Evoluzione
Ciao a tutti,
come sapete la teoria dell'evoluzionismo è stata ormai dimostrata, insomma è più che plausibile che le caratteristiche genetiche umane derivano da quelle dei nostri antenati di parecchi anni fa; plausibile è che la teoria dell'ereditarietà dimostrata da Schroedinger affermi che l'elemento chiave dell'ereditarietà è il trasferimento di informazioni genetiche di generazione in generazione. Dunque la teoria di Darwin sull'evoluzione è vera, negarla è negare l'evidenza e negare gli esperimenti scientifici.
Ma Darwin,dopo le sue osservazioni, si convinse che le "cause" dell'evoluzione potevano esser ricondotte a due fattori fondamentali:
-la lotta per la vita
-la selezione naturale.
Ora riferendomi alla seconda...è ammissibile che la natura possa effettuare delle scelte del genere riguardo alle specie naturali?è dimostrabile questo?
cioè la mortalità delle specie più pregiate, vi è nella stessa maniera che in altre.....forse in fondo la selezione naturale è più affidata al caso....boh
come sapete la teoria dell'evoluzionismo è stata ormai dimostrata, insomma è più che plausibile che le caratteristiche genetiche umane derivano da quelle dei nostri antenati di parecchi anni fa; plausibile è che la teoria dell'ereditarietà dimostrata da Schroedinger affermi che l'elemento chiave dell'ereditarietà è il trasferimento di informazioni genetiche di generazione in generazione. Dunque la teoria di Darwin sull'evoluzione è vera, negarla è negare l'evidenza e negare gli esperimenti scientifici.
Ma Darwin,dopo le sue osservazioni, si convinse che le "cause" dell'evoluzione potevano esser ricondotte a due fattori fondamentali:
-la lotta per la vita
-la selezione naturale.
Ora riferendomi alla seconda...è ammissibile che la natura possa effettuare delle scelte del genere riguardo alle specie naturali?è dimostrabile questo?
cioè la mortalità delle specie più pregiate, vi è nella stessa maniera che in altre.....forse in fondo la selezione naturale è più affidata al caso....boh
Risposte
E allora? Una "interpretazione causale" è, appunto, una interpretazione, non una percezione. Hume non ne esce scosso neanche un po' 
Riguardo ai cambiamenti delle nostre percezioni, si tratta di un tema antico (Perrone, Sesto Empirico, ecc.) e ritorna anche in Cartesio, in Hume, ecc.
E comunqe direi che si deve fare attenzione: un conto è dire (con Hume) che la causalità non è percepita ma va "oltre i sensi", altro sarebbe dire (e Hume non lo dice affatto) che è "disconnessa dalla percezione".
Provare a leggere Hume? Non costa molto
Ad esempio qui.
Secondo quello che ti scrivevo, la causalità andrebbe oltre i sensi, da un punto di vista concettuale, ma parallelamente l'influenza intimamente...in altre parole, i nostri sensi non lavorerebbero in questo modo se non servissero per costruire una percezione basata sulla causalità ( ma appunto, non mi voglio impelagare troppo nell'irrazionalità di questa faccenda...se per caso ti va di dare un'occhiata a qualche lavoro di quegli autori che ti ho citato, potrai capire cosa intendo ).
Sì, Hume l'ho letto - ormai un paio d'anni fa, lo ammetto
-...Direi che, semplicemente, abbiamo ricavato impressioni e riflessioni diverse partendo dalla stessa lettura (capita, per fortuna! Se no sai che noia se io avessi iniziato questa discussione e tu fossi stato perfettamente d'accordo o viceversa?
)
P.S. Grazie per il link alla opera di Hume, ammetto di non averlo letto in lingua originale!

Riguardo ai cambiamenti delle nostre percezioni, si tratta di un tema antico (Perrone, Sesto Empirico, ecc.) e ritorna anche in Cartesio, in Hume, ecc.
E comunqe direi che si deve fare attenzione: un conto è dire (con Hume) che la causalità non è percepita ma va "oltre i sensi", altro sarebbe dire (e Hume non lo dice affatto) che è "disconnessa dalla percezione".
