Alternative al dottorato in matematica pura
Ciao a tutti! Vorrei aprire l'ennesimo topic sul post-laurea magistrale.
Sappiamo tutti che un percorso di dottorato in matematica pura non è una cosa facile. A quanto ne so, la depressione è purtroppo molto comune fra i futuri PhD - vuoi per la difficoltà della materia in sé e la mancanza di certezze della ricerca in quanto tale, vuoi per l'eccessiva pressione e per i ritmi di lavoro spesso stressanti, vuoi per la componente economica non delle migliori, vuoi per l'assoluta incertezza della carriera accademica (almeno in Italia).
Paragrafo personale skippabile: personalmente, all'università me la sono sempre cavata con una quantità di studio e di stress decisamente accettabili, ma al momento sono rimasto invischiato in una tesi magistrale che non decolla, che mi sta esaurendo molto più di quanto mi aspettassi, e che mi ha fatto capire abbastanza chiaramente di non voler proseguire con questa vita anche dopo. So che per fare ricerca di un livello decente dovrei dedicarci una quantità di tempo eccessivo, che toglierebbe spazio a hobby e vita sociale e, non meno importante, mi farebbe diventare matto. Sono un tipo che non regge bene la pressione, e non mi reputo abbastanza bravo per risolvere un problema discretamente difficile senza dedicarci un impegno per me eccessivo. Sento di non amare la matematica abbastanza da dedicarle una fetta tanto grossa della mia vita e della mia salute mentale. Perciò sto valutando alternative.
Mi interesserebbe avere riscontro ad esempio da chi ha intrapreso un PhD relativo all'applicazione della matematica, ad esempio in ambito biologico o medico (perdonate la vaghezza). In particolare, come si trova a conciliare ricerca e vita sociale, e se pensa che potrebbe essere meno impegnativo di un dottorato in matematica pura. Sono benvenuti anche pareri di dottorandi teorici e di chi si è buttato sul mondo del lavoro.
Sappiamo tutti che un percorso di dottorato in matematica pura non è una cosa facile. A quanto ne so, la depressione è purtroppo molto comune fra i futuri PhD - vuoi per la difficoltà della materia in sé e la mancanza di certezze della ricerca in quanto tale, vuoi per l'eccessiva pressione e per i ritmi di lavoro spesso stressanti, vuoi per la componente economica non delle migliori, vuoi per l'assoluta incertezza della carriera accademica (almeno in Italia).
Paragrafo personale skippabile: personalmente, all'università me la sono sempre cavata con una quantità di studio e di stress decisamente accettabili, ma al momento sono rimasto invischiato in una tesi magistrale che non decolla, che mi sta esaurendo molto più di quanto mi aspettassi, e che mi ha fatto capire abbastanza chiaramente di non voler proseguire con questa vita anche dopo. So che per fare ricerca di un livello decente dovrei dedicarci una quantità di tempo eccessivo, che toglierebbe spazio a hobby e vita sociale e, non meno importante, mi farebbe diventare matto. Sono un tipo che non regge bene la pressione, e non mi reputo abbastanza bravo per risolvere un problema discretamente difficile senza dedicarci un impegno per me eccessivo. Sento di non amare la matematica abbastanza da dedicarle una fetta tanto grossa della mia vita e della mia salute mentale. Perciò sto valutando alternative.
Mi interesserebbe avere riscontro ad esempio da chi ha intrapreso un PhD relativo all'applicazione della matematica, ad esempio in ambito biologico o medico (perdonate la vaghezza). In particolare, come si trova a conciliare ricerca e vita sociale, e se pensa che potrebbe essere meno impegnativo di un dottorato in matematica pura. Sono benvenuti anche pareri di dottorandi teorici e di chi si è buttato sul mondo del lavoro.
Risposte
OT consolativo! [ot]Io persi due settimane abbondanti per definire gli spazi (analitici complessi) di Kähler; poi scoprì che avevo usato la definizione di Moišhezon (1974), la quale differisce dalla definizione di Grauert (1962); Varouchas (1986) aveva già dimostrato che nel caso liscio ritrovavo la definizione di manifold di Kähler, e Richberg (1968) aveva già svolto i calcoli preliminari... Sono un pessimo ricercatore (freelance) in matematica? No! Sono un pessimo ricercatore bibliografico? Sì!
P.S.: l'articolo è in fase di referring; e "pare che ci siano dei risultati molto forti" (cit. di proff. ordinari).[/ot] OT tecnico! [ot]Prova a ragionare "fuori dagli schemi", se possibile...[/ot]

