Anno da ripetente
Sono al secondo anno , ma sto per andare fuori corso.
Mi chiedevo, è possibile reiscriversi solo al secondo anno , in modo tale da non perdere gli esami dati nel primo?
Mi chiedevo, è possibile reiscriversi solo al secondo anno , in modo tale da non perdere gli esami dati nel primo?
Risposte
"pepp1995":
Sono al secondo anno , ma sto per andare fuori corso.
Mi chiedevo, è possibile reiscriversi solo al secondo anno , in modo tale da non perdere gli esami dati nel primo?
dipende dal tipo di università che stai frequentando e dalla facoltà! non esistono regole generali purtroppo...
"jitter":
Prendiamo una persona che ha già il suo lavoro, non ha vent'anni e fa l'università per suo piacere. Non "consuma" (in genere frequenta poco) ma paga le tasse: io credevo che questa persona fosse una fonte di introiti per l'università, non un "parassita". 10.000€ sono tanti, sono un anno e mezzo dell'affitto di una bella casa.
Eppure non mi torna del tutto, perché questo meccanismo si basa sul non-dare, non sul togliere o su un consumo diretto di risorse. Non mi sembra la stessa cosa, è come dire: "il denaro non guadagnato è denaro perso"... ma c'è qualcosa che non riesco ad afferrare bene... ci devo pensare.
Non torna nemmeno a me (e infatti non l'ho scritto io quel fatto dei 10000 Euro), lo ripeto, che una persona che avendo seguito tutti i corsi, seguito tutte le esperienze pratiche, studiato regolarmente, dato più esami possibili, che si sarebbe praticamente già laureata se non per non aver ancora avuto assegnata la tesi (e nemmeno aver avuto la possibilità di anticiparsi il tirocinio durante uno dei periodi del tipo studio studio ma non passo nessun esame dei pochissimi che posso dare per motivi di propedeuticità e allora finisco per fare cose che mi divertano e rilassino e basta se gli esami non vanno e di fare altre cose diverse dagli esami, dalle ripetizioni e dai lavoretti estivi, ma comunque serie, non se ne parla...) e aver incontrato qualche difficoltà a dare tutti gli esami per tempo, determini nel bilancio dell'università (e quindi dello Stato, se trattasi di università statale) consumi di oltre 10.000 € all'anno pur standosene a casa a studiare cercando di rendere il più possibile e andando all'università solo per frequentare (con serietà, assolutamente non per strappare i 18) gli appelli nel tentativo di recuperare.
"jitter":
Perché la selezione non può diventare la sola difficoltà degli esami? Sarebbe la selezione più giusta: chi non passa gli esami si stancherebbe presto e andrebbe sicuramente a fare qualcos'altro; non credo rimarrebbe a lungo all'università.
Purtroppo molti sembrano non stancarsi così presto (leggasi: fra gli altri, c'è, come me, chi ci tiene per davvero a laurearsi, ma nel corso della sua carriera universitaria vive spesso esperienze che finiscono col dubbio di a cosa serva studiare...), credo che questo sia il motivo del bisogno di misure più restrittive. Chi passa pochissimi esami è giusto che riveda il proprio percorso, ma non raramente si verifica l'episodio di un solo (o anche 2) esame, detto "scoglio", che non si riesce a dare in nessun modo e la fatica finisce per compromettere il resto della carriera rendendo difficile studiare gli altri esami in modo proficuo... [ot]Qualcos'altro? Il lavoro del cercare lavoro e barcamenarsi, nella migliore delle ipotesi, nel mondo del precariato? A questo punto, secondo me, meglio l'italico fuoricorsismo... se serio e giustificato da oggettive difficoltà didattiche/personali/lavorative accompagnate a parecchia tenacia, ovvio, non quello dell'università come parcheggio.[/ot]
"Vikhr":
Non la vedo proprio così. All'università uno studente costa circa 10.000€ all'anno.
Questa non me l'aspettavo, sono sorpresa. Leggendo gli articoli che avete linkato, mi pare di capire che questo non dipende tanto dal fatto che il fuoricorso sfrutta determinati servizi, ma dal fatto che pesa negativamente sulle statistiche di merito dell'università, facendole perdere i fondi.
