Le università italiane dovrebbero parlare di internship?
Veniamoci un po' incontro. Non mi riferisco a quei pochissimi atenei di nicchia e molto finalizzati al lavoro, bensì a tutte le università italiane. Altro punto cruciale: con internship non intendo uno stage o tirocinio malamente pagato in una compagnia italiana poco famosa, dove i tirocinanti percepiscono disagio e lo sentono solo come una tappa per entrare nel lavoro, bensì parlo di multinazionali competitive che offrono salari competitivi e che mostrano come si lavora in una compagnia che tira l'economia.
Secondo voi in Italia se ne dovrebbe parlare di più?
Io mi sono laureato alla Sapienza nel 2018 e in quei 5 anni non avevo mai sentito parlare di internship, ed in generale avevo pregiudizi leggermente negativi sul lavoro, probabilmente per colpa della realtà locale...
Poi sono andato in UK per il dottorato e mi sono accorto che qua molti fanno la prima internship a 19 anni e verosimilmente una all'anno fino ai 22 anni. Quindi al momento della laurea hanno lavorato in diverse compagnie, e quando uno studente è più bravo della media si tratta di compagnie dal nome noto a tutti che pagano gli intern almeno 3k lordi al mese (capita pure che paghino il doppio, ma son punte di diamante).
Se da un lato questo stile formativo può alimentare disinteresse precoce verso le materie teoretiche, nonché rovinare le estati, poi dà vantaggi notevoli quando arriva il momento di entrare permanentemente nel mondo del lavoro. Non vi sembra un aspetto che andrebbe approfondito già dai 18 anni?
Secondo voi in Italia se ne dovrebbe parlare di più?
Io mi sono laureato alla Sapienza nel 2018 e in quei 5 anni non avevo mai sentito parlare di internship, ed in generale avevo pregiudizi leggermente negativi sul lavoro, probabilmente per colpa della realtà locale...
Poi sono andato in UK per il dottorato e mi sono accorto che qua molti fanno la prima internship a 19 anni e verosimilmente una all'anno fino ai 22 anni. Quindi al momento della laurea hanno lavorato in diverse compagnie, e quando uno studente è più bravo della media si tratta di compagnie dal nome noto a tutti che pagano gli intern almeno 3k lordi al mese (capita pure che paghino il doppio, ma son punte di diamante).
Se da un lato questo stile formativo può alimentare disinteresse precoce verso le materie teoretiche, nonché rovinare le estati, poi dà vantaggi notevoli quando arriva il momento di entrare permanentemente nel mondo del lavoro. Non vi sembra un aspetto che andrebbe approfondito già dai 18 anni?
Risposte
"xXStephXx":
Io non ho (ancora) esperienza a riguardo, ma non sono convinto che il lavoro lo vivrò come un peso. Si vedrà.
Te lo auguro davvero, ma il rischio esiste perchè moltissimi lavori sono pensati per essere svolti da automi, non da persone senzienti.
"xXStephXx":
Negli standard accademici il balance funziona che se non c'è il risultato si lavora fino a farlo venir fuori!
Questo è vero, ma funziona anche che se domani mi sveglio e mi va di stare in pigiama a guardare netflix tutto il giorno lo faccio, e non devo spiegarlo a nessuno. Questo è un privilegio che non esiste praticamente da nessun'altra parte. Il bilanciamento globale è la variabile più soggettiva che esista, ma io ho sentito pochi accademici con un posto a tempo indeterminato che si lamentassero del troppo lavoro.
E' tutta salute. Se poco poco vanno bene ricevono l'offerta per quando finiscono gli studi.
Io non ho (ancora) esperienza a riguardo, ma non sono convinto che il lavoro lo vivrò come un peso. Si vedrà.
Di sicuro finora ho sempre trovato un po' strani quelli che parlano di work-life balance in base agli orari in cui si sta in ufficio, come se ritagliare mezz'ora al mattino e/o mezz'ora alla sera fosse l'elemento chiave di una vita serena. Negli standard accademici il balance funziona che se non c'è il risultato si lavora fino a farlo venir fuori!
Io non ho (ancora) esperienza a riguardo, ma non sono convinto che il lavoro lo vivrò come un peso. Si vedrà.
Di sicuro finora ho sempre trovato un po' strani quelli che parlano di work-life balance in base agli orari in cui si sta in ufficio, come se ritagliare mezz'ora al mattino e/o mezz'ora alla sera fosse l'elemento chiave di una vita serena. Negli standard accademici il balance funziona che se non c'è il risultato si lavora fino a farlo venir fuori!
"xXStephXx":Intende che sono liberi perché lavorano, ovviamente.
nel Regno Unito danno gli esami solo scritti a fine maggio e poi son liberi.
Nel mio caso se mi avessero parlato di lavoro a 20 anni avrei risposto "Ma che me frega!"
Però è chiaro... non lavorava nessuno e semplicemente non era parte della mia cultura a quell'età. Per questo chiedevo se le università ne dovessero parlare.
Chi si informa da sé già lo fa. Al limite l'ostacolo maggiore potrebbe essere il fatto che la sessione estiva è lunghissima e quindi bisogna levar di torno qualche esame con più solerzia. Mentre nel Regno Unito danno gli esami solo scritti a fine maggio e poi son liberi.

Però è chiaro... non lavorava nessuno e semplicemente non era parte della mia cultura a quell'età. Per questo chiedevo se le università ne dovessero parlare.
Chi si informa da sé già lo fa. Al limite l'ostacolo maggiore potrebbe essere il fatto che la sessione estiva è lunghissima e quindi bisogna levar di torno qualche esame con più solerzia. Mentre nel Regno Unito danno gli esami solo scritti a fine maggio e poi son liberi.
"xXStephXx":
Non lo so se possono coesistere. Io penso di sì perché basterebbe sponsorizzare le opportunità e parlare della loro importanza. Chi le conosce applica anche dall'Italia.
Mmm... la faccenda non è così semplice, credo che alla base della questione ci sia una concezione del rapporto tra studio e lavoro radicalmente diversa tra Italia e UK.
Non lo so se possono coesistere. Io penso di sì perché basterebbe sponsorizzare le opportunità e parlare della loro importanza. Chi le conosce applica anche dall'Italia.
@Steph
[ot]
Nel senso che "il lavoro nuoce gravemente alla salute"?
[/ot]
Caro Steph, siam sempre lì: vuoi che le Università siano più orientate al lavoro (al mercato, all'applicazione, ecc.) come fanno da sempre gli Anglosassoni o vuoi che "formino" (aggiungete voi il significato di questa parola) ?
Son due visioni decisamente diverse, possono coesistere bene? Boh! IMHO
Cordialmente, Alex
[ot]
"xXStephXx":
... ed in generale avevo pregiudizi leggermente negativi sul lavoro, ...
Nel senso che "il lavoro nuoce gravemente alla salute"?

Caro Steph, siam sempre lì: vuoi che le Università siano più orientate al lavoro (al mercato, all'applicazione, ecc.) come fanno da sempre gli Anglosassoni o vuoi che "formino" (aggiungete voi il significato di questa parola) ?
Son due visioni decisamente diverse, possono coesistere bene? Boh! IMHO
Cordialmente, Alex