Per la serie: c'è sempre di peggio.

david_e1
Noi ci lamentiamo, giustamente, molto della preparazione media in matematica degli studenti italiani, ma a quanto pare in America sono veramente messi male:

http://www.wired.com/culture/education/ ... ecooper_QA

E' incredibile che per far studiare le frazioni a ragazze di 12-13-14 anni si debba arrivare a tanto...

Risposte
alvinlee881
"Cozza Taddeo":
E a me che me ne frega che a te non te ne frega niente? Io sto qui per raccontare qualcosa che ho trovato interessante e tu se qui per ascoltarmi. Se non ti va quello che senti puoi sceglierti un'altra scuola dove non si studia l'Universo o puoi andare a lavorare. In ogni caso se non hai il fegato [sarebbe da dire "le p***e", però mi sa che in classe non si può dire] per fare una di queste scelte puoi anche fare a meno di studiare l'universo tanto io a darti 1 ci metto molto meno che a darti 10. Se invece ci metti un po' di impegno per capire perché uomini dall'animo ben più ispirato del tuo si sono interessati ai primi istanti di vita del mondo che anche tu calpesti, allora io sono qui a tua disposizione e tra noi ci può essere un dialogo. In ogni caso questa è una decisione importante per la TUA vita, non per la MIA. A te la scelta."

quoto alla grande, caro cozza, soprattutto perchè nella mia carriera di studente ho avuto la fortuna di avere un professore (di ita e latino) che non si è mai tirato indietro dal fare discorsi simili (o anche più infervorati, ma non offensivi..)..ricordo ancora tutte le volte in cui, quando un mio compagno continuava a dirgli che studiare latino non serviva a nulla, il prof gli indicava con naturalezza l'edificio in costruzione accanto alla nostra scuola, con tanti bei sudati e pompanti muratori che trasportavano calcinacci, mattoni e cemento dalla mattina alla sera, e lo invitava a unirsi a essi, con altrettanta naturalezza. io mi stupivo nel vedere come un tale semplice ragionamento riuscisse a far arrabbiare il mio compagno più di un 4 a latino...o quando la gente (e li si arrabbiava sul serio) continuava a sostenere che leopardi fosse solo un povero sfigato e che tutto quello che ha scritto non solo non fosse in alcun modo utile, ma perfino palloso e quasi di "cattivo esempio" per il giovanotto modello del venutuneismo secolo, riprendendo quello che si è detto in questo forum sulla conoscenza come una bestia nera da evitare....lo dico, io non sono un cultore di filosofia, o un veneratore di poeti passati quasi fossero dei, ma mi sembra perlomeno dignitoso per se stessi e per la propria INTELLIGENZA cercare di emergere almeno un pò dal mare di luoghi comuni sulla scuola e sullo studio ( leopardi = sfigato lo è fin dai suoi tempi....quando lui rispondeva con la metafora dei mariti....ricordate?) a volte nemmeno io concepisco a cosa possa servire leggere e riassumere tutti i capitoli dei promessi sposi nel biennio del liceo..è un'impresa che ho sempre podiato e mi ha fatto allontanare da manzoni, ma quando quest'anno l'ho studiato per il verso (sempre col mitico prof) mi è garbato da morire...quindi un pò la colpa (e nel contempo il merito, a seconda dei casi) è anche dei prof, ma non si può giustificarsi dicendo "è il prof che non mi fa appassionare alla materia".....lui è pagato per insegnartela, la materia, non per fartici appassionare (anche se ciò è sbagliato)...e quindi se te non riesci nemmeno a comprendere quello che ti insegna, come puoi pretendere che ti ci faccia appassionare? sarebbe come pretendere di capire la bellezza delle equazioni di maxwell senza prima farsi un c**o così per comprendere tutto quello che c'è dietro (e qui ehmmm..dovrei stare zitto per chè questa parte l'ho decisamente trascurata al liceo)...però il paragone credo renda...ci vorrebbero, in definitiva, più professori del tipo descritto da cozza taddeo, o anche di quelli che, per mia fortuna, ho avuto io...

cozzataddeo
"Gaal Dornick":
piccolo racconto:

a lezione di Geografia Astronomica l'alunno Raffaele S. chiese alla prof << ma a me che me ne frega di cosa è accaduto nel primo secondo dell'universo?>> e la prof non sapeva che rispondere.