Prendiamo una persona che ha già il suo lavoro, non ha vent'anni e fa l'università per suo piacere. Non "consuma" (in genere frequenta poco) ma paga le tasse: io credevo che questa persona fosse una fonte di introiti per l'università, non un "parassita". 10.000€ sono tanti, sono un anno e mezzo dell'affitto di una bella casa. Vuol dire che, se vogliamo semplificare il meccanismo della distribuzione del denaro, lo Stato per mantenere l'hobby di qualcuno nega un bene di prima necessità a qualcun altro?
Eppure non mi torna del tutto, perché questo meccanismo si basa sul non-dare, non sul togliere o su un consumo diretto di risorse. Non mi sembra la stessa cosa, è come dire: "il denaro non guadagnato è denaro perso"... ma c'è qualcosa che non riesco ad afferrare bene... ci devo pensare.
Invece trovo pericolosa la scelta, in linea di principio, di negare i fondi alle università che hanno molti fuoricorso. Non può essere che l'università, per rischiare di perdere (pardon, di non ricevere) i fondi, non diventi troppo di manica larga? Quello sì che sarebbe un danno. Io ho fatto una facoltà umanistica in un ateneo facile, molto facile, nel norditalia. La cosa su cui ero più critica non era tanto l'immeritato merito diffuso, ma il fatto che gli studenti non ammettessero che funzionava così. Anzi, quando dicevo ai miei compagni "nella nostra università ci promuovono tutti, non ci stanno preparando", apriti oh cielo! La nostra facoltà era difficilissima, come no, eravamo tutti geni. Se la smettessimo di tirarcela, invece? Va beh... mi sono lasciata prendere un po' la mano... torno a essere razionale...
Sono contraria a forme di selezione che non siano basate sulla misurazione diretta della preparazione (durante l'università e non in entrata). Sono perplessa, quindi, sui test di ingresso perché uno studente potrebbe avere tutto da imparare all'inizio e avere l'intenzione di farlo con impegno, mentre un altro potrebbe aver fatto un buon liceo e passare il test, ma battere la fiacca all'università. Perché la selezione non può diventare la sola difficoltà degli esami? Sarebbe la selezione più giusta: chi non passa gli esami si stancherebbe presto e andrebbe sicuramente a fare qualcos'altro; non credo rimarrebbe a lungo all'università. E le università non sfornerebbero una quantità industriale di presunti geni creando una società intellettualmente omertosa (nel senso che si bara sulla realtà - università facile - pur di mantenere il proprio prestigio - voti alti).
"Intermat":
Non la vedo proprio così. All'università uno studente costa circa 10.000€ all'anno.
10.000€ per stare a casa, studiando e dando esami? Un pochino tanto eh... capisco per frequentare tutte le lezioni in un anno e seguire tutti i laboratori relativi, oppure per seguire di nuovo delle lezioni o delle esperienze seguite male, ma dopo averle concluse, preso appunti e partecipato a tutte le esperienze pratiche, sinceramente fallisco nel capire da cosa possa derivare ulteriore spesa. Forse, a intestardirsi di frequentare ogni singolo appello di esame si crea qualche ingorgo in più, ma non riesco a vedere come questo possa comportare maggiore spesa.
"Intermat":
Inoltre la presenza di numerosi fuoricorso crea ingorghi per eventuali laboratori/progetti.
Per tutto il resto c'è... il numero chiuso. Ah, giusto, anche per quello un limite alle eventuali ripetizioni (massimo una, ad esempio... in nome di una selezione più dura del cemento) non guasterebbe, in modo da scoraggiare eventuali testardi.
