Governo Berlusconi II
Poco fà ho letto una discussione su un altro forum in cui un utente domandava se effettivamente durante il secondo governo Berlusconi 01/06 furono effettivamente realizzati come promesso gli "ingenti sgravi fiscali" di cui si sente parlare ora in questa campagna elettorale della CdL.
In sostanza si chiedeva se le tasse erano diminuite o no...chiedo se l'analisi và fatta solo sulle imposte ed è quindi forumlata male la domada oppure no?
Io francamente anche dopo aver letto un pò di rapporti sui conti economici nazionali tra 2001 e 2006 presi dal sito dell'Istat non saprei rispondere.
Ci sono dati sulle entrate (imposte dirette e indirette) ma come analizzo il semplice aumento che leggo negli anni tenedo conto del recupero dei crediti degli evasori, del maggior numero tasso di occupazione, di come è distribuito il prelievo fiscale tra le classi sociali (ad esmpio ricordo dell'abolizione della tassa di successione per immobili sopra un certo valore che non avvantaggia certo tutti) ed altri 'parametri' che ora non mi vengono in mente?
In sostanza si chiedeva se le tasse erano diminuite o no...chiedo se l'analisi và fatta solo sulle imposte ed è quindi forumlata male la domada oppure no?
Io francamente anche dopo aver letto un pò di rapporti sui conti economici nazionali tra 2001 e 2006 presi dal sito dell'Istat non saprei rispondere.
Ci sono dati sulle entrate (imposte dirette e indirette) ma come analizzo il semplice aumento che leggo negli anni tenedo conto del recupero dei crediti degli evasori, del maggior numero tasso di occupazione, di come è distribuito il prelievo fiscale tra le classi sociali (ad esmpio ricordo dell'abolizione della tassa di successione per immobili sopra un certo valore che non avvantaggia certo tutti) ed altri 'parametri' che ora non mi vengono in mente?
Risposte
Dunque, premettendo che io non sono un tecnico della politica, tanto meno un grande esperto di macroeconomia, intravedo alcune priorità e alcuni tabù:
Le priorità:
- Abbattimento del debito pubblico.
Questo si può ottenere in diversi modi, tra cui la lotta all'evasione fiscale che ha portato, in questi due anni, a risultati eccezionali, al di là di ogni aspettativa.
Oppure, razionalizzando alcune voci della spesa pubblica, ad esempio partendo dal pubblico impiego.
Le risorse liberate dall'abbattimento del debito (minore spesa per interessi) possono essere utilizzate per una moltitudine di scopi, tra cui finanziare progetti di lungo periodo (es., l'istruzione).
- Piano energetico nazionale.
Un piano di lungo periodo, capace di sconfiggere i campanilismi e la sindrome di NIMBY, possibilmente redatto da una commissione scientifica senza che alcun politico possa metterci il naso.
Questo consentirebbe di abbattere i costi di produzione dovuti all'importazione di energia dall'estero.
- Riforma della giustizia.
C'è una fortissima necessità di abbattere i tempi processuali, ristabilire la certezza della pena. Purtroppo, in materia non sono assolutamente pratico dei tecnicismi.
- Ridistribuzione fiscale.
È fortemente necessario abbattere il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione percepita dal dipendente.
Allo stesso tempo, le rendite da capitale devono essere uniformate alle entrate da lavoro, quindi tassate con un meccanismo simile all'IRPEF, compresa una piccola no-tax area (ad esempio, 2000 euro annui).
Dal punto di vista tecnico, sarebbe necessario anche marginalizzare l'imposizione a livello locale, magari attraverso una maggiore flessibilità dell'addizionale IRPEF in carico agli enti locali. Inoltre, ci starebbe bene un meccanismo ridistributivo interregionale come quello applicato in Germania.
Le cose da NON fare:
- Abolire l'ICI.
Così facendo, si limita l'impatto marginale dell'imposizione locale, con buona pace dei propositi federalisti e della connessione tra costi locali ed entrate locali.
