Riassunti 1 e 2 guerra mondiale,dopoguerra e hitler?????

kiaraaaa <3
riassunti della 1 e 2 guerra mondiale..dopoguerra e hitler????

Miglior risposta
DOCTOR WHO
io ti posso dire un sacco di cose ad esempio:
1 guerra mondiale:

Segni premonitori
Formazione dei due blocchi contrapposti. 1882 Triplice Alleanza: posizione dell’Italia; 1907 Triplice Intesa: Francia, Inghilterra e Russia, preceduta dall’ Intesa Cordiale del 1904 tra le sole Francia e Inghilterra.
Corsa agli armamenti ( II^ Riv Industriale che ha come settore trainante l’industria pesante.
Crisi marocchine, la prima del 1905-06, la seconda del 1911. Rientrano nella Weltpolitik di Guglielmo II, il quale minaccia la Francia direttamente con gli armamenti appena questa prova a muoversi in Marocco. Entrambe le crisi rientrano nel quadro della revance e dei conflitti imperialistici.
L’Impero Austro-ungarico dichiara l’annessione della Bosnia-Erzegovina nel 1908. questo va a fomentare la Russia e l’irredentismo serbo, poiché la Serbia voleva ricostruire un grande impero slavo. Convergenza di Serbia e Russia in funzione antiaustriaca.
Guerre balcaniche, la prima nel 1912 e la seconda nel 1913. grave disgregazione dell’Impero turco-ottomano. Sono guerricciole dove tutti litigano con tutti, anche per guadagnare pochi km di territorio. Ne escono sconfitti Impero ottomano e Bulgaria, che si avvicinano sempre di più agli imperi centrali.
Irredentismo slavo, che viene sempre più infuocato dalla Russia, che teme che la presenza austriaca nella penisola balcanica aumenti sempre di più. Serbia e Russia si legano e la Serbia diventa una pedina dell’espansionismo zarista nei balcani.
Politiche economiche aggressive (dumping, protezionismo) da parte delle potenze industrializzate: conflitti imperialistici, concorrenza spietata per la conquista dei mercati per l’investimento di capitali, guerre doganali, nazional-imperialismo, interessi dei grandi gruppi industriali, che sperano di ricavare un grande businnes dalla guerra.
Preoccupazione inglese per la colossale crescita tedesca e in modo particolare per il riarmo navale, che rischiava di sottrarre all’Inghilterra stessa, il dominio sui mari e il ruolo di 1^ potenza economica mondiale. La preoccupazione inglese si lega anche al fatto che i capitali tedeschi stanno penetrando in molte aree, ad esempio nell’impero ottomano.
Il diffondersi nelle masse, ma anche tra gli intellettuali, di sentimenti nazionalistici e di un’atmosfera politico-culturale (futurismo) che non crede più alla pace e alla diplomazia per risolvere le controversie internazionali, ma che esalta invece la guerra (panslavismo e pangermanesimo).

I tre nodi causali
1) Revance per l’Alsazia: risentimento, diffidenza reciproca tra Francia e Germania, che è cresciuta a dismisura con la Weltpolitik
2) Rivalità navale tra Germania e Inghilterra. Il kaiser lancia apertamente una sfida “noi supereremo il tonnellaggio delle navi inglesi”
3) Questione orientale: rivalità tra Austria e Russia per la penisola balcanica.





Lo scoppio della guerra
Intorno al 1908 l’Austria aveva annesso senza alcuna trattativa diplomatica la Bosnia-Erzegovina sulla quale aveva un protettorato, determinando così la convergenza degli interessi russi e serbi, poiché infastidì la Russia e fomentò l’irredentismo serbo. Cominciano a moltiplicarsi le associazioni panslaviste, incoraggiate anche da Pietroburgo. Il 28 giugno 1914 esplode l’attentato di Sarajevo, capitale della Bosnia e centro di quei luoghi che erano stati annessi all’Austria, in cui viene colpito l’arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie, erede al trono. Francesco Ferdinando diventato imperatore si sarebbe impegnato a far trasformare l’impero da dualistico a trialistico, riconoscendo anche la parte slava, andando così ad afflosciare l’irredentismo. L’attentatore è uno studente bosniaco appartenente ad un gruppo terroristico manovrato dai servizi segreti serbi e da Pietroburgo. L’Austria all’inizio sembra non reagire, infatti l’ultimatum a Belgrado, capitale della Serbia, sarà inviato solo il 23 luglio, sotto la spinta della Germania. L’Austria si muove a ridosso della Germania perché la fine dell’impero è ormai inevitabile, sa di non poter sostenere un conflitto e comunque è molto meno motivata del kaiser, che coglie la palla al balzo per scatenare la guerra. Con l’ultimatum, che per definizione è inaccettabile, si scatena la guerra, che si differenzia da tutti gli altri conflitti mai conosciuti per la durata, le proporzioni e perché tutti i continenti sono coinvolti. Le responsabilità non furono tutte della Germania, ma queste sono da individuare sia in entrambi i blocchi, sia nei paesi neutrali. Si capì subito che avrebbe vinto il blocco più pesante sul piano industriale; ogni blocco cercò di attirare a sé anche dai paesi neutrali, che si lasciavano coinvolgere da chi offriva di più. Alla fine della guerra, quando ci sarà la pace di Versailles, la Germania sarà trattata come “unica responsabile della I^ Guerra Mondiale”, ponendo subito le cause del secondo conflitto, quindi si parlò di guerra dei 31 anni, poiché in realtà la guerra non è mai finita. La responsabilità non è solo dei poteri politici o militari, ma anche di quelli economici ( corsa degli armamenti. L’attacco alla Serbia scatenò il sistema delle alleanze, la Russia dichiara la mobilitazione totale, la Germania dichiara guerra a Francia e Russia. L’Inghilterra entra in guerra perché deve vendicare l’invasione del Belgio, giustificando i propri interessi imperialistici in nome del diritto internazionale. Il Giappone dichiara guerra alla Germania per i possedimenti tedeschi nel Pacifico, ma quella del Sol Levante può essere considerata una guerra a sé in quanto non c’era una particolare amicizia con nessuno degli stati della Triplice Intesa. Fin da subito vengono messi in evidenza i cosiddetti paesi zavorra di entrambi i blocchi, la Russia per l’Intesa e l’Austria per gli imperi centrali, quei paesi che essendo poco industrializzati, non riescono a sostenere da soli il peso della guerra e perciò sono sostenuti dai loro alleati.