"Vikhr":
Intendevo che se qualcuno ci tiene veramente gli deve essere lasciata la possibilità di prolungare ad libitum l'iter per conseguirla (il tutto a sue esclusive spese, giustamente, del resto se uno desidera fortemente comprarsi l'auto sportiva rinuncia a tutto pur di mettere da parte i soldi...). Del resto siamo adulti e sappiamo prenderci le nostre responsabilità se ci impuntiamo di voler a tutti i costi fare qualcosa che potrebbe rivelarsi dannoso per noi (es. pagare tasse universitarie 10 anni di seguito pur di laurearci in qualcosa a cui teniamo, a quel punto solo per orgoglio però, che credo sia tra i più nobili dei comportamenti che possono spiegarsi solo con questa logica; dico dannoso per noi e non per altri perché non credo che seguirsi tutti i corsi dei 2/3/5/6 anni legali, cercare di dare più esami possibili, e poi rimanere a casa magari lavoricchiando, facendo volontariato o viaggi all'estero un po' più seri di una vacanza e andare 1/2/massimo 3 se proprio va tutto male, o a piacere se proprio si è fannulloni e/o sfortunati e/o incapaci nati, anni fuoricorso per affrontare gli esami rimanenti possa danneggiare altri).
Non la vedo proprio così. All'università uno studente costa circa 10.000€ all'anno. Se, automaticamente oltre i 2 anni fuori corso, tu fossi disponibile a pagare una tale cifra allora effettivamente non danneggeresti nessun altro perché non costeresti nulla all'università. Altrimenti la tua presenza toglie circa 8500€ da investire su un altro ragazzo. Inoltre la presenza di numerosi fuoricorso crea ingorghi per eventuali laboratori/progetti. Insomma non è proprio del tutto vero che il metterci tanto è uno svantaggio solo per lo studente. Inoltre con tale regola, se non ho capito male, ti puoi tranquillamente laureare con 2 anni fuori corso purché vai in ordine con gli esami. Quindi hai ben 6 anni per la triennale e 4 per la magistrale. Insomma hai comunque 10 anni. Saresti in ogni caso ampiamente fuori corso.
"Vikhr":
Giustissimo che i problemi personali/famigliari/di salute non diventino giustificazione, ma devono essere, se documentabili (come dici tu), riconosciuti, perché possono frenare parecchio. Secondo te una persona che studia o lavora depressa o malata o con problemi a casa rende quanto renderebbe se non avesse preoccupazioni, fosse serena e in forma? Non credo che il rendimento sarebbe per forza lo stesso, si comporta in modo onorevole e coraggioso e senza dubbio dimostra forza, non solo di volontà, ed i suoi risultati seppur eventualmente modesti (ma anche no) sono degni di considerazione in luce di questi aspetti, ma non credo che sia la stessa cosa (soprattutto per lo sforzo richiesto). Poi che ne so, magari a me succede di rendere poco perché oggettivamente anche quando mi sembra di rendere tanto sono veramente al limite e credo di avere più capacità di quante realmente ne abbia... tutto può essere, ma intanto credo in qualcosa. E se qualcuno un giorno mi impedirà di fare qualcosa in cui credo ma per la quale a detta sua non ho le capacità, e non mi darà più la possibilità di dimostrare il contrario, risponderò "Nessun problema, farò altro, l'importante è che ci ho creduto e ci ho messo tutto me stesso".
Sicuramente non rende al massimo ma già esistono dei sistemi che riducono il numero di crediti necessari per non essere ripetenti (part time) e esiste sempre la possibilità di sospendere gli studi senza perdere gli esami sostenuti. Insomma già esistono dei sistemi legali per chi si trova in condizioni difficili.
"Vikhr":
Poi ripeto la mia teoria, scansafatiche ci si può anche diventare, giustamente se uno studia sul serio e di volta in volta si vede bocciato perché a detta del professore una volta non sa una cosa, una volta l'altra, un'altra volta ancora una cosa che sapeva la volta prima ora non la sa più, un'altra volta il professore è nervoso ecc. un po' di quantomeno voglia di ricaricare le pile e fare altro nel frattempo viene, anche perché lo studio quando succede questo un po' di senso lo perde, finisce per diventare lo stare davanti a un libro aperto seduti su una sedia tanto per ammazzare il tempo. Ci possono essere dei periodi in cui lo studio è più proficuo e periodi in cui è meno proficuo, e non è detto che quando è meno proficuo basti studiare più a lungo, anzi, si rischia solo che il periodo poco proficuo si allunghi ulteriormente.
