Sopprimere il triennio
In un altro thread è stato detto (cioè ho detto) che la matematica fatta al triennio (liceale) potrebbe essere addirittura dannosa per una futura carriera universitaria in questa disciplina, in realtà penso che questo discorso si possa estendere non solo alla matematica e alle altre materie scientifiche ma in generale a tutte quelle materie che si incontrano durante un percorso universitario. Ho letto che in piena adolescenza (15-18) la mente fissa meglio nuovi argomenti, e chi studia pianoforte sa bene che se si legge un brano non curandosi in un primo momento di certi sbagli seppur di lieve entità, successivamente farà più fatica a correggerli. Lo stesso discorso può essere fatto per qualsiasi materia, infatti la letteratura, la matematica, la fisica e la filosofia non sono probabilmente insegnate nello stesso modo sia all'Università che al liceo, certamente per le materie umanistiche questa differenza è più sottile rispetto a quelle scientifiche tuttavia c'è, esiste. Solo il biennio per quanto riguarda la matematica è sufficiente per dare una conoscenza preliminare con la quale iniziare una carriera universitaria. Sviluppare un pensiero che sia esso matematico, filosofico o letterario è impegnativo e lo è ancora di più se il terreno su cui deve crescere e svilupparsi non è più fertile come prima ma addirittura contaminato da una conoscenza superficiale. Morale della favola a mio modesto parere è bene fare il biennio e andare direttamente all'Università dove si frequenta subito un corso di base (ripasso) e uno sul metodo di studio, e invece di essere triennale è quinquennale in modo da abituare piano piano lo studente a organizzare lo studio e maturare.
Risposte
Poche cose ma fatte bene...
Esatto, se nel triennio "venissero" fatte poche cose ma bene allora sarebbe dannoso affatto, anzi, ma comunque sempre con un approccio universitario.
@Gioip
Non si può fare fisica senza una minima conoscenza dell'analisi, e non si può cominciare a fare analisi senza fare le successioni. Esercizi troppo standard e meccanici che non affacciano lo studente al ragionamento logico-deduttivo tipico delle dimostrazioni. Definizioni imparate a memoria con pochi esempi o nessuno, non si chiede quasi mai allo studente di esibire un esempio di un concetto appena definito.
Esatto, se nel triennio "venissero" fatte poche cose ma bene allora sarebbe dannoso affatto, anzi, ma comunque sempre con un approccio universitario.
@Gioip
Non si può fare fisica senza una minima conoscenza dell'analisi, e non si può cominciare a fare analisi senza fare le successioni. Esercizi troppo standard e meccanici che non affacciano lo studente al ragionamento logico-deduttivo tipico delle dimostrazioni. Definizioni imparate a memoria con pochi esempi o nessuno, non si chiede quasi mai allo studente di esibire un esempio di un concetto appena definito.
"dan95":
Indipendentemente da come si affronta la matematica al liceo il mio discorso mira ad addestrare le giovani menti a pensare in una certa maniera, cosa che non insegnano a liceo.
Sono d'accordo invece con il fatto che un brusco cambiamento può essere dannoso ma anche costruttivo dipende dalla persona e dalla sua maturità.
Certo tutto questo non va fatto dall'oggi al domani c'è bisogno di cambiare, come dici tu, radicalmente il sistema scolastico.
Per la cronaca: che facoltà hai scelto?
Un esempio di ciò? O meglio,cosa dovrebbero insegnare con un metodo diverso ?
Temevo che te la prendessi.
Forse non ti rendi conto che con il passare degli anni si dimenticano molte cose, uno studio ha verificato che dopo 20 anni lo studio di una materia regredisce anche di 5 anni. Ovvero ho studiato inglese per 8 anni se non lo pratico, in 20 anni regredisco come se lo avessi studiato solo per 3.
Hai ragione che lo studiare in modo approssimativo provoca delle misconoscenze dure da demolire, tuttavia ti comunico che le ultime riforme della scuola sono in direzione assolutamente opposta a quella che proponi. Due esempi chiarificatori.