Inoltre, l'abolizione dell'ICI comporta vantaggi maggiori a chi possiede case più lussuose, ed in generale a chi una casa già la possiede. La sua abolizione ridurrebbe l'effetto progressivo delle imposte, attuando una redistribuzione dai più poveri ai più ricchi.
- Condoni.
Nessuno e per nessun motivo.
Lascio la parola a chi è più esperto di me.
- Tagli fiscali gratuiti.
Considerato l'impatto di una riduzione delle imposte, il debito pubblico attuale, il livello dei tassi di interesse, ogni risorsa disponibile deve essere utilizzata per abbattere il debito, poiché una redistribuzione attraverso la riduzione delle imposte avrebbe, l'anno successivo, un costo maggiore al beneficio corrente.
- Detassare gli straordinari.
Se nel breve periodo può sembrare positivo, nel lungo periodo è fortemente dannoso.
Questo indurrebbe le imprese a sfruttare maggiormente il lavoro straordinario, poiché avrebbe un costo più basso rispetto all'assunzione di nuovo personale. Le conseguenze sarebbero riflesse in un progressivo calo dell'occupazione stabile, a favore di quella precaria, un calo della qualità della vita (lavorare 12 ore invece che 8 non è entusiasmante).
Non ultimo, per molti lavori, un orario di lavoro più esteso rappresenta un maggiore rischio per la sicurezza. La stanchezza fisica è una delle cause di incidenti sul lavoro e non deve essere sottovalutata.
Naturalmente, questo non sarebbe minimamente sufficiente come programma politico per una legislatura, tuttavia, a mio parere, sono rappresentate le priorità imprescindibili per il paese.
Prendete tutto quanto scritto sopra come una mia (ma non solo mia) opinione personale, con il valore che può avere.
Le priorità:
- Abbattimento del debito pubblico.
Questo si può ottenere in diversi modi, tra cui la lotta all'evasione fiscale che ha portato, in questi due anni, a risultati eccezionali, al di là di ogni aspettativa.
Oppure, razionalizzando alcune voci della spesa pubblica, ad esempio partendo dal pubblico impiego.
Le risorse liberate dall'abbattimento del debito (minore spesa per interessi) possono essere utilizzate per una moltitudine di scopi, tra cui finanziare progetti di lungo periodo (es., l'istruzione).
- Piano energetico nazionale.
Un piano di lungo periodo, capace di sconfiggere i campanilismi e la sindrome di NIMBY, possibilmente redatto da una commissione scientifica senza che alcun politico possa metterci il naso.
Questo consentirebbe di abbattere i costi di produzione dovuti all'importazione di energia dall'estero.
- Riforma della giustizia.
C'è una fortissima necessità di abbattere i tempi processuali, ristabilire la certezza della pena. Purtroppo, in materia non sono assolutamente pratico dei tecnicismi.
- Ridistribuzione fiscale.
È fortemente necessario abbattere il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione percepita dal dipendente.
Allo stesso tempo, le rendite da capitale devono essere uniformate alle entrate da lavoro, quindi tassate con un meccanismo simile all'IRPEF, compresa una piccola no-tax area (ad esempio, 2000 euro annui).
Dal punto di vista tecnico, sarebbe necessario anche marginalizzare l'imposizione a livello locale, magari attraverso una maggiore flessibilità dell'addizionale IRPEF in carico agli enti locali. Inoltre, ci starebbe bene un meccanismo ridistributivo interregionale come quello applicato in Germania.
Le cose da NON fare:
- Abolire l'ICI.
Così facendo, si limita l'impatto marginale dell'imposizione locale, con buona pace dei propositi federalisti e della connessione tra costi locali ed entrate locali.
Inoltre, l'abolizione dell'ICI comporta vantaggi maggiori a chi possiede case più lussuose, ed in generale a chi una casa già la possiede. La sua abolizione ridurrebbe l'effetto progressivo delle imposte, attuando una redistribuzione dai più poveri ai più ricchi.
- Condoni.
Nessuno e per nessun motivo.
Lascio la parola a chi è più esperto di me.
- Tagli fiscali gratuiti.
