La filosofia come disciplina caratterizzante i Licei
Da decenni è opinione di molti italiani che il latino non debba essere insegnato in un liceo scientifico. Nel corso degli anni sono stati attivati diversi percorsi sperimentali (uno su tutti il progetto Brocca) che proponevano un liceo scientifico senza lingue morte, per vederlo istituzionalizzato solo con la riforma (per quasi tutti gli aspetti orribile) Gelmini nel Liceo Scientifico – opzione Scienze Applicate. L'avessero mai fatto: orde di insegnanti, umanisti e gente comune si è scagliata contro tale ignobile scelta, in nome di un Liceo che può essere tale solo grazie al latino. Esso, si dice, sviluppa la capacità di ragionamento e la logica, al pari (o quasi) della matematica e delle scienze. Se così fosse, allora forse in un liceo scientifico sarebbe meglio potenziare le scienze, in modo da dare maggiore caratterizzazione all'indirizzo. Ma non è contro questa tesi che voglio andare. Si dice, ancora, che il latino sia fondamentale per conoscere l'etimologia delle parole italiane ed europee (europee? Al massimo romanze...); ma è davvero necessario un intero impianto grammaticale e di traduzione per conoscere l'origine della parola “fisica”? Oh, scusatemi... fisica deriva dal greco! Beh, allora parliamo di “algebra”: oh, di nuovo, scusatemi, deriva dall'arabo! Perché mai la derivazione di queste parole non dovrebbe avere la stessa importanza di quelle di origine latina? Perché questo non giustifica lo studio della grammatica e letteratura greche e arabe nel liceo scientifico? La somiglianza delle lingue romanze, poi, non giustifica, a mio parere, lo studio del latino; sarebbe molto più produttivo, da un punto di vista etimologico, studiare il protoindoeuropeo, la protolingua da cui derivano l'indiano, il greco, il latino, il protogermanico (da cui deriva anche l'inglese) e le lingue serbe: un bel gruppo, al confronto delle sole lingue romanze! A mio parere, non è il latino a caratterizzare i licei, che risulta essere soltanto un retaggio del passato.
Ciò che dovrebbe distingue un liceo, sia esso scientifico o no, da un istituto tecnico o professionale è, secondo me, la capacità degli studenti in uscita di saper argomentare una propria posizione, portando ad essa sia riferimenti bibliografici che di ragionamento; ma, cosa ancora più importante, l'elasticità mentale per poter cambiare idea davanti all'evidenza dei fatti o delle argomentazioni. Queste capacità non vengono fornite dalle lingue o dalla letteratura, e neanche dalle scienze per come possono essere, per motivi di tempo e maturità degli studenti, insegnate nei licei. Queste discipline (arti e storia, lingue, scienze, nelle misure appropriate ad ogni indirizzo) forniscono gli elementi basilari necessari ai discenti per comprendere il mondo che li circonda, sia questo fisico, formale o umano e, cosa ancora più importante per il percorso liceale, fornisce anche quegli strumenti indispensabili per scegliere con giudizio la propria carriera universitaria, la quale segnerà il resto della vita dei liceali (anche se, diciamocelo, mancano totalmente le scienze sociali in quasi tutti gli indirizzi...). Ma allora quali discipline permettono l'acquisizione delle capacità di argomentazione, analisi e obiettività? Queste dovrebbero, si pensa, essere fornite dalle scienze. In un liceo, tuttavia, non vi sono né il tempo, né la maturità scientifica sufficiente per poter affrontare tali argomenti ad un simile livello, in quanto è già tanto se riesce a fornire un quadro almeno approssimativo delle attuali conoscenze scientifiche, cristallizzate nei manuali di khuniana memoria. La storia delle scienze permetterebbe sicuramente l'acquisizione di tali competenze, ma non vi è, col senno di poi, possibilità di inserirla nei quadri orari.