Provare a leggere Hume? Non costa molto

Secondo quello che ti scrivevo, la causalità andrebbe oltre i sensi, da un punto di vista concettuale, ma parallelamente l'influenza intimamente...in altre parole, i nostri sensi non lavorerebbero in questo modo se non servissero per costruire una percezione basata sulla causalità ( ma appunto, non mi voglio impelagare troppo nell'irrazionalità di questa faccenda...se per caso ti va di dare un'occhiata a qualche lavoro di quegli autori che ti ho citato, potrai capire cosa intendo ).
Sì, Hume l'ho letto - ormai un paio d'anni fa, lo ammetto


P.S. Grazie per il link alla opera di Hume, ammetto di non averlo letto in lingua originale!
"Sergio":
[quote="TheDuke"]Senza stravolgere il senso della cosa, potremmo dire che, secondo Hume, non è possibile dire che A Implica B nella realtà, si tratta solo di una nostra costruzione mentale. Ma come arriva Hume a questa conclusione? Tramite un ragionamento assolutamente causale, mi pare! ma un ragionamento che si basi sul principio di causa-effetto non può essere indiscutibilmente vero, quindi l'affermazione di Hume, paradossalmente, se è vera, deve per forza essere anche "non necessariamente vera". Insomma, mi pare che lui cerchi di negare l'esistenza al di fuori dell'uomo di una certa forma di "conoscenza"...usando quella stessa "forma di conoscenza"!
!!!
Hume, molto più semplicemente, dice che percepiamo oggetti, ma non cause. La causalità è una relazione tra oggetti, come tale non percepita direttamente ma solo pensata [1].
Che questo sia un "ragionamento assolutamente casuale" mi pare... diciamo un po' forzato.
"TheDuke":
Eh, ma si tiriamo in ballo un "mezzo", allora è come dar per scontato che ci sia un fine!
Se vogliamo giocare con le parole possiamo sostenere questo e ben altro.
Come avevo già detto, è solo una questione di prospettiva: dire che A è il "mezzo" e B il "fine" equivale a dire che A è condizione necessaria di B, con l'aggiunta di un inutile colore teleologico.
Non ho scritto ragionamento CASUALE ma CAUSALE

(P.S. Questo Hume non poteva saperlo, ma se uno dà un'occhiata ai più recenti studi in ambito neuroscientifico, per esempio quelli di Gallese e Rizzolatti sui neuroni specchio, riesce molto difficile credere che la causalità sia un qualcosa di effettivamente solo "pensato" e disconnesso dalla percezione...anzi, in realtà, la nostra percezione più basilare di una scena anche non molto complessa cambia moltissimo in relazione all'interpretazione causale che diamo, pressochè automaticamente, alla scena stessa)
Io sono abbastanza d'accordo sul fatto che, nella pura riflessione teorica, sia del tutto inutile aggiungere un "colore teleologico" alla cose, anche perchè si rischia di impelagarsi in faccende del tutto irrazionali. Mi pare, però, che nella Pratica scientifica si ricorra spesso, suppongo per comodità, ad un ragionamento semplicistico di tipo teleologico ("tutto è finalizzato alla riproduzione", o robe simili) ...e mi pare anche che questo porti a trovare uno o più principi che, a priori, dovrebbero spiegare pressochè ogni fenomeno studiato.
___________________________________
[1] David Hume, Trattato sulla natura umana, Libro primo, Parte terza, Sezione seconda. In Opere, Laterza, 1971, vol. I, pp. 86 sgg.[/quote]
"Sergio":
[quote="TheDuke"]Cercare di negare l'eistenza della causalità, come aveva fatto Hume (contraddicendosi da solo, se non vado errato)
Vai errato (quale mai sarebbe la contraddizione?).
ma in realtà sembra che sia impossibile ragionare efficacemente su questo stesso meccanismo evolutivo se non supponiamo che un Fine esista, e cioè la massimizzazione delle propre potenzailità riproduttive
Circolo vizioso.