Considerato l'impatto di una riduzione delle imposte, il debito pubblico attuale, il livello dei tassi di interesse, ogni risorsa disponibile deve essere utilizzata per abbattere il debito, poiché una redistribuzione attraverso la riduzione delle imposte avrebbe, l'anno successivo, un costo maggiore al beneficio corrente.
- Detassare gli straordinari.
Se nel breve periodo può sembrare positivo, nel lungo periodo è fortemente dannoso.
Questo indurrebbe le imprese a sfruttare maggiormente il lavoro straordinario, poiché avrebbe un costo più basso rispetto all'assunzione di nuovo personale. Le conseguenze sarebbero riflesse in un progressivo calo dell'occupazione stabile, a favore di quella precaria, un calo della qualità della vita (lavorare 12 ore invece che 8 non è entusiasmante).
Non ultimo, per molti lavori, un orario di lavoro più esteso rappresenta un maggiore rischio per la sicurezza. La stanchezza fisica è una delle cause di incidenti sul lavoro e non deve essere sottovalutata.
Naturalmente, questo non sarebbe minimamente sufficiente come programma politico per una legislatura, tuttavia, a mio parere, sono rappresentate le priorità imprescindibili per il paese.
Prendete tutto quanto scritto sopra come una mia (ma non solo mia) opinione personale, con il valore che può avere.
"Jazz_lover":
Grazie per la risposta Cheguevilla, sei molto informato in materia; le informazioni che sono nell'articolo dell'ultimo link già le sapevo e sono scandalose a dir poco; a questo punto sorge una domanda spontanea (magari un po' retorica): qual'è la sorte del nostro paese? Quali sono le cose da fare per riuscire a rimediare o, almeno, a limitare i danni?
non intendevo una spinta egoistica ma una volontà sociale di migliorare il paese in cui siamo nati...Si arriva sempre alla mistificazione degli altri paesi; molte volte è vero che la situazione in alcuni posti è migliore, ma ci sono tanti altri paesi in cui è palesemente peggiore. Poi c'è un detto, forse l'unico verosimile, che "tutto il mondo è paese"; non sempre è cosi ma lo è molto spesso. Esempio lampante: gli Stati Uniti.
Potremmo protestare come a Mosca.
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/perfomance-russia/1.html
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/perfomance-russia/1.html
"Jazz_lover":
Quali sono le cose da fare per riuscire a rimediare o, almeno, a limitare i danni?
un consiglio:
http://www.repubblica.it/2008/02/elezioni/ritoccati/foto-ritoccate/foto-ritoccate/12.html
oltre a guadagnare di più, le ragazze se la tirano di meno. Come vedi, c'è un ampio spettro di buone ragioniLa cosa è verissima, posso garantire. Magari, non ditelo alla fidanzata...
"Cheguevilla":
Secondo te, perché ho fatto richiesta di trasferimento in Danimarca?
Per questo motivo: http://it.biz.yahoo.com/11032008/58-65/ ... uro-l.html
Quali sono le cose da fare per riuscire a rimediare o, almeno, a limitare i danni?
Usa il metodo Cheguevilla (nota1), basta scegliere una carta nel mazzo (tira via prima le carte di polonia e portogallo, ma forse ancora per poco


Nota1: oltre a guadagnare di più, le ragazze se la tirano di meno. Come vedi, c'è un ampio spettro di buone ragioni

Nota2: c'è chi sta cominciando a scommettere su questa eventualità
qual'è la sorte del nostro paese? Quali sono le cose da fare per riuscire a rimediare o, almeno, a limitare i danni?Secondo te, perché ho fatto richiesta di trasferimento in Danimarca?
Grazie per la risposta Cheguevilla, sei molto informato in materia; le informazioni che sono nell'articolo dell'ultimo link già le sapevo e sono scandalose a dir poco; a questo punto sorge una domanda spontanea (magari un po' retorica): qual'è la sorte del nostro paese? Quali sono le cose da fare per riuscire a rimediare o, almeno, a limitare i danni?
Silente, sulla prima questione la risposta è annullare la scheda.
Sulla seconda questione, hai tendenzialmente ragione, ma l'Italia è un caso limite di deformazione della democrazia rappresentativa.