La nostra attenzione, dunque, ricade sulla filosofia. La scuola italiana ha fatto una scelta eccellente sull'insegnamento filosofico (e questo lo dobbiamo a Gentile, concediamoglielo), ovvero un insegnamento di tipo storiografico. Ciò consente di confrontarsi con singoli schemi di pensiero alla volta, i quali portano dei ragionamenti a proprio favore e, spesso, delle critiche argomentate nei confronti di altri sistemi filosofici. L'approccio storiografico, in particolare, consente allo studente di essere di volta in volta affascinato (e, magari, convinto) da un dato filosofo e, successivamente, vedere tale convinzione smontata dalle argomentazioni successive. Tale studio, dunque, porta diversi vantaggi: consapevolezza che la conoscenza umana ha subito evoluzioni e trasformazioni nel tempo; argomentazione e analisi critica di posizioni (filosofiche); elasticità mentale nel cambiare idea difronte alle prove.
Ecco, dunque, la disciplina che rende il Liceo tale: la storia della filosofia.
Ciò che dovrebbe distingue un liceo, sia esso scientifico o no, da un istituto tecnico o professionale è, secondo me, la capacità degli studenti in uscita di saper argomentare una propria posizione, portando ad essa sia riferimenti bibliografici che di ragionamento; ma, cosa ancora più importante, l'elasticità mentale per poter cambiare idea davanti all'evidenza dei fatti o delle argomentazioni. Queste capacità non vengono fornite dalle lingue o dalla letteratura, e neanche dalle scienze per come possono essere, per motivi di tempo e maturità degli studenti, insegnate nei licei. Queste discipline (arti e storia, lingue, scienze, nelle misure appropriate ad ogni indirizzo) forniscono gli elementi basilari necessari ai discenti per comprendere il mondo che li circonda, sia questo fisico, formale o umano e, cosa ancora più importante per il percorso liceale, fornisce anche quegli strumenti indispensabili per scegliere con giudizio la propria carriera universitaria, la quale segnerà il resto della vita dei liceali (anche se, diciamocelo, mancano totalmente le scienze sociali in quasi tutti gli indirizzi...). Ma allora quali discipline permettono l'acquisizione delle capacità di argomentazione, analisi e obiettività? Queste dovrebbero, si pensa, essere fornite dalle scienze. In un liceo, tuttavia, non vi sono né il tempo, né la maturità scientifica sufficiente per poter affrontare tali argomenti ad un simile livello, in quanto è già tanto se riesce a fornire un quadro almeno approssimativo delle attuali conoscenze scientifiche, cristallizzate nei manuali di khuniana memoria. La storia delle scienze permetterebbe sicuramente l'acquisizione di tali competenze, ma non vi è, col senno di poi, possibilità di inserirla nei quadri orari.
La nostra attenzione, dunque, ricade sulla filosofia. La scuola italiana ha fatto una scelta eccellente sull'insegnamento filosofico (e questo lo dobbiamo a Gentile, concediamoglielo), ovvero un insegnamento di tipo storiografico. Ciò consente di confrontarsi con singoli schemi di pensiero alla volta, i quali portano dei ragionamenti a proprio favore e, spesso, delle critiche argomentate nei confronti di altri sistemi filosofici. L'approccio storiografico, in particolare, consente allo studente di essere di volta in volta affascinato (e, magari, convinto) da un dato filosofo e, successivamente, vedere tale convinzione smontata dalle argomentazioni successive. Tale studio, dunque, porta diversi vantaggi: consapevolezza che la conoscenza umana ha subito evoluzioni e trasformazioni nel tempo; argomentazione e analisi critica di posizioni (filosofiche); elasticità mentale nel cambiare idea difronte alle prove.
Ecco, dunque, la disciplina che rende il Liceo tale: la storia della filosofia.
Risposte
"Ryukushi":
Tuttavia, io credo che lo studio della grammatica a livello teorico sia importante sin dall'inizio
Concordo, da subito dopo che si è imparato a leggere e scrivere.
Sicuramente la struttura grammaticale italiana, come proposta dai grammatici alle elementari e medie, certe volte porta al delirio (basti pensare all'incredibile quantità di complementi che esistono in italiano, mentre in francese ad esempio ne esistono solo due). Tuttavia, io credo che lo studio della grammatica a livello teorico sia importante sin dall'inizio. Sebbene fossimo piccoli, io ancora mi ricordo un sacco di cose studiate ai tempi, specialmente alle medie, che poi sono ritornate nello studio alle superiori del latino. Dunque secondo me ha una grande importanza a livello pedagogico e culturale.