Molto più semplicemente, se non avvenisse che le potenzialità riproduttive in qualche modo sono efficaci (oltre che piacevoli....), non saremmo qui a discutere. E per quale motivo "stare qui a discutere" sarebbe un "Fine"?
Capita. Punto e basta.

Soprattutto, se proprio volessimo perdere tempo a parlare di queste cose, la "massimizzazione delle propre potenzailità riproduttive" dovrebbe essere vista come mezzo (riproduttive $to$ riproduzione, una banale questione linguistica), non come fine....[/quote]
In effetti, ho messo giù la faccenda di Hume come fosse una cosa "vera", mentre in realtà si tratta di una ipotesi...comunque, secondo me si contraddice per questo motivo; prendiamo questa affermazione:
"Se esaminiamo con onestà ciò che percepiamo, noi non sperimentiamo nessuna connessione necessaria tra i diversi elementi del nostro sistema sensoriale [...] Ne consegue che l'unica connessione che scopriamo tra gli eventi è psicologica, è un modo in cui pensiamo, e non, dal punto di vista fisico, un legame reale tra un evento e l'altro"
da "Filosofia per tutti", di Richard H.Popkin e Avrum Stroll.
Senza stravolgere il senso della cosa, potremmo dire che, secondo Hume, non è possibile dire che A Implica B nella realtà, si tratta solo di una nostra costruzione mentale. Ma come arriva Hume a questa conclusione? Tramite un ragionamento assolutamente causale, mi pare! ma un ragionamento che si basi sul principio di causa-effetto non può essere indiscutibilmente vero, quindi l'affermazione di Hume, paradossalmente, se è vera, deve per forza essere anche "non necessariamente vera". Insomma, mi pare che lui cerchi di negare l'esistenza al di fuori dell'uomo di una certa forma di "conoscenza"...usando quella stessa "forma di conoscenza"!

Stare qui a discutere, di per sè, può non essere un fine, ma essere vivi potrebbe tranquillamente esserlo, no?

Eh, ma si tiriamo in ballo un "mezzo", allora è come dar per scontato che ci sia un fine!
(ecco, è proprio un circolo vizioso...)
Mi punge la vaghezza di "girare" un po' il discorso. Se vogliamo ragionare in termini evolutivi, appare abbastanza evidente che, in qualche modo, l'evoluzione deve aver premiato lo sviluppo di un cervello (umano) che tenda a pensare in termini di causa-effetto e, molto facilmente, in termini "teleologici" (mi risulta difficile credere che qualcuno viva "senza alcuno scopo"...al limite, una persona può avere fini molto "terra-terra" e che si limitano ad una progettazione "giorno per giorno", ma sempre di fini si tratta, in effetti). Cercare di negare l'eistenza della causalità, come aveva fatto Hume (contraddicendosi da solo, se non vado errato), mi pare una barbaria della logica - per quanto affascinante! -. In alcuni testi di biologia che ho letto ( in primis, "Guerre sessuali", di Robin Baker ), traspare ovviamente una sottile contraddizione in termini: il meccanismo evolutivo non necessita di una spiegazione teleologica, ma in realtà sembra che sia impossibile ragionare efficacemente su questo stesso meccanismo evolutivo se non supponiamo che un Fine esista, e cioè la massimizzazione delle propre potenzailità riproduttive. Moltissimi comportamenti umani e la stessa struttura fisiologica del nostro corpo sembrano essere spiegati in funzione di questo "fine". Molti studiosi hanno, per esempio, cercato di spiegare comportamenti sessuali non "classici2 ,come l'omosessualità, in termini di vantaggio riproduttivo. Lo stesso dicasi per lo stupro o, sul frtonte strattamente biologico, sulal distribuzione nella popolazione maschile della grandezza dei testicoli (!!!!). Ovviamente sono previste disfunzioni e casi che non favoriscono la riproduzione...a cosa sono dovuti? Al caso. Come le mutazioni. Ma il caso, in effetti, è sempre una soluzione di comodo, uno sgabuzzino dove buttare le matasse ancora imbrogliate, molto spesso. A seconda del nostro livello di sviluppo culturale e tecnologico possiamo definire "casuali" cose diverse...insomma, immagino ci sia una certa "percentuale" di "caso" che tra 100 anni potrebbe non essere più "caso" ma qualcosa di modellizzabile...e via di questo passo.
http://tdg.dima.unige.it/TdG0001/TdG20002001.htm
Questo consente l'apertura del file contenente la prima lezione e l'indice delle lezioni videoregistrate del prof. Patrone.
