110 e lode a reggio calabria = 80 a milano
Bossi: "Noi vogliamo un esame per far sì che chi prende 110 e lode a Reggio Calabria venga riqualificato rispetto all'80 che avrebbe preso a Milano"
Penso che stiamo cadendo nel ridicolo...
Penso che stiamo cadendo nel ridicolo...
Risposte
Bossi solleva un problema (grave, a mio avviso) e reale, cioè quello di un diverso modo di valutare i candidati (in vari ambiti), pù severo a nord rispetto a sud.
Scusate se vi sembro brusco ma sinceramente questo mi sembra il più insulso dei problemi.
Vorrei far notare una cosa banale. Il discorso potrebbe anche riguardare due studentelli dello stesso istituto ma di classi diverse, che prendono entrambi otto.
La domanda che vi porgo è questa: secondo voi hanno lo stesso grado di preparazione?

Poi vorrei farvi notare un'altra cosa: Come mai la maggior parte degli studenti laureati al sud, anche senza il 110 e lode, trova velocemente impiego al nord?
Ammesso e non concesso che il loro livello di preparazione sia più basso, le imprese settentrionali sarebbero folli ad assumere gente del genere.
Secondo me al nord l'ignoranza è diffusa almeno quanto al sud altrimenti non si spiegherebbe come faccia la lega a detenere una quota parlamentare così alta date le sue continue esternazioni giullaresche.

"Fioravante Patrone":
Solo una osservazione rispetto all'ultimo post di Mathematico.
Tieni presente che, in questo forum, ci sono gli utenti "domandatori" e gli utenti "risponditori" (quasi un grafo bipartito).
Ed è normale che le capacità, passione per la matematica e per lo studio, dei risponditori siano (mediamente) più elevate di quelle dei domandatori. E, molto probabilmente, più alte dello studente medio.
Concordo pienamente. Non penso che la distribuzione di questi "studenti preparati" (che spesso studenti non sono più) sia così asimmetrica come si aspetterebbe Bossi. Penso che se c'è differenza sia più che altro a livello medio. Anche perché Bossi ha seguaci soprattutto tra "operai" non specializzati con al massimo la maturità che non saprebbero trovare differenze tra uno studente dell'itis e uno studente di ingegneria meccanica.
"Mathematico":Se è per questo lo stesso vale per me. Nel senso, la maggior parte degli argomenti di cui discuto qui sul forum non viene dai corsi universitari ma dai miei approfondimenti autonomi. Probabilmente anche per molti altri utenti "risponditori" [size=75](*)[/size], secondo la definizione di Fioravante, è così. Non ti abbattere!
Molti argomenti trattati in modo quasi del tutto naturale qui sul foro io non li ho mai visti in vita mia e probabilmente non vedrò mai nella mia carriera universitaria.
________
(*) Mi sono messo in questa classe anche se in realtà appartengo all'intersezione delle due. Proprio come te.
Solo una osservazione rispetto all'ultimo post di Mathematico.
Tieni presente che, in questo forum, ci sono gli utenti "domandatori" e gli utenti "risponditori" (quasi un grafo bipartito).
Ed è normale che le capacità, passione per la matematica e per lo studio, dei risponditori siano (mediamente
) più elevate di quelle dei domandatori. E, molto probabilmente, più alte dello studente medio.
Tieni presente che, in questo forum, ci sono gli utenti "domandatori" e gli utenti "risponditori" (quasi un grafo bipartito).
Ed è normale che le capacità, passione per la matematica e per lo studio, dei risponditori siano (mediamente

Scusate se ritorno sull'argomento, mi ci sono ritrovato per sbaglio. Volevo solo dire che ho rivalutato la situazione. Ritengo che Bossi abbia ragione, certo sbaglia nei toni, ma il concetto di fondo è corretto. Grazie a questo forum, ho notato quanto la mia preparazione matematica sia piena di lacune e insufficiente se paragonata a persone del mio stesso anno, però non credo dipenda da me (oddio in parte sì), ma dal fatto che i miei professori pretendino il minimo indispensabile dal sottoscritto (e dai miei colleghi)... Molti argomenti trattati in modo quasi del tutto naturale qui sul foro io non li ho mai visti in vita mia e probabilmente non vedrò mai nella mia carriera universitaria.
Che tristezza...
Che tristezza...
"franced":
Credo che si debba arrivare ad una classifica vera e propria delle università.
