Scultura etrusca
Quali sono i principali soggetti e i caratteri dello stile della scultura etrusca?
Miglior risposta
Presso gli Etruschi, per le sculture, si usт molto la terracotta, dipinta con colori vivaci, per le sculture architettoniche dei templi, e la
pietra locale (il peperino, il nefro e l’alabastro) per le sculture tombali.
L’intera produzione etrusca riconferma le sue caratteristiche artigianali di arte applicata: le opere nascono con una destinazione ben precisa (religiosa, funeraria o di impiego utilitario).
I piщ antichi resti della scultura etrusca appartengono all’arte funeraria. Steli funerarie in pietra con raffigurazioni di guerrieri incise o a rilievo piatto, ritrovate a Volterra, appartengono all VII e forse VIII sec., detto anche periodo orientalizzante. Nei tumuli della necropoli di Vetulonia sono state rinvenute, in stato frammentario, anche numerose sculture con l’intero corpo o la testa sola, rilevati a tuttotondo. Di queste figure, che probabilmente rappresentano il
defunto, le maschili hanno molte analogie con le statue greche dei Kuroi, mentre le femminili, con le mani al petto, riproducono l’atteggiamento tipico delle antiche
divinitа della feconditа. Sono comunque evidenti, in tutte, le derivazioni dalla scultura greca dei periodi geometrico e dedalico, ed anche da quella anatolica (rigiditа, fissitа dei volti dagli occhi sbarrati), ma in un linguaggio primitivo, animato dal gusto realistico proprio della tradizione artigianale indigena. Allo stesso periodo risalgono alcune statue di grandi dimensioni rappresentanti animali fantastici, di origine greco-orientale. Soggetti analoghi ricorrono come motivo decorativo su lastroni di pietra tufacea o calcare, usati per rivestire gli interni delle tombe. Manca perт la figura del grande artista che detti le norme rigorose di uno stile.
Erano numerose, fin dall’etа arcaica, le officine, dove gruppi di anonimi artigiani lavoravano ai prodotti della plastica. Da queste uscivano numerosi pezzi di complessi arredi delle tombe in terracotta e, piщ raramente, in pietra, in bronzo o in altri metalli, in legno e in materiali preziosi. A cominciare dai primitivi canтpi5, di terracotta o bronzo, spesso sagomati a suggerire la forma di un corpo umano, e chiusi da un coperchio che ritraeva le fattezze del defunto nella rozza testa-ritratto, che fu il primo tipo di ritratto italico, inizio di un genere che i romani faranno proprio. Sui corpi e sulle anse di questi vasi potevano essere accennate delle braccia. Evidente appare il legame con la societа villanoviana (dei secoli IX e VIII a.C.), la piщ
importante della prima etа del ferro in Italia, le cui urne erano coperte con ciotole o elmi. Una modellazione piщ completa della figura umana rispetto agli arcaici canopi si trova, a partire dal IV sec. a.C., nelle immagini dei defunti sdraiate sul piano dei sarcofagi. Nel noto sarcofago di Caere (Cerveteri) se ne vede un esempio assai significativo. L’artista non si и preoccupato troppo dell’equilibrio complessivo dell’opera, se ha voluto abbreviare la parte inferiore dei corpi,
rimasta come atrofizzata sotto la breve coperta. Ha dato tutta l’importanza ai busti, eretti, girati con le spalle di fronte a chi guarda, facendo perno sul gomito, composti con naturalezza nella posa confidenziale. Nel regolare modellato del capo accenti tipici della scultura greca, dallo stile arcaico allo stile severo. Il riconoscimento di tale influenza ha fatto definire ionizzante questa fase dell’arte etrusca. L’uomo, a torso nudo, poggia la mano sulla spalla della moglie che indossa il chitone ed il mantello e porta un berretto di lana cupoliforme detto tutulus. Entrambi sono sdraiati su un letto conviviale detto Kline e stanno quindi partecipando ad un banchetto.
Allo stesso periodo risalgono le opere piщ originali come l’Apollo di Veio, la statua mutila dell’Ercole con la cerva e della dea con bambino in braccio, e una testa di Mercurio, che si ritengono parti di un unico gruppo, acroteri6 di un tempio che sorgeva nei pressi di Veio. L’Apollo, colto nell’atto di avanzare, guarda fissamente una meta dinanzi a sи, camminando con passo sciolto e sicuro: и
proteso verso il suo avversario, Ercole. Sembra che il tipo etrusco sia stato ritratto sul modello dell’uomo comune. Si possono scoprire cosм i tratti caratteristici di una popolazione: gli occhi allungati sotto la capigliatura bassa sulla fronte, il profilo angoloso e le labbra carnose.
Con il V sec. a.C. si apre l’etа classica della scultura etrusca, a questo periodo risale la Lupa Capitolina, alla quale furono uniti i gemelli nel ‘400. Importante и anche la Chimera rinvenuta ad Arezzo, mostro con corpo di leone, coda di serpente e con una testa di capra sul dorso. Il corpo, rivolto minacciosamente contro un nemico, con la testa ruggente, и magistralmente modellato. La scultura subм due restauri: il primo nel ‘500 ad opera di Benvenuto Cellini, il secondo coinvolse le zampe di sinistra e le bestie attaccate al corpo (prima dei restauri il serpente non mordeva il corno della capra ma era rivolto verso il nemico.