Sulla seconda questione, hai tendenzialmente ragione, ma l'Italia è un caso limite di deformazione della democrazia rappresentativa.
Visto il fuoritema mi aggrego con un paio di osservazioni.
La prima è opinione del tutto personale. Credo che, di fronte ad una politica di basso livello, gli italiani partecipino (per l'uno o per l'altro contendente) numerosi alle elezioni, tra gli altri motivi, per il fatto che l’astensione non è veicolo efficace della volontà dell’elettore.
Servirebbe il partito vuoto (o delle seggiole vuote). Idee per il simbolo?
Che ne dite, con tutti le controindicazioni del caso, di questa proposta:
Dati il numero degli aventi diritto al voto e il numero dei seggi disponibili
Voti: aventi diritto = seggi assegnati: seggi disponibili
Almeno ci sarebbe la possibilità per l’elettore che lo volesse, di rinunciare a delegare qualcuno ad occupare quel pezzettino di seggiola che ha in parlamento. Per non essere comunque rappresentati non c’è granché bisogno di un rappresentante.
La seconda questione è lessicale: non vi sembra che “democrazia rappresentativa” stia diventando una forma polirematica? Troviamo un altro termine perché qualcuno comincia a fare confusione.
Ma forse io sono illuso. Se i “partiti comunisti” non sono comunisti, se i “democratici cristiani” non sono cristiani c’è poco da fare. Davanti a cose che non sono le cose che sono è anche difficile parlarne.
Ciao
La prima è opinione del tutto personale. Credo che, di fronte ad una politica di basso livello, gli italiani partecipino (per l'uno o per l'altro contendente) numerosi alle elezioni, tra gli altri motivi, per il fatto che l’astensione non è veicolo efficace della volontà dell’elettore.
Servirebbe il partito vuoto (o delle seggiole vuote). Idee per il simbolo?
Che ne dite, con tutti le controindicazioni del caso, di questa proposta:
Dati il numero degli aventi diritto al voto e il numero dei seggi disponibili
Voti: aventi diritto = seggi assegnati: seggi disponibili
Almeno ci sarebbe la possibilità per l’elettore che lo volesse, di rinunciare a delegare qualcuno ad occupare quel pezzettino di seggiola che ha in parlamento. Per non essere comunque rappresentati non c’è granché bisogno di un rappresentante.
La seconda questione è lessicale: non vi sembra che “democrazia rappresentativa” stia diventando una forma polirematica? Troviamo un altro termine perché qualcuno comincia a fare confusione.
Ma forse io sono illuso. Se i “partiti comunisti” non sono comunisti, se i “democratici cristiani” non sono cristiani c’è poco da fare. Davanti a cose che non sono le cose che sono è anche difficile parlarne.
Ciao
mettessero queste notizie sui telegiornali invece delle manches del Grande Fratello!!
Abbiamo già parlato di questo e ragionato sul perchè, purtroppo, certe cose sono più "televisive" di altre. http://www.matematicamente.it/forum/-vp87984.html#87984
"in_me_i_trust":
.....Secondo me l'Italia è un paese al 60% fatto di gente che quando si può non pagare aggirando un po' la legge, non paga. ....
Ottimista!
Bravo Cheguevilla, ottima analisi e link preziosissimi, ce ne fossero di persone attente e informate come te...
mettessero queste notizie sui telegiornali invece delle manches del Grande Fratello!!
mettessero queste notizie sui telegiornali invece delle manches del Grande Fratello!!
Per rispondere a Jazz_lover, cito un articolo del Financial Time (che non riesco a ritrovare) in cui si dice che l'Italia è un paese politicamente strano.
Mentre nelle altre democrazie moderne la tendenza dell'elettorato è quella di giudicare l'operato del governo, in Italia c'è un forte senso di appartenenza aprioristico che massifica fortemente l'elettorato, con pochissime variazioni possibili, al punto tale da rendere nullo anche l'effetto log-rolling.
Infatti, tutti hanno notato che entrambi i partiti maggiori hanno programmi pressochè identici.