Non tanto sul bilancio (importante, sì, ma non può essere tutto..), ma sulla reale preparazione
degli studenti che vi si laureano.
Questo secondo me è un rischio. Una classifica sull'università non dice nulla sulla qualità del singolo. Cioé supponiamo che in una università difficilissima per ogni persona che prende 110L che ne sia una che dovrebbere prendere 60 ma è appoggiato e quindi prende 110L. La classifica direbbe che il 110L di quello bravo vale 80 rispetto ad una università della stessa difficoltà. Matematica a Torino è più facile di Pisa ma l'unico che quest'anno era passato agli orali della normale per il 3° anno era di Torino (poi è andato alla SISSA) e di studenti di Pisa ce n'erano almeno 6-7 (di Torino 5). Lui ha lo stesso voto di vari altri ma era decisamente più bravo.
Detto questo ci sarebbe anche da chiedersi cosa voglia dire prendere 110L per uno interessato all'insegnamento (indipendentemente dall'università). O se ci sia bisogno di farsi esami difficilissimi come a Pisa anche in materie che ti interessano poco (e, per esempio, un logico o anche un algebrista possono essere il 70-80% del programma) invece di magari fare esami un po' più facili e dando più spazio a chi vuole approfondire o trovare qualche motivazione in più per studiare il corso in questione (per esempio fare più seminari anche per non dottorandi o normalisti). Anche tenendo conto che un esame difficile richiede più lavoro e si potrebbe passare quel tempo ad approfondire argomenti che piacciono di più e quindi spendendo meglio il tempo.
P.S: Ma sì... adottiamo il metodo usato per i funzionari dell'Unione Europea... massacriamoli questi insegnanti

Prima erano ancora peggio

"Gatto89":
Senza dubbio alcune (una minoranza) università del sud "regalano" un pò i voti e questo a discapito di chi si fa il mazzo ogni giorno all'università per ambire in alto... il problema è che basta che ci siano, e ci sono, una o due università di manica molto larga per mandare in tilt il sistema della valutazione per titoli...
Comunque mi chiedo, aldilà della proposta delle graduatorie regionali, non si potrebbe fare per concorso? Magari 3 giorni di prove scritte più un'orale, che consentirebbero di valutare almeno con buona approssimazione le capacità di chi hai davanti... così si noterebbe subito se chi hai davanti è un vero 110 e lode o meno.
L'attuale sistema si basa già su graduatorie regionali (quelle dell'ultimo concorso ordinario, bandito oramai nel lontano 1999) e provinciali (le GaE - dove confluiscono gli abilitati con qualunque procedura e si configurano come un concorso per soli titoli, in cui conta il voto di abilitazione, ma non quello di laurea, gli anni di servizio prestato e i titoli post lauream conseguiti).
Il vero problema è un altro: quello di contendersi i posti disponibili ad armi pari e contestualmente di assicurare un minimo di radicamento nel territorio, evitando che permanga la pratica del "mordi e fuggi" di chi sceglie certe province solo per il ruolo per poi "fuggire" appena possibile.
Ci sono vari problemi.
- in certe università del sud la laurea viene svenduta. Come giustamente è stato osservato, questa NON E' LA NORMA, anzi è l'eccezione, tuttavia il problema esiste, sopratutto quando queste sono situate in regioni molto popolose che quindi sfornano molti laureati;
- diverso livello di selezione nei concorsi ordinari.
Nel 1999 le commissioni giudicatrici nel nord Italia e in Sardegna furono più severe rispetto a quelle del sud. Sebbene l'inserimento nella graduatoria di merito avvenisse su base regionale (vale a dire che chi aveva superato il concorso in Sicilia non poteva inserirsi nella graduatoria regionale della Lombardia), l'inserimento nelle graduatorie provinciali era libero. Questo ha creato inevitabili conflitti;
- la questione delle scuole paritarie.
Il servizio svolto nelle scuoleprivate paritarie è equiparato, per quel che riguarda il calcolo del punteggio in GaE, a quello prestato nelle scuole statali.
Nel sud Italia vi sono molti docenti che accettano di lavorare GRATIS in scuole paritarie, in cambio del punteggio.
Quando questi docenti si inseriscono nelle graduatorie del nord, fanno saltare il sistema perchè introducono un elemento di concorrenza sleale, visto che difficilmente (e GIUSTAMENTE) un docente di altre parti d'Italia accetta di lavorare gratis.
