Phd in fisica matematica

Federicie
Buongiorno a tutti :D e scusate il papiro.
Premetto che ho letto gli altri post a riguardo ma non ho trovato riscontro per quanto riguarda i miei dubbi, se apro un duplicato, scusate, non me ne sono accorto.
Comunque.. Ho ultimato il primo anno di magistrale in matematica e sono convinto di voler proseguire con un dottorato; dunque ho iniziato ad informarmi. Per quanto riguarda il dottorato in Italia penso di aver capito come funziona (almeno nella mia città): si entra per concorso, quindi tenendo d'occhio il sito per vedere quando apre il bando ci si iscrive e si concorre con un colloquio e/o prova scritta più ovviamente i titoli ecc.. da qui escono le graduatiorie e si può essere ammessi con borsa e senza borsa; tutto corretto? :D
Mi sono informato anche per quanto riguarda la SISSA e funziona più o meno allo stesso modo, sul sito l'iter è spiegato abbastanza e penso di aver capito la procedura.
Il mio dubbio riguarda l'estero, non riesco a capire come funziona la procedura, in particolare ho provato a cercare dei programmi di fisica matematica e ce ne sono davvero pochi: si trova fisica teorica o matematica applicata, e non saprei cosa fare, per cosa candidarmi eventualmete o come cercare (se esiste) un phd più "specifico".
Inoltre non so neanche bene per cosa concorrere, mi spiego: ci si iscrive ad un generico dottorato in matematica e poi una volta dentro si sceglie l'ambito di interesse oppure ogni specializzazione (analisi,geometria,ecc..) ha un tot di posti per cui si concorre fin dall'inizio?

A settembre ho intenzione di chiedere ai professori del mio dipartimento per avere informazioni specifiche, però volevo arrivare preparato ed avere già una panoramica delle possibili alternative.
Potreste chiarirmi questi dubbi e magari raccontarmi la vostra esperienza a riguardo? E voi, o fisici matematici, che strada avete seguito? :-D

Risposte
Federicie
Ok grazie ancora per il feedback, mi ha rassicurato un po sentire i vostri pareri! Per ora mi vengono altri dubbi, in ogni caso vi tengo aggiornati :)

Luca.Lussardi
Andartene dal tuo ateneo è benefico, cambiare aria e conoscere nuive realtà può farti solo maturare. L'idea di restare in Italia, almeno per adesso, va comunque bene, tieni conto che il nostro paese è a livelli molto alti come qualità della ricerca, non invidiamo nessuna grossa potenza. Purtroppo il vero problema in Italia è il dopo dottorato...

Federicie
Speriamo! Tendenzialmente sarei propenso anche a spostarmi dalla mia città. A dire il vero è da quando mi sono convinto di voler provare seriamente questo percorso che ho realizzato che sarà difficile entrare proprio nel mio ateneo, quindi più o meno inconsciamente l'avevo preventivato fin da subito :)
La differenza, se la vogliamo chiamare così è che a differenza di alcuni ragazzi con chi ho parlato non disdegno il fatto di poter proseguire in Italia :lol:

Luca.Lussardi
Si, aggiungo che, se sei disposto a spostarti di città, prendere un posto di dottorato è relativamente facile, ci sono tante posizioni e le domande non sono moltissime.

Federicie
"claudio86":

Non essendoci concorsi, i dottorandi sono a tutti gli effetti degli impiegati, e la posizione viene offerta come un lavoro normale. Quindi contattare il gruppo di ricerca prima di candidarsi può dare qualche possibilità in più. Magari c'è un progetto ancora in pianificazione e la posizione può venire adattata al tuo profilo. Magari la posizione non è ancora stata pubblicata (anche se nei paesi in cui ho cercato io, tutte le posizioni aperte devono essere per legge disponibili sul sito dell'università). Comunque la decisione è presa dal capo gruppo e dal supervisore, che vengano contattati direttamente o tramite l'università.


Effettivamente non ci ho mai ragionato seriamente, ma si tratta a tutti gli effetti i un lavoro, grazie per lo spunto.
E quella dei dottorati industrali non la sapevo; mi informerò anche su questo.

"Luca.Lussardi":
[quote="claudio86"]

Ho conosciuto dottorandi italiani con borsa garantita solo per una parte del dottorato (due anni su tre), però non ho mai approfondito.

.

si, esistono i posti senza borsa, ma è rarissimo che uno prenda in Italia un posto senza borsa. Quello che volevo dire è che, contrariamente all'estero, in Italia il posto di dottorato standard è accompagnato in automatico da borsa intera, mentre invece all'estero tipicamente posto di phd e borsa sono due cose indipendenti.[/quote]
Si, diciamo che ho intenzione di sostenere il dottorato solamente se otterrò una borsa, visti i costi ecc.. e in questo l'Italia a quel che mi è sembrato di capire da più garanzie, perchè se uno entra con borsa, questa è garantita per tutta la durata.

claudio862
"Luca.Lussardi":
si, esistono i posti senza borsa, ma è rarissimo che uno prenda in Italia un posto senza borsa. Quello che volevo dire è che, contrariamente all'estero, in Italia il posto di dottorato standard è accompagnato in automatico da borsa intera, mentre invece all'estero tipicamente posto di phd e borsa sono due cose indipendenti.


