Liberalizzazione degli accessi all'università

simfanc
Ero tentato di inserire questo intervento nella sezione "leggiti questo", ma forse, trattandosi di un argomento di interesse generale, la giusta collocazione è in questa sezione.

Sono riuscito a reperire nella rete alcuni documenti riguardanti l'evoluzione storica dei requisiti per l'accesso all'Università. Come tutti sanni da tempo per iscriversi all'Università è richiesto il possesso di un qualunque diploma di istruzione secondaria superiore di durata quinquennale.
Non è sempre stato così. Fino al 1961 era infatti in vigore il R.D. 1592 del 1933 che stabiliva (Art. 143) che:

- i diplomati al liceo classico potessero accedere a tutte le facoltà universitarie;

- i diplomati del liceo scientifico potessero accedere a tutte le facoltà escluse giurisprudenza e lettere e filosofia;

- i possessori di maturità artistica potessero iscriversi alla facoltà di architettura;

- i diplomati dell'istituto agrario abilitati alla professione potessero iscriversi alla facoltà di agraria previo superamento di un esame di cultura generale;

- i diplomati negli istituti tecnici agrari, commerciali, nautici, industriali e per geometri potessero iscriversi alla facoltà di economia.

I diplomati dell'istituto magistrale potevano iscriversi all'istituto Superiore di Magistero, dove erano attivi i corsi di materie letterarie, filosofia e pedagogia e vigilanza scolastica (art. 213)

Il testo completo del Regio Decreto:

http://www.edscuola.it/archivio/norme/d ... 592_33.pdf

Nel 1961 venne emanata la legge n. 685 che riduceva questi vincoli, senza arrivare ad una completa liberalizzazione.

http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1 ... 36994.html

Ho reperito nella rete il resoconto stenografico del dibattito parlamentare (in commissione) che ha preceduto l'approvazione della suddetta legge:

http://legislature.camera.it/_dati/leg0 ... om=95,0,70

Ve ne propongo la lettura.

Risposte
simfanc
"GIBI":
"Si chiama selezione di classe. Basta non guardare la realtà con gli occhiali sbagliati e si capiscono molte cose."

Appunto, "basta non guardare con gli occhi sbagliati". Quella sopra elencata era la riforma Gentile che aveva una logica precisa: efficienza e meritocrazia (due qualità ora rigorosamente bandite).
Queste erano le linee guida del "cattivone" Gentile. In estrema sintesi lo scopo era di non creare "bamboccioni" e vendere illusioni; uno, in base alla qualità, veniva indirizzato fin da piccolo sulla strada da percorrere evitando (per quanto possibile) di creare 30enni disadattati come accade oggi.
Ovviamente i ricchi avevano più vita facile dei poveri, questo succede anche ora, ma chi valeva poteva fare carriera forse meglio allora che oggi.


Il problema è ben diverso, perchè in quei tempi tutte le scuole erano meritocratiche, nel senso che si bocciava senza porsi troppi problemi anche negli istituti tecnici, all'avviamento professionale e persino nella scuola elementare.
Io non nego che vi siano delle differenze fra una scuola e l'altra e sono il primo a dire che, in linea di massima, un liceo prepara per l'Università meglio di un tecnico o di un professionale. Diffido però di coloro che ritengono che sia giusto che chi non è portato per gli studi sia indirizzato precocemente ad una professione e però mandano i propri figli al classico anche quando non sono adatti per quel tipo di scuola.

Riguardo alla riforma Gentile, essa presentava principalmente due prunti di criticità:

1) ritenere che per una classe dirigente fosse sufficiente un'ottima cultura umanistica e che si potesse trascurare la cultura scientifica (che secondo Gentile non era nemmeno cultura in senso pieno). Questa visione ci ha regalato una classe politica piena di incapaci parolai, bravi solo a parlare ma privi della capacità di inquadrare i problemi nella loro globalità e di saperli risolvere);