Dal 2007 il cambio di provincia per i docenti inclusi in GaE è vietato (viene consentito solo l'inserimento in coda in ulteriori tre province). Dal 2011 dovrebbe essere nuovamente consentito. A quel punto le tensioni saranno destinate a riemergere, con tutto ciò che ne conseguirà.
Senza dubbio alcune (una minoranza) università del sud "regalano" un pò i voti e questo a discapito di chi si fa il mazzo ogni giorno all'università per ambire in alto... il problema è che basta che ci siano, e ci sono, una o due università di manica molto larga per mandare in tilt il sistema della valutazione per titoli...
Comunque mi chiedo, aldilà della proposta delle graduatorie regionali, non si potrebbe fare per concorso? Magari 3 giorni di prove scritte più un'orale, che consentirebbero di valutare almeno con buona approssimazione le capacità di chi hai davanti... così si noterebbe subito se chi hai davanti è un vero 110 e lode o meno.
Comunque mi chiedo, aldilà della proposta delle graduatorie regionali, non si potrebbe fare per concorso? Magari 3 giorni di prove scritte più un'orale, che consentirebbero di valutare almeno con buona approssimazione le capacità di chi hai davanti... così si noterebbe subito se chi hai davanti è un vero 110 e lode o meno.
Friuli: graduatorie per l'accesso al ruolo degli insegnanti siano stilate su base regionale
Mi trovo decisamente d'accordo, tuttavia velo pietoso su
Mi trovo decisamente d'accordo, tuttavia velo pietoso su
La Lega in realtà voleva di più. Voleva riscrivere da subito il sistema di stesura delle graduatorie in modo che non si basasse solo sui titoli "favorendo gli insegnanti del Sud", ma anche sulla residenza e "sulla conoscenza della cultura locale". Perché "ci sono insegnanti che non sanno nemmeno cosa sia la polenta".
La questione è assai delicata e preferisco affrontarla con un approccio "tecnico" piuttosto che politico.
Lo faccio analizzando la questione presentando una polemica che sta divampando nel mondo dei docenti precari e che è in qualche modo legata ai fatti oggetto di questa discussione.
Parlo delle cosidette "graduatorie ad esaurimento", dalle quali si attinge per gli incarichi annuali e per il 50 & delle nomine in ruolo dei docenti.
Tali graduatorie sono state bloccate nel 2007, nel senso che si era stabilito che chi avesse voluto cambiare provincia, sarebbe stato collocato in coda alle graduatoria.
Contro questa norma hanno presentato ricorso centinaia di docenti che pretenderebbero di poter cambiare provincia senza penalizzazione ad ogni biennio.
E' chiaro che, poichè le province più ambite sono solitamente quelle del nord, la cosa porta ad inevitabili contrasti dato che nel 2007 molti docenti che avevano scelto di andare a lavorare al
nord, compiendo importanti scelte di vita (del tipo accendere un mutuo) contando su una certa stabilità, in caso di accoglimento del ricorso rischierebbero di vedersi scavalcato da chi per
vari motivi ha cambiato idea.
Quale è il vero problema ?
Secondo me è il fatto che la mobilità selvaggia non aumenta il numero totale dei posti vacanti, e comunque, tagli ministeriali a parte, la realtà è che in certe regioni sono stati abilitati
insegnanti in soprannumero, nonostante che la normativa sulle ssis (le scuole di specializzazione post lauream che dal 1999 in poi hanno conferito l'abilitazione all'insegnamento)
imponesse una programmazione degli accessi. E' pacifico osservare che questo andazzo, in realtà presente in tutta Italia, è stato però più evidente al sud.
Così come è vero che certe università del sud sono meno selettive, nel senso che producono più laureati e con votazioni mediamente più alte.
E' un discorso difficile, perchè ciò non signfica affatto che chiunque si sia laureato al sud non abbia meritato il titolo (chi è bravo, è bravo ovunque, non dimentichiamolo). Quello che si
contesta è una difformità di giudizio che porta ad inevitabili tensioni sociali.
Prendiamo la fresca polemica sul concorso per presidi.
La normativa imponeva alle commissioni giudicatrici di dichiarare vincitori un numero di aspiranti pari al numero dei posti vacanti più un 10 %.
In Veneto questo limite è stato rispettato,
In Campania no, c'erano 200 posti vacanti e sono stati dichiarati circa 400 vincitori.