Opinione pubblica
Molta parte dell’opinione pubblica, almeno all’inizio volle la guerra, questo primo periodo fu soprannominato euforia d’agosto. Tra i pochi che subito sono contrari alla guerra ci sono i marxisti-leninisti, che la considerano la fase più aggressiva del capitalismo. Infatti sono i gruppi industriali a trascinare in guerra i propri governi e il vincitore della guerra avrebbe avuto il primato su tutti i mercati mondiali. Altri contrari alla guerra sono i socialisti, ma non tutti perché per esempio la socialdemocrazia tedesca dà il suo apporto per sostenere la guerra. Si formano le unioni sacre, dove tutti i partiti si uniscono per gestire la guerra, il kaiser dirà che in Germania “non esistono più i partiti, ma solo i tedeschi”.
L’opinione pubblica si rende conto che l’economia è completamente diversa, viene a mancare il pilastro di fondo della famiglia, che è l’uomo. I contadini sono soldati massa, i quadri intermedi dell’esercito vengono presi dalle classi medie. Saranno quest’ultimi a pagare forse, il prezzo più alto della guerra, perché gli ufficiali vanno avanti e quindi sono sempre i primi a morire. Nel dopoguerra ci sarà una grande insoddisfazione dei ceti medi, su cui si svilupperanno il fascismo e il nazismo. Inizia a diffondersi l’uso della propaganda per ricostruire il consenso sia al fronte, sia tra la popolazione civile, e l’uso in trincea di una disciplina durissima contro la reticenza.

Mobilitazione totale delle risorse
La Grande guerra è il primo esempio di guerra totale, in cui tutte le risorse, a partire da quelle economiche, e tutta la popolazione è coinvolta. L’evento più drammatico è lo sradicamento delle masse, i cosiddetti fanti contadini, che vengono gettati nelle trincee. Le masse si ritrovano in una situazione che comprendono poco e cresceranno nel senso della consapevolezza politica; ciò si ripercuoterà nel dopoguerra con la crescita dei partiti di massa e la rivendicazione delle promesse fatte nella propaganda di guerra, dove si prometteva la guerra in cambio del combattimento. Crescerà l’insoddisfazione del popolo che sente di aver dato la vita per una situazione che è peggio di prima, infatti la guerra ci anticipa quello che sarà il 900, ovvero l’emergere con sempre maggiore prepotenza delle masse.
Piano politico
- viene accresciuta la censura, che ha un ruolo fondamentale nella creazione del consenso, che dopo l’euforia di agosto d’agosto viene meno, poiché la guerra va stabilizzandosi e la situazione non si sblocca
- repressione per ogni forma di dissidenza, non c’è spazio per il dialogo
- potere sempre più ampi alle autorità militari
- crescente interventismo dello Stato, che dirige tutto, uno Stato che tende a farsi massimo, verso l’organicismo
- dilatamento del potere esecutivo e contrazione del legislativo

Economia di guerra
Forte interventismo dello stato, che gestisce tutta l’economia a fini bellici. Il settore primario viene lasciato da parte, il secondario viene trasformato per fini bellici e il terziario viene gestito da coloro che sono andati al fronte e dalle donne. C’è un aumento della pressione fiscale e del costo della vita; scarsità di cibo a cui si risponde attraverso il razionamento dei generi di prima necessità e i surrogati. Laddove mancano le materie prime per le industrie dei surrogati, tutto ciò è più difficile. Tutte le risorse produttive sono mobilitate, tutto l’impianto industriale è stato convertito a fini bellici, e nel dopoguerra ci sarà il problema contrario.

Ruolo dei paesi neutrali
I paesi neutrali furono coinvolti dalle manovre diplomatiche di entrambi i blocchi affinché entrassero a favore dell’uno o dell’altro blocco, in cambio di promesse, lasciandosi coinvolgere in tali manovre e vendendosi al migliore offerente. Questo scopo viene perseguito soprattutto dagli imperi centrali, che hanno paura di rimanere accerchiati dai paesi dell’Intesa. Da subito si profila il blocco navale inglese, che impensierisce gli imperi centrali, perché non arrivano più i rifornimenti alimentari e le materie prime per l’industria bellica. La Bulgaria e l’impero ottomano entrano in guerra con Austria e Germania, in questo modo possono aggirare l’accerchiamento dell’Intesa. Già prima della guerra c’era stato un avvicinamento tra Germania e impero ottomano, cosa che impensierisce l’Inghilterra. Romania e Grecia invece, entrano a fianco dell’Intesa.