Si ma questo non può giustificare due anni per fare un semestre. Dai, non ci credo che una persona per fare 3 esami ci possa mettere più di 10 appelli. Se uno sa che c'è questa regola gli esami li da nell'ordine imposto in modo da non andare oltre i due anni. Quando si iscrive all'anno successivo per farlo ha nuovamente due anni. Insomma, ci può mettere 6 anni per la triennale. Se non ce la fa è veramente un peso per l'università.
Riguardo l'ultima citazione, non intendevo assolutamente dire che la laurea è un diritto e dovrebbe poter essere reclamata (ammetto di non essere stato chiaro). Intendevo che se qualcuno ci tiene veramente gli deve essere lasciata la possibilità di prolungare ad libitum l'iter per conseguirla (il tutto a sue esclusive spese, giustamente, del resto se uno desidera fortemente comprarsi l'auto sportiva rinuncia a tutto pur di mettere da parte i soldi...). Del resto siamo adulti e sappiamo prenderci le nostre responsabilità se ci impuntiamo di voler a tutti i costi fare qualcosa che potrebbe rivelarsi dannoso per noi (es. pagare tasse universitarie 10 anni di seguito pur di laurearci in qualcosa a cui teniamo, a quel punto solo per orgoglio però, che credo sia tra i più nobili dei comportamenti che possono spiegarsi solo con questa logica; dico dannoso per noi e non per altri perché non credo che seguirsi tutti i corsi dei 2/3/5/6 anni legali, cercare di dare più esami possibili, e poi rimanere a casa magari lavoricchiando, facendo volontariato o viaggi all'estero un po' più seri di una vacanza e andare 1/2/massimo 3 se proprio va tutto male, o a piacere se proprio si è fannulloni e/o sfortunati e/o incapaci nati, anni fuoricorso per affrontare gli esami rimanenti possa danneggiare altri). Giustissimo che i problemi personali/famigliari/di salute non diventino giustificazione, ma devono essere, se documentabili (come dici tu), riconosciuti, perché possono frenare parecchio. Secondo te una persona che studia o lavora depressa o malata o con problemi a casa rende quanto renderebbe se non avesse preoccupazioni, fosse serena e in forma? Non credo che il rendimento sarebbe per forza lo stesso, si comporta in modo onorevole e coraggioso e senza dubbio dimostra forza, non solo di volontà, ed i suoi risultati seppur eventualmente modesti (ma anche no) sono degni di considerazione in luce di questi aspetti, ma non credo che sia la stessa cosa (soprattutto per lo sforzo richiesto). Poi che ne so, magari a me succede di rendere poco perché oggettivamente anche quando mi sembra di rendere tanto sono veramente al limite e credo di avere più capacità di quante realmente ne abbia... tutto può essere, ma intanto credo in qualcosa. E se qualcuno un giorno mi impedirà di fare qualcosa in cui credo ma per la quale a detta sua non ho le capacità, e non mi darà più la possibilità di dimostrare il contrario, risponderò "Nessun problema, farò altro, l'importante è che ci ho creduto e ci ho messo tutto me stesso".
Poi ripeto la mia teoria, scansafatiche ci si può anche diventare, giustamente se uno studia sul serio e di volta in volta si vede bocciato perché a detta del professore una volta non sa una cosa, una volta l'altra, un'altra volta ancora una cosa che sapeva la volta prima ora non la sa più, un'altra volta il professore è nervoso ecc. un po' di quantomeno voglia di ricaricare le pile e fare altro nel frattempo viene, anche perché lo studio quando succede questo un po' di senso lo perde, finisce per diventare lo stare davanti a un libro aperto seduti su una sedia tanto per ammazzare il tempo. Ci possono essere dei periodi in cui lo studio è più proficuo e periodi in cui è meno proficuo, e non è detto che quando è meno proficuo basti studiare più a lungo, anzi, si rischia solo che il periodo poco proficuo si allunghi ulteriormente.
