Dottorato sì o no? Chiedo aiuto a voi

cozzaciccio
Ciao a tutti, spero sia il thread corretto, in caso contrario mi scuso con i moderatori, sono all’ultimo anno della magistrale di ing. delle telecomunicazioni, sto valutando di fare un dottorato in campi elettromagnetici/antenne/radar. Sono interessato solo alla ricerca e non alla carriera accademica, quindi dopo il dottorato cercherei un lavoro nella ricerca appunto, ma unico vincolo è restare in Italia, è possibile oppure sarà una perdita di tempo? Qualcuno ha fatto un percorso simile? In generale il dottorato in Italia quanto è spendibile?
Il campo relativo a antenne, campi e radar com'è? Sia in termini di ricerca sia in termini di lavoro? Ho la sensazione che sia la nicchia della nicchia e non so se questo sia un bene o un male.
Qualsiasi feedback sarà utile, grazie

Risposte
hydro1
"MaryFC":
[quote="hydro"][quote="cozzaciccio"] Anche lo stipendio non aiuta, tra affitto e macchina non so quanto riuscirei a fare, essere sfruttato 3 anni per poi trovarmi un pugno di mosche in mano mi fa perdere tutta la voglia.


Vai in Svizzera o in Norvegia e da PhD ti becchi uno stipendio doppio/triplo rispetto a quello di un neoassunto in Italia.[/quote]

Ciao, ci hai studiato? Io vorrei fare una magistrale o dei corsi (master I livello o simili). Tu consigli di fare la magistrale direttamente in Norvegia o di farla qui e provare il dottorato dopo? Chiedo solo per la Norvegia perché in Svizzera non ci vorrei andare:)[/quote]

E' una domanda delicata perchè da un lato fare il master lì può darti un accesso più semplice al dottorato via contatti diretti, anche perchè (parlo della Svizzera, in Norvegia non so) gli studenti locali non sono molto interessati a fare un dottorato, per varie ragioni sulle quali non mi dilungherò. D'altra parte non c'è dubbio che la formazione che si riceve in Italia sia (nella media) molto ma molto più solida di quella che si riceve all'estero, e anche questo può aiutare non poco. Secondo me una buona scelta è, abbastanza lapalissianamente, scegliere per il master una sede di ampio respiro internazionale, dove i contatti con il mondo accademico sono tanti e il livello della didattica buono. So che in Norvegia ci sono un paio di sedi con gente rispettabile, ma non ci sono mai stato (e tra l'altro non ci farei un dottorato neanche per sbaglio, che 6 mesi l'anno di buio non sono una prospettiva che mi alletta). Se hai voglia di fare un master all'estero, fossi in te prenderei seriamente in considerazione l'ETH di Zurigo...

MaryFC
"hydro":
[quote="cozzaciccio"] Anche lo stipendio non aiuta, tra affitto e macchina non so quanto riuscirei a fare, essere sfruttato 3 anni per poi trovarmi un pugno di mosche in mano mi fa perdere tutta la voglia.


Vai in Svizzera o in Norvegia e da PhD ti becchi uno stipendio doppio/triplo rispetto a quello di un neoassunto in Italia.[/quote]

Ciao, ci hai studiato? Io vorrei fare una magistrale o dei corsi (master I livello o simili). Tu consigli di fare la magistrale direttamente in Norvegia o di farla qui e provare il dottorato dopo? Chiedo solo per la Norvegia perché in Svizzera non ci vorrei andare:)

Luca.Lussardi
Un dottorando è uno studente, di terzo livello, in ogni settore.

xXStephXx
Non è tanto sfruttamento perché in teoria anche tu che hai bisogno di loro. Anzi, direi che in alcuni settori è come se fossi studente a tutti gli effetti.

cozzaciccio
"hydro":
Vai in Svizzera o in Norvegia e da PhD ti becchi uno stipendio doppio/triplo rispetto a quello di un neoassunto in Italia.