1914
Fronte occidentale
Piano Schliffen: si tratta di un piano predisposto da molto tempo che prende il nome del generale tedesco che lo ha ideato. Aveva lo scopo di mettere la Francia fuorigioco, con la guerra lampo, prima che la Russia avesse il tempo di mobilitarsi e arrivare sul fronte orientale. Prevedeva di aggirare le fortificazioni francesi costruite dopo Sedan lungo il confine della Germania, attraverso l’invasione di paesi neutrali come Belgio e Lussemburgo; il cancelliere risponde ai giornali dicendo che “i trattati sono solo pezzi di carta”. La Francia viene presa totalmente impreparata, anche perché tutte le truppe sono posizionate lungo il confine tedesco. I tedeschi avanzano prima che l’esercito possa arrivare e giungono a circa 40 km da Parigi. Però l’Armeé di Joffre riesce a contrattaccare e in modo eroico blocca l’avanzata tedesca sulla Marna. La battaglia della Marna è la prima sanguinosissima battaglia della Prima guerra mondiale, si protrae dal 6 al 12 settembre con circa mezzo milione di morti. I tedeschi non riescono a sfondare, perché i francesi hanno un grande senso di responsabilità che deriva dal fatto che stanno difendendo le proprie case e famiglie. I tedeschi le provano tutte, inizia l’uso di armi chimiche, soprattutto i gas tossici vengono utilizzati per la prima volta a Ypres. La battaglia della Marna segna il fallimento della guerra lampo, la guerra di movimento tenderà a trasformarsi nella vecchia guerra di posizione o logoramento. La differenza però questa volta sta nella potenza industriale che c’è dietro; l’estensione delle trincee; fanno la comparsa nuove armi (carri armati, fucili a lunga gittata, armi chimiche, aviazione militare) e la cavalleria tende a diventare un corpo inutile, che però si manterrà anche nella II^ guerra mondiale.
Fronte orientale
Gli austriaci, all’inizio da soli, non riescono a contenere i russi, ma grazie al supporto tedesco riesce a fermarli e si ha un’offensiva verso Polonia e Lituania. Successi tedeschi a Tannemberg e nei laghi.

