità di comporre testi didattici comprensibili.
Molti libri sui quali studiano ingegneri, matematici, fisici, biologi ecc. sono in inglese e, almeno per matematica, una parte anche in francese quindi non tradotti, dato che le traduzioni non avrebbero mercato.
[ot]
es. glottologia, da paura.[/ot]
"Injuria":
Che le lauree umanistiche siano "facili" è tutto da dimostrare, non le conosco tutte ovviamente, ma ad esempio so che a lingue e letterature straniere hanno esami pesantissimi
es. glottologia, da paura.[/ot]
Che le lauree umanistiche siano "facili" è tutto da dimostrare, non le conosco tutte ovviamente, ma ad esempio so che a lingue e letterature straniere hanno esami pesantissimi a fronte di una didattica ed una vivibilità delle aule pessima. A me piacerebbe che queste facoltà fossero considerate di eccellenza al pari di ingegneria o medicina, magari riducendo il numero degli studenti. D'altra parte, molti libri sui quali studiano ingegneri, matematici e fisici sono tradotti da qualcuno che ha fatto la fatica di approfondire le lingue e di avere le abilità di comporre testi didattici comprensibili. Molti testi didattici di materie scientifiche scritte direttamente da ricercatori e professori italiani invece fanno un po' pietà dal punto di vista linguistico, editoriale e comunicativo.
Comunque il mio discorso principale non era questo, dico solo che se l'Università non è per tutti bisogna dare modo a quelli che non sono dei geni negli studi, ma magari hanno una gran voglia di lavorare e guadagnarsi la pagnotta, di NON andare all'Università creando alternative nelle scuole professionali post diploma o smettendo di assumere ingegneri ed economisti per posizioni che fino poco tempo fa occupavano diplomati tecnici e ragionieri, fra l'altro in modo più che dignitoso.
A fronte di questo è logico che chi se lo può permettere si butti a fare l'Università anche a rischio di uscire alla soglia dei 30 anni perché poi viene premiato il titolo di studio.
Comunque il mio discorso principale non era questo, dico solo che se l'Università non è per tutti bisogna dare modo a quelli che non sono dei geni negli studi, ma magari hanno una gran voglia di lavorare e guadagnarsi la pagnotta, di NON andare all'Università creando alternative nelle scuole professionali post diploma o smettendo di assumere ingegneri ed economisti per posizioni che fino poco tempo fa occupavano diplomati tecnici e ragionieri, fra l'altro in modo più che dignitoso.
A fronte di questo è logico che chi se lo può permettere si butti a fare l'Università anche a rischio di uscire alla soglia dei 30 anni perché poi viene premiato il titolo di studio.
No, ho risposto d'istinto ma forse quello che dici un fondamento c'è l'ha. Ma non si deve sminuire il sapere filosofico o umanistico (che civiltà sarebbe?) o portare a dire "aboliamo la facoltà". Casomai le facoltà umanistiche dovrebbero essere più selettive, e questo l'ho sempre pensato pure io. Ridare alle facoltà umanistiche la dignità che dovrebbero avere. Che poi i docenti sono pure in gamba, sono gli esami che sono una farsa.
Non importa se un laureato in filosofia non deve fare un'operazione chirurgica e non ammazza nessuno se non conosce Kant, ma è sbagliato che si passino gli esami solo ripetendo gli appunti.
Non importa se un laureato in filosofia non deve fare un'operazione chirurgica e non ammazza nessuno se non conosce Kant, ma è sbagliato che si passino gli esami solo ripetendo gli appunti.
Che dire... non trovo senso neppure nel porsi la domanda... però dai ti offro una birra
Alla prossima

Alla prossima
"jitter":Tipicamente chi si iscrive alle materie scientifiche come matematica, fisica e ingegneria, è significativamente più preparato rispetto a chi si iscrive a facoltà come filosofia, scienze politiche etc.
Sinceramente trovo questa affermazione superficiale e non veritiera, anche se "supportata" dalla lettura di una statistica (che poi bisogna vedere come viene interpretata).
E' vero che le facoltà umanistiche sono più facili, e che i voti vengono assegnati con tanta (troppa) generosità. Sarà anche vero che questo comporta una minore preparazione in uscita degli studenti. Ma il paragone si ferma qui. E poi la preparazione culturale di una persona va valutata (se proprio deve esserlo) nel suo complesso, non nella materia in cui si è laureata.