Forse non ti rendi conto che con il passare degli anni si dimenticano molte cose, uno studio ha verificato che dopo 20 anni lo studio di una materia regredisce anche di 5 anni. Ovvero ho studiato inglese per 8 anni se non lo pratico, in 20 anni regredisco come se lo avessi studiato solo per 3.
Hai ragione che lo studiare in modo approssimativo provoca delle misconoscenze dure da demolire, tuttavia ti comunico che le ultime riforme della scuola sono in direzione assolutamente opposta a quella che proponi. Due esempi chiarificatori.
- - Con la riforma della scuola secondaria di secondo grado sono state introdotte le Indicazioni Nazionali, al posto dei Programmi ministeriali, e le Indicazioni sono veramente sovradimensionate, sia rispetto al tempo che rispetto alla maturità degli studenti, nella maggior parte delle discipline. Questo non può che portare ad una infarinatura di tutti gli argomenti, senza potersi soffermare ad approfondire niente.
- Forse hai sentito che nei prossimi mesi ci sarà un nuovo concorso a cattedre. Ho letto il programma generale per tutti e quello di Matematica. Il programma generale è enorme e contiene di tutto dalla normativa sulla scuola inclusiva, alla pedagogia in tutte le salse.
Il programma di matematica è imbarazzante, alcune voci così generiche da voler dire tutto e niente, mentre altre in un dettaglio assolutamente ridicolo, tipo integrali delle funzioni polinomiali e semplici integrazioni immediate. Se penso che all'Esame di Stato sono richiesti integrali delle funzioni razionali fratte, integrali per sostituzione, equazioni differenziali, e non so che altro, mi chiedo se i nuovi vincitori di concorso saranno in grado portare una classe dello scientifico alla maturità[/list:u:29umaxei].
La mia idea sarebbe poche cose fatte bene, con insegnanti preparati, invece la tendenza è tante cose fatte con superficialità da docenti assolutamente preparati in didattologia, ma scarsamente nella materia. I corsi e le attività di aggiornamento obbligatori che ci vengono proposti sono quasi esclusivamente sulla didattica, sulla sicurezza e sull'inclusività. Devo aggiornarmi, ma se voglio imparare nuovi contenuti devo studiarmeli a casa dopo aver seguito i corsi di fuffologia obbligatori.
Mi sono iscritta ad un corso di 30 ore che sembrava centrato sui contenuti, per ora ho fatto 12 ore, le prime 9 sui contenuti: un riassunto non troppo ben fatto di quello che c'è nel libro di testo, a seguire tre ore di didattica durante le quali, tra le altre cose, una giovane insegnante ancora supplente ci ha spiegato come insegna lei e come dovremmo insegnare. Non ho grandi aspettative per le prossime 18 ore.
Non penso assolutamente che vada soppresso... Però anche a me piacerebbe vedere qualche cambiamento. Principalmente vorrei una maggiore decentralizzazione decisionale, per dare più autonomia ai singoli istituti, e una maggiore flessibilità del offerta formativa. Sarebbe interessante introdurre una distinzione tra corsi obbligatori (italiano, matematica, scienze) e corsi a scelta ( tra cui ci dovrebbe essere assolutamente informatica ), soprattutto nel triennio finale, dato l'avvicinarsi della scelta universitaria (mi riferisco ai licei). Inoltre sostituirei il nostro attuale ( IMHO ridicolo ) esame di stato con un esame sul modello degli A-Levels inglesi, che funzionerebbe anche come test d'accesso alle università (come in Inghilterra). Sì, lo so... sono idee poco originali, ma ciò nonostante ritengo fortemente che sia la strada che il nostro sistema scolastico deve intraprendere (e penso abbia già intrapreso) per stare a passo coi tempi.
PS: per non parlare delle scuole medie.... La vera "singolarità" del nostro sistema scolastico.
PS: per non parlare delle scuole medie.... La vera "singolarità" del nostro sistema scolastico.
@melia
Me la sono cercata...
Me la sono cercata...