No, non intendevo completamente senza borsa, intendevo con borsa limitata a due anni su tre, però appunto non conosco i dettagli.
Ora che ci penso, era la stessa situazione che avevo trovato tempo fa quando avevo fatto domanda per un dottorato in Svizzera: la borsa copriva tre anni su quattro, e il professore diceva che l'ultimo anno sarebbe stato coperto dal budget del dipartimento.

Ho anche notato che abbiamo dimenticato una possibilità: esistono dottorati industriali, dove l'argomento di ricerca è proposto da un'azienda, che paga lo stipendio al dottorando (ed eventuali spese per attrezzature, strumenti...). Non so come funzioni di preciso, immagino ci siano accordi bilaterali tra università e azienda.
Uno dei miei colleghi era un dottorando industriale, ma la sua azienda ha deciso di lasciare il progetto dopo un anno e mezzo e lo ha licenziato (il dipartimento gli ha offerto di continuare come studente normale, ma non c'era garanzia).

Luca.Lussardi
"claudio86":


Ho conosciuto dottorandi italiani con borsa garantita solo per una parte del dottorato (due anni su tre), però non ho mai approfondito.

.

si, esistono i posti senza borsa, ma è rarissimo che uno prenda in Italia un posto senza borsa. Quello che volevo dire è che, contrariamente all'estero, in Italia il posto di dottorato standard è accompagnato in automatico da borsa intera, mentre invece all'estero tipicamente posto di phd e borsa sono due cose indipendenti.

claudio862
"Luca.Lussardi":
Non è strano perché il fatto del "concorso" è una cosa quasi solo italiana, nel senso che in Italia i posti sono con borsa garantita per l'intera durata, all'estero le cose vanno diversamente, tipicamente un professore attinge a qualche fondo per pagare una borsa di dottorato.


Ho conosciuto dottorandi italiani con borsa garantita solo per una parte del dottorato (due anni su tre), però non ho mai approfondito.

@Federicie
Non essendoci concorsi, i dottorandi sono a tutti gli effetti degli impiegati[nota]Con stipendio, contributi, giornate di ferie e malattie e relative regole. A volte c'è anche la possibilità di essere licenziati.[/nota], e la posizione viene offerta come un lavoro normale. Quindi contattare il gruppo di ricerca prima di candidarsi può dare qualche possibilità in più. Magari c'è un progetto ancora in pianificazione e la posizione può venire adattata al tuo profilo. Magari la posizione non è ancora stata pubblicata (anche se nei paesi in cui ho cercato io, tutte le posizioni aperte devono essere per legge disponibili sul sito dell'università). Comunque la decisione è presa dal capo gruppo e dal supervisore, che vengano contattati direttamente o tramite l'università.

Federicie
Aa ok, ho capito grazie!

Luca.Lussardi
Non è strano perché il fatto del "concorso" è una cosa quasi solo italiana, nel senso che in Italia i posti sono con borsa garantita per l'intera durata, all'estero le cose vanno diversamente, tipicamente un professore attinge a qualche fondo per pagare una borsa di dottorato.

Federicie
Grazie per la condivisione! Sto iniziando a farmi un'idea di come funziona.
Giustamente estero è troppo generico e andrebbe specificato meglio, però al momento non ho ancora un'idea precisa.
Dei miei compagni mi hanno detto che in alcune facoltà (in germania se ricordo bene) invece si contatta direttamente un docente per "candidarsi"; è vero che in alcuni paesi funziona in questa maniera? A me sembra un po strano.

claudio862
"Federicie":
E che tu sappia anche all'estero funziona così o ci sono meccaniche differenti?


"L'estero" non ha una definizione precisa, è semplicemente "non Italia", quindi la risposta dipende dal paese specifico (università specifica, dipartimento specifico, programma specifico...).