Alla faccia, sei molto più estremista di me

Il mio era un ragionamento sicuramente semplicistico (ma se non si generalizza in questi casi non si può mai dire niente), ovvero, i laureati di certe facoltà hanno una media dei voti del diploma molto più bassa rispetto ai laureati di altre facoltà. Non è tanto questione di "cultura", ma piuttosto di propensione allo studio. Poi, per capire che ci sia una differenza sostanziale tra i bacini di utenza a ingegneria meccanica ed educazione fisica, non ci vuole certo l'analisi statistica, basta il buon senso. E' chiaro che un selezionatore ne tiene conto.
[quote]Mi sta bene, ma se filosofia, scienze politiche etc sono considerate di serie B non sarebbe meglio abolirle ed attivare corsi biennali in programmazione (linguaggio Java sempre ricercatissimo).
..... Ma no, va', che perdo tempo a commentare?[/quote]
Se leggi tutti i miei interventi capirai che è una provocazione

D'altronde internet è soprattutto letteratura.
Tipicamente chi si iscrive alle materie scientifiche come matematica, fisica e ingegneria, è significativamente più preparato rispetto a chi si iscrive a facoltà come filosofia, scienze politiche etc.
Sinceramente trovo questa affermazione superficiale e non veritiera, anche se "supportata" dalla lettura di una statistica (che poi bisogna vedere come viene interpretata).
E' vero che le facoltà umanistiche sono più facili, e che i voti vengono assegnati con tanta (troppa) generosità. Sarà anche vero che questo comporta una minore preparazione in uscita degli studenti. Ma il paragone si ferma qui. E poi la preparazione culturale di una persona va valutata (se proprio deve esserlo) nel suo complesso, non nella materia in cui si è laureata.
Mi sta bene, ma se filosofia, scienze politiche etc sono considerate di serie B non sarebbe meglio abolirle ed attivare corsi biennali in programmazione (linguaggio Java sempre ricercatissimo).



Mi sta bene, ma qui si dice che l'università non è per tutti perché non tutti hanno un livello culturale e motivazioni adeguate e mi sta bene pure questo. Ma come ripeto mi si deve dare la possibilità oltre che di andare all'Università anche di NON andare all'Università.
"Injuria":
Mi sta bene, ma se filosofia, scienze politiche etc sono considerate di serie B non sarebbe meglio abolirle ed attivare corsi biennali in programmazione (linguaggio Java sempre ricercatissimo). Di ingegneri così abili con la programmazione ne ho conosciuti pochi, questo per il semplice fatto che ad ingegneria non la insegnano.
Poi parliamone della possibilità di collocamento di fisici e matematici, ne conosco parecchi che alla fine vanno a finire in banca oppure che rimangono nel limbo per anni.
Po, poi, poi...il mondo non è sempre più tecnico...la tecnica l'abbiamo esternalizzata, secondo me il mondo è molto meno tecnico e più "gestionale".
Il punto è che magari anche ad ingegneria non ti insegnano a programmare "bene", nemmeno a fisica e matematica, ma quanto ci vuole, poi, a specializzarsi in un determinato linguaggio di programmazione una volta concluso il percorso di studi? quanto ci vuole ad imparare alcuni concetti fondamentali di finanza, e trattare certi problemi con gli stessi "strumenti" matematici già visti nel proprio percorso di studi? tipicamente qualche mese, uno stage. Per un laureato in letteratura moderna "riciclarsi" in questo modo è quasi impossibile.
Detto ciò, l'università non è finalizzata unicamente al mondo del lavoro, esiste la ricerca in tutti i campi...
Secondo me dipende da due fattori:
1 ) Esistono tantissime professioni legate al "mondo ingegneristico". Serve avere familiarità con i computer, i linguaggi di programmazione e la matematica. E' pieno di lavoretti di questo tipo per cui non è necessario comunque eccellere. Va bene, dunque, un laureato mediocre in ing informatica, piuttosto che un eccellente laureato in filosofia.