Oramai, la gente non valuta i programmi (se si valutassero i programmi, non bisognerebbe votare nessun partito), ma valuta il sentimento che prova verso questo o quell'altro.
In Italia non si parla di politica; si tifa. Al punto talmente masochista da essere contenti quando c'è instabilità politica o quando l'altro schieramento fa delle manovre sbagliate.
- Sa che difficilmente sarà punito.
- Percepisce la cosa come un malcostume praticato da tutti e quindi, per non perderci, lo fa anche lui.
- Percepisce un cattivo utilizzo delle risorse pubbliche, pertanto ritiene che fruttino meglio in tasca sua.
Per qualcuno, c'è anche uno scarso senso dello Stato. Da parte mia anche è così (queste sono solo opinioni), poichè secondo me, da questo punto di vista, gli italiani sono piuttosto indietro culturalmente nei confronti degli altri paesi europei, ma non solo.
Provate a dire a qualcuno che avete scaricato l'IVA sul PC che avete comprato grazie allo Zio che ha la partita IVA. Se lo fate in Italia, vi fanno i complimenti e vi dicono che avete fatto bene, se lo fate in Danimarca o in Giappone...
Non a caso, l'Italia è uno dei paesi in cui i marchi hanno l'effetto commerciale più forte, il paese per eccellenza dove il rapporto tra spese di pubblicità e spese di R&D è più squilibrato.
Forse, i nostri imprenditori (e i nostri politici) dovrebbero anche interrogarsi su questo.
Ad esempio, il buon Berlusconi, quando pretendeva di risolvere i problemi della FIAT semplicemente cambiando il marchio con quello Ferrari.
Non credo serva un genio della politica a capire che, comunque vadano le cose, si ricorrerà ad un governo di coalizione che rifarà (si spera) una legge elettorale e le riforme più urgenti.
La domanda sorge spontanea: perché non fare il governo di coalizione subito dopo la caduta del governo Prodi ed andare a votare con regole certe e dopo aver risolto le questioni più urgenti? Non vedo cosa sarebbe cambiato, visto che la composizione dell'eventuale governo di coalizione sarebbe pressoché immutata.
Vuoi vedere che la risposta sta proprio qui?
Mentre nelle altre democrazie moderne la tendenza dell'elettorato è quella di giudicare l'operato del governo, in Italia c'è un forte senso di appartenenza aprioristico che massifica fortemente l'elettorato, con pochissime variazioni possibili, al punto tale da rendere nullo anche l'effetto log-rolling.
Infatti, tutti hanno notato che entrambi i partiti maggiori hanno programmi pressochè identici.
Oramai, la gente non valuta i programmi (se si valutassero i programmi, non bisognerebbe votare nessun partito), ma valuta il sentimento che prova verso questo o quell'altro.
In Italia non si parla di politica; si tifa. Al punto talmente masochista da essere contenti quando c'è instabilità politica o quando l'altro schieramento fa delle manovre sbagliate.
Secondo me l'Italia è un paese al 60% fatto di gente che quando si può non pagare aggirando un po' la legge, non paga.Tendenzialmente si; è un discorso già affrontato, ma riguarda il solito dilemma del prigioniero. In Italia, ognuno si sente legittimato ad infrangere le regole per tre motivi principalmente:
- Sa che difficilmente sarà punito.
- Percepisce la cosa come un malcostume praticato da tutti e quindi, per non perderci, lo fa anche lui.
- Percepisce un cattivo utilizzo delle risorse pubbliche, pertanto ritiene che fruttino meglio in tasca sua.
Per qualcuno, c'è anche uno scarso senso dello Stato. Da parte mia anche è così (queste sono solo opinioni), poichè secondo me, da questo punto di vista, gli italiani sono piuttosto indietro culturalmente nei confronti degli altri paesi europei, ma non solo.
Provate a dire a qualcuno che avete scaricato l'IVA sul PC che avete comprato grazie allo Zio che ha la partita IVA. Se lo fate in Italia, vi fanno i complimenti e vi dicono che avete fatto bene, se lo fate in Danimarca o in Giappone...