Il problema è che per motivi personali vorrei cercare di rimanere in Italia, anzi al sud per l'esattezza per questo non so se il gioco vale la candela, anni di sfruttamento per poi non ottenere nulla, mi fa storcere il naso

xXStephXx
Forse l'avevo già scritto ma se sai già in quale settore lavorerai conviene entrarci direttamente.

hydro1
"cozzaciccio":
Anche lo stipendio non aiuta, tra affitto e macchina non so quanto riuscirei a fare, essere sfruttato 3 anni per poi trovarmi un pugno di mosche in mano mi fa perdere tutta la voglia.


Vai in Svizzera o in Norvegia e da PhD ti becchi uno stipendio doppio/triplo rispetto a quello di un neoassunto in Italia.

cozzaciccio
Scusate se mi faccio sentire solo ora, ringrazio tutti per i vostri pareri.
Speravo che i dubbi si potessero risolvere ma continuo ad essere nel limbo, da un lato pareri che vengono da voi e che leggo on line non esattamente incoraggianti, dall'altro il professore che dice che è un investimento e che possibilmente mi aiuta a trovare lavoro, onestamente sono molto in dubbio e credo che continuerò ad esserlo.

La passione io la posso anche mettere ma se quello che faccio non mi farà avere dei vantaggi o miglioramenti io onestamente non so con quanta voglia affronterò il tutto. Anche lo stipendio non aiuta, tra affitto e macchina non so quanto riuscirei a fare, essere sfruttato 3 anni per poi trovarmi un pugno di mosche in mano mi fa perdere tutta la voglia.

pier.paolo15
Sei molto ottimista, non sai quanto ti invidio :-D

xXStephXx
Alla fine sento soddisfazione da entrambe le parti, giusto che gli accademici soddisfatti sono in buona parte di un'altra generazione e quelli della mia generazione saranno soddisfatti a 40 anni forse. :)

hydro1
"xXStephXx":
Probabilmente sono condizionato dal settore dove voglio lavorare. Ma di sicuro l'industria si spinge oltre le potenzialità del ricercatore medio, quindi esistono frontiere molto toste da scalfire. E fintanto che ci sono cose che vanno oltre il potenziale di una persona direi che lo stimolo si può trovare sempre.
Diverso è quando si va a lavorare al di sotto delle proprie potenzialità, però a quel punto penso dipenda dalla posizione lavorativa scelta.



Ho l'impressione che tu confonda l'industria media con le punte di eccellenza della stessa. Senza dubbio esistono realtà private dove si fa ricerca a livelli avanzatissimi, ma altrettanto sicuramente quella non è la media, nè in Italia nè altrove. E anche per essere presi in considerazione da Princeton o Harvard bisogna essere ricercatori di spicco, ma questo non prova nulla.

pier.paolo15
"xXStephXx":
Probabilmente sono condizionato dal settore dove voglio lavorare. Ma di sicuro l'industria si spinge oltre le potenzialità del ricercatore medio, quindi esistono frontiere molto toste da scalfire. E fintanto che ci sono cose che vanno oltre il potenziale di una persona direi che lo stimolo si può trovare sempre.
Diverso è quando si va a lavorare al di sotto delle proprie potenzialità, però a quel punto penso dipenda dalla posizione lavorativa scelta.


Non è tanto questo. La mia impressione (da inesperto, sia chiaro) è che nell'industria le competenze tecniche contino molto meno rispetto a quelle relazionali, ma soprattutto rispetto alla capacità di adattarsi alle richieste e ai codici dell'ambiente di lavoro. Lo stimolo non è quasi mai quello di fare lavoro tecnicamente difficile, ma di farlo in poco tempo e venderlo bene ai clienti e ai superiori. Non per niente gli ingegneri, gli informatici, ecc. sono bollati come "tecnici" e i lavoratori che contano sono quelli che gestiscono persone e soldi, che di tecnico vedono sempre meno. Puoi immaginare quanto questo sia distante dall'ideale di chi vuole fare il ricercatore...

xXStephXx
Probabilmente sono condizionato dal settore dove voglio lavorare. Ma di sicuro l'industria si spinge oltre le potenzialità del ricercatore medio, quindi esistono frontiere molto toste da scalfire. E fintanto che ci sono cose che vanno oltre il potenziale di una persona direi che lo stimolo si può trovare sempre.
Diverso è quando si va a lavorare al di sotto delle proprie potenzialità, però a quel punto penso dipenda dalla posizione lavorativa scelta.


pier.paolo15
"xXStephXx":
Aggiungo poi una cosa che finora mi hanno detto tutti quelli che son passati da università ad industria.
Se all'università sei un fenomeno probabilmente è vero che puoi raggiungere un livello scientifico superiore, altrimenti cambia solo che nell'industria puoi dare un contributo individuale più rilevante rispetto a quello che potresti dare nell'università, e alla fine lo stimolo è uguale.


