Domanda riguardo il dispotismo illuminato

pier-andrea
salve a tutti, ho bisogno di una mano per finire il compito delle vacanze di storia, ho cercato dappertutto senza riuscire a completarla come si deve, la domanda è la seguente: "Nell'epoca del dispotismo illuminato, i sovrani europei praticarono un'accentuata politica riformatrice. segui questa scaletta di argomenti: Necessità di modernizzare lo stato; limitazione dei privilegi dei nobili, clero, corpi intermedi;
necessità di incrementare la pubblica felicità;
riforma del fisco e impulso allo sviluppo economico."
Grazie mille in anticipo.

Risposte
melody_gio
# marilu1312 :
ciao, qui trovi una bella descrizione http://www.treccani.it/enciclopedia/felicita-pubblica_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Economia%29/
ma in seguito ti faccio un sunto:
in poche parole nel '400 presero il sopravvento due idee individualiste (l'uomo visto come essere asociale):
1. l'idea platonica che l'anima fosse individualista e solitaria
2. un'idea individualista moderna con il distacco del soggetto dalla comunità, una sorta di egoismo in cui l'uomo pensava solo a se stesso.
Quest'ultima idea sfociò durante l'Illuminismo con il concetto di felicità pubblica, in cui venne rivalutata la dimensione relazionale dell’essere umano.
L'essere umano viene inserito in un contesto più ampio, nella vita civile, sociale, una vita attiva, un pò una visione aristotelica, non è un'attività che ha a che fare con il piacere ma sopraggiunge in seguito ad un'attività riuscita e quindi attività connesse alla vita sociale (Aristotele infatti affermava che non c’è vita buona e quindi felicità al di fuori della polis senza amicizia e reciprocità).
Il termine pubblica felicità divenne lo slogan della nascente scuola italiana di economia civile o economia pubblica.
L’aggettivo pubblico che veniva associato a felicità, è molto importante: dire che la felicità era pubblica significava riconoscere che, diversamente dalla ricchezza, la felicità può essere goduta solo con e grazie agli altri: posso essere ricco anche da solo, ma per essere felici occorre essere almeno in due, come già aveva insegnato Aristotele. Inoltre, questa felicità è pubblica perché riguarda non tanto la felicità dell’individuo in quanto tale, ma ha a che fare con le precondizioni istituzionali e strutturali che permettono ai cittadini di sviluppare (o, in assenza, di non sviluppare) la loro felicità individuale: l’economista civile, quindi, non vuole insegnare alle persone l’arte di esser felici, ma vuole indicare al governante o al politico le precondizioni da assicurare per far sì che ciascuno possa fiorire come persona, o, come diceva Verri, suggerire i modi «per rimuovere le cause dell’infelicità».La felicità della tradizione dell’economia civile è pubblica perché ha a che vedere con il bene comune, che è il fine dell’attività di governo, della «scienza dell’amministrazione», e quindi deve diventare l’ideale del buon governo del sovrano, «che è supremo e indipendente moderatore per la pubblica felicità, cioè per la felicità di tutto il corpo e di ciascun membro»


Ciao Marilù,
rispondi come da regolamento del forum https://forum.skuola.net/annunci/forum-regolamento-71299.html a topic recenti e non di mesi e mesi fa.

Grazie,
Giorgia.

marilu1312
ciao, qui trovi una bella descrizione http://www.treccani.it/enciclopedia/felicita-pubblica_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Economia%29/
ma in seguito ti faccio un sunto:
in poche parole nel '400 presero il sopravvento due idee individualiste (l'uomo visto come essere asociale):
1. l'idea platonica che l'anima fosse individualista e solitaria
2. un'idea individualista moderna con il distacco del soggetto dalla comunità, una sorta di egoismo in cui l'uomo pensava solo a se stesso.
Quest'ultima idea sfociò durante l'Illuminismo con il concetto di felicità pubblica, in cui venne rivalutata la dimensione relazionale dell’essere umano.
L'essere umano viene inserito in un contesto più ampio, nella vita civile, sociale, una vita attiva, un pò una visione aristotelica, non è un'attività che ha a che fare con il piacere ma sopraggiunge in seguito ad un'attività riuscita e quindi attività connesse alla vita sociale (Aristotele infatti affermava che non c’è vita buona e quindi felicità al di fuori della polis senza amicizia e reciprocità).
Il termine pubblica felicità divenne lo slogan della nascente scuola italiana di economia civile o economia pubblica.
L’aggettivo pubblico che veniva associato a felicità, è molto importante: dire che la felicità era pubblica significava riconoscere che, diversamente dalla ricchezza, la felicità può essere goduta solo con e grazie agli altri: posso essere ricco anche da solo, ma per essere felici occorre essere almeno in due, come già aveva insegnato Aristotele. Inoltre, questa felicità è pubblica perché riguarda non tanto la felicità dell’individuo in quanto tale, ma ha a che fare con le precondizioni istituzionali e strutturali che permettono ai cittadini di sviluppare (o, in assenza, di non sviluppare) la loro felicità individuale: l’economista civile, quindi, non vuole insegnare alle persone l’arte di esser felici, ma vuole indicare al governante o al politico le precondizioni da assicurare per far sì che ciascuno possa fiorire come persona, o, come diceva Verri, suggerire i modi «per rimuovere le cause dell’infelicità».La felicità della tradizione dell’economia civile è pubblica perché ha a che vedere con il bene comune, che è il fine dell’attività di governo, della «scienza dell’amministrazione», e quindi deve diventare l’ideale del buon governo del sovrano, «che è supremo e indipendente moderatore per la pubblica felicità, cioè per la felicità di tutto il corpo e di ciascun membro»

pier-andrea
Più che altro mi servirebbe una mano per il punto “necessità di incrementare la pubblica felicità” perché per il resto me la sono cavata, cioè in che senso pubblica felicità.
grazie in anticipo

melody_gio
Ciao Pier Andrea,

dovresti provare tu a svolgere il compito e noi ti diamo una mano con la correzione e con ulteriori spunti da fornirti.

Ciao,
Giorgia.

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