2) non ha senso parlare di meritocrazia se non c'è parità nel diritto all'accesso. Era ridicolo invocare un potere selettivo della scuola, quando poi l'istruzione liceale era preclusa in partenza ad una serie di studenti, potenzialmente meritevoli, a causa delle loro ristrette condizioni economiche.
A quel punto la scuola cessa di essere meritocratica (come vorrebbe essere nelle sue intenzioni) e diventa solo uno strumento per riprodurre le gerarchie sociali esistenti.
Mio padre era bravissimo a scuola, ma dovette frequentare l'avviamento professionale perchè allora in paese non era attivo un corso di scuola media e mio nonno non aveva le risorse economiche per mandarlo a studiare fuori. Alle superiori potè iscriversi all'istituto tecnico agrario, ma solo previo il superamento di un esame di ammissione. Con le norme vigenti allora gli era però preclusa l'iscrizione ad un liceo.

Mia madre, di qualche anno più giovane, potè frequentare le scuole medie perchè al periodo tale corso di studi era stato appena attivato in paese. Il Comune forniva già allora sussidi agli studenti appartenenti a famiglie con basso reddito. Quando mia nonna presentò la relativa domanda le venne detto che la sua richiesta sarebbe stata respinta dato che, se aveva i soldi per mandare i figli alla scuola media evidentemente non aveva bisogno di aiuti economici. In realtà mio nonno faceva il contadino e mia nonna era casalinga. Non erano assolutamente più ricchi di altre famiglie che, avendo mandato i figli all'avviamento, poterono fruire del sussidio. Mia madre continuò gli studi e si diplomò all'istituto magistriale, grazie ai sacrifici dei miei nonni. Ma la maggior parte dei suoi coetanei conclusero gli studi molto prima. E fra costoro vi erano sicuramente molti ragazzi che avrebbero potuto frequentare con successo anche il liceo classico. Non furono esclusi da questi studi da una selezione, ma semplicemente da sbarramenti di altra natura.

Gisy1
"enomis":


- i diplomati del liceo scientifico potessero accedere a tutte le facoltà escluse giurisprudenza e lettere e filosofia;



Io ho fatto lo scientifico, mi sono laureata in Lettere col massimo dei voti e ora insegno italiano storia e geografia con soddisfazione.
Non mi sento una persona anormale o fuori dalla media, semplicemente credo che si possa scoprire la propria strada anche dopo i 16 anni (età limite secondo me per cambiare da un liceo all'altro) e poi coltivarla, magari con uno sforzo iniziale maggiore, negli anni dell'università. Inoltre reputo il liceo scientifico una scuola validissima, tornando indietro lo rifarei e il greco... lo studierei privatamente.

Fioravante Patrone1
"GIBI":
la riforma Gentile che aveva una logica precisa: efficienza e meritocrazia (due qualità ora rigorosamente bandite)
Pur se in quello che hai detto nel tuo post vi sono elementi interessanti di riflessione, sulla parte citata ti consiglio di fare un salto dall'oculista, laudator temporis acti...

GIBI1
"Si chiama selezione di classe. Basta non guardare la realtà con gli occhiali sbagliati e si capiscono molte cose."

Appunto, "basta non guardare con gli occhi sbagliati". Quella sopra elencata era la riforma Gentile che aveva una logica precisa: efficienza e meritocrazia (due qualità ora rigorosamente bandite).
Queste erano le linee guida del "cattivone" Gentile. In estrema sintesi lo scopo era di non creare "bamboccioni" e vendere illusioni; uno, in base alla qualità, veniva indirizzato fin da piccolo sulla strada da percorrere evitando (per quanto possibile) di creare 30enni disadattati come accade oggi.
Ovviamente i ricchi avevano più vita facile dei poveri, questo succede anche ora, ma chi valeva poteva fare carriera forse meglio allora che oggi.

Cmax1
"Alina8":
Non riesco a capire perché lo studende dello scientifico, che dà una preparazione molto più ampia del classico, abbia una scelta limitata invece del classico.