Tutte le 4 componenti hanno la loro importanza. Una da sola non basta. Basta pensare allo IELTS, avere anche 9 di reading non implica affatto voti alti in writing e ancora meno in listening e speaking.
"vict85":
Rimane comunque il principio che il miglior modo per imparare l'italiano sia [...],leggere [...] l'italiano. In mancanza di ciò, il tuo italiano è e rimane molto carente, indipendentemente dalla grammatica che conosci.
E non necessariamente opere originariamente già in italiano. Anche le (buone) traduzioni vanno benissimo.
"gio73":
[quote="vict85"] Tra l'altro io trovo assurdo che si continui ad insegnare regole di grammatica e scrittura che non hanno corrispettivi orali, come qual è invece di qual'è (e le differenza tra gli articoli indeterminativi maschili e femminili).
Temo che la tua opinione non sia condivisa da chi si occupa di istruzione. La prova invalsi di italiano, nella parte di grammatica, poneva dei quesiti proprio di questo genere.
un'ipocrita
maschile o femminile? Da cosa lo deduci?[/quote]
So che non è condivisa in Italia, questo non significa che non sia vero. Non per nulla in Italia abbiamo risultati molto insoddisfacenti sulle altre lingue. Uno dei problemi è che tendiamo ad affrontare lo studio grammaticale troppo presto (nelle altre lingue intendo). Non sto dicendo che non vada insegnata, anzi, ma che non è l'unica componente della lingua che va raffinata. E neanche forse la più importante. La grammatica sta alla lingua, come la logica alla matematica, per certi versi. E vorrei far notare che non tutti i matematici fanno uno studio formale in logica, ma non per questo sono meno validi. Il fatto è che la logica viene naturale a persone che hanno imparato a ragionare in un certo modo, indipendentemente dal fatto che abbiano analizzato formalmente questa capacità.
Sulla domanda sinceramente la trovo ridicola. Anche se fosse indistinguibile sarebbe comunque possibile dedurlo dal contesto. Senza contare che il sesso della persona ipocrita è una informazione spesso non indispensabile (con la comunicazione internet ormai spesso non sai neanche quale sia il sesso della persona con cui stai parlando). In questa discussione non penso di aver espresso il mio sesso, ma non per questo hai capito meno le mie parole. Inoltre l'italiano è una lingua in cui spesso le parole hanno significati diversi e molto lontani. In fondo non mi sembra che tu abbia modo di capire, a priori, se “il re” è un monarca o una nota musicale, oppure se “una pizza” è il cibo oppure la bobina di pellicola dei film. E non mi sembra che nessuno proponga elisioni o l'uso di accenti per distinguerli (si noti comunque che, se non ricordo male, in dizione “il re” abbia pronunce diverse a seconda del significato*).
Senza considerare che, ai fini di una comunicazione efficiente, questo tipo di ‘vezzi’ non forniscono alcun vero vantaggio. Mentre non è raro trovare scritti in cui la punteggiatura sembra usata a caso.
Detto questo, qualche anno fa, mi è capitato di vedere un bignami di grammatica francese (fatto per francesi) e ho trovato che la loro impostazione, almeno in quel testo, fosse fatta meglio di quella che ho studiato in italiano. Era semplice, precisa e razionale. Non sono comunque l'unico a ritenere che la grammatica italiana non sia insegnata nel modo giusto.
* Il problema è che le persone che non studiano dizione non la conoscono, e penso potrebbero anche pronunciarle al contrario.
"gio73":
Veniamo all'inglese, hanno lo stesso significato it's e its?
Personalmente credo che la riflessione sulla lingua (se vuoi puoi chiamarla grammatica) sia irrinunciabile.
