Berlino diviso

Darkmask
Buongiorno,
Cerco degli appunti per la classe 3 media,
Precisamnete dalla storia della Germania fino alla divisione di berlino...

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Michela2702
Il compromesso emerso dai negoziati tra i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica già nel corso delle grandi conferenze di guerra di Yalta (febbraio 1945) e Potsdam (luglio-agosto 1945) tra lo smembramento della Germania e la possibilità che lo Stato tedesco, smilitarizzato e denazificato, potesse ricostituirsi su basi democratiche, si tradusse in una formula secondo cui la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione, con Berlino anch’essa ripartita in quattro settori e inserita nella zona sovietica. Nonostante le quattro potenze occupanti si fossero accordate sul criterio della riscossione delle riparazioni di guerra nel quadro di una gestione economica unitaria di tutta la Germania, le divisioni tra occidentali e sovietici e la contrapposizione tra due sistemi ideologici, politici e socio-economici si manifestarono ben presto nell’impossibilità di elaborare politiche comuni.
Al di là delle dichiarazioni di intenti, gli interessi nazionali di ognuna delle forze occupanti prevalsero nell’amministrazione quotidiana della propria zona su quelli del popolo tedesco. Sul piano delle relazioni internazionali gli equilibri di guerra determinati dalla necessità di sconfiggere il nazismo stavano infatti lasciando il passo a un confronto che nel 1946 veniva riassunto da George Kennan - con un telegramma che il diplomatico statunitense inviò dall’Unione Sovietica a Washington - nella dottrina del containment, ovvero l’impossibilità di convivere in modo pacifico con il sistema sovietico e di dover dunque ‘contenerne’ il più possibile l’espansione tramite la fermezza e, come ultima risorsa, la forza.

Il blocco di Berlino
Nel maggio del 1949 si concluse, dopo quasi un anno dal suo inizio, il ‘blocco di Berlino’: la cosiddetta ‘prima crisi di Berlino’ fu in larga parte originata da scelte economiche e politiche adottate dalle potenze occidentali. Mentre l’Unione Sovietica avviava nella propria zona una radicale riforma agraria e la nazionalizzazione della gran parte delle industrie, gli Stati Uniti si accordarono con i loro alleati per estendere il programma di aiuti straordinari - il Piano Marshall - alle zone occidentali della Germania. Tale decisione venne ufficializzata nel marzo del 1948 a Londra dalla Conferenza delle potenze occidentali che stabilì la partecipazione della Germania all’Autorità internazionale per il controllo della Ruhr, da cui venne esclusa l’URSS, e auspicò la formazione di istituzioni politiche che permettessero l’autogoverno del paese.
Il pretesto che dette avvio al blocco fu la decisione degli alleati occidentali di estendere a Berlino Ovest la riforma monetaria che prevedeva l’introduzione del nuovo marco occidentale, non prima di avere cercato un compromesso con i sovietici. Questi ultimi, dopo avere introdotto il loro marco e averne provocatoriamente chiesto l’adozione anche a Berlino Ovest, nel mese di giugno interruppero il traffico ferroviario, terrestre e fluviale tra la città e la Germania occidentale. Il completo isolamento dei settori occidentali dai rifornimenti alleati avrebbe potuto spingere gli occidentali, secondo le previsioni sovietiche, a lasciare Berlino. Tuttavia, la rappresaglia di Mosca fu inaspettatamente aggirata dagli occidentali, che con un estenuante ponte aereo continuarono a rifornire la città con circa 8000 tonnellate di merci al giorno. La moneta di scambio per l’interruzione del blocco era la rinuncia degli occidentali a promuovere la costituzione di un governo per la Germania Ovest. Ma i sovietici non ottennero ciò a cui ambivano, poiché per gli Stati Uniti resistere alla prova di forza significava dimostrare la loro capacità di respingere i disegni di supremazia sovietica in Europa.
Il blocco venne interrotto il 12 maggio 1949, dopo ripetuti contatti tra i delegati americano e sovietico al Consiglio di Sicurezza dell’ONU a cui era stato chiesto di intervenire per dirimere la questione. Con la fine di fatto dell’Amministrazione quadripartita e la nascita di lì a poco della Repubblica Federale Tedesca, la divisione netta della Germania e di Berlino si sarebbe cristallizzata come specchio della guerra fredda per i successivi cinquant’anni. Conclusisi i lavori dell’Assemblea costituente che aveva elaborato il testo della Legge Fondamentale, base costituzionale per il futuro Stato tedesco occidentale, la Repubblica Federale Tedesca nacque il 7 settembre 1949 sotto la guida di Konrad Adenauer, leader dell’Unione cristiano-democratica. Il 7 ottobre 1949 nacque la Repubblica Democratica Tedesca sotto la guida di Otto Grotewohl, esponente del partito comunista, SED. La RFT impostò la sua politica verso la RDT sulle basi della ‘dottrina Hallstein’, dal nome del Sottosegretario agli Esteri che la elaborò, rivendicando la rappresentanza esclusiva del popolo tedesco e rifiutando di avviare relazioni diplomatiche con i paesi che avessero riconosciuto la Germania Orientale.
La divisione politica in blocchi divenne divisione militare in organismi contrapposti, quando nel maggio del 1955, dopo un lungo e complicato confronto tra le potenze occidentali, alla RFT fu permesso di aderire al Patto Atlantico e di essere riarmata e integrata nelle strutture della NATO. La risposta sovietica venne nel maggio dello stesso anno con la creazione di un’alleanza difensiva estesa ai paesi del blocco socialista, il Patto di Varsavia.

