Il pensiero di essere un idiota

Ermin1
Salve a tutti,
vi seguo da tanti, ma tanti anni, il vostro materiale mi è stato molto utile durante i primi anni di università.
Prima di esporre il mio problema mi presento : ho 27 anni, tra qualche mese (in estate) mi laureo in ingegneria (ramo dell'informazione, laurea magistrale), probabilmente con il massimo dei voti.

Sto iniziando a svolgere la tesi; più che altro sto leggendo tanti articoli che mi daranno modo di produrre qualcosa. In realtà avrei potuto effettuare una tesi in cui scrivevo "solo" codici, ma ero e sono interessato anche ad eventuali risultati teorici di ciò che faccio. Sempre se effettivamente avrò risultati, ma essendo una tesi dovrebbe essere "scontato" trovare qualcosa.

Vengo al dunque: il mio obiettivo, ma sto iniziando a chiamarlo sogno, è quello di far ricerca in ambito ingegneristico. Quindi vorrei proseguire con un dottorato. Ho sempre trovato interessanti tutte le materie strettamente correlate con il percorso di studi che ho scelto.

Bene. Ora il problema consiste nel fatto che, nel momento in cui leggo articoli di stampo scientifico, quelli molto tecnici soprattutto, non riesco a comprendere tutto ciò che viene espresso.
In questi articoli, ci sono dimostrazioni che non capisco, che fanno riferimento ad altri articoli (impossibile leggerli tutti) e a strumenti matematici che non ho mai affrontato durante il percorso di studi; oppure altri strumenti che semplicemente non ricordo. Non ho mai avuto la tendenza di imparare a memoria le cose, ma quando passano tanti anni da certi esami, se non si usano certi strumenti li si dimentica...

Ogni lettura che faccio mi fa sentire un completo ignorante, e lo sono sia chiaro, anche prima lo sapevo, ma più leggo più me ne rendo conto. Riesco soltanto a comprendere il succo di ciò che viene espresso negli articoli, un po' come se lo potessi spiegare a voce, ma appena si parla di "alta matematica" mi perdo.
A questo punto mi sto chiedendo: sono portato eventualmente a fare questo oppure sono destinato a lavorare come programmatore nelle industrie e a fare lavori "normali"? Non che mi faccia schifo, ma il mio interesse verte più sulla ricerca.

Onestamente vorrei ricevere risposte rincuoranti, cioè ci spero, perché in questo momento mi sento sfiduciato riguardo le mie capacità.

Ovviamente non cerco una diagnosi psicologica o altro, piuttosto vorrei capire da voi se è normale ciò che passo.

Grazie per aver letto, ogni risposta sarà apprezzata.

[Ho fatto anche qualche modifica al messaggio, grazie per averlo accettato]

Risposte
xXStephXx
Tutti abbiamo avuto la stessa sensazione.

Al limite si potrebbe valutare meglio la parte ricerca <-> dottorato. Purtroppo prima della laurea sembra essere l'unico sbocco per quel tipo di attività. Invece sarebbe opportuno dire che nelle aziende puoi fare lavori inerenti alla ricerca con uno stipendio più alto e con un precariato molto più corto.
Di contro, nell'università il precariato dura tanto e non è detto che si facciano cose più stimolanti. Tra i dottorati solo il 10% (o meno) rimane all'università fino alla pensione, anche se la statistica potrebbe essere rivalutata in positivo se si considerano pure le posizioni di solo teaching o quelle ottenute in Paesi lontani.
Può sembrare una considerazione fuori tema, ma di sicuro non conoscere l'esistenza di lavori di ricerca in azienda può frenare più delle capacità di comprendere concetti avanzati.

Ermin1
Grazie per le risposte, mi hanno risollevato.
"hydro":
Io ci ho messo 3 anni di dottorato prima di iniziare a capire quello che mi stava succedendo intorno.

Spero di fare anche io un percorso di dottorato, sperando di capirne qualcosa. :-D
"gabriella127":

Quando, molti anni fa, ho fatto la tesi, c'era ancora la quadriennale, quindi le tesi di laurea erano imponenti. Mi sono dovuta fermare a un certo punto, perché andando avanti nella letteratura non la capivo più. E per di più, gran parte di quella letteratura non la capivano nemmeno i professori.
Se si sfogliano le riviste bibliografiche, si rizzano i capelli in testa, per quanto poco si capisce di tanti argomenti (ammesso che si conosca l'esistenza dell'argomento...). Poi ormai c'è una tale specializzazione, che anche i professori capiscono solo una parte di quello che si scrive.
Quindi figurati se, al momento della laurea, si può pretende di capire tutto. Vedrai che andando avanti sarà sempre meglio, anzi sarà molto bello arrivare a capire cose che prima non si capivano.

