Studio e depressione.
Mi rendo conto che l'argomento è delicatissimo, e che forse i termini usati saranno, oltre che forti, impropri.
Mi piacerebbe semplicemente sapere, dall'esperienza di qualcuno di voi, come lo studio possa, sempre che possa, convivere con la depressione di chi vi si dedica. Per depressione, in questa sede, intendo tutti i disturbi nervosi e comportamentali, oltre che psicologi e psichici che possono attanagliare una persona che soffre per motivi solo in parte riconducibili a cause organiche (nelle forme più serie).
In particolare, è interessante capire come la"matematica" possa distinguersi tra tutte le altre materie in tale discorso.
Mi piacerebbe semplicemente sapere, dall'esperienza di qualcuno di voi, come lo studio possa, sempre che possa, convivere con la depressione di chi vi si dedica. Per depressione, in questa sede, intendo tutti i disturbi nervosi e comportamentali, oltre che psicologi e psichici che possono attanagliare una persona che soffre per motivi solo in parte riconducibili a cause organiche (nelle forme più serie).
In particolare, è interessante capire come la"matematica" possa distinguersi tra tutte le altre materie in tale discorso.
Risposte
"fenice":
[quote="Gargaroth"]
Circa la tua domanda io me ne porrei un'altra a monte: QUALE ATTIVITA' MI DAREBBE UN MOTIVO PER INIZIARLA?
Bada bene, INIZIARLA, non è detto che la si porti a termine, l'importante è BUTTARSI IN TUTTE LE COSE VERSO CUI SI HANNO piu' motivazioni.
Che sia lo studio della matematica o l'iscrzione ad un corso di pittura non importa, quello che conta è AVERE LA VOGLIA di cominciare.
scusami se mi intrometto ma non ho capito una cosa tu ti chiedi quale attività mi darebbe un motivo per iniziarla? ma iniziare cosa? temo di essermi persa...

Ciao, scusami tu, forse mi sono espresso in maniera poco chiara.
Si tratta di una sorta di "alibi strategico" che alcuni psicoterapeuti (James ne teorizzava i concetti ad esempio) attuano per stimolare chi, nel periodo in cui la depressione è piu' latente, inizia finalmente ad aver voglia (o meglio ad avere LA FORZA) di ALZARSI DAL LETTO e riesce ad accantonare il pensiero del suicidio.
In pratica spinge a fare qualsiasi cosa piaccia o susciti interesse, A BUTTARSI COMPLETAMENTE NELLA VITA.... Non importa cosa si faccia, basta che la cosa che si inizia piaccia ed interessi , a prescindere dal fatto che la si portera' a termine o meno.
Il nucleo di questa idea è legato al fatto che una delle cause psicologiche (quindi non parlo dell'aspetto organico) della depressione è "l'intrappolamento negli schemi della mente": il depresso spesso RAGIONA SUL SUO MALE DI VIVERE e trova in esso motivo di peculiarizzazione, è pericolosissimo questo, quindi cercare di DISTRARRE IL PENSIERO da tale idea è fondamentale.
Difficilmente dietro la depressione vera e propria sta infatti il singolo evento, c'e' sempre una causa piu' profonda e magari remota.
Spero di essere stato piu' chiaro.
"Gargaroth":
Circa la tua domanda io me ne porrei un'altra a monte: QUALE ATTIVITA' MI DAREBBE UN MOTIVO PER INIZIARLA?
Bada bene, INIZIARLA, non è detto che la si porti a termine, l'importante è BUTTARSI IN TUTTE LE COSE VERSO CUI SI HANNO piu' motivazioni.
Che sia lo studio della matematica o l'iscrzione ad un corso di pittura non importa, quello che conta è AVERE LA VOGLIA di cominciare.
scusami se mi intrometto ma non ho capito una cosa tu ti chiedi quale attività mi darebbe un motivo per iniziarla? ma iniziare cosa? temo di essermi persa...

"turtle87":
Mi rendo conto che l'argomento è delicatissimo, e che forse i termini usati saranno, oltre che forti, impropri.
Mi piacerebbe semplicemente sapere, dall'esperienza di qualcuno di voi, come lo studio possa, sempre che possa, convivere con la depressione di chi vi si dedica. Per depressione, in questa sede, intendo tutti i disturbi nervosi e comportamentali, oltre che psicologi e psichici che possono attanagliare una persona che soffre per motivi solo in parte riconducibili a cause organiche (nelle forme più serie).
