Per noi italiani è sempre "troppo tardi"?

jitter1
Mi sono sempre chiesta se è una tendenza tipica di noi italiani quella di chiederci sempre se sia “troppo tardi” per fare una cosa: finire l’università, cambiare professione, imparare a ballare, a suonare uno strumento…
È quello che un mio amico chiama complesso anagrafico.

Cosa dicono quelli di voi che hanno vissuto all’estero? È una caratteristica italiana?

Risposte
EmilLask
Non credo che "la congettura" sia fuorviante.
Forse sarebbe meglio dire che è la generalizzazione fuorviante.
Provo a fare qualche esempio, pur nella consapevolezza che l'esemplificazione non costituisce una prassi dimostrativa.
Consideriamo il contesto: in Sicilia, ancora oggi, dedicarsi al ballo in età non più giovane "è troppo tardi" per ragioni di convenienza sociale; non altrettanto accade in certe aree del Nord Italia, penso soprattutto all'Emilia e alla Romagna, ma non solo.
Di contro, essere governati da rimbambiti che hanno chiaramente superato "una certa età" e che per di più mostrano i segni più deleteri di tale superamento, non è considerato "troppo tardi" in Italia, mentre lo è certamente in molti altri Paesi europei ed extraeuropei.


Emil

jitter1
A giudicare dalle risposte, direi che io e i miei quattro amici al bar abbiamo fatto una "congettura" fuorviante! In effetti spesso queste opinioni nascono da vaghe impressioni o esperienze circoscritte a un viaggio, una situazione...

j18eos
Ma guarda jitter, mi ricordo che a ogni livello scolastico i proff.i si rivolgevano agli svogliati dicendogli:"Un giorno direte che è troppo tardi", e certe persone anziane lo ripetevano ogni tanto a noi studentelli quando marinavamo la scuola; in effetti, poi i risultati della vita si sono visti.

Ovviamente questo esempio non può essere confinato in Italia e\o al mondo scolastico; più in generale non mi viene nulla in mente!

EmilLask
Provo a riformulare il quesito in questi termini: il tempo che trascorre è, in termini di possibilità di espressione di sé, una disabilità o un handicap?
Probabilmente entrambi.
E' una disabilità, e quindi in qualche modo valutabile indipendentemente dal contesto, se lo si considera con riferimento ai segni che il tempo ha depositato sulla nostra esistenza. E' mutata la fisiologia, sono intervenute patologie, si sono consolidate abitudini, è aumentata la rigidità negli atteggiamenti, l'esperienza ci ha segnati e molto altro ancora. A questo livello della questione si può tenere conto della disabilità intervenuta per organizzare le proprie scelte in modo che siano compatibili con la condizione stessa. Del resto il tempo che trascorre potrebbe anche avere sedimentato condizioni vantaggiose che prima non erano disponibili. Si aprirebbe così un vasto campo di esplorazione, legato al rapporto tra mezzi materiali e capacità biologiche. Cioè, quando avevamo più capacità biologiche magari disponevamo di meno mezzi, non soltanto in termini economici, ma anche in termini di tempo, di autonomia decisionale e molto altro ancora. quando finalmente abbiamo i mezzi non sempre la capacità biologica ci assiste. Basta esserne consapevoli, senza rinunciare per principio.
L'handicap, invece, mette in gioco il contesto e i livelli di partecipazione. Il tempo che trascorre potrebbe costituire un handicap in una comunità in cui non si riconosce valore all'esperienza o in cui non si offrono adeguate possibilità di accesso a certi momenti della vita sociale o in cui è dominante un pregiudizio nella valutazione dell'opportunità di praticare determinate attività o compiere determinate scelte ad una "certa età".

Emil

Sk_Anonymous
"jitter":
Mi sono sempre chiesta se è una tendenza tipica di noi italiani quella di chiederci sempre se sia “troppo tardi” per fare una cosa: finire l’università, cambiare professione, imparare a ballare, a suonare uno strumento…
È quello che un mio amico chiama complesso anagrafico.

Cosa dicono quelli di voi che hanno vissuto all’estero? È una caratteristica italiana?

Una tendenza simile è in accordo con la superficialità del popolo italiano. Infatti, se qualcuno dice "no, è tardi ormai per fare questa cosa" è perchè spesso non ha voglia.

garnak.olegovitc1
Salve jitter,

"jitter":
Mi sono sempre chiesta se è una tendenza tipica di noi italiani quella di chiederci sempre se sia “troppo tardi” per fare una cosa: finire l’università, cambiare professione, imparare a ballare, a suonare uno strumento…
È quello che un mio amico chiama complesso anagrafico.

Cosa dicono quelli di voi che hanno vissuto all’estero? È una caratteristica italiana?


ma quando mai, invece non è mai troppo tardi per fare certe cose...

Ovviamente non puoi farle come se fossi giovane ma le puoi sempre fare, tra cui ballare, studiare, suonare, ...etc..

Cordiali saluti

P.S.=scusami, ma io lo conoscevo come "complesso dell'anagrafe", non so neanche se è un vero complesso!

fab_mar9093
Cavolo hai proprio ragione.. non sapevo di soffrire di complesso anagrafico..
Devo curarmi?

retrocomputer
Non so se esiste anche in altre lingue e/o culture, ma in Italia esiste ed è molto conosciuto/utilizzato il detto "non è mai troppo tardi" 8-)

_prime_number
Non so se sia un problema italiano, ma sicuramente è una questione che può avere forti influenze culturali. Ad esempio una società in generale più felice e che dà l'impressione di offrire tante opportunità può far sentire più sicure le persone che decidono di "deviare" la propria vita a farlo. O, ancora, un giovane che a 18 anni è fuori di casa può avere necessità e coraggio diversi da una persona che ha un sostegno assicurato dalla famiglia e non sente l'urgenza di "crescere".
Sicuramente la società italiana ha tanti problemi, ma non so proprio dire se questo sia uno di quelli!

Paola

gundamrx91-votailprof
Io credo che la questione sia troppo individuale per inquadrarla in ambito nazionale.
Per quanto mi riguarda, in alcuni casi, ho risposto "è troppo tardi", ma per attività in cui l'età conta davvero (alcuni sport fatti a 45 non sono proprio il massimo... :D), altrimenti non mi pongo limiti di sorta (infatti sono iscritto alla triennale di Matematica).

Andrea2976
Può darsi che esista questo complesso anche se lo vedo difficile catalagore le persone unicamente in questa categoria (brutta frase in italiano).

Per mia esperienza, che son passato dall'Urbe alla campagna (Milano e dintorni), non mi è sembrato che ci fosse questa cambiamento di visione della vita.

Per me lo stato "troppo tardi" inizia quando una persona si rassegna (per una qualsiasi evidenza) e pensa che non valga la pena provarci a fare determinate cose.

Per quanto mi riguarda ho fatto tutto tardi nella vita (laurea-dottorato-lavoro), secondo l'accezione comune, eppure tutto quello che ho fatto e continuo a fare mi gratifica...ad esempio erano 18 anni che non suonavo il pianoforte, un anno fa me ne son comprato uno digitale (sennò i vicini chi li sente, quello vero è nella mia casa natale) e ogni volta che ho tempo, rinunciando anche a qualche ora di sonno, suono e mi diverto...forse avrei dovuto fare il pianista invece che il matematico.

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