La lingua, la lingua madre di ciascuno sia essa il francese, lo spagnolo, il cinese..., è la prima che da fanciulli dobbiamo imparare e su cui dobbiamo riflettere (l'esercizio precedente comincia a essere proposto in 1° elementare), man mano aggiungeremo altre possibilità espressive.
La riflessione sulla lingua è importante una volta che tu hai una sufficiente manualità con la lingua stessa. Per fare un parallelismo tra il nostro modo di imparare le lingue e la matematica è come se per insegnare a contare a un bambino si pensasse necessario insegnare cos'è un anello o gli assiomi di Peano. Ma ovviamente, in matematica, tu prima impari a contare e poi ragioni sopra la struttura algebrica del numeri.
Sinceramente trovo che un vero e proprio studio ragionato della lingua italiana non possa avvenire prima delle medie se non addirittura nelle superiori. Prima non si è pronti a comprendere la componente evolutiva della lingua, e il fatto che anche la grammatica, come il resto della lingua, sia continuamente messa in discussione. Lo studio grammaticale precedente, comunque immancabile, dovrebbe essere invece più più intuitivo, ed essere servo della chiarezza espositiva. Cioè basare il discorso sul principio “questa regola serve ad evitare questa particolare ambiguità”. Bisogna comunque dire che le lingue naturali sono ambigue per natura, e non è sufficiente aggiungere grammatica per eliminarla.
Rimane comunque il principio che il miglior modo per imparare l'italiano sia ascoltare, parlare, leggere e scrivere l'italiano. In mancanza di ciò, il tuo italiano è e rimane molto carente, indipendentemente dalla grammatica che conosci.
P.S.: Vi è una profonda differenza tra la domanda dell'invalsi e la differenza tra it's e its (che comunque è presentata anche nei libri delle elementari per gli inglesi). La differenza consiste che it's è grammaticalmente un soggetto e un verbo, con il verbo eliso, mentre its è un aggettivo possessivo. Pertanto a parte la scrittura simile sono elementi molto diversi sotto ogni punto di vista, e il non distinguerli pregiudica sensibilmente la comprensione dell'intera frase. Al contrario la domanda italiana chiede la differenza tra due elementi che sono equivalenti sotto ogni punto di vista tranne il sesso della persona. Il non distinguerli pregiudica in modo spesso trascurabile la frase.
"gio73":
Personalmente credo che la riflessione sulla lingua (se vuoi puoi chiamarla grammatica) sia irrinunciabile.
La lingua, la lingua madre di ciascuno sia essa il francese, lo spagnolo, il cinese..., è la prima che da fanciulli dobbiamo imparare e su cui dobbiamo riflettere (l'esercizio precedente comincia a essere proposto in 1° elementare), man mano aggiungeremo altre possibilità espressive.
Io alle elementari ho passato pomeriggi interi a fare analisi grammaticale e logica. Du' palle grosse come una casa, ma è stato utilissimo.
"vict85":
Tra l'altro io trovo assurdo che si continui ad insegnare regole di grammatica e scrittura che non hanno corrispettivi orali, come qual è invece di qual'è (e le differenza tra gli articoli indeterminativi maschili e femminili).
Temo che la tua opinione non sia condivisa da chi si occupa di istruzione. La prova invalsi di italiano, nella parte di grammatica, poneva dei quesiti proprio di questo genere.
un'ipocrita
maschile o femminile? Da cosa lo deduci?
Veniamo all'inglese, hanno lo stesso significato it's e its?
Personalmente credo che la riflessione sulla lingua (se vuoi puoi chiamarla grammatica) sia irrinunciabile.
La lingua, la lingua madre di ciascuno sia essa il francese, lo spagnolo, il cinese..., è la prima che da fanciulli dobbiamo imparare e su cui dobbiamo riflettere (l'esercizio precedente comincia a essere proposto in 1° elementare), man mano aggiungeremo altre possibilità espressive.
"DeppeP":
latino sine flexione
Che ha avuto un così enorme successo che i ponti progettati dagli ingegneri così istruiti crollavano.