Quando un ragazzo, ad esempio, mi chiede "ma a me che me ne frega di saper risolvere le disequazioni trigonometriche con parametro?" io prima cerco di evidenziare le possibili applicazioni pratiche di quanto sta studiando (e per la trigonometria ho il gioco facile perché si spazia dalla topografia alla trasmissione dell'energia, all'elaborazione dei segnali fino alla meccanica industriale, ecc.) dopodiché, se ancora non risulta convinto lo metto di fronte al fatto che la scuola che sta frequentando NON è una scuola dell'obbligo e che nessuno lo obbliga a studiare trigonometria e altre amenità che si fanno in classe e se vuole può benissimo piantar tutto, rimboccarsi le maniche e andare a lavorare. A questo punto quasi tutti protestano vivacemente dicendo che senza un diploma si finidsce a fare un lavoro da schiavi, non si prende uno stipendio decente, ecc. al che io ribatto che allora deve mettersi in testa di studiare anche trigonometria con buona pace dell'anima sua.
Dopo questa requisitoria praticamente nessuno studia più volentieri o con più impegno però molti li vedo un pochino turbati dal ragionamento, come se nessuno gliel'avesse prospettato prima di me. Il che è un segno abbastanza chiaro dei tempi che corrono...

Caro Gaal, penso che se fossi stato il tuo insegnante di Geografia Astronomica (materia che si fa in quinta liceo, di fornte ad una platea di maggiorenni votanti!), dato anche il tono provocatorio del tuo compagno Raffaele, penso che avrei risposto:"E a me che me ne frega che a te non te ne frega niente? Io sto qui per raccontare qualcosa che ho trovato interessante e tu se qui per ascoltarmi. Se non ti va quello che senti puoi sceglierti un'altra scuola dove non si studia l'Universo o puoi andare a lavorare. In ogni caso se non hai il fegato [sarebbe da dire "le p***e", però mi sa che in classe non si può dire] per fare una di queste scelte puoi anche fare a meno di studiare l'universo tanto io a darti 1 ci metto molto meno che a darti 10. Se invece ci metti un po' di impegno per capire perché uomini dall'animo ben più ispirato del tuo si sono interessati ai primi istanti di vita del mondo che anche tu calpesti, allora io sono qui a tua disposizione e tra noi ci può essere un dialogo. In ogni caso questa è una decisione importante per la TUA vita, non per la MIA. A te la scelta."
Verosimilmente, dopo un discorso del genere in una classe di una scuola pubblica penso che sarei per lo meno richiamato dal Preside...in ogni caso io ho sempre apprezzato di più gli insegnanti schietti che chiamano le cose con il loro nome e che se ti devono tirare le orecchie non te lo mandano certo a dire...


"Gaal Dornick":
Neanche io sapevo che rispondere.. anzi mi sembrava strana la domanda: non m'ero mai chiesto perchè mi incuriosisse cosa è accaduto all'inizio dell'universo

Questo semplicemente perché i primi istanti di vita dell'universo stimolavano la tua curiosità e non quella del tuo compagno Raffaele.
La maggior parte della gente se ne frega di cosa è successo nei primi secondi di vita dell'universo, però, a sua volta ha altri interessi, altre curiosità, appunto. Uno studente che abbia curiosità diverse da quelle presentate nel corso di Geografia Astronomica e che ne sia un minimo consapevole comprende benissimo che possano esistere persone a cui l'origine del mondo faccia brillare gli occhi e quindi non va a porre una domanda insulsa come quella da te riportata, al massimo si studia la lezione di Geografia Astronomica a denti stretti sognando di poter occuparsi al più presto di quello che gli piace davvero.
Già il fatto di porre una domanda del genere è un segno molto scoraggiante e, comunque, è un evento per nulla infrequente... :roll:

P.S.: come avevo già suggerito in un altro post (mi pare nel topic dove si discuteva sull'opportunità o meno di chiedere aiuto per il compito di maturità ad un forum di matematica o qualcuno più competente...) vi consiglio caldamente di vedervi il film "il club degli imperatori" che tratta da vicino queste tematiche. Io l'ho rivisto da poco ed è davvero un gran bel film... :)

Gaal Dornick
piccolo racconto:

a lezione di Geografia Astronomica l'alunno Raffaele S. chiese alla prof << ma a me che me ne frega di cosa è accaduto nel primo secondo dell'universo?>> e la prof non sapeva che rispondere.

Neanche io sapevo che rispondere.. anzi mi sembrava strana la domanda: non m'ero mai chiesto perchè mi incuriosisse cosa è accaduto all'inizio dell'universo

Lorenzo Pantieri
"Cozza Taddeo":

Per rimanere nella metafora, considero la scuola dell'obbligo come un dedicare forzatamente una certa quantità del proprio tempo a frequentare delle ragazze per capire se ce n'è qualcuna con cui ci si trova bene. Se quest'obbligo forzato mancasse probabilmente molte forze centrifughe (e come tali "apparenti"!) distoglierebbero l'attenzione dei ragazzi di questo tipo di attività che rimarrebbe appannaggio di pochi fortunati...

