Salviamo la ricerca italiana
Non so se sia ammesso questo tipo di discussione (nel caso in cui non lo fosse, mi scuso). Qui in qualche modo siamo tutti legati al mondo scientifico e in particolare al panorama scientifico italiano. Che si tratti di scuola superiore, di università o di lavoro, il tema della ricerca scientifica in Italia è un interesse comune a tutti coloro che frequentano questo forum. Per questo vi chiedo di dedicare un minuto del vostro tempo (anche meno) alla firma di questa petizione. Vi assicuro che non c'è nessun interesse di tipo politico dietro a questa faccenda; si tratta soltanto di un fisico che sta provando a cambiare qualcosa nel sistema scientifico in Italia. Sarebbe bello se, in armonia con gli scopi di questo forum, che promuove l'interesse per la matematica e per la scienza in generale, ci unissimo a questa causa. Basta poco, e comunque non costa niente; ma potrebbe davvero fare la differenza, quindi perché no?
https://www.change.org/p/salviamo-la-ri ... m=copylink

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Risposte
"Intermat":Domanda: dove trovare i soldi per fare ciò? E soprattutto, perchè questo investimento sarebbe migliore di quello a cui si andrebbero a sottrarre i soldi?
Non per essere populista, cosa che tra l'altro odio profondamente, però una cifra così modesta come 600 mln/anno può essere tranquillamente recuperata dagli sprechi della PA. Già semplicemente con l'introduzione della ricetta elettronica stimano qualche miliardo di risparmio (per dire!). Non mi sembra una cifra così stratosferica.
Ovviamente il discorso di "potrebbe servire più ad altro" vale sempre.
Non stiamo infatti parlando di cifre stratosferiche; si tratterebbe comunque di cifre (in percentuale sul PIL) decisamente inferiori a quelle normalmente stanziate dai paesi avanzati.
Comunque sia, anche ciò che dice Raffamaiden è sensato; dal momento che il destino dell'Italia pare segnato, è inutile utilizzare soldi per cercare di rilanciare la ricerca e trattenere in Italia i giovani migliori.
Anzi, se proprio ci avanza un milardo e mezzo, destiniamolo a una fondazione di diritto privato come l'IIT, che può fare nomine senza doverne rendere conto a nessuno.
Domanda: dove trovare i soldi per fare ciò? E soprattutto, perchè questo investimento sarebbe migliore di quello a cui si andrebbero a sottrarre i soldi?
Non per essere populista, cosa che tra l'altro odio profondamente, però una cifra così modesta come 600 mln/anno può essere tranquillamente recuperata dagli sprechi della PA. Già semplicemente con l'introduzione della ricetta elettronica stimano qualche miliardo di risparmio (per dire!). Non mi sembra una cifra così stratosferica.
Ovviamente il discorso di "potrebbe servire più ad altro" vale sempre.
[ot]Qualche giorno fa, durante una visita, parlavo con la dottoressa (nonché ricercatrice) e lei si lamentava della scarsità dei fondi (ci sono quasi solamente quelli europei che si procura lei stessa). In fondo, quando ci si lamenta dei tagli alla sanità, non si pensa che anche tagliando alla ricerca di base (universitaria e non) si fanno danni in altri settori che poi non si valutano economicamente. Mi sembra superfluo dire che, se con la ricerca si trova una cura migliore ad un batterio/virus, le spese per la "gestione" del malato si riducono notevolmente con un risparmio, di fondo, che normalmente non viene valutato.[/ot]
"Rigel":
Beh, non è che Parisi abbia sottovalutato questo punto (si veda ad esempio questa intervista).
Più nello specifico, le richieste sono:
"Recuperare i fondi tagliati all’università e alla ricerca e tornare al livello di dieci anni fa. Nell’immediato raddoppiare o triplicare il numero di posti di ricercatori da assumere. Il governo ne ha previsti 861. Bisogna arrivare a 2400 all’anno per i prossimi otto e aumentare i fondi per gli atenei di un miliardo di euro all’anno. Bisogna inoltre aumentare i fondi per la ricerca Prin dagli attuali 92 milioni a 300 milioni all’anno."
Molto bello.
Io raddoppio: quintuplicare i posti da ricercatore, da 2400 a 6000 all'anno per i prossimi dieci. Aumentare i fondi per 2 miliardi all'anno. Aumentare i fondi per la ricerca da 92 milioni a 600 milioni all'anno
Domanda: dove trovare i soldi per fare ciò? E soprattutto, perchè questo investimento sarebbe migliore di quello a cui si andrebbero a sottrarre i soldi?
Ciò che è vergognoso, in Italia, è il modo in cui i ricercatori vengono reclutati. Prima di dirvi come vengono reclutati, vi spiego cosa succede in Francia e in Austria.
La più prestigiosa istituzione pubblica di ricerca francese, il CNRS, ormai letteralmente invasa da italiani, recluta così. Concorso nazionale. Spiego meglio: per ogni disciplina c'è una commissione nazionale, uguale per tutti, composta da ricercatori di prestigio internazionale che valuta i curriculum, sceglie i migliori, e poi effettua audizioni dei selezionati. Semplice, vero?
L'università di Vienna, quando assume un ricercatore tenure-track, manda i curriculum ad una commissione di esperti internazionali, non austriaci, che seleziona il migliore.