Poi ripeto la mia teoria, scansafatiche ci si può anche diventare, giustamente se uno studia sul serio e di volta in volta si vede bocciato perché a detta del professore una volta non sa una cosa, una volta l'altra, un'altra volta ancora una cosa che sapeva la volta prima ora non la sa più, un'altra volta il professore è nervoso ecc. un po' di quantomeno voglia di ricaricare le pile e fare altro nel frattempo viene, anche perché lo studio quando succede questo un po' di senso lo perde, finisce per diventare lo stare davanti a un libro aperto seduti su una sedia tanto per ammazzare il tempo. Ci possono essere dei periodi in cui lo studio è più proficuo e periodi in cui è meno proficuo, e non è detto che quando è meno proficuo basti studiare più a lungo, anzi, si rischia solo che il periodo poco proficuo si allunghi ulteriormente.
"Vikhr":
Sarà che sono uno studente mediocre all'atto, ma non lo trovo giusto. Il periodo no può capitare a chiunque, e tutti possono avere seri problemi familiari o di salute. Poi, libero di replicarmi che se in 2 anni non riesci in nessun modo a dare esami la facoltà non è stata scelta bene, ma io sono del parere che non è così per tutti, necessariamente.
Posto che io ho detto che "in parte sono d'accordo", detto questo credo che sia ridicola questa obiezione. O meglio esistono e si possono trovare facilmente dei regolamenti che permettano di evitare dei paradossi. Ad esempio esiste già la possibilità di iscriversi part time (per la quale opzione credo e spero che non valga la regola) e la possibilità di sospendere gli studi (senza perdere nulla). Se uno è certo che non riesce a fare gli esami potrebbe prendere anche in considerazione l'opzione di sospendere gli studi fino a quando non sarà nuovamente in grado di dedicarsi con "anima e corpo" allo studio. Inoltre, e questa è una mia idea, si potrebbe prendere in considerazione l'opzione di istituire una specie di commissione che valuti dei "certificati medici" che possono far derogare la regola in caso di evidenti problemi di salute sia personali sia di un parente stretto (genitore o fratello). Insomma le regole già esistono o possono essere implementate senza troppa fatica.
Per il discorso del "periodo no", lasciatelo dire è assurdo. Un periodo no non può durare due anni, lì si tratta di sbagliare gravemente qualcosa o di non impegnarsi a sufficienza (o quantomeno nel modo giusto). Inoltre è a maggior ragione ridicolo perché in due anni (ripeto: "due anni") si devono passare gli esami di un solo semestre (ovvero al max 30/36 cfu). Semplicente tale regola imporrebbe (indirettamente) di fare gli esami nell'ordine giusto. Questo eviterebbe di avere studenti che danno come ultimo esame Fisica I, Geometria o altre cose simili (e ad ingegneria ne conosco diversi che hanno fatto così!).
PS: Io nell'ultimo semestre ho avuto, in famiglia, un bel po' di problemi di salute. Per quasi un mese e mezzo sono dovuto andare tutti i giorni in ospedale, ogni sera. Questo però non mi ha impedito di fare gli esami, le difficoltà le ho provate a superare, è stato difficile ma, con l'impegno, ho superato quello che mi ero posto come obiettivo. Non credo di essere un caso particolare, sicuramente esistono tanti studenti che si ritrovano genitori malati, anziani oppure, in altri casi più rari, figli piccoli e partner. Insomma ognuno ha i suoi problemi. Ognuno fissa le sue priorità e, in base a quelle, si regola.
Ricorda che c'è gente che, seppur malata, va a lavorare e che c'è gente che, seppur deve badare a parenti malati, va a lavorare lo stesso. In quei casi io derogherei alla regola ma, in ogni caso, credo proprio che quelle persone, proprio grazie alla grande forza di volontà che devono tirare fuori, sono quelle che da questa regola non verrebbero neppure colpite. Gli scansafatiche sono le vittime e quelli vanno colpiti duramente. Altro che, come dice l'articolo, corsi di recupero e tutoraggi personalizzati.
"Vikhr":
Sono del parere che è possibilissimo che gente che ci crede e studia in modo serio e approfondito possa non fare che trovarsi solo i bastoni fra le ruote anche per periodi lunghi e a quel punto logicamente le priorità potrebbero anche diventare diverse dal tentare in ogni modo (più o meno onesto a seconda dell'individuo) di passare tot esami per non rimanere indietro ed essere costretti a ricominciare da capo (e comunque, pure nel caso che ciò dovesse accadere, lo potresti vedere subito chi ha studiato seriamente: per un periodo non farebbe altro che dare esami, poi beccherebbe lo "scoglio", magari lo stesso di prima, e si riarenerebbe di nuovo...).