Dopo un periodo piuttosto arido di un ritorno ai modelli greci, verso il IV sec. a.C. e in avanzata etа ellenistica, l’apertura ai contatti di un vasto ambiente si ripercuote nella nuova produzione artistica. Nella ricca serie di urne cinerarie, fittili o alabastrine, si svolge tutto un repertorio figurativo, che va dalle scene attinte ancora ai miti greci, ai ritratti dei defunti di piщ realistica evidenza.
Distesi, appena risollevati con le massicce spalle e la gran testa sproporzionata sui coperchi delle
urne come su un familiare giaciglio, questi personaggi non si vergognano di apparire con tutti i loro umani difetti.
Un posto di notevole importanza continuava a tenere la produzione di bronzo, lavorato a lamine e a sbalzo per decorazioni e oggetti vari.
A partire dal III sec. a.C. prende l’avvio un’intensa produzione, piщ artigianale che artistica di urnette funerarie, cassette decorate a rilievo su tre lati o sulla facciata, e con coperchio raffigurante il defunto. Di questo periodo и il sarcofago detto dell’Obeso ritrovato a Tarquinia nella tomba di una ricca famiglia. Questo raffigura un uomo grasso dal volto rugoso, la cui pesantezza fisica comunica il tentativo di dare una fisionomia psicologica del personaggio.
In questo secolo ha anche fortuna la ritrattistica. Vennero prodotte molte teste fittili, ottenute con stampi e variamente ritoccate, esteticamente piacevoli, ma di difficile interpretazione per ciт che riguarda i personaggi raffigurati. A partire dalla fine del secolo si incominciarono a decorare i frontoni dei templi, prima lasciati vuoti, utilizzando lastre di terracotta con rilievi molto alti. Esempi di queste decorazioni si notano esempi di queste decorazioni nei templi di Civitalba, che ha come tema Arianna, e di Talamone, con il tema di Edipo e dei 7 contro Tebe.
Opera funeraria in bronzo importante, risalente al II sec., и quella dell’Arringatore, rappresentante Aulo Metello, col braccio destro appena flesso e il volto calmo e persuasivo.
fonte http://trucheck.it/storia-dellarte/37812-la-scultura-greca,-etrusca-e-romana.html
oppure consulta qui
http://it.wikipedia.org/wiki/Scultura_etrusca
ciao :hi
pietra locale (il peperino, il nefro e l’alabastro) per le sculture tombali.
L’intera produzione etrusca riconferma le sue caratteristiche artigianali di arte applicata: le opere nascono con una destinazione ben precisa (religiosa, funeraria o di impiego utilitario).
I piщ antichi resti della scultura etrusca appartengono all’arte funeraria. Steli funerarie in pietra con raffigurazioni di guerrieri incise o a rilievo piatto, ritrovate a Volterra, appartengono all VII e forse VIII sec., detto anche periodo orientalizzante. Nei tumuli della necropoli di Vetulonia sono state rinvenute, in stato frammentario, anche numerose sculture con l’intero corpo o la testa sola, rilevati a tuttotondo. Di queste figure, che probabilmente rappresentano il
defunto, le maschili hanno molte analogie con le statue greche dei Kuroi, mentre le femminili, con le mani al petto, riproducono l’atteggiamento tipico delle antiche
divinitа della feconditа. Sono comunque evidenti, in tutte, le derivazioni dalla scultura greca dei periodi geometrico e dedalico, ed anche da quella anatolica (rigiditа, fissitа dei volti dagli occhi sbarrati), ma in un linguaggio primitivo, animato dal gusto realistico proprio della tradizione artigianale indigena. Allo stesso periodo risalgono alcune statue di grandi dimensioni rappresentanti animali fantastici, di origine greco-orientale. Soggetti analoghi ricorrono come motivo decorativo su lastroni di pietra tufacea o calcare, usati per rivestire gli interni delle tombe. Manca perт la figura del grande artista che detti le norme rigorose di uno stile.