Okappa, prof, ricevuto. Grazie.
Questo consente l'apertura del file contenente la prima lezione e l'indice delle lezioni videoregistrate del prof. Patrone.
Okappa, prof, ricevuto. Grazie.
"ELWOOD":
...dunque se ho capito bene ora mi chiedo perchè Darwin sosteneva con forza la teoria secondo la quale la selezione naturale è un principio valido con una sua logica e non del tutto casuale? invece di ammettere una visione "teleologica" della cosa
Se Darwin avesse compiuto un altro passo nella direzione del finalismo non avrebbe determinato il cambiamento di paradigma che con lui ha avuto inizio nella biologia. Sarebbe stato un altro dei tanti.
Forse per capirlo dovresti leggere il suo libro sull'origine delle specie, molto bello. Ma per arrivare più rapidamente al cuore della questione su cui hai dubbi ti suggerisco "Il caso e la necessità" di Jacques Monod, che essendo più recente (1970) ha beneficiato di tutti i progressi compiuti nella scienza dopo Darwin, in particolare nella biochimica e soprattutto della scoperta e comprensione del DNA.
Nella visione darwiniana il caso svolge un ruolo nelle mutazioni, cui consegue la manifestazione di caratteristiche favorevoli, sfavorevoli o indifferenti. La selezione naturale agisce poi con carattere di necessità sulle caratteristiche che si sono manifestate, senza che ciò sia sostenuto da un fine, banalmente perché la comparsa di una caratteristica sfavorevole rispetto all'ambiente riduce le possibilità di sopravvivenza e/o riproduzione, portando nel tempo alla scomparsa della specie. Se invece la caratteristica produce un vantaggio competitivo, allora è chiaro che i soggetti che la possiedono avranno più possibilità di sopravvivere e riprodursi, anche sottraendo a specie con cui competono le risorse disponibili, riducendo loro le possibilità di sopravvivere.
Come puoi vedere, la selezione naturale avviene perché non è possibile diversamente ed agisce come un filtro, rispetto alle mutazioni, che invece accadono casualmente, senza alcun orientamento (come detto compaiono anche caratteristiche sfavorevoli, che durano poco a causa della scomparsa di chi le porta). Tutto ciò Monod l'ha condensato già nel titolo del suo libro.
"Fioravante Patrone":
Non ci sono dimostrazioni nella scienza. Ma solo convincimenti piu' o meno fondati. Specificamente, non vedo alcuna teoria scientifica generale per la quale possa essere utile un paradigma interpretativo che si poggi su una visione "teleologica" di quanto avviene.
Visto che di teorie interpretave possibili ce ne possono essere millanta (io sto sempre aspettando che i ragazzini che hanno dato la corda all'universo si stufino e gli diano un calcio), ai fini della mia pratica della scienza la mia convinzione e' molto vicina a quella che ricavo da una dimostrazione in matematica (dove, anche, non esiste alcuna verita' "assoluta").
Queste parole un pò mi confortano e mi colmano del dubbio che avevo (Grazie prof

@alvinlee88
Ho controllato e non si aprono neanche a me, i video. Ogni tanto capita, magari per via di una ristrutturazione dei server. Vedro' di capire cosa succede.
@ouram
La mia risposta principale e': "Dimostrazione?!"
Non ci sono dimostrazioni nella scienza. Ma solo convincimenti piu' o meno fondati. Specificamente, non vedo alcuna teoria scientifica generale per la quale possa essere utile un paradigma interpretativo che si poggi su una visione "teleologica" di quanto avviene.