Posizione italiana
Mentre nel resto d’Europa ha iniziato ad infiammarsi la guerra, in Italia c’è una situazione difficilissima, e per questo entrerà in guerra solo un anno dopo lo scoppio del conflitto. L’età giolittiana si è risolta con un fallimento, proprio il fatto che Giolitti ha cercato consensi a destra, sinistra e centro ha fatto sì che il giolittismo si sgretolasse su se stesso. Si ripresenta il problema dell’ingovernabilità e il governo non riesce a dargli una risposta. L’Italia si tira fuori dalla Triplice Alleanza perché Vienna e Berlino non hanno informato il nostro governo prima di inviare l’ultimatum; inoltre si tratta di un patto difensivo e Giolitti si era anche avvicinato a Francia e Inghilterra; per questo allo scoppio della guerra dichiara la sua neutralità. Il paese si divide interventisti e neutralisti.
Interventisti
Nazionalisti: destra estrema che si riassume intorno al “Corriere della Sera”. Questi dapprima vorrebbero la guerra redentrice imperiale, affianco agli imperi centrali per strappare alla Francia Nizza, la Corsica e la Tunisia, zone che per vari motivi sono sentite italiane. Dopo questo primo momento cambiano posizione e vorrebbero la guerra a favore dell’Intesa per vendicare le terre irridente, cioè Trento, Trieste, l’Istria e la Dalmazia. Vorrebbero che l’Adriatico fosse diventato una sorta di italiano e per dare il via ad un imperialismo antislavo, che va a cozzare soprattutto contro l’Austria. Tra i nazionalisti ci sono intellettuali, forti tendenze irrazionaliste, Corradini, D’Annunzio, che parla della guerra come un bagno di sangue rigeneratore.
Irredentisti: non hanno ambizioni imperialistiche, ma vedono nella Grande Guerra la IV^ guerra d’indipendenza, perché vorrebbero la guerra in nome degli ideali risorgimentali e rivendicare solo le due terre italiane, Trento e Trieste. È un interventismo democratico che ha molta presa tra intellettuali e studenti.
Socialisti riformisti (Bissolati e Bonomi) e radicali: considerano la guerra una sorta di liberazione delle nazionalità oppresse
Interventismo di Mussolini: Mussolini era il caporedattore del “L’Avanti” e fino al luglio 1914 aveva condotto sul giornale una campagna contro la guerra, definendola “un macello di popolo”, una posizione pacifista in linea con quella socialista. Poi però cambia idea e inizia a sostenere le ragioni della guerra, viene espulso dal partito e nel novembre fonda “Il popolo d’Italia” e all’epoca si disse che fosse sostenuto economicamente dalla Francia. Diventa sostenitore della guerra per ragioni di carattere ideologico e cita molti filosofi tra cui Blanqui, “chi non ha ferro, non ha pane”; Napoleone Bonaparte, “la rivoluzione …”, questo soprattutto sarà un punto di riferimento per il fascismo; miti di Sorel, sostenitore del sindacalismo rivoluzionario, diceva che il modo per distruggere il capitalismo è al suo interno, è lo sciopero generale. Mussolini, riprendendo Sorel, dice che la guerra è un detonatore in grado di squarciare le contraddizioni del capitalismo.
Neutralisti
I neutralisti furono più silenziosi, ma ciò non vuol dire che fossero di meno, infatti il Parlamento era a maggioranza neutralista e il re insieme al governo, con l’entrata in guerra, lo scavalcarono.
Classi popolari che non sanno quasi nulla e non gli importa della guerra e non si sentono coinvolti da essa. Si rendono conto che la guerra avrebbe significato essere sbattuti lontano da casa con difficoltà per la propria famiglia e per se stessi.
Socialisti: internazionalismo proletario che risale a Marx “proletari di tutto il mondo unitevi”, non bisogna fare la guerra ma la rivoluzione
Cattolici: motivi umanitari, Benedetto XV è legato all’Austria come grande potenza cattolica
Liberali, in particolare giolittiani: questi perseguivano la tesi del parecchio. L’Austria gia sopporta a fatica sul fronte orientale, allora forse si può ottenere diplomaticamente qualcosa vendendo la propria neutralità. Perciò vogliono cercare di convincere l’Austria che fosse più conveniente cedere qualcosa piuttosto che aprire un altro fronte
Molti intellettuali
Settori del mondo industriale legati ai capitali tedeschi
Intervento Italiano e Patto di Londra
Inizialmente ci sono dei tentativi per sondare il terreno con Vienna, che oppone un rifiuto e un’intransigenza totale nel trattare con l’Italia. Le trattative con l’Intesa invece procedono molto velocemente, ma segretamente, con Sonnino. Infatti mentre il Parlamento è a maggioranza neutralista, la corona e il Governo, guidato da Salandra, sono per la guerra. Motivo in più per entrare in guerra è il fatto che gli Imperi centrali, in particolare l’Austria, sono in crisi. Il 26 aprile 1915 si arriva al Patto di Londra, i cui termini rimasero segreti fino al ’17. Con questo patto l’Italia si impegnava ad entrare in guerra contro Austria e Germania. In caso di vittoria avrebbe ottenuto:
il Trentino, l’Alto Adige fino al Brennero, Trieste, l’Istria, la Dalmazia settentrionale (esclusa la città di Fiume);
la penetrazione politico-economica nei Balcani e il possesso di Valona (Albania);
il mantenimento del Dodecanneso;
alcune zone di influenza in Asia Minore e in Africa, quindi la partecipazione alla spartizione dell’Impero ottomano e delle colonie tedesche in Africa.
Il patto rispecchia in pieno gli obiettivi degli imperialisti. Il governo aveva paura che il Parlamento non avesse ratificato il patto, perciò vengono incoraggiate le manifestazioni di piazza interventiste, che si scontrarono con i neutralisti; si tratta delle cosiddette “radiose giornate del maggio 1915”. Intanto il Governo sollecita anche la stampa per creare un’opinione pubblica sempre più favorevole alla guerra stessa, scendono in piazza molti intellettuali, tra cui anche D’Annunzio. La tesi giolittina del parecchio cade, anche per l’ottusità dell’Austria. Questa dopo la 3^ guerra d’indipendenza, aveva proceduto alla costruzione di una serie di fortificazioni militari al confine e questa sarà una delle cause della disfatta italiana sul fronte austriaco. Vittorio Emanuele III rinnova l’incarico a Salandra, fingendo di piegarsi alle piazze ( soluzione extraparlamentare. Le responsabilità della corona, durante tutto il Novecento sono pesantissime: è il re a decidere l’entrata in guerra; non impedisce la marcia su Roma e quindi il fascismo; l’8 settembre il re scappa lasciando l’Italia in mano ai tedeschi, inferociti per l’armistizio. Questa soluzione extraparlamentare sembra anticipare quindi anche quello che accadrà nel ’22. Il governo Salandra afferma e giustifica la guerra in nome del completamento del risorgimento, ma in realtà il patto di Londra fa parte del progetto imperialistico italiano.
Il 24 maggio 1915 dichiara guerra all’Austria, ma per il momento non ancora alla Germania. Moriranno più di seicentomila italiani. La dichiarazione di guerra non riunisce il paese, attenua solo in parte la lacerazione. Il PSI lancia ad esempio uno slogan “non aderire, ne boicottare” e anche molti cattolici si alleano con la guerra.
Andamento della guerra
Sul fronte delle Alpi Orientali, si profila una nostra superiorità numerica, perché la maggior parte delle truppe austriache sono impegnate sul fronte orientale. Questa superiorità è azzerata da una totale insufficienza del nostro apparato tecnico e militare, impreparazione tattica di supporto, mancanza di armi. L’Austria ha una grande superiorità per quanto riguarda l’artiglieria. Sfiora subito l’illusione di una guerra veloce, ma si tratta invece di una lunga guerra di trincea con posizioni per noi sfavorevoli, poiché gli austriaci sono stanziati sulle Alpi. Il comandante Luigi Cadorna, che rimarrà fino a Caporetto, quando verrà destituito, decide quattro offensive, una più sanguinosa dell’altra. Gli italiani avrebbero dovuto combattere con gli scontri alla baionetta, quindi corpo a corpo, data la mancanza dei proiettili causata dall’assenza dell’industria pesante. È un continuo sacrificio di uomini, i risultati sono pressoché nulli, e si andrà avanti così fino alla disfatta di Caporetto , causata dall’ottusità di Cadorna. Nel maggio del 16 comincia la spedizione punitiva da parte dell’Austria contro l’Italia, che deve pagare il suo tradimento. È l’unico caso in cui si tiene il fronte e grazie alla controffensiva su Lisonzo si conquista Gorizia, facendo così avanzare il fronte. L’opinione pubblica è sempre più scontenta e si crea il problema della ricostruzione del consenso. La condotta della guerra ha ripercussioni in politica, Salandra è costretto a dimettersi e sale al governo Boselli, vecchio parlamentare che viene chiamato per cercare di riunire a sé un’unione sacra. Infatti dà vita al “Ministero della concordia per la guerra e la vittoria”, di cui fanno parte liberali, radicali, socialisti riformisti un cattolico e un repubblicano. Nell’agosto del 16 dichiara guerra alla Germania; si procede sempre di più alla conversione dell’industria a fini bellici, che va ad aggiungersi al nostro sviluppo industriale. Nel dopoguerra l’industria italiana cadrà su se stessa, tranne alcuni, i cosiddetti , che fecero la loro fortuna sulle disgrazie.