2 ) Qualche giorno fa avevo cominciato un topic dove venivano confrontati i voti del diploma dei laureati nelle varie facoltà. Tipicamente chi si iscrive alle materie scientifiche come matematica, fisica e ingegneria, è significativamente più preparato rispetto a chi si iscrive a facoltà come filosofia, scienze politiche etc. Per questo motivo, anche per lavori dove non sono così fondamentali le esperienze pregresse (mi viene in mente la consulenza strategica), vengono cercati
laureati col massimo dei voti attingendo principalmente tra economia e indirizzi scientifici.
Sono gli effetti del cambiamento culturale, in un modo che da qualche decennio è sempre più "tecnico".
Mi sta bene, ma se filosofia, scienze politiche etc sono considerate di serie B non sarebbe meglio abolirle ed attivare corsi biennali in programmazione (linguaggio Java sempre ricercatissimo). Di ingegneri così abili con la programmazione ne ho conosciuti pochi, questo per il semplice fatto che ad ingegneria non la insegnano.
Poi parliamone della possibilità di collocamento di fisici e matematici, ne conosco parecchi che alla fine vanno a finire in banca oppure che rimangono nel limbo per anni.
Po, poi, poi...il mondo non è sempre più tecnico...la tecnica l'abbiamo esternalizzata, secondo me il mondo è molto meno tecnico e più "gestionale".
Anch'io penso che dovrebbe essere gratuita, finché si rimane in corso, poi se si vuole continuare impiegando più tempo, si dovrebbe cominciare a pagare.
In Francia di università mi stanno dicendo che pagano davvero poco o nulla di università ed hanno davvero un sacco di agevolazioni anche per pagare l'affitto della casa.
In Francia di università mi stanno dicendo che pagano davvero poco o nulla di università ed hanno davvero un sacco di agevolazioni anche per pagare l'affitto della casa.
"Injuria":
"Un fatto, forse banale per molti di voi, che ho scoperto di recente da uno studio è che il mercato del lavoro italiano predilige il titolo di studio ai tempi di conseguimento della laurea ed ai voti conseguiti. In pratica un laureato mediocre in ingegneria che si presenta sul mercato del lavoro a 30 anni ha più probabilità di trovare lavoro e di avere un salario più alto rispetto ad un laureato eccellente di filosofia o scienze politiche di 24 anni. Questo fatto mi fa pensare a due gravi difetti del sistema italiano: il primo è la scarsa credibilità delle università, un laureato eccellente non viene valutato come lavoratore eccellente o persona eccellente dal mondo esterno in pratica il mondo esterno è indifferente alle valutazioni delle università, gli interessa di più il titolo che altre qualità umane altrettanto importanti. Secondo, si da il messaggio che è meglio laurearsi a tutti i costi con tempi lunghissimi, magari barando e con un voto pessimo pur non essendo portati per una certa disciplina che dedicarsi ad altro, sfruttando ad esempio il diploma e lavorare subito, conseguenza nefasta: molti laureati vengono impiegati per lavori da diplomati con la sensazione che "ci sono troppi laureati" e il diploma non serve più."
Secondo me dipende da due fattori:
1 ) Esistono tantissime professioni legate al "mondo ingegneristico". Serve avere familiarità con i computer, i linguaggi di programmazione e la matematica. E' pieno di lavoretti di questo tipo per cui non è necessario comunque eccellere. Va bene, dunque, un laureato mediocre in ing informatica, piuttosto che un eccellente laureato in filosofia.
2 ) Qualche giorno fa avevo cominciato un topic dove venivano confrontati i voti del diploma dei laureati nelle varie facoltà. Tipicamente chi si iscrive alle materie scientifiche come matematica, fisica e ingegneria, è significativamente più preparato rispetto a chi si iscrive a facoltà come filosofia, scienze politiche etc. Per questo motivo, anche per lavori dove non sono così fondamentali le esperienze pregresse (mi viene in mente la consulenza strategica), vengono cercati
laureati col massimo dei voti attingendo principalmente tra economia e indirizzi scientifici.
Sono gli effetti del cambiamento culturale, in un modo che da qualche decennio è sempre più "tecnico".
Secondo me non ha senso vedere il prezzo assoluto, ma come in tutte le cose il rapporto qualità/prezzo.