"vict85":
Riguardo invece alla lingua latina si dovrebbe anche dire che al tempo di Gentile il latino era più importante. D'altra parte lo stesso Peano, non molti anni prima, aveva proposto il latino sine flexione come lingua della scienza. Molta della scienza fino a penso il '700-'800 era in latino. Inoltre, fino a tempi recentissimi le messe erano celebrate il latino. Ad essere perciò rigorosi, al tempo di Gentile era ben più vivo e parlato il latino che l'italiano! In fondo è stato il fascismo ad insegnare l'italiano agli italiani. Quando si parla di latino si pensa solo agli scritti classici, ma molte cose di Gauss sono in latino. L'insegnamento del latino da parte di Gentile è quindi tutto sommato comprensibile. Ora lo è molto meno.
bella osservazione
Una lingua è prima di tutto un evento orale, e poi scritta. In italiano, per via della falsa credenza che ad ogni lettera corrisponda effettivamente un preciso suono (o meglio una particolare frequenza principale), la componente scritta ha il sopravvento — specialmente nella scuola. Ma questo andrebbe cambiato: una lingua si evolve, vive e muore nella bocca dei suoi parlanti. Noi non parliamo esattamente la stessa lingua che 10-20 anni fa, non ce ne accorgiamo ma è così. Quando noi leggiamo una frase sbagliata, a noi suona male. La grammatica esiste e vive anche nella lingua parlata. Noi la impariamo prima dai nostri genitori, amici, parenti ed insegnanti e poi la formalizziamo a scuola. Molte delle persone che hanno una buona grammatica, hanno parenti che usano una buona grammatica o meglio che parlano un buon italiano. Una persona che non sente l'italiano all'interno del suo mondo, lo parlerà e scriverà sempre male anche conoscendo tutte le regole a memoria. Tra l'altro io trovo assurdo che si continui ad insegnare regole di grammatica e scrittura che non hanno corrispettivi orali, come qual è invece di qual'è (e le differenza tra gli articoli indeterminativi maschili e femminili).
Bisogna comunque dire, che una delle ragioni dell'importanza della componente scritta rispetto a quella parlata è che ancora, in Italia, di veri parlanti-nativi Italiani ce ne sono percentualmente pochi. In fondo la lingua italiana è, e rimane, una lingua artificiale.
Riguardo invece alla lingua latina si dovrebbe anche dire che al tempo di Gentile il latino era più importante. D'altra parte lo stesso Peano, non molti anni prima, aveva proposto il latino sine flexione come lingua della scienza. Molta della scienza fino a penso il '700-'800 era in latino. Inoltre, fino a tempi recentissimi le messe erano celebrate il latino. Ad essere perciò rigorosi, al tempo di Gentile era ben più vivo e parlato il latino che l'italiano! In fondo è stato il fascismo ad insegnare l'italiano agli italiani. Quando si parla di latino si pensa solo agli scritti classici, ma molte cose di Gauss sono in latino. L'insegnamento del latino da parte di Gentile è quindi tutto sommato comprensibile. Ora lo è molto meno.
Per quanto riguarda il greco invece non è più usato da secoli, che io sappia.
Bisogna comunque dire, che una delle ragioni dell'importanza della componente scritta rispetto a quella parlata è che ancora, in Italia, di veri parlanti-nativi Italiani ce ne sono percentualmente pochi. In fondo la lingua italiana è, e rimane, una lingua artificiale.
Riguardo invece alla lingua latina si dovrebbe anche dire che al tempo di Gentile il latino era più importante. D'altra parte lo stesso Peano, non molti anni prima, aveva proposto il latino sine flexione come lingua della scienza. Molta della scienza fino a penso il '700-'800 era in latino. Inoltre, fino a tempi recentissimi le messe erano celebrate il latino. Ad essere perciò rigorosi, al tempo di Gentile era ben più vivo e parlato il latino che l'italiano! In fondo è stato il fascismo ad insegnare l'italiano agli italiani. Quando si parla di latino si pensa solo agli scritti classici, ma molte cose di Gauss sono in latino. L'insegnamento del latino da parte di Gentile è quindi tutto sommato comprensibile. Ora lo è molto meno.