In particolare, è interessante capire come la"matematica" possa distinguersi tra tutte le altre materie in tale discorso.
Ciao, scusa eventuali E/ORRORI ma sto lavorando e non ho il tempo di rileggere.
Piu' che su una capacita' della matematica di distingersi tra tutte le materie, circa il tema da te proposto, io mi orienterei verso gli STIMOLI che lo studio, qualunque esso sia e qualsiasi materia riguardi, riuscirebbe (qualora iniziato) a fornire a chi lo intraprendesse. Ma cio' vale per ogni attivita'.
Jung parla di depressione in relazione (ANCHE, NON SOLO, non voglio banalizzare un tema che banale non è) al concetto di coazione a ripetere.
Freud parla nel suo "lutto e melanconia" del dolore come resistenza a ritirare le proprie pulsioni dall'oggetto della libido di chi sperimenta il dolore stesso (lasciamo perdere Freud la cui teoria è stata LEGGERMENTE superata).
Sulla scorta di questo William James, filosofo e psicologo americano, propone il seguente iter:
"Per cambiare la propria vita:
1. Iniziare immediatamente.
2. Farlo vistosamente.
3. Nessun cedimento."
E' necessario spezzare gli schemi del passato, quei vincoli che intrappolano l'individuo nella coercizione a ripetere (inconscia, e quindi difficilissima da riconoscere ed affrontare).
Spesso la depressione, come hai giustamente accennato tu, viene associata SIA alla carenza di neurotrasmettitori (quindi un problema organico) che alla "lentezza dei pensieri, degli stimoli a compiere" (ovvero un problema "piu' "trascendente" rispetto al primo). E' significativa una (non recentissima) pubblicazione su JAMA di dati che acclarano la inscindibilita' dei due lati di questa MALATTIA: un certo numero di pazienti depressi, curati SOLO con un noto e potentissimo antidepressivo triciclico (senza il supporto della psicoterapia), è arrivato al suicidio entro poche settimane dalla instaurazione della terapia suddetta.
Questo perche' aumentando il numero di neurotrasmettori ( in generale agendo sulla biochimica che regola i fenomeni di cui parliamo) e non curando il discorso sulla mancanza di stimoli, si pone il paziente nella condizione di "voler fare" ma, al contempo, di non avere la voglia di farlo, ergo si peggiora la situazione (in soldoni: se io mi abituo al male di vivere, sperimento una sorta di inerzia al cambiamento rispetto a questo stato ed il solo intervento sulle cause fisiche non basta durante i primi periodi; occorre che qualcuno mi RIEDUCHI alla voglia di vivere, di agire. Questo "qualcuno è la fisiologica ripetizione degli eventi: vivo, vado avanti e ne ho la riprova con il passare del tempo).
E' essenziale quindi tenere conto di entrambi gli aspetti ed è PRIORITARIA una interazione psichiatra/psicoterapeuta... Perdonami, sto uscendo fuori tema.
Circa la tua domanda io me ne porrei un'altra a monte: QUALE ATTIVITA' MI DAREBBE UN MOTIVO PER INIZIARLA?
Bada bene, INIZIARLA, non è detto che la si porti a termine, l'importante è BUTTARSI IN TUTTE LE COSE VERSO CUI SI HANNO piu' motivazioni.
Che sia lo studio della matematica o l'iscrzione ad un corso di pittura non importa, quello che conta è AVERE LA VOGLIA di cominciare.
Ciao

"apatriarca":
[quote="fenice"][quote="barbi"]
![]()
Ciao a tutti, vorrei che lo studio fosse la sola via di uscita da un momento particolare che sto vivendo, ma non è così. Mi sento apatica, demotivata e sopraffatta dalle incertezze della vita. Sono iscritta a scienze del servizio sociale e sono contenta della mia scelta, mi piacciono le discipline che studio ma..non riesco a superare questo momento con lo studio, non riesco ad applicarmi. Avete un consiglio da darmi?