Cosa succede in Italia? Ogni università fa quel piffero che vuole. L'università istituisce una commissione di tre membri. Il presidente della commissione, quello che sostanzialmente ha già deciso il vincitore, è quasi sempre un membro dell'università stessa. Gli altri due, possono essere esterni, ma sono nominati dall'università stessa! Insomma, è come se all'esame di maturità la commissione fosse decisa dai genitori degli studenti. In più il profilo del ricercatore è tagliato su misura del ricercatore che si vuole far vincere. In un sistema fortemente clientelare come quello italiano, nulla di più sbagliato.
Morale della favola?
Se i soldi vengono spesi male, allora è meglio che non vengano spesi. Se i ricercatori italiani hanno ancora successo all'estero, è merito del passato. Merito di una generazione di ricercatori che venivano assunti con concorsi nazionali. L'università italiana è in lento declino da 15 anni, e tempo altri 15 anni sarà mediocre e poco competitiva. Sempre che Renzi non si svegli. Sulla Giannini non ci conterei, data la pochezza intellettuale.
La più prestigiosa istituzione pubblica di ricerca francese, il CNRS, ormai letteralmente invasa da italiani, recluta così. Concorso nazionale. Spiego meglio: per ogni disciplina c'è una commissione nazionale, uguale per tutti, composta da ricercatori di prestigio internazionale che valuta i curriculum, sceglie i migliori, e poi effettua audizioni dei selezionati. Semplice, vero?
L'università di Vienna, quando assume un ricercatore tenure-track, manda i curriculum ad una commissione di esperti internazionali, non austriaci, che seleziona il migliore.
Cosa succede in Italia? Ogni università fa quel piffero che vuole. L'università istituisce una commissione di tre membri. Il presidente della commissione, quello che sostanzialmente ha già deciso il vincitore, è quasi sempre un membro dell'università stessa. Gli altri due, possono essere esterni, ma sono nominati dall'università stessa! Insomma, è come se all'esame di maturità la commissione fosse decisa dai genitori degli studenti. In più il profilo del ricercatore è tagliato su misura del ricercatore che si vuole far vincere. In un sistema fortemente clientelare come quello italiano, nulla di più sbagliato.
Morale della favola?

Se i soldi vengono spesi male, allora è meglio che non vengano spesi. Se i ricercatori italiani hanno ancora successo all'estero, è merito del passato. Merito di una generazione di ricercatori che venivano assunti con concorsi nazionali. L'università italiana è in lento declino da 15 anni, e tempo altri 15 anni sarà mediocre e poco competitiva. Sempre che Renzi non si svegli. Sulla Giannini non ci conterei, data la pochezza intellettuale.
In un sistema adeguatamente finanziato buona parte degli RTDA avrebbe la possibilità di passare a RTDB (e dunque a professore associato in sei anni, cosa assolutamente utopica di questi tempi).
E' ovvio che dare le risorse per l'assunzione di RTDA, senza garantire risorse per il futuro, genera quello che tu dici, cioè una gran massa di precari.
Per chi fosse interessato, a questo link è disponibile il video dell'incontro "Salviamo la ricerca" organizzato ieri (25/02/2016) alla Sapienza.
E' ovvio che dare le risorse per l'assunzione di RTDA, senza garantire risorse per il futuro, genera quello che tu dici, cioè una gran massa di precari.
Per chi fosse interessato, a questo link è disponibile il video dell'incontro "Salviamo la ricerca" organizzato ieri (25/02/2016) alla Sapienza.
Eh ma il problema non e' l'assunzione di ricercatori, per quelli perlomeno la legge che permette di bandire e assumere c'e'. Il problema e' che sono a scadenza e la scadenza arriva senza che ci sia un modo per avanzare di carriera. Alla fine questo reclutamento di ricercatori appare come un maxi reclutamento di post doc che fanno il lavoro di un professore alla meta' dello stipendio, perche' un ricercatore TD non si limita quasi mai alle 60 ore di attivita' didattica integrativa da contratto. Alla fine si sta assumendo gente tenuta fino a che i rinnovi lo consentono dopo di che si cambia persona e cosi' via...
Beh, non è che Parisi abbia sottovalutato questo punto (si veda ad esempio questa intervista).
Più nello specifico, le richieste sono:
"Recuperare i fondi tagliati all’università e alla ricerca e tornare al livello di dieci anni fa. Nell’immediato raddoppiare o triplicare il numero di posti di ricercatori da assumere. Il governo ne ha previsti 861. Bisogna arrivare a 2400 all’anno per i prossimi otto e aumentare i fondi per gli atenei di un miliardo di euro all’anno. Bisogna inoltre aumentare i fondi per la ricerca Prin dagli attuali 92 milioni a 300 milioni all’anno."
Più nello specifico, le richieste sono:
"Recuperare i fondi tagliati all’università e alla ricerca e tornare al livello di dieci anni fa. Nell’immediato raddoppiare o triplicare il numero di posti di ricercatori da assumere. Il governo ne ha previsti 861. Bisogna arrivare a 2400 all’anno per i prossimi otto e aumentare i fondi per gli atenei di un miliardo di euro all’anno. Bisogna inoltre aumentare i fondi per la ricerca Prin dagli attuali 92 milioni a 300 milioni all’anno."
Secondo me qualcosa viene pero' prima di questo, prima del finanziamento alla ricerca deve venire il reclutamento del personale, che e' una cosa vergognosamente bloccata di fatto: i ricercatori a tempo determinato vengono assunti a singhiozzo e per chi lo e' , ed e' in scadenza, non e' aperta la strada per il futuro siccome da tre anni l'abilitazione scientifica nazionale e' bloccata e non si vede a tutt'oggi una veloce riapertura.