Erano numerose, fin dall’etа arcaica, le officine, dove gruppi di anonimi artigiani lavoravano ai prodotti della plastica. Da queste uscivano numerosi pezzi di complessi arredi delle tombe in terracotta e, piщ raramente, in pietra, in bronzo o in altri metalli, in legno e in materiali preziosi. A cominciare dai primitivi canтpi5, di terracotta o bronzo, spesso sagomati a suggerire la forma di un corpo umano, e chiusi da un coperchio che ritraeva le fattezze del defunto nella rozza testa-ritratto, che fu il primo tipo di ritratto italico, inizio di un genere che i romani faranno proprio. Sui corpi e sulle anse di questi vasi potevano essere accennate delle braccia. Evidente appare il legame con la societа villanoviana (dei secoli IX e VIII a.C.), la piщ
importante della prima etа del ferro in Italia, le cui urne erano coperte con ciotole o elmi. Una modellazione piщ completa della figura umana rispetto agli arcaici canopi si trova, a partire dal IV sec. a.C., nelle immagini dei defunti sdraiate sul piano dei sarcofagi. Nel noto sarcofago di Caere (Cerveteri) se ne vede un esempio assai significativo. L’artista non si и preoccupato troppo dell’equilibrio complessivo dell’opera, se ha voluto abbreviare la parte inferiore dei corpi,
rimasta come atrofizzata sotto la breve coperta. Ha dato tutta l’importanza ai busti, eretti, girati con le spalle di fronte a chi guarda, facendo perno sul gomito, composti con naturalezza nella posa confidenziale. Nel regolare modellato del capo accenti tipici della scultura greca, dallo stile arcaico allo stile severo. Il riconoscimento di tale influenza ha fatto definire ionizzante questa fase dell’arte etrusca. L’uomo, a torso nudo, poggia la mano sulla spalla della moglie che indossa il chitone ed il mantello e porta un berretto di lana cupoliforme detto tutulus. Entrambi sono sdraiati su un letto conviviale detto Kline e stanno quindi partecipando ad un banchetto.
Allo stesso periodo risalgono le opere piщ originali come l’Apollo di Veio, la statua mutila dell’Ercole con la cerva e della dea con bambino in braccio, e una testa di Mercurio, che si ritengono parti di un unico gruppo, acroteri6 di un tempio che sorgeva nei pressi di Veio. L’Apollo, colto nell’atto di avanzare, guarda fissamente una meta dinanzi a sи, camminando con passo sciolto e sicuro: и
proteso verso il suo avversario, Ercole. Sembra che il tipo etrusco sia stato ritratto sul modello dell’uomo comune. Si possono scoprire cosм i tratti caratteristici di una popolazione: gli occhi allungati sotto la capigliatura bassa sulla fronte, il profilo angoloso e le labbra carnose.
Con il V sec. a.C. si apre l’etа classica della scultura etrusca, a questo periodo risale la Lupa Capitolina, alla quale furono uniti i gemelli nel ‘400. Importante и anche la Chimera rinvenuta ad Arezzo, mostro con corpo di leone, coda di serpente e con una testa di capra sul dorso. Il corpo, rivolto minacciosamente contro un nemico, con la testa ruggente, и magistralmente modellato. La scultura subм due restauri: il primo nel ‘500 ad opera di Benvenuto Cellini, il secondo coinvolse le zampe di sinistra e le bestie attaccate al corpo (prima dei restauri il serpente non mordeva il corno della capra ma era rivolto verso il nemico.
Dopo un periodo piuttosto arido di un ritorno ai modelli greci, verso il IV sec. a.C. e in avanzata etа ellenistica, l’apertura ai contatti di un vasto ambiente si ripercuote nella nuova produzione artistica. Nella ricca serie di urne cinerarie, fittili o alabastrine, si svolge tutto un repertorio figurativo, che va dalle scene attinte ancora ai miti greci, ai ritratti dei defunti di piщ realistica evidenza.
Distesi, appena risollevati con le massicce spalle e la gran testa sproporzionata sui coperchi delle
urne come su un familiare giaciglio, questi personaggi non si vergognano di apparire con tutti i loro umani difetti.
Un posto di notevole importanza continuava a tenere la produzione di bronzo, lavorato a lamine e a sbalzo per decorazioni e oggetti vari.
A partire dal III sec. a.C. prende l’avvio un’intensa produzione, piщ artigianale che artistica di urnette funerarie, cassette decorate a rilievo su tre lati o sulla facciata, e con coperchio raffigurante il defunto. Di questo periodo и il sarcofago detto dell’Obeso ritrovato a Tarquinia nella tomba di una ricca famiglia. Questo raffigura un uomo grasso dal volto rugoso, la cui pesantezza fisica comunica il tentativo di dare una fisionomia psicologica del personaggio.
In questo secolo ha anche fortuna la ritrattistica. Vennero prodotte molte teste fittili, ottenute con stampi e variamente ritoccate, esteticamente piacevoli, ma di difficile interpretazione per ciт che riguarda i personaggi raffigurati. A partire dalla fine del secolo si incominciarono a decorare i frontoni dei templi, prima lasciati vuoti, utilizzando lastre di terracotta con rilievi molto alti. Esempi di queste decorazioni si notano esempi di queste decorazioni nei templi di Civitalba, che ha come tema Arianna, e di Talamone, con il tema di Edipo e dei 7 contro Tebe.
Opera funeraria in bronzo importante, risalente al II sec., и quella dell’Arringatore, rappresentante Aulo Metello, col braccio destro appena flesso e il volto calmo e persuasivo.
fonte http://trucheck.it/storia-dellarte/37812-la-scultura-greca,-etrusca-e-romana.html
oppure consulta qui
http://it.wikipedia.org/wiki/Scultura_etrusca
ciao :hi
Miglior risposta