Cosa si è pensato di fare ? Con un provvedimento ad hoc il governo Prodi, allora in carica, decide di collocare in altre regioni gli esuberi della Campania e di altre regioni che hanno sforato il
limite prefissato.
Qualcuno come al solito ha preferita buttarla sul razzismo, ma ad onor del vero credo occorra andare oltre, per capire che invece si tratta di un problema legato alla solita italica furbizia di
chi viola le regole ben sapendo che arriverà la sanatoria a mettere le cose a posto.
Lo faccio analizzando la questione presentando una polemica che sta divampando nel mondo dei docenti precari e che è in qualche modo legata ai fatti oggetto di questa discussione.
Parlo delle cosidette "graduatorie ad esaurimento", dalle quali si attinge per gli incarichi annuali e per il 50 & delle nomine in ruolo dei docenti.
Tali graduatorie sono state bloccate nel 2007, nel senso che si era stabilito che chi avesse voluto cambiare provincia, sarebbe stato collocato in coda alle graduatoria.
Contro questa norma hanno presentato ricorso centinaia di docenti che pretenderebbero di poter cambiare provincia senza penalizzazione ad ogni biennio.
E' chiaro che, poichè le province più ambite sono solitamente quelle del nord, la cosa porta ad inevitabili contrasti dato che nel 2007 molti docenti che avevano scelto di andare a lavorare al
nord, compiendo importanti scelte di vita (del tipo accendere un mutuo) contando su una certa stabilità, in caso di accoglimento del ricorso rischierebbero di vedersi scavalcato da chi per
vari motivi ha cambiato idea.
Quale è il vero problema ?
Secondo me è il fatto che la mobilità selvaggia non aumenta il numero totale dei posti vacanti, e comunque, tagli ministeriali a parte, la realtà è che in certe regioni sono stati abilitati
insegnanti in soprannumero, nonostante che la normativa sulle ssis (le scuole di specializzazione post lauream che dal 1999 in poi hanno conferito l'abilitazione all'insegnamento)
imponesse una programmazione degli accessi. E' pacifico osservare che questo andazzo, in realtà presente in tutta Italia, è stato però più evidente al sud.
Così come è vero che certe università del sud sono meno selettive, nel senso che producono più laureati e con votazioni mediamente più alte.
E' un discorso difficile, perchè ciò non signfica affatto che chiunque si sia laureato al sud non abbia meritato il titolo (chi è bravo, è bravo ovunque, non dimentichiamolo). Quello che si
contesta è una difformità di giudizio che porta ad inevitabili tensioni sociali.
Prendiamo la fresca polemica sul concorso per presidi.
La normativa imponeva alle commissioni giudicatrici di dichiarare vincitori un numero di aspiranti pari al numero dei posti vacanti più un 10 %.
In Veneto questo limite è stato rispettato,
In Campania no, c'erano 200 posti vacanti e sono stati dichiarati circa 400 vincitori.
Cosa si è pensato di fare ? Con un provvedimento ad hoc il governo Prodi, allora in carica, decide di collocare in altre regioni gli esuberi della Campania e di altre regioni che hanno sforato il
limite prefissato.
Qualcuno come al solito ha preferita buttarla sul razzismo, ma ad onor del vero credo occorra andare oltre, per capire che invece si tratta di un problema legato alla solita italica furbizia di
chi viola le regole ben sapendo che arriverà la sanatoria a mettere le cose a posto.
"Gatto89":
Bossi: "Noi vogliamo un esame per far sì che chi prende 110 e lode a Reggio Calabria venga riqualificato rispetto all'80 che avrebbe preso a Milano"
Il programma politico della Lega è molto semplice e tutti lo possono capire: separazione della Padania dalla Repubblica Italiana, considerata come una nazione straniera occupante. A Reggio Calabria, come a Napoli, a Roma e a Bari, abitano degli stranieri più o meno come quelli del Cairo. Con l'aggravante però di "rubare" la ricchezza padana servendosi dell'occupazione sistematica delle istituzioni pubbliche e di una tassazione imperialista.
Non c'è altro contenuto nei discorsi politici dei leghisti. Tutto quello che essi dicono ruota intorno a questi tre semplicissimi concetti: gli italiani sono stranieri che ci tassano e ci governano nostro malgrado.
In fondo, Bossi è molto coerente con il suo programma: questa sua uscita sui voti di laurea mi sembra tra le meno gravi.