In ogni caso spero proprio di sbagliarmi, in fondo la mia esperienza di "insegnamento" (parassitario per certi versi) è molto, molto limitata... :)

Bella anche quest'altra metafora.

Credo anch'io che la scuola dell'obbligo, con tutti i suoi limiti, sia un'istituzione necessaria, nella nostra società. Solo che, per i motivi che sono emersi, il vero "studio" (quello spinto da forti motivazioni interne) possa emergere (per lo più) solo dopo.

Un salutone,
L.

cozzataddeo
"Lorenzo Pantieri":
Questo, però, permettimi di dirlo, è un "volare alto", è un ideale cui tendere.

Certamente. Ho scritto il mio post di getto (è abbastanza sgrammaticato... :roll: ) perché di fronte all'ennesima stortura del sistema educativo non ho resistito...

"Lorenzo Pantieri":

Tutta la scuola è strutturata diversamente: si fa studiare la matematica a degli studenti che per lo più non hanno nessuna voglia di impararla. Naturalmente, un docente può lavorare solo sulle motivazioni "esterne" (la paura di un brutto voto, la gratificazione per un bel voto)., che sono labili. Anche tenere costante il livello di insegnamento, di fronte a studenti il cui interesse e la cui preparazione tendono a zero è, nella pratica, impossibile.

Posso comprendere che uno studente non studi la matematica perché non gli interessa per nulla in quanto è attratto dalle lingue straniere, dalla storia, dalle materie letterarie, dall'elettronica o da qualsiasi altro ambito culturale. La mia sensazione, basata sulla frequentazione di un certo numero di ragazzi che passano da me per ripetizioni, è invece che una crescente fetta di studenti non abbia nessun sincero interessamento per alcuna materia scolastica. Ciò che mi preoccupa è che mi pare che stia pian piano scomparendo la curiosità per i contenuti culturali che la scuola propone e quindi che venga a mancare quella spinta fondamentale a "volerne sapere di più" intorno ad un determinato argomento.
Ciò ha come conseguenza il fatto che moltissimi studenti pretendono di percorrere l'iter scolastico con l'obiettivo di raggiungere il diploma interessandosi il meno possibile di quanto svolto tra le pareti della propria classe. Come a dire che pretendono di imparare a nuotare senza bagnarsi...
Io non credo che questi siano studenti senza valori (almeno non tutti), solo che i valori che si scelgono sono totalmente estranei alla scuola e al suo modo di inquadrare le cose. Si pensi ad esempio a come è cambiato il modo di svolgere una ricerca: dal percorso paziente di raccolta, analisi e ristrutturazione delle informazioni (reperite il più delle volte da libri prestati da cugini più avanti negli studi o alla biblioteca del paese) al download di un documento già pronto dalla rete...
Studiare è faticoso, spesso noioso e non sempre si riesce a comprendere il fine di quanto si sta facendo, tuttavia con un po' di pazienza alla fine della strada si riesce a venire a capo di tutto.
Ecco, questa pazienza, questa sospensione di giudizio che nasce dalla fiducia nella trasmissione del sapere la ritrovo solo molto raramente. La maggior parte delle volte mi scontro con una rinuncia di fondo a comprendere e una rassegnazione a ingoiare quanto richiesto dall'insegnante per il tempo necessario per superare il compito o l'interrogazione del momento per poi sputare fuori tutto come fosse veleno...
Capisco che mantenere costante il livello d'insegnamento sia impossibile, però a forza di compromessi prima o poi si arriverà alla capitolazione. E' inevitabile...

"Lorenzo Pantieri":

Forse un discorso come quelle che fai (e che condivido, intendiamoci) è fattibile all'università, che è frutto di una libera scelta di individui "maturi" e consapevoli.

Certo. L'Università non ha senso senza una libera scelta di vita. Il problema è che se una persona non ha fatto propria questa scelta di vita già durante gli anni delle superiori, i suoi studi universitari naufragheranno miseramente...a meno che anche il livello dei corsi universitari non si adatti a questa "nuova" stirpe di studenti...

"Lorenzo Pantieri":

A ben guardare, lo stesso concetto di "scuola dell'obbligo" è incompatibile con l'equazione "studiare = amare". Sarebbe come dire che "si obbliga ad amare qualcuno": un non-senso, come tu stesso dici.