L'italiano dovrebbe essere insegnato dalle elementari fino alle medie ed infine potenziato alle superiori. Nei primi tre anni si dovrebbe studiare per formare cultura. Fare matematica e geometria ad alto livello fino ad argomenti che non vadano oltre trigonometria, robe di analisi etc. Quindi lasciare la parte avanzata, e concentrarsi sulle basi. Poco, relativamente, ma buono! Poi due anni dove si studiano le materie scelte per prepararsi all'università, diminuendo quelle di cultura. Senza essere tolte definitivamente. D'altronde un po' di ore di italiano etc fa sempre bene. Eh magari invece di fare lezione si assegnano direttamente compiti per fare molta, molta pratica. A quel punto un ragazzo ha sicuramente le idee più chiare di quanto non le possa avere ora e prenderà una decisione migliore. Conscio dell'ottima preparazione, affronterà test di ammissione e cdl in tutta serenità. D'altronde questo non penalizza chi non vuole studiare mate, fisica etc perchè al 4 anno seguirà corsi che sono più attinenti alle sue passioni senza tralasciare quell'ottima base acquisita precedentemente. Né il ragazzo che vuole fare matematica. Sa di avere un'ottima base e di averla mantenuta nel corso dei due anni facendo scritti ed esercizi. Allo stesso modo non gli precluderà dei test in facoltà letterarie, e sebbene possa partire svantaggiato rispetto un ragazzo che ha scelto di approfondire quelle materie per l'ammissione universitaria, basterà che lui si prepari separatamente o che addirittura cambi semplicemente le materie da seguire. Mi sembra un sistema equo.
La scuola superiore è fatta perché tutti raggiungano un certo grado di cultura. Eliminare certe materie o eliminare del tutto il percorso scolastico del triennio porterebbe a delle persone con conoscenze assolutamente limitate nelle discipline non universitarie.
Ti faccio un esempio: se con 5 anni di liceo o istituto tecnico la conoscenza del congiuntivo è questa
pensa quale sarebbe stata senza il triennio.
Ti faccio un esempio: se con 5 anni di liceo o istituto tecnico la conoscenza del congiuntivo è questa
"dan95":
per esempio per uno studente medio che ha sempre pensato che derivabilità e differenziabilità [strike]erano[/strike] fossero sinonimi (es. io) visto che studiamo solo funzioni $f:RR \mapsto RR$.
pensa quale sarebbe stata senza il triennio.
È sbagliato perché le cose non vengono spiegate con un linguaggio rigoroso. Il problema è che viene tutto accennato e poco approfondito, per esempio per uno studente medio che ha sempre pensato che derivabilità e differenziabilità fossero sinonimi (es. io) visto che studiamo solo funzioni $f:RR \mapsto RR$, arrivato all'Università deve cercare di dimenticare questa convinzione "fissata" e deve capire come distinguere le due cose nel caso di funzioni scalari e vettoriali.
Tante volte non fanno nemmeno i limiti di successioni che sono fondamentali. Non parliamo poi di fisica, la fisica senza integrali, come giocare a calcio senza le porte.
Tante volte non fanno nemmeno i limiti di successioni che sono fondamentali. Non parliamo poi di fisica, la fisica senza integrali, come giocare a calcio senza le porte.
Non ero d'accordo di là, non sono d'accordo di qua ...
La tua soluzione mi ricorda la barzelletta dove per cambiare una lampadina bruciata invece di girare il bulbo si gira la casa ...
Ammesso e non concesso che il problema sia il tipo di approccio che si dà alla matematica nelle superiori, allora la conseguenza sarebbe modificare quell'approccio, non tutta la scuola ...
Ma, secondo me, è comunque tutto da dimostrare che questo approccio sia sbagliato se non addirittura dannoso ... se portassimo all'estremo questa linea di pensiero non si dovrebbe insegnar più niente finché uno non è maturo, però iniziare a imparare a vent'anni mi pare tardi ...
... (sempre ammesso che uno lo sia, maturo, a quell'età ...), anche perché l'idea che uno non "conosca" niente fino a che non gli viene detto è errata: si impara in moltissimi modi e si impara continuamente, anche senza volerlo talvolta e ci si "riempie" comunque di "qualcosa", quindi, secondo me, non è meglio "aspettare" ma "fare" e casomai "fare meglio" ...