Ne ha dette di peggiori. Ultimamente, i suoi seguaci hanno il chiodo fisso del dialetto: a me non risulta che si possano leggere trattati di filosofia o di chimica scritti in romanesco, se però intendono dire che si deve studiare il dialetto perché è meglio restare ignoranti allora la strada è quella giusta.
"alvinlee88":
[quote="franced"]
Come dice adaBTTLS, il discorso cambia anche spostandosi di pochi km:
in Toscana ci sono tre università, ed è opinione comune che una laurea
in matematica a Pisa ha il suo valore... o forse sono di parte?
E' una cosa che ho sentito anche io, e mi ha spinto a iscrivermi a Pisa, oltre che alla vicinanza geografica. Non credo di essere di parte, non dico che mate Pisa è molto buona perchè ci studio io, ma dico che ci studio perchè so che è molto buona. So anche di voci, più o meno fondate, di gente che è andata via da Pisa perchè non riusciva a dare nessun esame del primo anno, ed ora a Firenze se la cavi bene.
Quanto detto non ha ovviamente la presunzione di dimostrare nulla, voglio solo dire che anch'io ho la percezione di questo divario anche a distanza di pochi chilometri.[/quote]
Bè, sono le stesse voci che ho sentito anche io un po' di anni fa...
"franced":
Come dice adaBTTLS, il discorso cambia anche spostandosi di pochi km:
in Toscana ci sono tre università, ed è opinione comune che una laurea
in matematica a Pisa ha il suo valore... o forse sono di parte?
E' una cosa che ho sentito anche io, e mi ha spinto a iscrivermi a Pisa, oltre che alla vicinanza geografica. Non credo di essere di parte, non dico che mate Pisa è molto buona perchè ci studio io, ma dico che ci studio perchè so che è molto buona. So anche di voci, più o meno fondate, di gente che è andata via da Pisa perchè non riusciva a dare nessun esame del primo anno, ed ora a Firenze se la cavi bene.
Quanto detto non ha ovviamente la presunzione di dimostrare nulla, voglio solo dire che anch'io ho la percezione di questo divario anche a distanza di pochi chilometri.
Il problema è la completa ignoranza di tutti gli esponenti della Lega.
Come già detto, il problema in sè è reale e di difficile soluzione. Non è certamente riassumibile come "nord contro sud", ma quello già di per sè costituisce una prima valida stratificazione dei dati.
Bisognerebbe parlare di riforma del sistema universitario, di indicatori di merito per l'attribuzione dei fondi e così via.
Ma questi sono discorsi piuttosto "tecnici" e complicati, e gli esponenti di questo governo (quelli della Lega in particolare) hanno già dimostrato una totale incompetenza anche sulle cose più semplici.
Basti pensare che la Lega, che fa del federalismo il suo cavallo di battaglia, sostiene Berlusconi che ha cavalcato l'onda dell'abolizione del principale tributo in mano agli enti locali...
Ma, poichè questo sistema campa di vita propria ed è fortemente ingarbugliato, chiunque si guarda bene dal metterci le mani seriamente.
Tutti paventano grandi riforme, ma finora...
Come già detto, il problema in sè è reale e di difficile soluzione. Non è certamente riassumibile come "nord contro sud", ma quello già di per sè costituisce una prima valida stratificazione dei dati.
Bisognerebbe parlare di riforma del sistema universitario, di indicatori di merito per l'attribuzione dei fondi e così via.
Ma questi sono discorsi piuttosto "tecnici" e complicati, e gli esponenti di questo governo (quelli della Lega in particolare) hanno già dimostrato una totale incompetenza anche sulle cose più semplici.
Basti pensare che la Lega, che fa del federalismo il suo cavallo di battaglia, sostiene Berlusconi che ha cavalcato l'onda dell'abolizione del principale tributo in mano agli enti locali...
"è vero che i concorsi non li hanno fatti più, ma è vero anche che ultimamente quelli ordinari sono stati più semplici dei riservati [si riferiva alle tornate precedenti al '90]; avendo trovato difficoltà nei riservati non mi sono nemmeno presentato agli ordinari, ed invece gli ordinari sono stati passati quasi da tutti. dico però che è assurdo che mi fanno insegnare da non abilitato perché gli abilitati non sono sufficienti, faccio il concorso, mi bocciano, dovrebbero cacciarmi, invece mi fanno insegnare lo stesso perché servo..."Il sistema è divorato da una burocrazia pari a quella della defunta Unione Sovietica.
Ma, poichè questo sistema campa di vita propria ed è fortemente ingarbugliato, chiunque si guarda bene dal metterci le mani seriamente.