1915
Blocco navale inglese e guerra sottomarina. L’Inghilterra isola gli Imperi centrali, proibendo a tutte le nazioni , compresi gli stati neutrali, di avere rapporti commerciali con essi. Vuole costringere il nemico alla resa, non sul fronte, ma indirettamente. La Germania reagisce con la guerra sottomarina e all’inizio questo nuovo modo di combattere impressiona molto l’Inghilterra, perché si trova essa stessa a doversi difendere, e sono difficili i collegamenti sia con gli alleati che con le colonie. I tedeschi però fanno un errore fondamentale, nel maggio del 15 affondano il transatlantico “Lusitania”, provocando 1200 vittime civili, tra cui soprattutto americani. L’America protesta vivamente attraverso i canali diplomatici, intimando alla Germania di sospendere la guerra sottomarina. I tedeschi sanno che non conviene mettersi contro gli USA, che già erano in stretti rapporti con l’Inghilterra e potrebbe bastare poco perché il potenziale industriale americano si riversi tutto contro la Germania. Quindi decidono di sospendere la guerra per paura dell’intervento dell’America.
Seconda battaglia sui laghi Masuri, comincia la fine dell’esercito russo, una sorta di crollo e la ritirata, che corrisponde all’avanzata di austriaci e tedeschi. In particolare gli austriaci riescono ad avanzare da soli fino al golfo di Riga, nel Mare del Nord. La Russia ogni anno di guerra peggiora.
Inglesi e francesi cercano anche di avanzare sul fronte ottomano, nel Mediterraneo Orientale, perché l’alleanza con gli imperi centrali impensierisce l’Inghilterra per la Questione Orientale. Infatti i tedeschi controllano gli stretti del Bosforo e Dardanelli e quindi l’accesso verso il Mar Nero.
1916
Inferno di Verdun (fronte occidentale). L’esercito tedesco tenta di sfondare il fronte, quattro mesi di combattimenti ininterrotti, un macello ancora peggiore della Marna (settecentomila morti). La Germania dispiega tutto il suo apparato industriale e bellico, i grandi canoni tedeschi fanno una strage. Il generale Petain riesce anche questa volta a mantenere la posizione e nella seconda parte dell’anno i francesi riescono a contrattaccare nella zona della Somme, dove vengono utilizzati i primi carri-armati, soprattutto da parte dei tedeschi, cambiando completamente il volto della guerra. Qualunque cosa succeda il fronte non subisce variazioni considerevoli, perché si ha un equilibrio di forze anche se da una parte ci sono Francia e Inghilterra e dall’altra la sola Germania.

la seconda guerra mondiale:


Le origini della guerra

La seconda guerra mondiale fu originata dall’azione aggressiva della Germania in Europa e del Giappone in Asia. Mentre in Germania l’ascesa al potere di Hitler aveva segnato la rinascita del nazionalismo, in Giappone si vedeva nella creazione di un grande impero la soluzione dei gravi problemi interni. Incoraggiato dal potere conquistato da Hitler, Mussolini assunse un atteggiamento colonialista e nel 1936 proclamò l’Impero d’Etiopia. In seguito, assieme alla Germania offrì il proprio appoggio alla guerra di Franco contro il fronte popolare spagnolo. A questi primi atti di violenza, gli stati democratici non reagirono, mentre l’Italia e la Germania erano sempre più unite dall’asse Roma – Berlino.

Il 1° settembre 1939 ci fu l’invasione della Polonia da parte della Germania a causa della rivendicazione della città di Danzica. Questo fu l’ultimo anello di una catena di atti aggressivi con i quali Hitler voleva realizzare il III Reich (3° grande impero tedesco), avendo già annesso alla Germania Austria e Cecoslovacchia. Fu a questo punto che Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania, il 3 settembre ebbe così inizio il 2° conflitto mondiale. In seguito i due stati condussero trattative con l’Unione Sovietica per ottenerne l’appoggio, ma si conclusero velocemente quando, i ministri degli esteri sovietici firmarono il patto di non – aggressione con la Germania. Mussolini nonostante fosse legato ad Hitler e alla Germania dal “ patto d’acciaio “ con il quale si impegnava in caso di conflitto ad intervenire a favore dell’alleato, si vide costretto a causa della grave impreparazione delle forze armate italiane a proclamare, con il consenso del Fuhrer, lo stato di non belligeranza dell’Italia.

La guerra lampo di Hitler: l’occupazione della Polonia e l’offensiva ad occidente.