Per quanto riguarda il greco invece non è più usato da secoli, che io sappia.
argh sono un po' stanco di discutere
!
comunque sono d'accordo con te sul fatto che in tante scuole la grammatica latina si possa sostituire con storia della letteratura classica e lettura dei testi!

comunque sono d'accordo con te sul fatto che in tante scuole la grammatica latina si possa sostituire con storia della letteratura classica e lettura dei testi!
"DeppeP":
senza la grammatica non faremmo così bene (ammesso che bene la si faccia) la letteratura, però.
le ore più belle e importanti dei corsi di greco e latino non sono nè quelle di grammatiche nè quelle di letteratura ma quelle di classico, per le quali entrambe sono propedeutiche!!
Basta leggere le opere in traduzione (tradotte da gente coi contro-coglioni che studiato Lettere Classiche all'Università), e fare decentemente grammatica italiana, come mi piacerebbe fosse fatto al biennio delle superiori.
Riassumo la mia visione: premesso che la letteratura classica va studiata alle superiori (anche ITI e professionali), non c'è bisogno di quella greca e latina nei licei diversi dal classico per studiarla, basta quella italiana ed ottime traduzioni.
le ore più belle e importanti dei corsi di greco e latino non sono nè quelle di grammatica nè quelle di letteratura (che poi è storia della letteratura) ma quelle di classico, per le quali entrambe sono propedeutiche!!
"DeppeP":
il latino ed il greco [...][sono] un caratterizzante etico, qui, mi pare sintomatico.
Tu confondi ciò che si trova scritto nella letteratura greca e latina con la lingua greca e latina.
Il latino e il greco, come lingue, non hanno alcuna caratterizzazione etica, esattamente come non la ha l'italiano, il francese, il giapponese, il mali, il persiano, l'inglese, il lappone...
Quello di cui tu parli si può ottenere leggendo i libri in traduzione, anche se rinnovo la mia posizione: non è certo alla lettura dei classici (ben che mai in lingua) che dobbiamo la resistenza. Il fatto che la resistenza si sia sviluppata da una parte o da un'altra, non mi pare effetto di qualche ablativo; supposto anche, per parlare, che tu abbia ragione sui contenuti, di sicuro non è stata la grammatica greca e latina a permetterlo.
@Vict85: condivido tutto ciò che hai detto.
"vict85":
La storia poi sembra stata scritta dai rinascimentali, con la loro idealizzazione del classico e la denigrazione dei medioevali. Sono 50 anni che il medioevo viene rivalutato e tutto ciò che arriva alla scuola dell'obbligo è la loro presunta ignoranza e violenza. I mondi romani e greci erano inoltre molto più marci di come ci erano descritti e i barbari molto meno barbari di quanto si presume.
Vorrei inoltre far presente che il nazionalismo è una invenzione francese, nata e sviluppata durante la rivoluzione francese. Prima il concetto di nazione non esisteva. Il concetto di Italia poi era molto diverso nelle bocche di Dante che nella nostra.
ottimo post vict, che condivido.
[size=50]_: rinascimentali inglesi ed illuministi francesi poi.[/size]
"giuliofis":
Di sicuro non lo ha fatto perché c'erano il latino e il greco. In Francia la filosofia nei licei non si studiava, invece in Italia c'è sempre stata ed è stata pure incentivata. Quale dei due paesi ha dato i natali al primo regime totalitario? Lo so che la tua era una battuta, ma era abbastanza brutta.
non era una battuta e non era brutta.
il fatto che un regime si sviluppi da una parte o da un'altra, mi pare una cazzata.
le comunità si 'ammalano' di tirannide. atene stessa ha avuto un pisistrato. e dopo tutto dimentichi napoleone..
è ovvio che il latino ed il greco non abbiano fatto la guerra di liberazione ma che siano un caratterizzante etico, qui, mi pare sintomatico.
e l'etica classica è individualista e democratica
meno banale è il fatto che un popolo si purghi dalla tirannide.
napoleone fu accompagnato a sant'elena dagli inglesi.
cesare è stato ammazzato da cassio e bruto, addirittura figlio suo, e a mussolini ci hanno pensato i partigiani.
a parte questo sono d'accordo con quanto hai detto della musica, sarebbe bello studiarla come studiamo la storia dell'arte
Se ci ragioniamo attentamente la nostra cultura si crede classica è una affermazione più appropriata.