non è per fare la pessimista di turno...ma per quel che mi riguarda (te lo dico perchè anche io sono in un periodo davvero difficile delle mia vita) non credo che lo studio possa aiutare così tanto...almeno non può aiutare me...credo invece che sia solo la forza interiore di una persona a permetterle di tornare a vivere...per me lo studio è solo un modo per tenere la mente occupata ma ormai è davvero molto tempo che non riesco a dormire la notte perchè i pensieri che affollano la mia mente fanno troppo rumore per permettermi di dormire...[/quote]
La forza di volontà spesso non basta. Dalla depressione non si esce da soli! Lo studio è solo un modo per distrarsi ma non risolve i problemi. Se la situazione si protrae troppo a lungo senza miglioramenti è meglio chiedere aiuto. Non so quali siano le cause che non ti fanno dormire, ma se è da molto tempo allora forse sarebbe il momento di andare da un medico.
Beh da citare anche il povero, giovane, Galois, o lo stesso Niels Abel, morti giovani a causa della pressione sociale del tempo e alle scelte poco intelligenti di alcuni. Comunque a mio parere tutti i più grandi matematici alla fine erano delle persone, anzi degli esseri a se stanti; nel senso che avevano una psicologia tutta loro ( Paul Erdos è uno dei più recenti, sempre in giro per il mondo a scrivere articoli, dimostrare teoremi e a collaborare, dimenticandosi di tutto e di tutti, tranne della povera madre§ Boo hoo! un grande)
Ho citato Gauss perché era il primo che mi è venuto in mente e ha convissuto con la depressione parecchi anni della sua vita (per la morte della moglie se ricordo bene). Fare un elenco completo sarebbe proibitivo....[/quote]
ti ringrazio dell'interessamento ma me la so cavare da sola....

"fenice":
[quote="barbi"]
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Ciao a tutti, vorrei che lo studio fosse la sola via di uscita da un momento particolare che sto vivendo, ma non è così. Mi sento apatica, demotivata e sopraffatta dalle incertezze della vita. Sono iscritta a scienze del servizio sociale e sono contenta della mia scelta, mi piacciono le discipline che studio ma..non riesco a superare questo momento con lo studio, non riesco ad applicarmi. Avete un consiglio da darmi?
non è per fare la pessimista di turno...ma per quel che mi riguarda (te lo dico perchè anche io sono in un periodo davvero difficile delle mia vita) non credo che lo studio possa aiutare così tanto...almeno non può aiutare me...credo invece che sia solo la forza interiore di una persona a permetterle di tornare a vivere...per me lo studio è solo un modo per tenere la mente occupata ma ormai è davvero molto tempo che non riesco a dormire la notte perchè i pensieri che affollano la mia mente fanno troppo rumore per permettermi di dormire...[/quote]
La forza di volontà spesso non basta. Dalla depressione non si esce da soli! Lo studio è solo un modo per distrarsi ma non risolve i problemi. Se la situazione si protrae troppo a lungo senza miglioramenti è meglio chiedere aiuto. Non so quali siano le cause che non ti fanno dormire, ma se è da molto tempo allora forse sarebbe il momento di andare da un medico.
Beh da citare anche il povero, giovane, Galois, o lo stesso Niels Abel, morti giovani a causa della pressione sociale del tempo e alle scelte poco intelligenti di alcuni. Comunque a mio parere tutti i più grandi matematici alla fine erano delle persone, anzi degli esseri a se stanti; nel senso che avevano una psicologia tutta loro ( Paul Erdos è uno dei più recenti, sempre in giro per il mondo a scrivere articoli, dimostrare teoremi e a collaborare, dimenticandosi di tutto e di tutti, tranne della povera madre§ Boo hoo! un grande)
Ho citato Gauss perché era il primo che mi è venuto in mente e ha convissuto con la depressione parecchi anni della sua vita (per la morte della moglie se ricordo bene). Fare un elenco completo sarebbe proibitivo....
Rispondo a Gatto89:
E' come se avessi posto entrambe le domande.
In effetti, io tendo sempre ad avere un comportamento che molti tendono a inquadrare in quello di una persona depressa(anche se la vera depressione forse è un'altra cosa).
Credo che il tutto sia causato dal contrasto derivante dal fatto che il mondo in cui viviamo asservisce anche lo studio al concetto di utile. Non "anche a quello" ma in molti casi "solo a quello". Vedere quindi determinati comportamenti mi travia dallo stato ideale di profonda fanciullezza che è basilare per uno studio ricco, soddisfacente, bello.