In meno di un mese fu occupato tutto il territorio polacco. La Polonia venne divisa fra la Germania e l’Unione sovietica: a questa spettò, sulla base di precedenti accordi il potere sulle repubbliche Baltiche e su una parte della Finlandia. Hitler intanto, stava preparando l’offensiva anche ad occidente, tale attacco ebbe inizio nel maggio del ’40.
Dopo alcuni successi nell’Atlantico, con l’azione di sommergibili, mine magnetiche e di unità corsare, indirizzò il suo attacco verso le coste del mare del nord. Occupò Danimarca e Norvegia (aprile – giugno 1940) e invase Olanda e Belgio nonostante fossero neutrali. Le truppe francesi furono aggirate e travolte dalle corazzate tedesche che poterono così raggiungere Parigi il 14 giugno. Nell’arco di dieci giorni tutto il territorio settentrionale francese era in mano ai tedeschi.

Il 10 giugno, nel frattempo Mussolini aveva dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Egli ritenne opportuno anticipare l’intervento dell’Italia in previsione della futura, e ormai prossima, resa della Francia e delle concessioni territoriali che ne sarebbero derivate. L’esercito tuttavia non era in grado di sostenere un tale sforzo bellico; prova ne è che le truppe italiane, colte di sorpresa dalla dichiarazione di guerra, furono costrette a ritardare l’attacco alle frontiere francesi, per conseguire al termine delle operazioni, due giorni dopo, risultati di scarso rilievo e Mussolini dovette accontentarsi di modeste assegnazioni territoriali.

L’8 agosto del 1940 Hitler ordinò l’offensiva aerea sulla Gran Bretagna che durò fino al 31 ottobre dello stesso anno. Gli inglesi resistettero ai continui bombardamenti che si scatenarono sulle loro città e l’aviazione tedesca, pur superiore per numero di unità, non riuscì a prevalere su quella inglese. A rendere efficace la difesa inglese contribuì in modo particolare l’impiego del Radar. Hitler fu costretto a rinunciare allo sbarco nell’isola. Questa prima sconfitta si dimostrò determinante per l’esito finale del conflitto.

L’espandersi del conflitto

Durante l’attacco tedesco agli stati occidentali, L’U.R.S.S. procedette alla definitiva incorporazione dei paesi baltici. Per fermare l’avanzata russa, Hitler, si preoccupò d’intervenire nelle regioni orientali dell’Europa e firmò con il Giappone il 27 settembre 1940 un patto che rappresentava un’aperta minaccia all’Unione Sovietica a causa dell’impegno sottoscritto dalle potenze dell’asse di costruire una grande Asia.
Intanto Mussolini, combatteva gli inglesi nel Mediterraneo e in Africa dove nell’Agosto del 1940 l’esercito Italiano occupava la Somalia e nel settembre dello stesso anno avanzò verso l’Egitto. Successivamente il Duce tentò la conquista della Grecia, ma l’armata Italiana non solo non riuscì ad occupare il territorio Greco, anzi fu costretta ad arretrare in Albania di fronte alla controffensiva di truppe ben addestrate. L’apertura da parte dell’Italia di due nuovi fronti non aveva significato per l’Asse alcuna conquista di degno rilievo per il futuro del conflitto e già alla fine del ’40 si registrarono i primi successi inglesi nella controffensiva in Africa orientale.
Campagna in Grecia (Foto)
Un nuovo attacco alla Grecia fallì miseramente e Hitler fu costretto a fare intervenire le proprie armate sui fronti aperti da Mussolini, per rimediare ai fallimenti delle truppe italiane. Le sconfitte subite nel mediterraneo, ebbero l’effetto d’indicare il punto debole dello schieramento nell’Asse e di riportare in equilibrio la situazione che sembrava a favore della Germania. Nel ’41 la Gran Bretagna, forte degli aiuti ricevuti dagli USA, che le permisero la ripresa, fece si, che alcuni Stati europei tesero ad uscire dall’alleanza con Berlino. Nell’aprile del ’41 la Germania iniziò la campagna dei Balcani con un imponente schieramento e l’appoggio degli eserciti italiano, bulgaro e ungherese. I tedeschi conquistarono la Jugoslavia, la Grecia e Creta. Hitler che fino a questo momento aveva riportato molte vittorie ma nessuna decisiva per l’esito finale del conflitto fu costretto ad affrontare l’U.R.S.S..

Le campagne di Russia e d’Africa, l’intervento degli Stati Uniti e i successi giapponesi nel Pacifico (1941 – 1942)

Il 22 giugno 1941 ebbe inizio l’attacco a sorpresa della Germania all’U.R.S.S.. Le armate tedesche sfondarono le frontiere russe secondo tre diverse linee di marcia. La prima verso Leningrado, la seconda verso Mosca e la terza verso Kijev e Harkov. I tedeschi raggiunsero in meno di un mese la linea fortificata Stalin, che andava dal golfo di Finlandia al Mar Nero guadagnando ogni giorno chilometri su chilometri. Nell’Ucraina le forze Russe opposero una tenacia resistenza. Ciò non impedì che in agosto la parte occidentale della Regione fosse in mano ai tedeschi, e in ottobre Leningrado restò isolata dal restò dell’U.R.S.S.. Nonostante le rilevanti conquiste, il piano di Hitler poteva dirsi a questo punto fallito. Stalin, infatti, non aveva buttato allo sbaraglio il grosso delle sue forze come il Fuhrer aveva previsto, ma l’aveva mantenuto al di la delle zone conquistate dal nemico, così, al termine dell’offensiva i tedeschi non solo dovevano accusare perdite rilevanti ma dovevano subire anche dopo il loro inutile tentativo di conquistare Mosca, la controffensiva dei sovietici.