Se guardiamo a fondo gli italiani famosi del mondo e riconosciuti ancora oggi appartengono a queste categorie:
Se guardiamo a fondo gli italiani famosi del mondo e riconosciuti ancora oggi appartengono a queste categorie:
- [*:273tvcob] Artisti (scrittori, poeti, musicisti, drammaturghi e pittori in particolare);[/*:m:273tvcob]
[*:273tvcob] Giuristi e politologi (e non solo del novecento);[/*:m:273tvcob]
[*:273tvcob] Scienziati.[/*:m:273tvcob][/list:u:273tvcob]
Ogni grande italiano del passato può essere visto in una di queste tra categorie. Non ho messo i filosofi apposta perché sono ben pochi i grandi filosofi italiani (per intenderci S.Agostino era un algerino) e praticamente nessuno è così importante da dover essere studiato per forza (Gentile per esempio non lo considererei un filosofo maggiore). I più grandi, esclusi quelli più recenti, sono per lo più teologi tra l'altro. Eppure nella nostra scuola si fa poco o nulla arte o musica, non si studia per nulla l'economia e la politica e la scienza si fa maluccio. Dove vedi tu la cultura italiana? Pensi che studiare cultura antiche, tra l'altro molto idealizzate, voglia dire studiare la cultura italiana? E quello che sta in mezzo dove lo metti? Gli influssi arabi e germanici (per non dire barbari) li vuoi nascondere sotto il materasso? E tutto ciò che ci è arrivato dalle Americhe, cibo in testa, lo vuoi cancellare tutto?
La storia poi sembra stata scritta dai rinascimentali, con la loro idealizzazione del classico e la denigrazione dei medioevali. Sono 50 anni che il medioevo viene rivalutato e tutto ciò che arriva alla scuola dell'obbligo è la loro presunta ignoranza e violenza. I mondi romani e greci erano inoltre molto più marci di come ci erano descritti e i barbari molto meno barbari di quanto si presume.
Vorrei inoltre far presente che il nazionalismo è una invenzione francese, nata e sviluppata durante la rivoluzione francese. Prima il concetto di nazione non esisteva. Il concetto di Italia poi era molto diverso nelle bocche di Dante che nella nostra.
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In sostanza non penso che la letteratura antica influenzi il nostro mondo più di quella francese e tedesca e imparare francese o tedesco sarebbe a quel punto ben più utile. Di per se non sono contro il fatto che uno voglia imparare greco o latino ma sinceramente non trovo che facciano parte delle conoscenze che una persona deve per forza avere. È qualcosa che dovrebbero fare solo le persone a cui interessa saperlo. Anche perché vorrei sapere quanti a 50 anni sanno davvero leggere e comprendere a pieno il greco o un testo in latino senza doversi ripassare le cose. Per finire trovo assurdo che si studi una lingua e che non si sappia neanche davvero leggerla ad alta voce.
"DeppeP":
non credo latino e greco vadano studiati in quanto esercizi di logica.
i classici hanno esplorato con enorme profondità etica e filosofia. la matrice del moderno 'scheletro' etico europeo è classica.
sono materie di enorme e tradizionale formazione umana e politica. pensa ad eschilo e sofocle! sono un sistema immunitario potente e necessario.
Esistono le traduzioni. Non è che per leggere Goethe, Tolstoj, Zola e Marquez bisogna sapere il tedesco, il russo, il francese e lo spagnolo.
i nazisti, cercando di imporre un polo etico e culturale diverso da quello mediterraneo, di proposito abbandonarono lo studio dei classici. molti testi vennero banditi.
Qui nessuno vuole abbandonare lo studio dei classici. Anzi, io propongo di incentivarlo, ponendo al biennio tre ore (almeno) di letteratura classica, sia latina che greca (ad oggi, Eschilo e Sofocle allo scientifico non vengono nemmeno nominati), in traduzione; abbinate, magari a due ore di lingua italiana, per imparare a scrivere decentemente.