Ci sono diversi motivi, al di là del fatto la presunta maggiore ampiezza della preparazione dello scientifico è un'opinione poco diffusa (e che non condivido, ma provengo dal classico, e questo non mi rende un testimone imparziale), tenendo anche conto della riduzione del gap di matematica del classico (dove si studia ora anche introduzione al calcolo differenziale). La selezione di classe è già stata citata. L'influenza crociana e gentiliana è stata accennata. In quest'ultima rientra una considerazione che non trovo infondata, anche se non credo né Croce né Gentile l'avrebbero espressa in questo modo:
Il latino ed il greco sono materie più alla portata di studenti liceali, che possono quindi affrontarle con metodi e profondità che non sono poi tremendamente distanti dal livello universitario, anche se questa distanza comunque esiste. Non è così per la matematica, e meno che mai per la fisica (non so dire per le altre scienze di base), di cui al livello liceale si acquisisce un'idea abbastanza vaga, spesso per niente rappresentativa delle difficoltà da affrontare a livello universitario. Sotto questo aspetto, il liceo classico è più efficace come scuola preparatoria nell'ambito istituzionale (poi le lingue classiche venivano considerate come essenziali allo sviluppo delle capacità retoriche essenziali alla giurisprudenza, ma questa è un'altra discutibile storia). Ovviamente questo punto di vista ha un inconveniente: la sua estensione implica che anche l'istituto tecnico ha un'efficacia preparatoria (sempre nel suo ambito istituzionale) maggiore del liceo scientifico. Non conosco a sufficienza le scuole tecniche per sostenere questa affermazione, ma nella mia limitata esperienza, la mortalità universitaria del primo anno di Fisica colpì nello stesso modo gli studenti di varia provenienza (classico, scientifico, tecnico).

Rggb1
"enomis":
Tuttavia io non credo che nei fatti tutte le scuole siano equivalenti ai fini della preparazione per l'Università.

Sicuramente no, ma meglio così che come prevedono le riforme in corso (e in preparazione), che secondo me tentano di reintrodurre un classismo della più bell'acqua.
Con ciò non voglio dire che debbano essere introdotti dei paletti, perchè comunque sarà la stessa università ad operare una selezione fisiologica.

E così purtroppo non dovrebbe essere, o almeno non come avviene: ovvero che gli studenti non completano gli studi ed abbandonano l'università. Questa dovrebbe fare salti ribaltati per far sì che uno studente rimanga tale fino al conseguimento del titolo, e ovviamente non intendo di dargli una laurea anche se non se la merita, ma di offrirgli la possibilità - reale - di colmare le lacune, aiutarlo negli studi e dargli dieci tutor se ne ha bisogno, e se ha intrapreso la strada sbagliata di cambiare corso, facoltà, sede, insegnanti, fare percorsi diversi. Magari voleva fare l'ingegnere spaziale, e non sapeva che la sua scuola ideale era il DAMS (ok, forse ho esagerato :-D ).

Io credo (sono illuso?) che la quasi totalità delle persone sia in grado di laurearsi o di arrivare ad un livello di studi equivalente, e che sicuramente la società, o per non esagerare il nostro paese, sarebbe migliore con più laureati o perlomeno con più persone che hanno studiato.

Ma sono un po' démodé: la tendenza è, oggi, di arrivare ad avere qualcosa di "spendibile" sul mercato del lavoro (terribile ossimoro), e se non ci arrivi sono cavoli tuoi.

vict85
"Alina8":
Non riesco a capire perché lo studende dello scientifico, che dà una preparazione molto più ampia del classico, abbia una scelta limitata invece del classico.


Perché quelli che hanno fatto la legge consideravano il classico l'unico vero liceo. Lo scientifico era una cosa nuova, che ti aggiungeva un po' di materie scientifiche nel caso fossi troppo pigro per studiare greco... :-D Ma d'altra parte secondo loro ci sono settori umani che delle scienze non se ne fanno nulla... Purtroppo penso che ci siano ancora politici educati in questo modo :roll: .

simfanc
"Alina8":
[quote="enomis"]

- i diplomati al liceo classico potessero accedere a tutte le facoltà universitarie;

- i diplomati del liceo scientifico potessero accedere a tutte le facoltà escluse giurisprudenza e lettere e filosofia;


Non riesco a capire perché lo studende dello scientifico, che dà una preparazione molto più ampia del classico, abbia una scelta limitata invece del classico.[/quote]

Le preclusioni più assurde erano quella che impedivano ai diplomati dello scientifico di iscriversi in giurisprudenza o ai periti industriali di iscriversi alla facolatà di scienze MM FF NN, mentre gli era permesso di iscriversi a economia.