In Africa gli inglesi poterono riunire le forze e nel novembre del 1941 ebbe inizio la controffensiva che riconsegnò l’intera Cirenaica alle truppe britanniche.

Quasi contemporaneamente della ripresa degli inglesi in Africa avvenne l’entrata in guerra degli Stati Uniti. L’episodio che provocò l’intervento statunitense nella seconda guerra mondiale fu l’attacco dei giapponesi alla base aeronavale di Pearl Harbor nelle Hawaii il 7 dicembre 1941. Il Giappone mirava da tempo ad estendere il suo dominio in estremo oriente: aveva occupato la Manciuria, invaso la Cina occupando Pechino, Shanghai e Nanchino, aveva esteso la sua occupazione all’Indocina Francese suscitando la reazione di Roosevelt e Churchill, (rispettivamente il Presidente degli U.S.A. e il primo ministro inglese) che avevano deciso la sospensione di rifornimenti di petrolio essenziale all’economia giapponese. Da qui la decisione di attaccare gli Stati Uniti come premessa per la conquista della supremazia navale nel Pacifico. Il Piano operativo giapponese tendeva alla creazione di una fascia difensiva intorno allo stato con la possibilità di sfruttare entro questo perimetro le notevoli ricchezze offerte dalle terre del Pacifico sud – occidentale. Il congresso americano votò lo stato di guerra contro il Giappone. Germania e Italia su richiesta del governo nipponico che si avvaleva del patto stipulato precedentemente, dichiararono guerra agli Stati Uniti. Il 1° gennaio del 1942 venticinque Stati firmarono l’atto costitutivo delle Nazioni Unite e formarono un blocco compatto contro la coalizione Nazifascista. Gli Americani in questa prima fase della guerra nel Pacifico decisero di tenere una condotta puramente difensiva.

Nel frattempo gli Italo – Tedeschi, effettuate con successo alcune operazioni nel Mediterraneo, fecero affluire in Libia un notevole gruppo di forze. Ad El-Alamein si spense la spinta iniziale sia per la difesa opposta dagli inglesi sia per il difetto di rifornimenti: 400 Km di deserto separavano le divisioni Italo – Tedesche dalle basi. Nell’ottobre del ’42 il contrattacco alleato segnò la fine della guerra d’Africa.

La controffensiva alleata su ogni fronte (1942 – 1943)

Dal maggio ’42 gli Stati Uniti, terminata la fase difensiva nella guerra del Pacifico iniziarono una fase di difesa attiva. La flotta americana, si rivelò più efficiente che quella giapponese e meglio organizzata per la disponibilità di numerose basi, utili per il rifornimento di combustibili e carburanti e per l’imbarco delle truppe. Le parti erano ormai invertite: il Giappone modificò il proprio piano operativo riducendo in modo notevole il progettato “perimetro difensivo”, mentre gli Stati Uniti tendevano alla conquista delle isole del Pacifico. La disparità di forze divenne evidente nel ’43 quando gli americani avanzarono sia nel Pacifico centrale sia in quello sud – occidentale. La presenza americana si faceva sentire anche sui fronti occidentali. Le forze inglesi e statunitensi eseguivano le direttive di un unico comando in ogni luogo. I bombardieri, inviati in Gran Bretagna, iniziarono nell’agosto del’42 i loro voli sull’Europa, arrecando gravi danni all’industria bellica tedesca. Quando le truppe statunitensi sbarcarono in Marocco e Algeria, i tedeschi si trovarono serrati tra le armate anglo – americane. Nell’aprile del ‘43 le truppe americane si congiunsero con quelle inglesi e le ultime forze italo – tedesche furono costrette a firmare la resa.

Le coste tunisine costituirono la base per la campagna d’Italia. Gli alleati effettuarono lo sbarco sulle coste meridionali della Sicilia ad Anzio. Gli americani occuparono l’isola in circa quaranta giorni e le previsioni ottimistiche fatte da Mussolini crollarono in breve tempo. Del resto solo una minoranza credeva ancora nella vittoria dell’Asse. Questo si poteva capire perché nel marzo del ’43 le masse popolari scioperarono contro il governo, i partiti politici, disciolti dal regime, ripresero clandestinamente la propria attività e alcuni gruppi avevano posto come priorità l’uscita dell’Italia dalla guerra. Il 25 luglio Vittorio Emanuele III (Re d’Italia) fece arrestare Mussolini e affidò il governo a Badoglio. Questo dapprima continuò il conflitto poi, iniziò le trattative per l’armistizio. L’annuncio avvenne l’8 settembre del 1943 ma, le truppe italiane si ritrovarono indifese contro la reazione tedesca.

Gli anglo – americani sbarcati in Calabria entrarono il 1° ottobre a Napoli, ormai in mano alla popolazione insorta contro i nazisti. La loro marcia a nord incontro delle forti linee di resistenza: alla fine del ’43 mentre Mussolini, liberato dai tedeschi, costituiva la repubblica di Salò, le truppe americane erano ferme sulla linea Gustav. E’ da dire che la lentezza delle operazioni rientrava nel piano statunitense, infatti, lo scopo non era quello di raggiungere la Germania attraverso l’Italia ma quello di indebolire la difesa tedesca, tenendo impegnato nella penisola un rilevante numero di divisioni avversarie ed evitandone così l’impiego su altri fronti strategicamente più importanti.