Per rimanere nella metafora, considero la scuola dell'obbligo come un dedicare forzatamente una certa quantità del proprio tempo a frequentare delle ragazze per capire se ce n'è qualcuna con cui ci si trova bene. Se quest'obbligo forzato mancasse probabilmente molte forze centrifughe (e come tali "apparenti"!) distoglierebbero l'attenzione dei ragazzi di questo tipo di attività che rimarrebbe appannaggio di pochi fortunati...
Anche in questo caso però c'è un equivoco di fondo in quanto l'obbligo non sta nel conseguimento del diploma di terza media (come ormai comunemente si intende) ma nell'iscrizione alla scuola pubblica fino ad una certa età, indipendentemente dai risultati conseguiti.
Forse restituire nella pratica all'espressione "scuola dell'obbligo" il suo significato originario potrebbe essere un buon punto di partenza per un risanamento della scuola pubblica...

In ogni caso spero proprio di sbagliarmi, in fondo la mia esperienza di "insegnamento" (parassitario per certi versi) è molto, molto limitata... :)

Lorenzo Pantieri
"Cozza Taddeo":

Il punto, secondo me, sta proprio in quel "far studiare", spesso a tutti i costi. L' espressione stessa "far studiare" è un non-senso: lo studio comporta dedizione, passione e sacrificio, è in tutto e per tutto una forma d'amore. Pretendere che qualcuno studi qualcosa è come cercare di far innamorare due persone: impresa tanto improba quanto, il più delle volte, inopportuna.
Alla radice dello studio dev'esserci un atto di volontà. Quest'atto avrà, a seconda dell'età, motivazioni differenti: un bambino delle elementari fa i compiti a casa e ripassa la lezione perché vuole compiacere la mamma o la maestra, perché vuole fare meglio degli altri o semplicemente perché ha paura della punizione a cui andrà in contro se non compirà il proprio dovere. Crescendo, dovrebbe svilupparsi un'attitudine allo studio in quanto risorsa per il proprio sviluppo morale e culturale innanzitutto e poi (ma solo secondariamente!!!) come strumento per acquisire competenze per una futura collocazione nel mondo del lavoro.
Se questo atto di volontà manca lo studio non esiste. Sempre più spesso, ed è questo l'aspetto triste della cosa, all'insegnante spetta il compito arduo di far scattare la molla per quest'atto di volontà, e la spiegazione dei contenuti della propria materia passa in secondo piano. Non credo in ogni caso che una rivista simil-patinata sia di grande aiuto per far apprendere le frazioni a delle ragazzine interessate più al bullo di turno della scuola che al proprio cervello. E sinceramente non credo ne valga nemmeno la pena.
La scuola pubblica accessibile a tutti è forse la più grande conquista sociale dopo l'abolizione della schiavitù c'è gente che ha lottato ed è morta per la diffusione sistematica della cultura. Se un ragzzo non riesce a sfuttare questo strumento importantissimo sono fatti suoi. Per me può restare ignorante come una capra, in fin dei conti è un suo diritto, l'importante è che la scuola non abbassi continuamente il suo livello per venire incontro alle (false) esigenze di chi pretende di ottenere un diploma senza fare fatica.

Bellissimo quello che scrivi, Taddeo. Anch'io sono convinto che studiare è un modo di amare, e che i migliori risultati si raggiungano con una forte motivazione interna.

Questo, però, permettimi di dirlo, è un "volare alto", è un ideale cui tendere.

La pratica purtroppo è tutt'altra cosa. :cry: È un po' la differenza che separa la Repubblica di Platone dal parlamento italiano con i vari Mastella, Buttiglione, Calderoli & co. :-D

Tutta la scuola è strutturata diversamente: si fa studiare la matematica a degli studenti che per lo più non hanno nessuna voglia di impararla. Naturalmente, un docente può lavorare solo sulle motivazioni "esterne" (la paura di un brutto voto, la gratificazione per un bel voto)., che sono labili. Anche tenere costante il livello di insegnamento, di fronte a studenti il cui interesse e la cui preparazione tendono a zero è, nella pratica, impossibile.

Forse un discorso come quelle che fai (e che condivido, intendiamoci) è fattibile all'università, che è frutto di una libera scelta di individui "maturi" e consapevoli.

A ben guardare, lo stesso concetto di "scuola dell'obbligo" è incompatibile con l'equazione "studiare = amare". Sarebbe come dire che "si obbliga ad amare qualcuno": un non-senso, come tu stesso dici.

Ciao,
L.