Non ho ben capito il discorso. In ogni caso non conosco nessuno che, studiando seriamente, ci ha messo più di due anni (ovvero ben 10/12 appelli) per passare un esame. Se uno non ce la fa è evidente che non sta affrontando la questione seriamente. Inoltre molti docenti alla 5/6 volta che ti vedono diventano pure più clementi (ovviamente vale per gli orali).
"Vikhr":
All'eventuale obiezione che non è obbligatoria la laurea per crescere culturalmente, rispondo che a mio avviso è diritto di tutti poter avere qualcosa che certifichi la propria cultura in un determinato settore (a questo proposito, sarei curioso sul fatto che le regole suddette possano essere o meno diverse nel caso degli studenti part time).
In ogni caso, credo che la cosa possa stabilire un precedente, specie se la situazione economica dovesse ulteriormente precipitare.
Avere una laurea non è un diritto. Avere la possibilità di conseguire la laurea invece lo è. Se uno non ci riesce credo che non abbia nessun diritto di reclamarla. Ovviamente a patto che le regole siano chiare e corrette. In questo caso le regole mi sembrano chiare, sulla correttezza non ci metterei una mano sul fuoco ma solo per il fatto che, pur condividendone le motivazioni, ritengo che il "cancellare" un esame già superato sia una cosa non proprio legale. Insomma, se qualcuno ha certificato la mia preparazione in quella materia, su che base poi mi viene revocata? In pratica gli esami diventerebbero come dei certificati aventi una scadenza entro la quale convertirli in laurea. Non sono un esperto di legge per cui non voglio trarre conclusioni o dare giudizi però mi sembra una cosa leggermente al limite del legale.
Sarà che sono uno studente mediocre all'atto, ma non lo trovo giusto. Il periodo no può capitare a chiunque, e tutti possono avere seri problemi familiari o di salute. Poi, libero di replicarmi che se in 2 anni non riesci in nessun modo a dare esami la facoltà non è stata scelta bene, ma io sono del parere che non è così per tutti, necessariamente. Sono del parere che è possibilissimo che gente che ci crede e studia in modo serio e approfondito possa non fare che trovarsi solo i bastoni fra le ruote anche per periodi lunghi e a quel punto logicamente le priorità potrebbero anche diventare diverse dal tentare in ogni modo (più o meno onesto a seconda dell'individuo) di passare tot esami per non rimanere indietro ed essere costretti a ricominciare da capo (e comunque, pure nel caso che ciò dovesse accadere, lo potresti vedere subito chi ha studiato seriamente: per un periodo non farebbe altro che dare esami, poi beccherebbe lo "scoglio", magari lo stesso di prima, e si riarenerebbe di nuovo...). All'eventuale obiezione che non è obbligatoria la laurea per crescere culturalmente, rispondo che a mio avviso è diritto di tutti poter avere qualcosa che certifichi la propria cultura in un determinato settore (a questo proposito, sarei curioso sul fatto che le regole suddette possano essere o meno diverse nel caso degli studenti part time).
In ogni caso, credo che la cosa possa stabilire un precedente, specie se la situazione economica dovesse ulteriormente precipitare.
In ogni caso, credo che la cosa possa stabilire un precedente, specie se la situazione economica dovesse ulteriormente precipitare.
"Vikhr":
Pare che non sia un semplice discorso, ma che sia proprio effettivo:
http://www.lastampa.it/2016/03/17/crona ... agina.html
A quanto sembra varrà dai prossimi anni, non essendo retroattiva. In ogni caso, in parte, è condivisibile. I fuoricorso cronici sono un danno per tutti gli altri studenti. Darti 2 anni per finire un semestre mi pare una decisione comunque non troppo stringente, alla fine basta seguire l'ordine degli esami imposto e ce la si fa. Non capisco i rappresentanti degli studenti che si oppongono, a quanto pare, difendendo l'indifendibile (chi ci mette più di due anni per finire un semestre) e poi non si battono per cose serie tipo strutture adeguate, visite didattiche (ad impianti industriali per ing., ad enti di ricerca per fisici e a monumenti o simili per chi studia beni culturali e simili) e altro.