Cordialmente, Alex

La tua soluzione mi ricorda la barzelletta dove per cambiare una lampadina bruciata invece di girare il bulbo si gira la casa ...

Ammesso e non concesso che il problema sia il tipo di approccio che si dà alla matematica nelle superiori, allora la conseguenza sarebbe modificare quell'approccio, non tutta la scuola ...
Ma, secondo me, è comunque tutto da dimostrare che questo approccio sia sbagliato se non addirittura dannoso ... se portassimo all'estremo questa linea di pensiero non si dovrebbe insegnar più niente finché uno non è maturo, però iniziare a imparare a vent'anni mi pare tardi ...


Cordialmente, Alex
Indipendentemente da come si affronta la matematica al liceo il mio discorso mira ad addestrare le giovani menti a pensare in una certa maniera, cosa che non insegnano a liceo.
Sono d'accordo invece con il fatto che un brusco cambiamento può essere dannoso ma anche costruttivo dipende dalla persona e dalla sua maturità.
Certo tutto questo non va fatto dall'oggi al domani c'è bisogno di cambiare, come dici tu, radicalmente il sistema scolastico.
Per la cronaca: che facoltà hai scelto?
Sono d'accordo invece con il fatto che un brusco cambiamento può essere dannoso ma anche costruttivo dipende dalla persona e dalla sua maturità.
Certo tutto questo non va fatto dall'oggi al domani c'è bisogno di cambiare, come dici tu, radicalmente il sistema scolastico.
Per la cronaca: che facoltà hai scelto?
Sinceramente non mi trovo per nulla in accordo con quello che dici.
Anche assumendo vera la tua tesi che la matematica liceale possa essere dannosa (anche se nel mio caso non è stato così) si presenterebbero problemi non da poco ad applicare quello che proponi:
1) Già è difficile scegliere il percorso universitario a 18/19 anni (si vedano i dati di quante matricole cambiano corso dopo il primo anno)
Come si può allora pensare che un ragazzo di 15/16 possa fare una scelta consapevole senza nemmeno avere una visione sufficientemente ampia delle varie discipline?
2) E per i fuorisede che per volontà o necessità hanno deciso di studiare lontano da casa?
Non so quanto i ragazzi siano pronti ad affrontare questo cambiamento radicale così giovani (io, ad esempio, non lo sarei stato)
E questi sono solo i primi due che mi sono venuti in mente, ma ce ne sarebbero anche moltissimi altri che non sto a scrivere.
Quello che dici sarebbe attuabile solamente a fronte di un totale cambiamento nel sistema dell'istruzione italiano, per questo (sempre assumendo vera la tua tesi) sarebbe forse più sensato pensare di rivedere il modo con cui si affronta la matematica al liceo (che comunque io nel mio percorso ho ritenuto molto valido).
Anche assumendo vera la tua tesi che la matematica liceale possa essere dannosa (anche se nel mio caso non è stato così) si presenterebbero problemi non da poco ad applicare quello che proponi:
1) Già è difficile scegliere il percorso universitario a 18/19 anni (si vedano i dati di quante matricole cambiano corso dopo il primo anno)
Come si può allora pensare che un ragazzo di 15/16 possa fare una scelta consapevole senza nemmeno avere una visione sufficientemente ampia delle varie discipline?
2) E per i fuorisede che per volontà o necessità hanno deciso di studiare lontano da casa?
Non so quanto i ragazzi siano pronti ad affrontare questo cambiamento radicale così giovani (io, ad esempio, non lo sarei stato)
E questi sono solo i primi due che mi sono venuti in mente, ma ce ne sarebbero anche moltissimi altri che non sto a scrivere.
Quello che dici sarebbe attuabile solamente a fronte di un totale cambiamento nel sistema dell'istruzione italiano, per questo (sempre assumendo vera la tua tesi) sarebbe forse più sensato pensare di rivedere il modo con cui si affronta la matematica al liceo (che comunque io nel mio percorso ho ritenuto molto valido).