Steven11
Sono d'accordo, trovo l'idea della rivista proprio un sintomo di questo "correre dietro" agli studenti abbassando via via gli standard scolastici fino a livelli ridicoli

Riflettendo su quanto scrivi, non posso fare a meno di pensare al risentimento che a volte provo verso i professori.
Un risentimento anomalo, non dettato dai troppi compiti a casa, brutti voti o altre idiozie: ciò che non gli perdono è che stanno cedendo potere agli studenti, e ciò che è peggio agli studienti che descrive Cozza Taddeo.
Mi capita di vedere cose dell'altro mondo, ragazzi che tengono in scacco l'insegnante che alla fine cede.
Compiti in classe spostati o annullati perchè il professore si rende conto che 17 persone su 20 non si presenteranno quel giorno (è accaduto, credetemi).
Ditemi se è normale: noi non facciamo gli scritti di fisica.
Motivo? Sarebbe un disastro.
Conseguenza? Gente ha 7 o 8 in pagella pur non sapendo dove mettere le mani dinnanzi a un problema.
E dire che sto in un liceo.
Tremo a pensare a come sono trattati i professori negli istituti tecnici o professionali.
Non dico che dobbiamo tornare alla bacchettate sui palmi o i ****tti in testa, ma più rigore non basterebbe, fosse solo per preservare i diritti di chi vuol fare.
Saluti, Stefano

david_e1
Sono d'accordo, trovo l'idea della rivista proprio un sintomo di questo "correre dietro" agli studenti abbassando via via gli standard scolastici fino a livelli ridicoli. E' successo in America e stà succedendo ora in Italia... A tutti i livelli scolastici.

Penso, comunque, che non deve essere possibile che un bambino finisca le scuole elementari senza saper leggere e scrivere e fare un minimo di conto (le frazioni!). A costo di eliminare o ridurre qualunque altra materia (a che prò studiare informatica e inglese se poi uno non sà leggere con sicurezza?!?) (e i bambini Italiani di oggi non sanno leggere con sicurezza dopo i 5 anni di elementari!).

cozzataddeo
"david_e":
E' incredibile che per far studiare le frazioni a ragazze di 12-13-14 anni si debba arrivare a tanto...

Il punto, secondo me, sta proprio in quel "far studiare", spesso a tutti i costi. L' espressione stessa "far studiare" è un non-senso: lo studio comporta dedizione, passione e sacrificio, è in tutto e per tutto una forma d'amore. Pretendere che qualcuno studi qualcosa è come cercare di far innamorare due persone: impresa tanto improba quanto, il più delle volte, inopportuna.
Alla radice dello studio dev'esserci un atto di volontà. Quest'atto avrà, a seconda dell'età, motivazioni differenti: un bambino delle elementari fa i compiti a casa e ripassa la lezione perché vuole compiacere la mamma o la maestra, perché vuole fare meglio degli altri o semplicemente perché ha paura della punizione a cui andrà in contro se non compirà il proprio dovere. Crescendo, dovrebbe svilupparsi un'attitudine allo studio in quanto risorsa per il proprio sviluppo morale e culturale innanzitutto e poi (ma solo secondariamente!!!) come strumento per acquisire competenze per una futura collocazione nel mondo del lavoro.
Se questo atto di volontà manca lo studio non esiste. Sempre più spesso, ed è questo l'aspetto triste della cosa, all'insegnante spetta il compito arduo di far scattare la molla per quest'atto di volontà, e la spiegazione dei contenuti della propria materia passa in secondo piano. Non credo in ogni caso che una rivista simil-patinata sia di grande aiuto per far apprendere le frazioni a delle ragazzine interessate più al bullo di turno della scuola che al proprio cervello. E sinceramente non credo ne valga nemmeno la pena.
La scuola pubblica accessibile a tutti è forse la più grande conquista sociale dopo l'abolizione della schiavitù c'è gente che ha lottato ed è morta per la diffusione sistematica della cultura. Se un ragzzo non riesce a sfuttare questo strumento importantissimo sono fatti suoi. Per me può restare ignorante come una capra, in fin dei conti è un suo diritto, l'importante è che la scuola non abbassi continuamente il suo livello per venire incontro alle (false) esigenze di chi pretende di ottenere un diploma senza fare fatica.

antrope
Beh è un inevitabile effetto a catena.. Alla fine questi ragazzi di 12-13-14 anni avranno anche dei genitori che forse non sanno fornirgli certi valori che invece dovrebbero percepire, ma ormai la situazione è talmente radicata che ci sono due casi:

- o i genitori sono cosi e quindi gli forniscono un educazione sbagliata e i figli diventano il loro specchio;
- o i genitori sono diciamo "di media fascia" ma la loro influenza non riesce a superare quella del mondo che gli gira attorno;

Poi ci sono gli altri casi ma sarebbe una discussione troppo prolissa..

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