Pare che non sia un semplice discorso, ma che sia proprio effettivo:
http://www.lastampa.it/2016/03/17/crona ... agina.html
http://www.lastampa.it/2016/03/17/crona ... agina.html
L'ora dipende dai propri setting (io lo leggo come postato alle 9:32).
I minuti non so. Io ho indicato l'ora in cui ho postato, quella che mi dà l'orologio del computer. Che coincide, con scarto max di un minuto, con quella che leggo sul cell e sull'orologio che c'è in cucina. E con lo "atomic time" disponibile in rete. Può essere che abbia editato il messaggio, non mi ricordo. Oggi è stata una giornata intensa: concorso sociale, grigliata...
Comunque sono le 20:10.
Io ho scritto l'ora perché se uno vuole magari può recuperare nell'archivio audio della radio quella trasmissione.
I minuti non so. Io ho indicato l'ora in cui ho postato, quella che mi dà l'orologio del computer. Che coincide, con scarto max di un minuto, con quella che leggo sul cell e sull'orologio che c'è in cucina. E con lo "atomic time" disponibile in rete. Può essere che abbia editato il messaggio, non mi ricordo. Oggi è stata una giornata intensa: concorso sociale, grigliata...
Comunque sono le 20:10.
Io ho scritto l'ora perché se uno vuole magari può recuperare nell'archivio audio della radio quella trasmissione.
@Fioravante
Perché dici che sono le 8:53 e il post segna le 8:30???Hai editato???
Perché dici che sono le 8:53 e il post segna le 8:30???Hai editato???
Come dice Intermat, mai vista una cosa del genere.
Però... da qualche giorno sento dire alla radio che il Politecnico di Torino avrebbe proprio idea di farlo. Far fuori chi bighellona senza costrutto in ateneo, e cancellare gli esami pregressi (immagino dopo un tot)! Non so nulla dei dettagli, lo segnalo perché se a qualcuno interessa, costui possa provare a informarsi.
PS: ne stanno parlando proprio in questo momento su Radio24 (sono le 8:53)!
Però... da qualche giorno sento dire alla radio che il Politecnico di Torino avrebbe proprio idea di farlo. Far fuori chi bighellona senza costrutto in ateneo, e cancellare gli esami pregressi (immagino dopo un tot)! Non so nulla dei dettagli, lo segnalo perché se a qualcuno interessa, costui possa provare a informarsi.
PS: ne stanno parlando proprio in questo momento su Radio24 (sono le 8:53)!
"Vikhr":
Intermat, lo sai meglio di me che in seguito alla riforma Gelmini è interesse delle università che si permanga il meno possibile nelle sue aule. Alcune università potrebbero avere regolamenti più restrittivi al fine di raggiungere l'obiettivo. Ad esempio, se non si supera il test d'assestamento iniziale dopo tot tempo (in genere un anno da ripetente), ci si deve reimmatricolare o cambiare corso, e via di seguito...
Mai vista una cosa del genere. Se tu hai qualche esempio di università che fa così riportalo, ovviamente escluse le situazioni particolari (normale o simili).
Al massimo se uno non supera il test iniziale non si può proprio immatricolare.
Intermat, lo sai meglio di me che in seguito alla riforma Gelmini è interesse delle università che si permanga il meno possibile nelle sue aule. Alcune università potrebbero avere regolamenti più restrittivi al fine di raggiungere l'obiettivo. Ad esempio, se non si supera il test d'assestamento iniziale dopo tot tempo (in genere un anno da ripetente), ci si deve reimmatricolare o cambiare corso, e via di seguito...
Non ho mai sentito nessuno perdere gli esami fatti perché si è iscritto come ripetente (in Italia almeno!). Perché questo dubbio strano?
Devi leggere nel dettaglio il regolamento della tua università. Ciascuna università è un caso a parte.