Inoltre c'è la solita classica convinzione che, poichè Berlusconi è bravo con le sue aziende, allora sarà un bravo ''condottiero'' anche dell' Italia.Ognuno è libero di pensare ciò che crede. È un peccato che nessuno sia stato in grado di dimostrarmi che Berlusconi abbia governato bene. Perlomeno, gli unici che sono riusciti a difenderne in parte l'operato sono partiti da considerazioni che Berlusconi non ha mai fatto in pubblico.
Almeno questo dicono i soliti intervistati alle manifestazioni del PDLMarketing. Ricordiamoci che Berlusconi è l'uomo delle televisioni, una persona che ha una grande capacità comunicativa e fa del branding la sua arma più forte.
Non a caso, l'Italia è uno dei paesi in cui i marchi hanno l'effetto commerciale più forte, il paese per eccellenza dove il rapporto tra spese di pubblicità e spese di R&D è più squilibrato.
Forse, i nostri imprenditori (e i nostri politici) dovrebbero anche interrogarsi su questo.
Ad esempio, il buon Berlusconi, quando pretendeva di risolvere i problemi della FIAT semplicemente cambiando il marchio con quello Ferrari.
Non credo serva un genio della politica a capire che, comunque vadano le cose, si ricorrerà ad un governo di coalizione che rifarà (si spera) una legge elettorale e le riforme più urgenti.
La domanda sorge spontanea: perché non fare il governo di coalizione subito dopo la caduta del governo Prodi ed andare a votare con regole certe e dopo aver risolto le questioni più urgenti? Non vedo cosa sarebbe cambiato, visto che la composizione dell'eventuale governo di coalizione sarebbe pressoché immutata.
Vuoi vedere che la risposta sta proprio qui?
"in_me_i_trust":
c'è la solita classica convinzione che, poichè Berlusconi è bravo con le sue aziende, allora sarà un bravo ''condottiero'' anche dell' Italia. (Almeno questo dicono i soliti intervistati alle manifestazioni del PDL)..Puà..
Gente che non capisce che le aziende sfruttano il lavoro degli operai per arricchire gli azionisti, mentre il vero politico dovrebbe essere quello che si fa un mazzo tanto per il benessere dei suoi concittadini (invece è tanto se non si ritocca lo stipendio...che amarezza)
"Jazz_lover":
Non che il Pd sia tanto meglio, sia ben chiaro...
Non solo non è meglio, è praticamente la stessa cosa!!
Certo, ora si è in campagna elettorale e si deve fingere di essere nemici, ma in realtà la situazione è un'altra:
"da una parte" il PD, "dall'altra" il PDL e in mezzo un paio di partitini tutti colorati di bianco..
ma se il PD e il PDL vanno nella stessa direzione, per il teorema dei due carabinieri............











Disse bene Prodi che la classe politica rispecchia il paese che la vota..Secondo me l'Italia è un paese al 60% fatto di gente che quando si può non pagare aggirando un po' la legge, non paga. Inoltre c'è la solita classica convinzione che, poichè Berlusconi è bravo con le sue aziende, allora sarà un bravo ''condottiero'' anche dell' Italia. (Almeno questo dicono i soliti intervistati alle manifestazioni del PDL)..Puà..
Mi spiegate come fa la gente ad acclamarlo ancora in massa dopo due esperienze di governo che hanno fruttato soltanto a se stesso e a pochi altri?
Non credo che tutti gli italiani, o la maggior parte, siano evasori fiscali o abbiano avuto qualcosa in cambio del proprio voto per Berlusconi. La gente è masochista o cosa? Non che il Pd sia tanto meglio, sia ben chiaro...
Non credo che tutti gli italiani, o la maggior parte, siano evasori fiscali o abbiano avuto qualcosa in cambio del proprio voto per Berlusconi. La gente è masochista o cosa? Non che il Pd sia tanto meglio, sia ben chiaro...
grazie Cheguevilla! se ho altre domande le posto, intanto mi leggo bene tutti i documenti linkati
Procediamo con ordine.
Non sono assolutamente stati realizzati "ingenti sgravi fiscali".