Ripeto: in traduzione.
Cosa altro poteva proporre un regime nazionalista, in italia?
Mah, che so, l'Italia è stato anche uno dei più importanti centri per la musica. Ma, si sa, chissenefrega della Musica. Al liceo si deve insegnare il latino e la storia dell'arte e guai a proporre di toglierle, ma la musica e la coreutica no, non meritano di essere insegnate nei nostri licei. Dopotutto, non sapere chi ha scolpito il David è ignoranza, e non si può pensare ad un liceale che non sappia cosa ha scritto Cicerone. Ma immaginare un liceale che non sappia distinguere Bach da Mozart è ordinaria amministrazione.
e adesso, quale dei due paesi ha ospitato una guerra di liberazione (seconda per proporzioni solo a quella sovietica) partigiana e antifascista?
Di sicuro non lo ha fatto perché c'erano il latino e il greco. In Francia la filosofia nei licei non si studiava, invece in Italia c'è sempre stata ed è stata pure incentivata. Quale dei due paesi ha dato i natali al primo regime totalitario? Lo so che la tua era una battuta, ma era abbastanza brutta.
non credo latino e greco vadano studiati in quanto esercizi di logica.
i classici hanno esplorato con enorme profondità etica e filosofia. la matrice del moderno 'scheletro' etico europeo è classica.
sono materie di enorme e tradizionale formazione umana e politica. pensa ad eschilo e sofocle! sono un sistema immunitario potente e necessario.
una questione su cui riflettere:
i nazisti, cercando di imporre un polo etico e culturale diverso da quello mediterraneo, di proposito abbandonarono lo studio dei classici. molti testi vennero banditi.
i fascisti invece incoraggiarono (seppure drogandolo) lo studio del latino e del greco. è un fatto assai strano ma inevitabile, la nostra tradizione culturale (fatta la tara della componente cristiana) è classica. Cosa altro poteva proporre un regime nazionalista, in italia?
e adesso, quale dei due paesi ha ospitato una guerra di liberazione (seconda per proporzioni solo a quella sovietica) partigiana e antifascista?
i classici hanno esplorato con enorme profondità etica e filosofia. la matrice del moderno 'scheletro' etico europeo è classica.
sono materie di enorme e tradizionale formazione umana e politica. pensa ad eschilo e sofocle! sono un sistema immunitario potente e necessario.
una questione su cui riflettere:
i nazisti, cercando di imporre un polo etico e culturale diverso da quello mediterraneo, di proposito abbandonarono lo studio dei classici. molti testi vennero banditi.
i fascisti invece incoraggiarono (seppure drogandolo) lo studio del latino e del greco. è un fatto assai strano ma inevitabile, la nostra tradizione culturale (fatta la tara della componente cristiana) è classica. Cosa altro poteva proporre un regime nazionalista, in italia?
e adesso, quale dei due paesi ha ospitato una guerra di liberazione (seconda per proporzioni solo a quella sovietica) partigiana e antifascista?

Se leggi più sopra noterai che anche io odio questo nazionalismo italiano. Studiare Parini e non Goethe mi sembra alquanto assurdo.
Per il resto: non si sta parlando si cosa è più importante o no (allo scientifico è la matematica, ovvio, anche se andrebbe insegnata meglio), ma della disciplina che dovrebbe formare la mentalità del liceale. È anche ovvio che dipende dai professori, ma si sta parlando idealisticamente.
Comunque, è chiaro che il tutto c'era prima di Gentile, ma l'impianto attuale è in larghissima parte opera sua e rimaneggiamenti su questa.
Per il resto: non si sta parlando si cosa è più importante o no (allo scientifico è la matematica, ovvio, anche se andrebbe insegnata meglio), ma della disciplina che dovrebbe formare la mentalità del liceale. È anche ovvio che dipende dai professori, ma si sta parlando idealisticamente.
Comunque, è chiaro che il tutto c'era prima di Gentile, ma l'impianto attuale è in larghissima parte opera sua e rimaneggiamenti su questa.