Ma credo che la sensazione di ignoranza di fronte alla quantità di cose che esistono resti per tutta la vita.
Quindi quello che provi è del tutto normale.

Il fatto che per tutti, o almeno per la maggior parte delle persone, sia normale, mi solleva. Sono giorni che ho passato nel sentirmi inadatto in ciò che facevo.


"Shackle":
È normale leggere cose nuove e non capirle. Rileggile dopo un po’ di tempo, ti sembreranno più facili. Ci siamo passati tutti.
Due piccole cose ancora voglio dirti: primo , non pretendere troppo da te stesso; secondo, non essere così scoraggiato alla tua età.

Grazie mille, provo a mettere in atto i consigli. Cerco di non scoraggiarmi, dopo le parole di tutti voi mi sento molto meglio. Grazie.


"Martino":
Per curiosità, perché invece le cose che non capisci non ti entusiasmano? A me fanno spesso questo effetto.

Se fossero (troppo) facili da capire non varrebbe la pena scriverle.

Non puoi aspettarti di leggere e capire, in generale quello che succede è

1. Leggo
2. Non capisco
3. Passo ore su una pagina o addirittura una riga
4. Capisco quella riga
5. Ottengo una chiave di lettura
6. Giro pagina

Non ti sorprendere se impieghi giorni a capire una pagina. È normale, tutti i ricercatori ci sono passati.


In generale hai ragione, il mio problema non è tanto la questione dell'entusiasmo. A me piace pensare, ragionare, ricercare cose nuove, però nell'ultimo periodo, mi sono posto dei dubbi riguardo la mia inadeguatezza eventuale in ciò che mi piacerebbe fare "da grande".

Quando leggo qualcosa che non capisco, faccio come hai detto, ma nei casi degli articoli da leggere per far la tesi, ci sono oggetti matematici che richiederebbero uno studio che durerebbe un tempo più lungo (e di molto) rispetto ai tempi che i miei relatori (bravissimi con me) ed il professore si sono posti.
Insomma, non è una corsa contro il tempo, ma entro qualche mese devo consegnare qualche mio lavoro...
E quindi gli argomenti immensi che non capisco rimangono tali.
Ovviamente su altri argomenti che non conosco e che so di avere i mezzi per comprendere, so di dover pazientare... Posso dire che sia una delle cose principali che ho capito durante questo percorso.

Ad ogni modo grazie perché tutte le risposte mi stanno dicendo qualcosa che non pensavo e che mi fa piacere sentire. Posso ancora credere in questo. Provo a prendere maggiore fiducia. :D

Luca.Lussardi
Il bello della ricerca è proprio quello, 99% del tempo lo passo a non capire, ogni tanto capita quell'1% in cui capisco qualcosa, ma ti garantisco che basta l'1% per ricompensare tutta la fatica che fai.

hydro1
Io ci ho messo 3 anni di dottorato prima di iniziare a capire quello che mi stava succedendo intorno.

gabriella127
Quando, molti anni fa, ho fatto la tesi, c'era ancora la quadriennale, quindi le tesi di laurea erano imponenti. Mi sono dovuta fermare a un certo punto, perché andando avanti nella letteratura non la capivo più. E per di più, gran parte di quella letteratura non la capivano nemmeno i professori.
Se si sfogliano le riviste bibliografiche, si rizzano i capelli in testa, per quanto poco si capisce di tanti argomenti (ammesso che si conosca l'esistenza dell'argomento...). Poi ormai c'è una tale specializzazione, che anche i professori capiscono solo una parte di quello che si scrive.
Quindi figurati se, al momento della laurea, si può pretende di capire tutto. Vedrai che andando avanti sarà sempre meglio, anzi sarà molto bello arrivare a capire cose che prima non si capivano.

Ma credo che la sensazione di ignoranza di fronte alla quantità di cose che esistono resti per tutta la vita.
Quindi quello che provi è del tutto normale.

Shackle
È normale leggere cose nuove e non capirle. Rileggile dopo un po’ di tempo, ti sembreranno più facili. Ci siamo passati tutti.
Due piccole cose ancora voglio dirti: primo , non pretendere troppo da te stesso; secondo, non essere così scoraggiato alla tua età.

Martino
Per curiosità, perché invece le cose che non capisci non ti entusiasmano? A me fanno spesso questo effetto.

Se fossero (troppo) facili da capire non varrebbe la pena scriverle.

Non puoi aspettarti di leggere e capire, in generale quello che succede è

1. Leggo
2. Non capisco
3. Passo ore su una pagina o addirittura una riga
4. Capisco quella riga
5. Ottengo una chiave di lettura
6. Giro pagina

Non ti sorprendere se impieghi giorni a capire una pagina. È normale, tutti i ricercatori ci sono passati.

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