Il Limite...
di Cesare Pavel Borlenghi
Delimitare il volo del gabbiano
In gabbie dorate prive di venti
Quale evento stolto
Pu impedire la corsa
Della gazzella rincorsa
Dall'affamato leone?
Strozzare il rio alla foce
Per impedirgli l'orgasmo marino
Quale oscuro sortilegio
Potrà soffocare l'innamoramento
Della dura roccia
Verso le correnti marine?
Assurdità arbitraria o forseCasualmente infamante
L'ostacolo interposto
Come potremmo ammirare, in seguito,
spiagge dalla finissima sabbia?
Su di essa
Riflette la luce solare
Sulla roccia non sempre
O quasi mai
Voler affettare come fette d'angurie
Il dolore dal piacere
E dire: qui inizia e qui finisce
Come scorgere nelle rughe o crune del viso
Atti di coraggio o timore
Impossibile scindere la speranza
Dall'attesa di gioia
Pensate che tutto ci che apporta
Piacere abbia origine dal piacere
O che tutto ci che apporta dolori
Abbia origine dai dolori?
Scrutare nell'animo
Pieghe umide di lacrime
Delimitarne il confine
Tra le pieghe del viso
Umide labbra
Slanciate
Verso
Il volo del gabbiano
La corsa della gazzella
Corpi nudi aggrovigliati
Nell'amore il nono notturno chopiniano
Similmente
Alla corsa
Del leone
Della gazzella
Al volo del gabbiano
In amore non c'è mai pace
Si lotta
La vittima
Diviene complice
Del carnefice
Sublime farsi affogare in un bicchiere di birra.
L'amata tagliò le vene dell'amato
Ne bevve il sangue
Divenne immortale
L'amato chiedeva di non morire
Ma l'amata lo uccise e lo risuscitò.
Nessuno degli altri mortali
Poteva vederli
Erano diventati immortali
Delimitare il volo del gabbiano
In gabbie dorate prive di venti
Quale evento stolto
Pu impedire la corsa
Della gazzella rincorsa
Dall'affamato leone?
Strozzare il rio alla foce
Per impedirgli l'orgasmo marino
Quale oscuro sortilegio
Potrà soffocare l'innamoramento
Della dura roccia
Verso le correnti marine?
Assurdità arbitraria o forseCasualmente infamante
L'ostacolo interposto
Come potremmo ammirare, in seguito,
spiagge dalla finissima sabbia?
Su di essa
Riflette la luce solare
Sulla roccia non sempre
O quasi mai
Voler affettare come fette d'angurie
Il dolore dal piacere
E dire: qui inizia e qui finisce
Come scorgere nelle rughe o crune del viso
Atti di coraggio o timore
Impossibile scindere la speranza
Dall'attesa di gioia
Pensate che tutto ci che apporta
Piacere abbia origine dal piacere
O che tutto ci che apporta dolori
Abbia origine dai dolori?
Scrutare nell'animo
Pieghe umide di lacrime
Delimitarne il confine
Tra le pieghe del viso
Umide labbra
Slanciate
Verso
Il volo del gabbiano
La corsa della gazzella
Corpi nudi aggrovigliati
Nell'amore il nono notturno chopiniano
Similmente
Alla corsa
Del leone
Della gazzella
Al volo del gabbiano
In amore non c'è mai pace
Si lotta
La vittima
Diviene complice
Del carnefice
Sublime farsi affogare in un bicchiere di birra.
L'amata tagliò le vene dell'amato
Ne bevve il sangue
Divenne immortale
L'amato chiedeva di non morire
Ma l'amata lo uccise e lo risuscitò.
Nessuno degli altri mortali
Poteva vederli
Erano diventati immortali
Risposte
bellissima poesia... questi si che sono "limiti"
un pò in modo tirato, ma nel limite "della vita" questa poesia mi piace un sacco, mi trasmette veramente tante emozioni...(Pavese)
"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi"
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi"
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Introdurmi nella tua storia
Come un eros sbigottito
Se ha col nudo piede toccato
Un po' d'erba del territorio
Contro ghiacciai attentatorio
Io non so l'ingenuo peccato
Che tu avrai impedito
D'alto riso la sua vittoria
Dì se il contento in me è poco
Tuono e rubini alla mia trave
Di veder nell'aria ove sale
Con dispersi reami un fuoco
Morir la ruota sangue e croco
Di mie bighe prece serale.
Come un eros sbigottito
Se ha col nudo piede toccato
Un po' d'erba del territorio