I poveri studenti di lingue straniere pagano più o meno come gli studenti del politecnico, ma senza laboratori, in aule fatiscenti e cercando di imparare le lingue straniere in aule da 100 persone magari seduti in terra (non ci riusciranno mai). Una volta usciti l'ingegnere avrà il lavoro assicurato loro no. Quindi non c'è solo il reddito attuale da vedere, ma anche il reddito futuro.
In concreto che cos'è il diritto allo studio? Per me non è iscriversi all'università, ma avere la possibilità di accrescere il proprio patrimonio tecnico e culturale nonché avere la capacità di spenderlo creando valore sociale ed economico. Credo sia questo l'ingranaggio che si è rotto. Che poi sia l'Università, il liceo, un istituto tecnico o scuola professionale poco importa.
Punto 1:
Di quale istruzione di massa parli?
http://noi-italia.istat.it/index.php?id ... 7e546cb608
http://noi-italia.istat.it/index.php?id ... 76d509973e
Ultimi in Europa per istruzione universitaria e quarti per abbandoni scolastici prematuri, non mi sembra un gran risultato come politica di istruzione di massa.
Punto 2:
a proposito degli italiani snobboni ed eccesso di laureati, facendo il censimento del comune di Milano, sai quanti under 35 con la terza media, che vivono ancora coi genitori e che si dichiarano disposti ad accettare qualsiasi mansione esistono? Sono tanti fidati, più dei laureati in matematica e fisica sicuramente.
Punto 3:
sempre a Milano esiste un'ottima scuola professionale post diploma di ottica ed optometria di responsabilità del comune di Milano, la scuola dura 2 anni, si frequenta tutti i giorni 7 ore al giorno con laboratori e stage obbligatorio da fare durante gli studi, in aula ci sono al massimo 15/18 alunni. Sai che c'è di nuovo? che dall'anno prossimo la scuola non ci sarà più perché l'università Bicocca di Milano ha da qualche anno attivato il corso in ottica ed optometria, da cui molti studenti sono scappati per andare a fare i corsi del comune.
Punto 4:
si ricollega al punto 3, se pensi che non tutti siano adatti agli studi universitari, devi dare la possibilità di non fare l'università. Ma se i lavori da diplomati li fai fare ai laureati e mi abolisci le scuole professionali post diploma perché fanno concorrenza all'università allora è logico che chi può si iscrive all'università e viene premiato a prescindere, mi auto cito da un altro post:
"Un fatto, forse banale per molti di voi, che ho scoperto di recente da uno studio è che il mercato del lavoro italiano predilige il titolo di studio ai tempi di conseguimento della laurea ed ai voti conseguiti. In pratica un laureato mediocre in ingegneria che si presenta sul mercato del lavoro a 30 anni ha più probabilità di trovare lavoro e di avere un salario più alto rispetto ad un laureato eccellente di filosofia o scienze politiche di 24 anni. Questo fatto mi fa pensare a due gravi difetti del sistema italiano: il primo è la scarsa credibilità delle università, un laureato eccellente non viene valutato come lavoratore eccellente o persona eccellente dal mondo esterno in pratica il mondo esterno è indifferente alle valutazioni delle università, gli interessa di più il titolo che altre qualità umane altrettanto importanti. Secondo, si da il messaggio che è meglio laurearsi a tutti i costi con tempi lunghissimi, magari barando e con un voto pessimo pur non essendo portati per una certa disciplina che dedicarsi ad altro, sfruttando ad esempio il diploma e lavorare subito, conseguenza nefasta: molti laureati vengono impiegati per lavori da diplomati con la sensazione che "ci sono troppi laureati" e il diploma non serve più."
I poveri studenti di lingue straniere pagano più o meno come gli studenti del politecnico, ma senza laboratori, in aule fatiscenti e cercando di imparare le lingue straniere in aule da 100 persone magari seduti in terra (non ci riusciranno mai). Una volta usciti l'ingegnere avrà il lavoro assicurato loro no. Quindi non c'è solo il reddito attuale da vedere, ma anche il reddito futuro.
In concreto che cos'è il diritto allo studio? Per me non è iscriversi all'università, ma avere la possibilità di accrescere il proprio patrimonio tecnico e culturale nonché avere la capacità di spenderlo creando valore sociale ed economico. Credo sia questo l'ingranaggio che si è rotto. Che poi sia l'Università, il liceo, un istituto tecnico o scuola professionale poco importa.