In tali casi allora in me scatta uno stato "particolare" che non solo è deleterio per la mia salute, ma anche per il mio rendimento negli studi: la cosa più bella allora diventa quella più brutta, proprio in virtù di questo contrasto.
E' come se avessi posto entrambe le domande.
In effetti, io tendo sempre ad avere un comportamento che molti tendono a inquadrare in quello di una persona depressa(anche se la vera depressione forse è un'altra cosa).
Credo che il tutto sia causato dal contrasto derivante dal fatto che il mondo in cui viviamo asservisce anche lo studio al concetto di utile. Non "anche a quello" ma in molti casi "solo a quello". Vedere quindi determinati comportamenti mi travia dallo stato ideale di profonda fanciullezza che è basilare per uno studio ricco, soddisfacente, bello.
In tali casi allora in me scatta uno stato "particolare" che non solo è deleterio per la mia salute, ma anche per il mio rendimento negli studi: la cosa più bella allora diventa quella più brutta, proprio in virtù di questo contrasto.
"barbi":
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Ciao a tutti, vorrei che lo studio fosse la sola via di uscita da un momento particolare che sto vivendo, ma non è così. Mi sento apatica, demotivata e sopraffatta dalle incertezze della vita. Sono iscritta a scienze del servizio sociale e sono contenta della mia scelta, mi piacciono le discipline che studio ma..non riesco a superare questo momento con lo studio, non riesco ad applicarmi. Avete un consiglio da darmi?
non è per fare la pessimista di turno...ma per quel che mi riguarda (te lo dico perchè anche io sono in un periodo davvero difficile delle mia vita) non credo che lo studio possa aiutare così tanto...almeno non può aiutare me...credo invece che sia solo la forza interiore di una persona a permetterle di tornare a vivere...per me lo studio è solo un modo per tenere la mente occupata ma ormai è davvero molto tempo che non riesco a dormire la notte perchè i pensieri che affollano la mia mente fanno troppo rumore per permettermi di dormire...
"apatriarca":
Lo studio è qualcosa che richiede molto impegno, tempo e concentrazione e se ti piace, e non è la causa scatenante, ti può probabilmente aiutare a superare il momento negativo. Fare qualcosa che ti piace e che ti occupa completamente la mente non può che essere positivo. D'altro canto la depressione è una malattia molto debilitante e studiare diventa molto più difficile. Lo studio potrebbe quindi diventare solo un ulteriore opportunità di sentirsi inadeguati e un ulteriore fonte di stress. Da questo punto di vista trovo però che almeno nella facoltà di matematica che frequento l'ambiente universitario è molto migliore che da altre parti e i professori e gli studenti sono sempre abbastanza disponibile.
Mi sembra d'obbligo in una discussione di questo tipo ricordare che ci sono stati parecchi matematici importanti depressi (Gauss ad esempio) o affetti da malattie mentali (di carattere soprattutto ‘sociale’). A mio parere più che in altri settori. Ma non credo sia la matematica la causa, per questi grandi personaggi (e per altri un po' meno grandi...) la matematica sembra aver rappresentato una via di fuga, un modo per allontanarsi dal mondo reale e sentirsi forti.
[Edit] Ripensandoci anche in letteratura o arte ce ne sono molti.Sono forse simili in questo aspetto?
Beh da citare anche il povero, giovane, Galois, o lo stesso Niels Abel, morti giovani a causa della pressione sociale del tempo e alle scelte poco intelligenti di alcuni. Comunque a mio parere tutti i più grandi matematici alla fine erano delle persone, anzi degli esseri a se stanti; nel senso che avevano una psicologia tutta loro ( Paul Erdos è uno dei più recenti, sempre in giro per il mondo a scrivere articoli, dimostrare teoremi e a collaborare, dimenticandosi di tutto e di tutti, tranne della povera madre§

"apatriarca":
Lo studio è qualcosa che richiede molto impegno, tempo e concentrazione e se ti piace, e non è la causa scatenante, ti può probabilmente aiutare a superare il momento negativo. Fare qualcosa che ti piace e che ti occupa completamente la mente non può che essere positivo. D'altro canto la depressione è una malattia molto debilitante e studiare diventa molto più difficile. Lo studio potrebbe quindi diventare solo un ulteriore opportunità di sentirsi inadeguati e un ulteriore fonte di stress. Da questo punto di vista trovo però che almeno nella facoltà di matematica che frequento l'ambiente universitario è molto migliore che da altre parti e i professori e gli studenti sono sempre abbastanza disponibile.