Visto che di teorie interpretave possibili ce ne possono essere millanta (io sto sempre aspettando che i ragazzini che hanno dato la corda all'universo si stufino e gli diano un calcio), ai fini della mia pratica della scienza la mia convinzione e' molto vicina a quella che ricavo da una dimostrazione in matematica (dove, anche, non esiste alcuna verita' "assoluta").
Ovviamente io sto scrivendo queste parole perche' ho un fine: quello di rispondere alla domanda di ouram. Ma questa affermazione e' equivalente a dire "il sole sta scendendo dietro le montagne". Si tratta di affermazioni sensate in pezzi modellistici (piu' o meno sofisticati, operanti su un range piu' o meno grande di significativita' presunta) della cui parzialita' e strumentalita' siamo ben consapevoli. Come quando si dice (diceva): non entrare in quella stanza perche' c'e' l'orco cattivo.
mytwocents
Ho controllato e non si aprono neanche a me, i video. Ogni tanto capita, magari per via di una ristrutturazione dei server. Vedro' di capire cosa succede.
@ouram
La mia risposta principale e': "Dimostrazione?!"
Non ci sono dimostrazioni nella scienza. Ma solo convincimenti piu' o meno fondati. Specificamente, non vedo alcuna teoria scientifica generale per la quale possa essere utile un paradigma interpretativo che si poggi su una visione "teleologica" di quanto avviene.
Visto che di teorie interpretave possibili ce ne possono essere millanta (io sto sempre aspettando che i ragazzini che hanno dato la corda all'universo si stufino e gli diano un calcio), ai fini della mia pratica della scienza la mia convinzione e' molto vicina a quella che ricavo da una dimostrazione in matematica (dove, anche, non esiste alcuna verita' "assoluta").
Ovviamente io sto scrivendo queste parole perche' ho un fine: quello di rispondere alla domanda di ouram. Ma questa affermazione e' equivalente a dire "il sole sta scendendo dietro le montagne". Si tratta di affermazioni sensate in pezzi modellistici (piu' o meno sofisticati, operanti su un range piu' o meno grande di significativita' presunta) della cui parzialita' e strumentalita' siamo ben consapevoli. Come quando si dice (diceva): non entrare in quella stanza perche' c'e' l'orco cattivo.
mytwocents
Posso intrometermi chiedendo il link del video di Patrone? tutti quelli sulla sua pagina Web non mi si aprono...

Grazie, prof. Patrone.
Ho visto in video una sua lezione (Pedroso al Sestriere) e mi riprometto di vederne altre per imparare qualcosa della TdG: interessantissimo e lei spiega bene la sua materia.
Quanto al linguaggio, intendevo chiedere se l'affermazione 'Non esiste un fine (intelligente) nell'evoluzione' è supportata da una dimostrazione che la possa fondare. Cioè, credo di comprendere (se è possibile il paragone, per esemplificare, tra 'fine dell'evoluzione' e 'fine del decisore' nella TdG) che non possiamo sapere se i decisori agiscano spinti da un fine, ma possiamo affermare che 'i decisori non agiscono spinti da un fine'? Credo di no, dal momento che lei parla in proposito di 'convinzione'. Se è così - e se non ho sbagliato tutto, nel ragionamento - allora lei afferma, nell'enunciato, qualcosa di cui è convinto, ma che non può dimostrare. O è addirittura possibile riportare tutto il linguaggio quotidiano, e i suoi decisori, all'interno di un Gioco e di una TdG, dove anche affermazioni indimostrabili avrebbero una loro ragione?
Perdoni l'ignoranza e grazie di una risposta.
Ho visto in video una sua lezione (Pedroso al Sestriere) e mi riprometto di vederne altre per imparare qualcosa della TdG: interessantissimo e lei spiega bene la sua materia.