Verso la costruzione del muro di Berlino
Le prime avvisaglie delle difficoltà del governo socialista tedesco-orientale guidato da Walter Ulbricht emersero nel giugno del 1953 quando, a seguito di scioperi e manifestazioni dei cittadini della RDT - ricondotti all’ordine con l’intervento delle forze armate sovietiche e tedesche e repressi con molte centinaia di vittime - seguì un progressivo ‘giro di vite’ sulla vita culturale e politica del paese che provocò nuove massicce fughe verso la RFT (E. Di Nolfo, Storia delle Relazioni Internazionali (1918-1999), Roma-Bari, Laterza, 2002). Il campanello di allarme si trasformò ben presto in una realtà a cui Ulbricht doveva porre rimedio: ‘l’emorragia di braccia’ (E. Collotti, Storia delle due Germanie (1945-1968), Torino, Einaudi, 1968) che dalla RDT passavano, la maggior parte attraverso Berlino, nella Repubblica Federale raggiunse nel 1961 i quasi tre milioni di emigrati. La decisione del Patto di Varsavia nell’agosto 1961 di dare avvio alla costruzione del Muro che separava i settori occidentali da quelli orientali della città, con un inflessibile sistema di misure di sorveglianza e di repressione, placò l’animosità delle richieste di Ulbricht e ricompose un precario equilibrio.
La costruzione del Muro che divise i cittadini di Berlino Ovest ed Est fino al 1989 trovava spiegazione nel tentativo contingente di arginare il danno crescente all’economia tedesco-orientale provocato dai flussi di rifugiati a Ovest, e quindi in ragioni dettate dalle esigenze interne della RDT. Ciò non sarebbe tuttavia sufficiente a spiegare una decisione drastica e fortemente voluta da Ulbricht, ma allo stesso tempo resa possibile dalle dirigenze sovietiche e dall’evoluzione dei rapporti bipolari alla fine degli anni Cinquanta. Il Cancelliere Adenauer aveva infatti proposto nel 1958 che si tenessero libere elezioni nella RDT e che questa venisse neutralizzata e poi riconosciuta dalla RFT. Di fronte a tale proposta, Ulbricht rispose con l’ipotesi di una Confederazione tra le due Germanie.
Il Primo Segretario sovietico Kruscev nel novembre dello stesso anno aveva inviato una Nota alle potenze occidentali in cui l’URSS avanzava l’intenzione di firmare un trattato di pace separata con la RDT. Il senso di questo passo andava letto alla luce di possibili progetti di nuclearizzazione della RFT e dell’acuirsi dello scontro tra le due superpotenze in diversi scacchieri mondiali, motivo per cui la sicurezza dell’URSS non avrebbe dovuto essere rimessa in discussione sul teatro europeo. Un tale scenario si sarebbe verificato se avesse prevalso l’ipotesi di una RDT neutrale, ridimensionando la sfera di influenza sovietica in Europa. Kruscev era tuttavia consapevole della superiorità nucleare americana, a cui il neo-presidente americano John F. Kennedy non aveva mancato di fare riferimento al tavolo dei negoziati. La ‘seconda crisi di Berlino’ non venne dunque portata al limite estremo del rischio di un confronto diretto tra le due superpotenze poiché il prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto. Di nuovo la ‘questione tedesca’ veniva decisa da un compromesso tra le superpotenze piuttosto che tra i diretti interessati. Il Muro divenne il simbolo della divisione dell’Europa e di una difficile convivenza tra sistemi politici opposti che sarebbe rimasta congelata fino all’implosione dell’Impero sovietico e al crollo del Muro di Berlino e dei regimi socialisti nel 1989.

juventina1992
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