Secondo me dipende tanto dai propri gusti...di certo la passione e l'entusiasmo che ho visto tra i ricercatori l'ho vista molto più raramente nell'industria, ma non voglio dare validità generale alla mia esperienza.

xXStephXx
Aggiungo poi una cosa che finora mi hanno detto tutti quelli che son passati da università ad industria.
Se all'università sei un fenomeno probabilmente è vero che puoi raggiungere un livello scientifico superiore, altrimenti cambia solo che nell'industria puoi dare un contributo individuale più rilevante rispetto a quello che potresti dare nell'università, e alla fine lo stimolo è uguale.

Io devo ancora fare il passaggio.

pier.paolo15
P.S. Intorno all'università gira tutto il mondo delle startup accademiche e degli istituti di ricerca applicata, come l'Istituto Boella o lo Human Technopole. Non ne so molto ma potresti provare a dare un'occhiata (ora o dopo il dottorato), in particolare il primo potrebbe essere affine ai tuoi interessi.

pier.paolo15
"cozzaciccio":

Ho editato il posto iniziale, ma aggiungo anche qua, il dottorato in italia quanto può essere spendibile lavorativamente parlando? Ha senso? Ovviamente se qualcuno conosce questo ambito e mi porta una testimonianza sarebbe ottimo, ma è utile anche avere testimonianze di ambiti simili e/o diversi.


In Italia le posizioni nell'industria che richiedono il dottorato sono decisamente poche, e non credo siano pagate molto meglio di quelle per neolaureati. In generale, non si fa molta ricerca industriale. In altri paesi va leggermente meglio, ma ovunque ho letto che il dottorato è comunque considerato come un'esperienza inferiore allo stesso numero di anni nell'industria. L'unica eccezione potrebbe essere quella di trovare un'azienda a cui interessano cose molto simili a quelle che fai durante il dottorato, il che potrebbe succedere visto che hai intenzione di farlo in ingegneria. Magari prova a cercare qualche progetto che prevede già a monte collaborazioni con l'industria, così l'inserimento lavorativo sarà più facile.

xXStephXx
"cozzaciccio":
Permette di accedere a certe posizioni in Italia oppure si è visti come troppo qualificati?

In realtà in Italia ci sono bandi dove c'è scritto che il PhD è un plus.
Se per una posizione sei troppo qualificato molto probabilmente è perché capiscono che lo sei davvero. Nel senso che gli dai modo di capire che continuerai ad applicare per altre compagnie che offrono posizioni del tuo livello...

Luca.Lussardi
Ci sono aziende che si impegnano, dipende da cosa aspiri a fare: se punti a fare qualcosa di parzialmente innovativo ottime aziende possono offrirti buone posizioni, ma se punti a ricerca scientifica di alto livello (quella che vai in giro a raccontare a convegni internazionali tanto per capirsi) allora la carriera accademica è quasi obbligata.

cozzaciccio
"Luca.Lussardi":
Ti posso rispondere sulla prima domanda: no. Ad oggi esiste una sola posizione accademica permanente, ovvero quella del professore (declinata in due fasce, associato e ordinario, ma come ruolo è uno solo). Assegni e post doc sono posizioni temporanee che non puoi tenere troppo a lungo. In ogni caso le missioni principali di un professore universitario sono la ricerca e l'insegnamento, ed è la posizione lavorativa per eccellenza se uno vuol fare ricerca ai massimi livelli, oltre che avere un posto al CNR, in quel caso non hai obbligo di insegnamento.


Quindi dottorato in università o in azienda, sarà comunque difficile lavorare nella ricerca?

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