Dottorato ingegneria e guadagno
Uno studente che ha completato il percorso di studi avendo ottenuto il dottorato in una branca dell'ingegneria civile, si trova nella situazione di essere richiesto in impieghi di maggior prestigio rispetto ai suoi colleghi ingegneri senza dottorato, e quindi di guadagnare più soldi?
Risposte
Purtroppo non è nemmeno inconsueto che il possesso di un dottorato costituisca uno svantaggio per l'assunzione. I datori di lavoro, od i loro rappresentanti, hanno una vaga percezione, anche se non piena consapevolezza, di quanto possa essere dequalificante e demotivante il lavoro in ambito aziendale, in particolar modo per profili culturali elevati, e sperimentano non di rado che proprio tra i dipendenti più qualificati si abbia il maggior tasso di dimissioni volontarie (anche perchè sono quelli che poi trovano migliori opportunità, specialmente all'estero: un giovane senza vincoli familiari ha una buona disposizione a fare i bagagli se ha un'offerta seria). Ovviamente questo non riguarda chi dispone di percorsi privilegiati, ma si tratta comunque di una minoranza, che comunque in genere satura le posizioni migliori.
D'altro canto, confermo quanto già affermato dagli interventi precedenti: il dottorato, tranne situazioni particolari, non è un titolo pensato per la preparazione di profili professionali, ma di ricercatori, ed anche un datore di lavoro meno becero del solito (si può supporre che esistano) può considerare rischiose le difficoltà di ambientamento.
D'altro canto, confermo quanto già affermato dagli interventi precedenti: il dottorato, tranne situazioni particolari, non è un titolo pensato per la preparazione di profili professionali, ma di ricercatori, ed anche un datore di lavoro meno becero del solito (si può supporre che esistano) può considerare rischiose le difficoltà di ambientamento.
Chiarissimo. Grazie ad entrambi.
Se per il dottorato di ricerca in ingegneria si segue lo stesso iter, sia di studio che di lavoro futuro, del dottorato in matematica o in fisica, non vedo perchè un datore di lavoro dovrebbe preferire un ingegnere con dottorato piuttosto che un "semplice" laureato in ingegneria. Può essere che il mio modo di pensare sia sbagliato, ma secondo me se una persona fa il dottorato è perchè magari vuole approfondire degli argomenti visti durante il periodo di studio (triennale + magistrale) per poi cercare di fare ricerca in qualche settore, pubblicando articoli ecc...cosa che farebbe quindi un dottorando in ingegneria. Quando si parla di lavoro nelle aziende, secondo me, il discorso è diverso, perchè li svolgi un ruolo diverso, che è più pratico e quindi magari per un eventuale assunzione conterebbe di più l'esperienza accumulata in quel settore piuttosto che un dottorato. Spero di essermi espresso bene....
Sì sì, lo so che il dottorato serve per la ricerca, ma il mio ragionamento è che se io fossi un datore di lavoro preferirei un ingegnere con dottorato piuttosto che uno senza. È unicamente questo che volevo chiederti, e dalla tua risposta evinco che il ragionamento è corretto, per lo meno per le imprese estere (è vero, non hai mai nominato le "imprese estere", quindi potrei aver presunto troppo).
Innanzitutto, non è un caso che il titolo si chiami dottore di ricerca: infatti, durante quei tre anni ti viene insegnato (si spera!) a fare ricerca, quindi acquisisci abilità facendo esperienze di un certo tipo e non di altro.
Per dirlo in altr parole, è chiaro che se vai a lavorare in fabbrica, dopo tre mesi sai come si monta un'automobile, mentre se fai il dottorato non lo sai; però hai più idee creative e più mezzi per risolvere problemi (si spera!).
Il problema è che, con le fetentissime aziende che mediamente ci troviamo in Italia, le abilità acquisite durante un dottorato non sono viste come requisiti da riconoscere e valorizzare, ma unicamente come "un eccesso di specializzazione".
Invece all'estero il titolo di Ph.D. è comunque valorizzato di più rispetto ad una laurea: insomma, hai faticato per tre anni in più e giustamente ti viene riconosciuto il lavoro in più che hai fatto rispetto ad un laureato, cosa che in Italia mediamente non accade.
Per dirlo in altr parole, è chiaro che se vai a lavorare in fabbrica, dopo tre mesi sai come si monta un'automobile, mentre se fai il dottorato non lo sai; però hai più idee creative e più mezzi per risolvere problemi (si spera!).
Il problema è che, con le fetentissime aziende che mediamente ci troviamo in Italia, le abilità acquisite durante un dottorato non sono viste come requisiti da riconoscere e valorizzare, ma unicamente come "un eccesso di specializzazione".
Invece all'estero il titolo di Ph.D. è comunque valorizzato di più rispetto ad una laurea: insomma, hai faticato per tre anni in più e giustamente ti viene riconosciuto il lavoro in più che hai fatto rispetto ad un laureato, cosa che in Italia mediamente non accade.
"gugo82":
Generalmente non in Italia.
E all'estero?
Comunque, non vorrei che la mia domanda fosse mal posta: non è che il dottorato è rivolto esclusivamente alla ricerca, e quindi non va fatto in prospettiva di un ritorno economico?
Generalmente non in Italia.