Quanto al linguaggio, intendevo chiedere se l'affermazione 'Non esiste un fine (intelligente) nell'evoluzione' è supportata da una dimostrazione che la possa fondare. Cioè, credo di comprendere (se è possibile il paragone, per esemplificare, tra 'fine dell'evoluzione' e 'fine del decisore' nella TdG) che non possiamo sapere se i decisori agiscano spinti da un fine, ma possiamo affermare che 'i decisori non agiscono spinti da un fine'? Credo di no, dal momento che lei parla in proposito di 'convinzione'. Se è così - e se non ho sbagliato tutto, nel ragionamento - allora lei afferma, nell'enunciato, qualcosa di cui è convinto, ma che non può dimostrare. O è addirittura possibile riportare tutto il linguaggio quotidiano, e i suoi decisori, all'interno di un Gioco e di una TdG, dove anche affermazioni indimostrabili avrebbero una loro ragione?
Perdoni l'ignoranza e grazie di una risposta.
Non ho capito la storia del linguaggio...
Quanto alla "teleologia", allo stato attuale di scienza e conoscenza, non vedo motivi per ritenere che esista un tale "principio" che informa le azioni della "natura" (spero capirete se metto queste ultime virgolette: la "natura" non agisce, ovviamente. Non c'è la "natura"). Usare questo principio esplicativo nella scienza sarebbe, al momento, fuorviante e prevedibilmente del tutto improduttivo.
Ciò non toglie che io faccia riferimento spesso, nel mio lavoro (TdG: teoria dei giochi) a modelli di tipo teleologico: il paradigma dell'uomo razionale ben si informa ad una visione teleologica. Ma il fatto che io usi un utile modello, che sembra funzionare abbastanza bene in certi contesti, nonostante le magagne, non ha nulla a che fare con la convinzione che davvero i decisori agiscano spinti da un fine!
Distinguo in altre parole fra la comprensione dei principi esplicativi fondamentali della realtà e la visione utilitaristica associata all'idea di modello matematico. Provo ad essere ancora più esplicito, su un altro versante. La modellizzazione del "decisore razionale" usa un linguaggio ereditato dall'idea di "libero arbitrio". E lo uso, in continuazione, questo linguaggio. Ciò non toglie che io sia un fan sfegatato del "servo arbitrio".
Quanto alla "teleologia", allo stato attuale di scienza e conoscenza, non vedo motivi per ritenere che esista un tale "principio" che informa le azioni della "natura" (spero capirete se metto queste ultime virgolette: la "natura" non agisce, ovviamente. Non c'è la "natura"). Usare questo principio esplicativo nella scienza sarebbe, al momento, fuorviante e prevedibilmente del tutto improduttivo.
Ciò non toglie che io faccia riferimento spesso, nel mio lavoro (TdG: teoria dei giochi) a modelli di tipo teleologico: il paradigma dell'uomo razionale ben si informa ad una visione teleologica. Ma il fatto che io usi un utile modello, che sembra funzionare abbastanza bene in certi contesti, nonostante le magagne, non ha nulla a che fare con la convinzione che davvero i decisori agiscano spinti da un fine!
Distinguo in altre parole fra la comprensione dei principi esplicativi fondamentali della realtà e la visione utilitaristica associata all'idea di modello matematico. Provo ad essere ancora più esplicito, su un altro versante. La modellizzazione del "decisore razionale" usa un linguaggio ereditato dall'idea di "libero arbitrio". E lo uso, in continuazione, questo linguaggio. Ciò non toglie che io sia un fan sfegatato del "servo arbitrio".
L'affermazione che 'non c'è nessun disegno preordinato' (Patrone) posto alla base dell'evoluzione naturale, deriva da quanto dice Kinder, ovvero che 'non è necessario ipotizzare nessuna forza posta al di sopra dell'ecosistema... ecc.', cioè, se intendo bene, che non ne abbiamo bisogno per comprendere il costrutto 'evoluzione', o è un'affermazione che ha un fondamento, ovvero è possibile dimostrare che nella natura non esiste assolutamente una 'teleologia'?
La domanda, datata e 'filosofica', non vuol essere 'sofistica': se posso permettermi di darle una giustificazione, direi che nasce dal mio desiderio di verificare se il linguaggio parlato quotidianamente, con cui facciamo comunque affermazioni e negazioni, non introduce asserzioni indimostrabili.