"xXStephXx":
MQua mi incuriosiva come mai la tesi magistrale, di cui si aspettava un decollo, abbia avuto tutta questa rilevanza nella scelta futura. Finora tendenzialmente leggendo online (anche su quora, non ne parliamo!) ho colto sempre più ansia di quello che poi emerge nella realtà.
Nel mio caso mi sono impelagato in una dimostrazione che non viene e che mi ha fatto perdere un bel po' di tempo, perciò mi ritrovo a giugno praticamente con nulla in mano. Certo, ho studiato tutti i requisiti teorici, ma nel complesso non sono molto corposi. Poi, per carità, con l'aiuto del relatore spero di riuscire a tirar su qualcosa entro settembre; più che altro mi ha fatto capire che, per un motivo o per l'altro, non mi piacerebbe far ricerca nel campo della matematica pura.
PS: grazie per le risposte!
Se lo scopo è solo quello non c'è stato bisogno, credo che (foorsee), pure se non viene detto, basta provenire da un ambiente ben riconosciuto ed esser presentati da qualcuno che conoscono… a patto di non fare un colloquio indecente e di saper presentare pure qualcosina in più oltre allo standard degli esami sostenuti.
Qua mi incuriosiva come mai la tesi magistrale, di cui si aspettava un decollo, abbia avuto tutta questa rilevanza nella scelta futura. Finora tendenzialmente leggendo online (anche su quora, non ne parliamo!) ho colto sempre più ansia di quello che poi emerge nella realtà.
Qua mi incuriosiva come mai la tesi magistrale, di cui si aspettava un decollo, abbia avuto tutta questa rilevanza nella scelta futura. Finora tendenzialmente leggendo online (anche su quora, non ne parliamo!) ho colto sempre più ansia di quello che poi emerge nella realtà.
"xXStephXx":
Ma è così importante avere una tesi magistrale che decolla? [...]
Beh, se fai una tesi di ricerca e poi ci esce un articolo, stai certo che chi ti fa l'interview per il dottorato se ne accorge.
@xXStephXx
[ot]Ciao Steph

È un bel po' che non ci si sente
Passa di qua più spesso, per farci divertire un po'
(e magari per divertirti anche tu ... )
Ciao, Alex[/ot]
[ot]Ciao Steph


È un bel po' che non ci si sente

Passa di qua più spesso, per farci divertire un po'

Ciao, Alex[/ot]
Ma è così importante avere una tesi magistrale che decolla?
La mia alla fine è solo compilativa e dall'aspetto facile. Tuttavia per certi aspetti l'ho trovata comunque stimolante grazie a grosse omissioni che mi hanno richiesto la lettura di altre fonti.
Gli argomenti ora si incastrano bene, non saprei interpretare il termine "decolla", ma di sicuro non ha influito negativamente sulla mia voglia di proseguire... al più è stata neutrale
La mia alla fine è solo compilativa e dall'aspetto facile. Tuttavia per certi aspetti l'ho trovata comunque stimolante grazie a grosse omissioni che mi hanno richiesto la lettura di altre fonti.
Gli argomenti ora si incastrano bene, non saprei interpretare il termine "decolla", ma di sicuro non ha influito negativamente sulla mia voglia di proseguire... al più è stata neutrale

"Vincent46":Normale amministrazione: focalizza i possibili argomenti "bandoli", e chiedi consigli a chi ti ha dato la tesi, così ne esci vivo; e forse ti potresti chiarire le idee anche in merito a un possibile Ph.D.
...al momento sono rimasto invischiato in una tesi magistrale che non decolla, che mi sta esaurendo molto più di quanto mi aspettassi...

Dubbi legittimi, fai bene a rifletterci. Fallo bene, il dottorato non è uno scherzo, soprattutto in matematica. Inoltre parla col tuo relatore, fatti consigliare; il mio, persona che conoscevo bene e che mi conosceva bene, evitò la "catastrofe" segnalandomi che un tizio che mi aveva accettato tra i suoi, nonostante fosse brillante e geniale, aveva una pessima reputazione (a posteriori conobbi un suo studente che mi confermò che era di recente stato denunciato per harassment). Feci questi pensieri a suo tempo e scelsi il nord Europa proprio per la particolare attenzione che i nordici hanno per i dottorandi (anche in termini di salario). Il mio progetto è una specie di crossover (della serie "top 10 anime battles") tra matematica diciamo "pura" (analisi (non)convessa, ottimizzazione, algoritmi) e fisica applicata (sincrotroni, raggi x, imaging) - a titolo informativo il problema si chiama phase retrieval, e tecnicamente dovrei aiutare i tizi di questo posto a migliorare gli algoritmi che usano. Il carico di lavoro è elevato, scordati le 40 ore settimanali e le festività; se vuoi eccellere probabilmente ne dovrai lavorare 60 o 70. Aggiungici pacchi di frustrazione. La mia è stata una scelta precisa, un compromesso storico tra il me teorico idealista e il me tentennante che non ha mai creduto di essere abbastanza bravo per fare qualcosa di teoricamente rilevante. Per ora non me ne pento.
La mia vita sociale non esiste, fatto salvo per una fidanzata che però vedo di rado perché sta in un'altra nazione (ma in questo non faccio molto testo per varie ragioni, ho vari amici dottorandi che hanno una discreta vita sociale).
Per quanto mi riguarda la tesi magistrale di ricerca è stato un buon banco di prova di quel "mondo" (di incertezza) in cui poi mi sarei ritrovato immerso. Avere un problema davanti senza avere la garanzia alcuna che si andrà mai a parare da qualche parte, che poi è il bello e il brutto della ricerca.
La mia vita sociale non esiste, fatto salvo per una fidanzata che però vedo di rado perché sta in un'altra nazione (ma in questo non faccio molto testo per varie ragioni, ho vari amici dottorandi che hanno una discreta vita sociale).
"Vincent46":
[...] personalmente, all'università me la sono sempre cavata con una quantità di studio e di stress decisamente accettabili, ma al momento sono rimasto invischiato in una tesi magistrale che non decolla, che mi sta esaurendo molto più di quanto mi aspettassi, e che mi ha fatto capire abbastanza chiaramente di non voler proseguire con questa vita anche dopo. [...]
Per quanto mi riguarda la tesi magistrale di ricerca è stato un buon banco di prova di quel "mondo" (di incertezza) in cui poi mi sarei ritrovato immerso. Avere un problema davanti senza avere la garanzia alcuna che si andrà mai a parare da qualche parte, che poi è il bello e il brutto della ricerca.