In termini macroeconomici, si parla di un calo della pressione fiscale di circa 0,4% di PIL.
Tuttavia, il dato in sé è piuttosto insignificante e vedremo perché.
Lo sgravio fiscale c'è stato per determinate categorie di reddito (essenzialmente i "ricchi", ovvero le aliquote del 4° e 5° scaglione), ma si tratta di un numero veramente esiguo di persone.
Dettagli in merito possono essere ritrovati in questo documento, gentilmente segnalato da Sergio, in particolare alle pagine 7 e 8, dove si dimostra come lo sgravio fiscale a favore dei ricchi sia di impatto sulla classe media, sulla quale non si è affatto verificato uno sgravio fiscale ma un aggravio.
Il peso dei condoni è stato notevole: in questo senso, si può dire che alcune categorie di persone hanno goduto di vantaggi fiscali (e penali!!!) in seguito ad alcune leggi scellerate, sul cui scopo ci sarebbe da discutere. Ad esempio, la descrizione di un effetto perverso di quelle politiche criminali è data dal solito Francesco Giavazzi.
Infine, un riassuntino dei cinque anni di governo Berlusconi si può trovare in un articolo del buon Giavazzi sul corriere della sera.
Non ci si illuda che un futuro governo, di destra o di sinistra, stabile o non stabile, possa ridurre le tasse. Questo in Italia non è possibile al momento, per una lunga serie di ragioni su cui ci si dovrebbe interrogare, a partire dallo stesso Berlusconi che questa volontà non l'ha mai dimostrata in pratica.
Questa campagna elettorale soffre di irrealtà, quando entrambi gli schieramenti promettono cose assolutamente irrealizzabili, oltrechè insensate, in alcuni casi. A partire proprio dalla riduzione delle tasse, in un paese con un basso livello di crescita, con un debito pubblico elevato ed una situazione di politica monetaria svantaggiosa, visti i rialzi dei tassi di interesse applicati dalla BCE e l'andamento del rapporto euro/dollaro.
Non sono assolutamente stati realizzati "ingenti sgravi fiscali".
In termini macroeconomici, si parla di un calo della pressione fiscale di circa 0,4% di PIL.
Tuttavia, il dato in sé è piuttosto insignificante e vedremo perché.
Lo sgravio fiscale c'è stato per determinate categorie di reddito (essenzialmente i "ricchi", ovvero le aliquote del 4° e 5° scaglione), ma si tratta di un numero veramente esiguo di persone.
Dettagli in merito possono essere ritrovati in questo documento, gentilmente segnalato da Sergio, in particolare alle pagine 7 e 8, dove si dimostra come lo sgravio fiscale a favore dei ricchi sia di impatto sulla classe media, sulla quale non si è affatto verificato uno sgravio fiscale ma un aggravio.
Il peso dei condoni è stato notevole: in questo senso, si può dire che alcune categorie di persone hanno goduto di vantaggi fiscali (e penali!!!) in seguito ad alcune leggi scellerate, sul cui scopo ci sarebbe da discutere. Ad esempio, la descrizione di un effetto perverso di quelle politiche criminali è data dal solito Francesco Giavazzi.
Infine, un riassuntino dei cinque anni di governo Berlusconi si può trovare in un articolo del buon Giavazzi sul corriere della sera.
Non ci si illuda che un futuro governo, di destra o di sinistra, stabile o non stabile, possa ridurre le tasse. Questo in Italia non è possibile al momento, per una lunga serie di ragioni su cui ci si dovrebbe interrogare, a partire dallo stesso Berlusconi che questa volontà non l'ha mai dimostrata in pratica.
Questa campagna elettorale soffre di irrealtà, quando entrambi gli schieramenti promettono cose assolutamente irrealizzabili, oltrechè insensate, in alcuni casi. A partire proprio dalla riduzione delle tasse, in un paese con un basso livello di crescita, con un debito pubblico elevato ed una situazione di politica monetaria svantaggiosa, visti i rialzi dei tassi di interesse applicati dalla BCE e l'andamento del rapporto euro/dollaro.