Il motivo era quello di mantenere una scuola classista, funzionale ad una classe dirigente autoreferenziale.

Detto ciò comunque va fatta qualche precisazione. Come giustamente osservava uno dei deputati intervenuti nel dibattito alla Camera del 1961 di cui ho riportato il link al resoconto stenografico, il classico di per sé non era una scuola classista. Lo diventava quando nei fatti la sua frequenza era preclusa, da ragioni economiche, ai figli della povera gente. Ma questo era un problema della società e non della scuola in sé.

Comunque tutti questi sbarramenti erano ovviamente anacronistici già nel dopoguerra ed è per questo che nel 1968 si arrivò alla liberalizzazione degli accessi. Tuttavia io non credo che nei fatti tutte le scuole siano equivalenti ai fini della preparazione per l'Università. Con ciò non voglio dire che debbano essere introdotti dei paletti, perchè comunque sarà la stessa università ad operare una selezione fisiologica. Tuttavia diciamo chiaramente che un diplomato in un IPSIA a indirizzo meccanico avrebbe difficoltà enormi a studiare filosofia e un diplomato dell'alberghiero troverebbe assai difficoltosa la frequenza di ingegneria. Non voglio ovviamente dedurre regole generali, dato che esistono pessimi studenti liceali ed eccellenti studenti degli istituti tecnici e professionali, che sono in grado di sopperire autonomamente alle lacune dovute al percorso di studi seguito, tuttavia a livello di studente medio le cose stanno così.

Fioravante Patrone1
"Alina8":
[quote="enomis"]

- i diplomati al liceo classico potessero accedere a tutte le facoltà universitarie;

- i diplomati del liceo scientifico potessero accedere a tutte le facoltà escluse giurisprudenza e lettere e filosofia;


Non riesco a capire perché lo studende dello scientifico, che dà una preparazione molto più ampia del classico, abbia una scelta limitata invece del classico.[/quote]
Si chiama selezione di classe. Basta non guardare la realtà con gli occhiali sbagliati e si capiscono molte cose.
C'era anche, alla fine delle elementari, l'esame per accedere alle medie. Sennò ti facevi l'avviamento. In modo da tagliare le gambe il più presto possibile ai figli dei poveracci. Quanto più possibile.

Del resto mia cara di che si stupisce
anche l'operaio vuole il figlio dottore
e pensi che ambiente che può venir fuori
non c'è più morale, Contessa.

Gatto891
Non mi intrometto per ciò che riguarda le facoltà letterarie, che non conosco.

Ma per quel che riguarda le facoltà scientifiche, secondo me non si dovrebbero precludere a nessuno... tanto più che spesso si ricomincia tutto quasi da zero, e imho conta molto di più la voglia di fare che la preparazione passata (salvo casi eccezionali).

Steven11
"Alina8":

Non riesco a capire perché lo studende dello scientifico, che dà una preparazione molto più ampia del classico, abbia una scelta limitata invece del classico.

Evidentemente non in prospettiva di studi letterari, e questo è senz'altro vero.
Un po' meno scontato è impedire effettivamente l'immatricolazione.

Se non sbaglio di questa regola passata se ne parlò una volta al liceo durante l'ora di religione.
Non vorrei sbagliare, ma il mio insegnante diceva appunto che una maturità scientifica, a suo avviso giustamente, non consentiva l'accesso alla facoltà di lettere per via dell'assenza di una preparazione di lingua e letteratura greca antica.

Lorin1
Si sono d'accordo

Alina81
"enomis":


- i diplomati al liceo classico potessero accedere a tutte le facoltà universitarie;

- i diplomati del liceo scientifico potessero accedere a tutte le facoltà escluse giurisprudenza e lettere e filosofia;


Non riesco a capire perché lo studende dello scientifico, che dà una preparazione molto più ampia del classico, abbia una scelta limitata invece del classico.

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