Grazie di un chiarimento.
La domanda, datata e 'filosofica', non vuol essere 'sofistica': se posso permettermi di darle una giustificazione, direi che nasce dal mio desiderio di verificare se il linguaggio parlato quotidianamente, con cui facciamo comunque affermazioni e negazioni, non introduce asserzioni indimostrabili.
Grazie di un chiarimento.
Infatti noi di TdG, che siamo come la zizzania, non ci siamo certo fatti scappare l'occasione offerta dai giochi evolutivi

Le analogie con l'economia ed il mercato sono molto interessanti sotto questo aspetto e spesso suggeriscono nuovi punti di vista molto interessanti.
"ELWOOD":
Ma Darwin,dopo le sue osservazioni, si convinse che le "cause" dell'evoluzione potevano esser ricondotte a due fattori fondamentali:
-la lotta per la vita
-la selezione naturale.
Ora riferendomi alla seconda...è ammissibile che la natura possa effettuare delle scelte del genere riguardo alle specie naturali?è dimostrabile questo?
cioè la mortalità delle specie più pregiate, vi è nella stessa maniera che in altre.....forse in fondo la selezione naturale è più affidata al caso....boh
Il pilastro dell'evoluzione che affianca la selezione naturale è quello delle mutazioni. La capacità di lottare per la sopravvivenza è una caratteristica che si "accumula" nelle speci per effetto della selezione, e non ne è una delle cause (è facile immaginare anche il perché).
Riguardo alla selezione, non è necessario ipotizzare nessuna forza posta al di sopra dell'ecosistema che orienti la selezione, affinché questa si esprima, quindi il rasoio di Occam suggerisce di evitarla.
Penso che converrai anche tu che se vieni a sapere che un'azienda è fallita perché non era competitiva nel mercato in cui operava (e non c'era nessun salvatore a sostenerla), non vai a cercare nessun altra spiegazione, oltre alla sua incapacità di sopravvivere nell'ambiente in cui operava.
Non vedo il problema, a meno che non ci sia un fraintendimento. Non c'è nessun "disegno preordinato" dietro alla selezione naturale (e men che meno intelligente
).
La "selezione naturale" è un nostro costrutto che serve a dare un nome sintetico e suggestivo a un complesso di fenomeni che riguardano i destini degli individui appartenenti a varie specie animali (altro nostro costrutto...) nel corso del tempo.
La "selezione naturale" è un "teorema" derivante da poche assunzioni: variabilità genetica, un fitting non uniforme degli individui per quanto riguarda le loro possibilità di sopravvivere almeno fino all'età fertile, un meccanismo di trasmissione "ereditaria" di caratteri genetici. Come vedi, ha caratteristiche simili ad altri processi di selezione (quella fatta dagli allevatori o quella fatta dai prof): i meccanismi di base in opera sono diversi, ma funzionalmente hanno delle straordinarie affinità.
Ho risposto più che altro perché qui c'è gente ben più esperta di me. E così mi becco i rimbrotti ed imparo qualcosa.

La "selezione naturale" è un nostro costrutto che serve a dare un nome sintetico e suggestivo a un complesso di fenomeni che riguardano i destini degli individui appartenenti a varie specie animali (altro nostro costrutto...) nel corso del tempo.
La "selezione naturale" è un "teorema" derivante da poche assunzioni: variabilità genetica, un fitting non uniforme degli individui per quanto riguarda le loro possibilità di sopravvivere almeno fino all'età fertile, un meccanismo di trasmissione "ereditaria" di caratteri genetici. Come vedi, ha caratteristiche simili ad altri processi di selezione (quella fatta dagli allevatori o quella fatta dai prof): i meccanismi di base in opera sono diversi, ma funzionalmente hanno delle straordinarie affinità.
Ho risposto più che altro perché qui c'è gente ben più esperta di me. E così mi becco i rimbrotti ed imparo qualcosa.