"Luca Lussardi":
Anche per me non è giusto che l'università sia per tutti nel senso economico, così come ritengo che non debba essere per tutti nemmeno sul piano culturale e di istruzione: non tutti sono portati per lo studio a quel livello e forse bisognerebbe tornare ad una università più selettiva in ingresso; è assai probabile che l'istruzione di massa a cui abbiamo assistito negli ultimi anni sia in parte responsabile del fatto che oggi molti lavori che sarebbe possibile fare vengono un po' snobbati.
Punto 1:
Di quale istruzione di massa parli?
http://noi-italia.istat.it/index.php?id ... 7e546cb608
http://noi-italia.istat.it/index.php?id ... 76d509973e
Ultimi in Europa per istruzione universitaria e quarti per abbandoni scolastici prematuri, non mi sembra un gran risultato come politica di istruzione di massa.
Punto 2:
a proposito degli italiani snobboni ed eccesso di laureati, facendo il censimento del comune di Milano, sai quanti under 35 con la terza media, che vivono ancora coi genitori e che si dichiarano disposti ad accettare qualsiasi mansione esistono? Sono tanti fidati, più dei laureati in matematica e fisica sicuramente.
Punto 3:
sempre a Milano esiste un'ottima scuola professionale post diploma di ottica ed optometria di responsabilità del comune di Milano, la scuola dura 2 anni, si frequenta tutti i giorni 7 ore al giorno con laboratori e stage obbligatorio da fare durante gli studi, in aula ci sono al massimo 15/18 alunni. Sai che c'è di nuovo? che dall'anno prossimo la scuola non ci sarà più perché l'università Bicocca di Milano ha da qualche anno attivato il corso in ottica ed optometria, da cui molti studenti sono scappati per andare a fare i corsi del comune.
Punto 4:
si ricollega al punto 3, se pensi che non tutti siano adatti agli studi universitari, devi dare la possibilità di non fare l'università. Ma se i lavori da diplomati li fai fare ai laureati e mi abolisci le scuole professionali post diploma perché fanno concorrenza all'università allora è logico che chi può si iscrive all'università e viene premiato a prescindere, mi auto cito da un altro post:
"Un fatto, forse banale per molti di voi, che ho scoperto di recente da uno studio è che il mercato del lavoro italiano predilige il titolo di studio ai tempi di conseguimento della laurea ed ai voti conseguiti. In pratica un laureato mediocre in ingegneria che si presenta sul mercato del lavoro a 30 anni ha più probabilità di trovare lavoro e di avere un salario più alto rispetto ad un laureato eccellente di filosofia o scienze politiche di 24 anni. Questo fatto mi fa pensare a due gravi difetti del sistema italiano: il primo è la scarsa credibilità delle università, un laureato eccellente non viene valutato come lavoratore eccellente o persona eccellente dal mondo esterno in pratica il mondo esterno è indifferente alle valutazioni delle università, gli interessa di più il titolo che altre qualità umane altrettanto importanti. Secondo, si da il messaggio che è meglio laurearsi a tutti i costi con tempi lunghissimi, magari barando e con un voto pessimo pur non essendo portati per una certa disciplina che dedicarsi ad altro, sfruttando ad esempio il diploma e lavorare subito, conseguenza nefasta: molti laureati vengono impiegati per lavori da diplomati con la sensazione che "ci sono troppi laureati" e il diploma non serve più."
"Sergio":
[quote="Zero87"]No, scusate l'ignoranza, in che senso?
Chissà, forse si riferiva a cose come queste: http://attiministeriali.miur.it/anno-20 ... 12012.aspx[/quote]

"Leonardo89":
[quote="maxsiviero"]Le famiglie ricche possono pure mandare i figli alle scuole private.
Cosa che già avviene anche grazie alle tasse che tu (noi) paghi.

No, scusate l'ignoranza, in che senso?

"Leonardo89":
[quote="maxsiviero"]Le famiglie ricche possono pure mandare i figli alle scuole private.
Cosa che già avviene anche grazie alle tasse che tu (noi) paghi.

Non me lo ricordare