La controffensiva Russa cominciata nel ’42 trovò il suo epicentro nella città di Stalingrado, che raggiunta dall’armata tedesca e attaccata da ogni lato non rese le armi. I tedeschi assedianti Stalingrado divennero assediati. Hitler ordinò di non abbandonare il campo ma la sua armata dovette arrendersi nel febbraio del’43. Nella ritirata resa ancora più problematica dall’inverno russo, persero la vita migliaia di soldati di cui la maggior parte italiani.

La guerra in Europa: Dallo sbarco in Normandia alla resa tedesca
(1944 – 1945)

Sconfitta in Africa, costretta in U.R.S.S. ad abbandonare quasi tutte le posizioni conquistate, martellata dai bombardamenti che ridussero le sue città ad ammassi informi di rovine, la Germania iniziò il 1944 già sull’orlo della sconfitta. La Resistenza che nacque come moto spontaneo di reazione alla politica della Germania, divenne un vero e proprio “secondo fronte” che creò gravi problemi organizzativi e militari ai tedeschi. In Italia e in Francia gli anglo – americani ebbero i primi rapporti con i movimenti clandestini.

Solo nel maggio del’44, a causa del sistema appenninico e delle condizioni meteorologiche, gli alleati statunitensi riuscirono a sfondare il fronte della linea Gustav giungendo a Roma nel giugno ’44 e a Firenze nel settembre dello stesso anno. Qui le operazioni alleate dovettero subire al sopraggiungere dell’inverno una nuova sosta sulla linea Gotica. Nella primavera del ’45, con la ripresa dell’avanzata alleata e dell’azione partigiana anche l’Italia del Nord fu liberata: il 25 aprile gli alleati entrarono a Milano e Genova, il 26 a Torino. Il 29 aprile Mussolini fu catturato mentre tentava la fuga in Svizzera e successivamente giustiziato.

Nel frattempo il comando anglo – americano sferrò il suo attacco ad Ovest della Francia, precisamente in Normandia. Occupata la Bretagna, le truppe alleate avanzarono nell’interno della Francia verso Parigi. Qui il 19 agosto venne dato l’ordine di insurrezione: i carri armati americani, preceduti da quelli francesi, entrarono nella città e il comando della guarnigione tedesca firmò la resa. Ai primi di settembre quasi tutta la Francia era ormai liberata e De Gaulle poteva costituire il nuovo governo. Intanto gli alleati entravano nel Belgio e nell’Olanda.

Sul fronte sovietico, i russi dopo aver sgomberato tutto il proprio territorio dall’esercito invasore, lanciarono successivi attacchi che all’inizio dell’ultimo anno di guerra, portarono il suo esercito al confine germanico.

All’inizio del 1945 la situazione in Europa era già ben definita. Ad est la Germania aveva perso tutti i suoi stati satelliti. Nella Iugoslavia il movimento di resistenza Tito aveva già rioccupato gran parte del territorio. In Grecia gli Inglesi avevano liberato Atene con l’ausilio delle forze partigiane. Nelle regioni dell’Italia settentrionale le comunità di resistenza avevano impegnato una parte considerevole delle forze nazifasciste.
Quando gli alleati avevano da poco iniziato l’ultima offensiva contro la Germania, Stalin, Roosevelt e Churchill si incontrarono a Jalta per concordare il coordinamento del piano d’attacco e la successiva spartizione in zona d’influenza dei territori liberati. Il 13 febbraio, si scateno l’attacco contro le linee fortificate della Germania occidentale, mentre sull’altro confine i russi forzavano le frontiere orientali. L’armata inglese nel frattempo avanzava da settentrione. Il 30 aprile Hitler si suicidò insieme con alcuni suoi fidati collaboratori. L’armata rossa entrò a Berlino il 2 maggio e il 7 la resa della Germania segnò la fine della 2a guerra mondiale in Europa. Armata rossa a Berlino (foto)
La fine della guerra in Estremo Oriente (1944 – 1945)

Al momento della resa tedesca il Giappone resisteva ancora agli americani. Mentre andava restringendosi il cerchio intorno al Giappone, questo tentò di rafforzare le proprie posizioni all’interno della zona di difesa colpendo le basi americane in Cina. Con queste operazioni i giapponesi ottennero qualche risultato, ma non riuscirono a contrastare il rifornimento alleato della Cina. Intanto gli americani proseguivano nella loro avanzata. Gli U.S.A. possedevano intorno al Giappone tutti i punti strategici utili per lo scatenamento dell’offensiva finale ma, il Giappone non accennava ad arrendersi, anzi ricorse all’impiego di nuovi mezzi (i Kamikaze) e risparmiò la propria aviazione per resistere all’ultimo attacco nemico. In ogni modo il Giappone appariva già battuto e il 26 luglio ricevette dal nuovo presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, l’intimazione della resa incondizionata. Al rifiuto, gli U.S.A. lanciarono su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto) le bombe atomiche. Il 14 agosto l’Impero Nipponico accettò la resa e la guerra ebbe fine in tutto il mondo.



ciao se ci metto anche il dopo guerra sarà un libro buona fortuna :hi
Miglior risposta
Risposte
kiaraaaa <3
grazieeeeeeeee
:bemad :thx :thx :hi :hi

Annie__
Dai un'occhiata qui
https://www.skuola.net/ricerca/prima+guerra+mondiale+riassunto
https://www.skuola.net/ricerca/seconda+guerra+mondiale+riassunto
https://www.skuola.net/ricerca/adolf+hitler+riassunto
https://www.skuola.net/ricerca/dopoguerra+riassunto

ciao :hi

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.