Mi sembra d'obbligo in una discussione di questo tipo ricordare che ci sono stati parecchi matematici importanti depressi (Gauss ad esempio) o affetti da malattie mentali (di carattere soprattutto ‘sociale’). A mio parere più che in altri settori. Ma non credo sia la matematica la causa, per questi grandi personaggi (e per altri un po' meno grandi...) la matematica sembra aver rappresentato una via di fuga, un modo per allontanarsi dal mondo reale e sentirsi forti.
[Edit] Ripensandoci anche in letteratura o arte ce ne sono molti.Sono forse simili in questo aspetto?


Lo studio è qualcosa che richiede molto impegno, tempo e concentrazione e se ti piace, e non è la causa scatenante, ti può probabilmente aiutare a superare il momento negativo. Fare qualcosa che ti piace e che ti occupa completamente la mente non può che essere positivo. D'altro canto la depressione è una malattia molto debilitante e studiare diventa molto più difficile. Lo studio potrebbe quindi diventare solo un ulteriore opportunità di sentirsi inadeguati e un ulteriore fonte di stress. Da questo punto di vista trovo però che almeno nella facoltà di matematica che frequento l'ambiente universitario è molto migliore che da altre parti e i professori e gli studenti sono sempre abbastanza disponibile.
Mi sembra d'obbligo in una discussione di questo tipo ricordare che ci sono stati parecchi matematici importanti depressi (Gauss ad esempio) o affetti da malattie mentali (di carattere soprattutto ‘sociale’). A mio parere più che in altri settori. Ma non credo sia la matematica la causa, per questi grandi personaggi (e per altri un po' meno grandi...) la matematica sembra aver rappresentato una via di fuga, un modo per allontanarsi dal mondo reale e sentirsi forti.
[Edit] Ripensandoci anche in letteratura o arte ce ne sono molti.
Sono forse simili in questo aspetto?
Mi sembra d'obbligo in una discussione di questo tipo ricordare che ci sono stati parecchi matematici importanti depressi (Gauss ad esempio) o affetti da malattie mentali (di carattere soprattutto ‘sociale’). A mio parere più che in altri settori. Ma non credo sia la matematica la causa, per questi grandi personaggi (e per altri un po' meno grandi...) la matematica sembra aver rappresentato una via di fuga, un modo per allontanarsi dal mondo reale e sentirsi forti.
[Edit] Ripensandoci anche in letteratura o arte ce ne sono molti.

"Lorin":
La matematica è uno dei motivi che la mattina mi fa svegliare presto per andare all'università..
dici così solo perchè non ti piace dormire


vi quoto.
La matematica è uno dei motivi che la mattina mi fa svegliare presto per andare all'università. La matematica tiene accesa la mia mente 24h al giorno, persino quando dormo. E' uno dei motivi per cui voglio cercare di vivere più a lungo...
La matematica è uno dei motivi che la mattina mi fa svegliare presto per andare all'università. La matematica tiene accesa la mia mente 24h al giorno, persino quando dormo. E' uno dei motivi per cui voglio cercare di vivere più a lungo...
"Andre@":
Per diretta esperienza posso dire che la matematica qualche anno fa mi ha salvato la vita e gliene sarò per sempre grato.era l'unica cosa che riusciva a farmi dimenticare pensieri brutti!!
idem
Per diretta esperienza posso dire che la matematica qualche anno fa mi ha salvato la vita e gliene sarò per sempre grato.
Non a caso qualcuno del forum si sorprese del fatto che postavo di tutto,dalle 4 operazioni agli integrali...per forza,era l'unica cosa che riusciva a farmi dimenticare pensieri brutti!!
Non a caso qualcuno del forum si sorprese del fatto che postavo di tutto,dalle 4 operazioni agli integrali...per forza,era l'unica cosa che riusciva a farmi dimenticare pensieri brutti!!
Una domanda, intendi :
- E' lo studio che causa la depressione, oppure
- Come far sì che la depressione (dovuta ad altri motivi) non influenzi lo studio?
- E' lo studio che causa la depressione, oppure
- Come far sì che la depressione (dovuta ad altri motivi) non influenzi lo studio?