Contro ghiacciai attentatorio
Io non so l'ingenuo peccato
Che tu avrai impedito
D'alto riso la sua vittoria
Dì se il contento in me è poco
Tuono e rubini alla mia trave
Di veder nell'aria ove sale
Con dispersi reami un fuoco
Morir la ruota sangue e croco
Di mie bighe prece serale.
Ondeggia, Oceano nella tua cupa
e azzurra immensità.
A migliaia le navi ti percorrono invano;
L'uomo traccia sulla terra i confini,
apportatori di sventure,
Ma il suo potere ha termine sulle coste,
Sulla distesa marina
I naufragi sono tutti opera tua,
è l'uomo da te vinto,
Simile ad una goccia di pioggia,
S'inabissa con un gorgoglio lamentoso,
Senza tomba, senza bara,
senza rintocco funebre, ignoto.
Sui tuoi lidi sorsero imperi,
contesi da tutti a te solo indifferenti
Che cosa resta di Assiria, Grecia, Roma,
Cartagine?
Bagnavi le loro terre quando erano libere
e potenti.
Poi vennero parecchi tiranni stranieri,
La loro rovina ridusse i regni in deserti;
Non così avvenne, per te, immortale e
mutevole solo nel gioco selvaggio delle onde;
Il tempo non lascia traccia
sulla tua fronte azzurra.
Come ti ha visto l'alba della Creazione,
così continui a essere mosso dal vento.
E io ti ho amato, Oceano,
e la gioia dei miei svaghi giovanili,
era di farmi trasportare dalle onde
come la tua schiuma;
fin da ragazzo mi sbizzarrivo con i tuoi flutti,
una vera delizia per me.
E se il mare freddo faceva paura agli altri,
a me dava gioia,
Perché ero come un figlio suo,
E mi fidavo delle sue onde, lontane e vicine,
E giuravo sul suo nome, come ora...
e azzurra immensità.
A migliaia le navi ti percorrono invano;
L'uomo traccia sulla terra i confini,
apportatori di sventure,
Ma il suo potere ha termine sulle coste,
Sulla distesa marina
I naufragi sono tutti opera tua,
è l'uomo da te vinto,
Simile ad una goccia di pioggia,
S'inabissa con un gorgoglio lamentoso,
Senza tomba, senza bara,
senza rintocco funebre, ignoto.
Sui tuoi lidi sorsero imperi,
contesi da tutti a te solo indifferenti
Che cosa resta di Assiria, Grecia, Roma,
Cartagine?
Bagnavi le loro terre quando erano libere
e potenti.
Poi vennero parecchi tiranni stranieri,
La loro rovina ridusse i regni in deserti;
Non così avvenne, per te, immortale e
mutevole solo nel gioco selvaggio delle onde;
Il tempo non lascia traccia
sulla tua fronte azzurra.
Come ti ha visto l'alba della Creazione,
così continui a essere mosso dal vento.
E io ti ho amato, Oceano,
e la gioia dei miei svaghi giovanili,
era di farmi trasportare dalle onde
come la tua schiuma;
fin da ragazzo mi sbizzarrivo con i tuoi flutti,
una vera delizia per me.
E se il mare freddo faceva paura agli altri,
a me dava gioia,
Perché ero come un figlio suo,
E mi fidavo delle sue onde, lontane e vicine,
E giuravo sul suo nome, come ora...
"Faussone":
Belle!
Io poi ho un debole per Leopardi....
Non ho capito però che c'entra il titolo del topic con "A Se Stesso", ma non fa niente è stata l'occasione per rileggerla.
in effetti hai ragione non c'entra nulla....sarebbe forse stata più indicato mettere l'infinito ma mi sembrava banale...e poi personalmente preferisco A se stesso...

Belle!
Io poi ho un debole per Leopardi....
Non ho capito però che c'entra il titolo del topic con "A Se Stesso", ma non fa niente è stata l'occasione per rileggerla.
Io poi ho un debole per Leopardi....
Non ho capito però che c'entra il titolo del topic con "A Se Stesso", ma non fa niente è stata l'occasione per rileggerla.

"Gatto89":
Beh suppongo il limite sia il titolo
Lo sai che preso dalla lettura delle poesie non ci avevo proprio pensato

Beh suppongo il limite sia il titolo
Perdonatemi, ma questo topic ha come oggetto cosa? La poesia?
Giacomo Leopardi - A se stesso
Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera
E l'infinita vanità del tutto.
Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera
E l'infinita vanità del tutto.