Io ho appena completato un dottorato in Danimarca. Sono entrato in un progetto ben definito (e bello grande, 4/7 dottorandi e 2 postdoc) e ho avuto relativamente poca scelta sull'area di ricerca.
Ho trovato il bando su uno dei tanti siti che raccolgono tutte le posizioni in Europa (ovviamente disponibile anche sul sito dell'università), ho fatto domanda, mi hanno invitato per un colloquio (simile a un colloquio conoscitivo di lavoro, ho descritto la mia esperienza accademica e professionale, ho mostrato una presentazione sulla mia tesi di laurea, dato le mie motivazioni e un minimo di pianificazione per il futuro), e il giorno successivo mi hanno offerto il posto. A quel punto c'è stata qualche difficoltà burocratica relativa alla documentazione dei miei titoli di studio[nota]L'università danese voleva il timbro dell'università italiana su ogni pagina dei documenti, l'università italiana diceva che per legge sono autorizzati solo a timbrare la pagina iniziale e il punto "graffettato". Inoltre ho dovuto fare da tramite andando fisicamente in segreteria perché l'università italiana non rispondeva alle richieste dirette da quella danese...[/nota], però risolta alla fine.
Conosco altre persone che invece sono entrate in progetti più generici, con più libertà di scelta.

Qualche anno fa ho incontrato un mio ex compagno che ha fatto un dottorato in Svezia, e diceva che a metà del secondo anno (su cinque) non aveva ancora deciso la sua area di ricerca. Aveva principalmente lavorato a diversi progetti nel dipartimento e iniziato ad insegnare, e col tempo ha deciso l'argomento di tesi specifico.
So che negli Stati Uniti spesso si inizia il dottorato insieme alla laurea specialistica, quindi si riesce ad esplorare la disciplina e a scegliere l'area di ricerca (che è uno dei motivi per cui i dottorati sembrano durare molti anni). Anche in Danimarca c'è un programma simile (anche se più breve) chiamato 4+4[nota]Nel programma normale 5+3 si fanno 5 anni di laurea e 3 di dottorato, nel 4+4 l'ultimo anno di specialistica è parte del dottorato.[/nota].

Luca.Lussardi
All'estero forse è pure peggio, da questo punto di vista, perché il nostro modo di procedere attuale è stato sostanzialmente un adattamento a ciò che è più o meno sempre avvenuto all'estero. Ad esempio, la presentazione contestuale alla domanda di un progetto di ricerca: come può uno che ha appena concluso l'università e che non sa praticamente ancora nulla del mondo della ricerca scrivere un progetto di ricerca? E' chiaro che qualcuno per lui lo scriverà se le regole lo richiedono, ma, a mio modo di vedere, è una cosa ridicola.

Federicie
Si, completamente d'accordo!
E che tu sappia anche all'estero funziona così o ci sono meccaniche differenti?

Luca.Lussardi
Più che strategia, oggi è diventato il modo ordinario di procedere, ma, a mio modo di vedere, ha un grande difetto: se poi non ti piace quella ricerca? Un giovane laureato non è in grado di capire ancora quale filone gli è più congeniale, proprio per questo il primo anno di dottorato serviva a indirizzare, si facevano corsi come ad un cdl, esami, si sentivano seminari e quindi si capivano molte cose... decidere in anticipo è rischioso.

Federicie
"Luca.Lussardi":
Quando sono entrato io (18 anni fa) uno si iscriveva a praticamente tutti i concorsi di metà italia e quando ne vinceva uno prendeva il posto, poi col tempo conosceva il nuovo dipartimento e sceglieva l'ambito di ricerca, sottolineo che in quegli anni era impensabile che un giovane laureato proponesse un argomento di ricerca, il professore scelto come relatore decideva tutto, e forse era meglio così. Oggi le cose sono molto cambiate, l'ammissione, a parte casi isolati, non si fa più attraverso le prove scritte e molto spesso un neo laureato sceglie di applicare all'università X perché li' fanno equazioni differenziali semilineari del secondo ordine con dato misura con applicazioni all'elettromagnetismo...


Grazie! Sul discorso dell'argomento sono d'accordo con te; se mi chiedessi ora cosa voglio fare non sarei in grado di proporre un argomento di ricerca serio e specifico; per questo motivo pensavo fosse fondamentale sentire i vari professori con dovuto anticipo, sperando sappiano consigliarmi sui vari indirizzi.
Quindi potremmo dire che la strategia in questi anni sarebbe quella di sapere di cosa si tratta nei vari atenei e fare domanda tenendo conto anche di questo (senza fare gli schizzinosi si intende) giusto?

Luca.Lussardi
Quando sono entrato io (18 anni fa) uno si iscriveva a praticamente tutti i concorsi di metà italia e quando ne vinceva uno prendeva il posto, poi col tempo conosceva il nuovo dipartimento e sceglieva l'ambito di ricerca, sottolineo che in quegli anni era impensabile che un giovane laureato proponesse un argomento di ricerca, il professore scelto come relatore decideva tutto, e forse era meglio così. Oggi le cose sono molto cambiate, l'ammissione, a parte casi isolati, non si fa più attraverso le prove scritte e molto spesso un neo laureato sceglie di applicare all'università X perché li' fanno equazioni differenziali semilineari del secondo ordine con dato misura con applicazioni all'elettromagnetismo...

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