Tutti paventano grandi riforme, ma finora...
L'Italia è fatta così...
"franced":
[quote="adaBTTLS"]è vero che è ingiusto, ma è anche vero che dal momento che usi la laurea, il punteggio del diploma non conta a niente ...
è un modo "sbrigativo" per dire: chi non ha l'abilitazione non può insegnare (Quale ipocrisia!), chi ha l'abilitazione è senza dubbio provvisto di laurea, dunque l'abilitazione è un titolo successivo alla laurea e che pertanto la "supera" ...
Certo, il ragionamento che viene seguito è quello che hai scritto tu.
Però non ci starebbe male un punteggio in più al voto di laurea:
è un numero molto importante, non è mica il numero civico o il numero di scarpe!![/quote]
ma infatti spero che tu abbia notato l'ironia con cui mi sono espressa...
l'ipocrisia a cui facevo riferimento può essere tradotta in un fatto concreto, come mi diceva anni fa un mio collega ingegnere (qualcosa del genere):
"è vero che i concorsi non li hanno fatti più, ma è vero anche che ultimamente quelli ordinari sono stati più semplici dei riservati [si riferiva alle tornate precedenti al '90]; avendo trovato difficoltà nei riservati non mi sono nemmeno presentato agli ordinari, ed invece gli ordinari sono stati passati quasi da tutti. dico però che è assurdo che mi fanno insegnare da non abilitato perché gli abilitati non sono sufficienti, faccio il concorso, mi bocciano, dovrebbero cacciarmi, invece mi fanno insegnare lo stesso perché servo..."
"Mathematico":
[quote="franced"]Credo che si debba arrivare ad una classifica vera e propria delle università.
Non tanto sul bilancio (importante, sì, ma non può essere tutto..), ma sulla reale preparazione
degli studenti che vi si laureano.
La proposta sembrerebbe allettante, ma non credo sia realizzabile. Infatti considerando che ogni ateneo possiede libertà sulla scelta degli argomenti da insegnare, in che modo è possibile valutare la reale preparazione di più e più studenti provenienti dalle diverse università?
[/quote]
Fino a quando c'erano le ssis, un buon test per valutare la preparazione media
degli studenti laureati era il test di ammissione:
era una prova che dava un'idea e faceva capire un po' di cose..
Secondo me era una prova oggettiva.
"adaBTTLS":
è vero che è ingiusto, ma è anche vero che dal momento che usi la laurea, il punteggio del diploma non conta a niente ...
è un modo "sbrigativo" per dire: chi non ha l'abilitazione non può insegnare (Quale ipocrisia!), chi ha l'abilitazione è senza dubbio provvisto di laurea, dunque l'abilitazione è un titolo successivo alla laurea e che pertanto la "supera" ...
Certo, il ragionamento che viene seguito è quello che hai scritto tu.
Però non ci starebbe male un punteggio in più al voto di laurea:
è un numero molto importante, non è mica il numero civico o il numero di scarpe!!
"franced":
Credo che si debba arrivare ad una classifica vera e propria delle università.
Non tanto sul bilancio (importante, sì, ma non può essere tutto..), ma sulla reale preparazione
degli studenti che vi si laureano.
La proposta sembrerebbe allettante, ma non credo sia realizzabile. Infatti considerando che ogni ateneo possiede libertà sulla scelta degli argomenti da insegnare, in che modo è possibile valutare la reale preparazione di più e più studenti provenienti dalle diverse università?
Un [OT] grande quanto una casa: probabilmente Bossi ha problemi con la scuola italiana perchè non sopporta di avere come figlio un pluribocciato all'esame di maturità... Avrà dato la colpa ai geni della moglie (di origini siciliane)

è vero che è ingiusto, ma è anche vero che dal momento che usi la laurea, il punteggio del diploma non conta a niente ...
è un modo "sbrigativo" per dire: chi non ha l'abilitazione non può insegnare (Quale ipocrisia!), chi ha l'abilitazione è senza dubbio provvisto di laurea, dunque l'abilitazione è un titolo successivo alla laurea e che pertanto la "supera" ...
è un modo "sbrigativo" per dire: chi non ha l'abilitazione non può insegnare (Quale ipocrisia!), chi ha l'abilitazione è senza dubbio provvisto di laurea, dunque l'abilitazione è un titolo successivo alla laurea e che pertanto la "supera" ...