Versione x dmn (28245)
ciao mi servirebbe la trduzione di questa versione di Livio...LE DONNE SABINE INTERVENGONO A DIVIDERE I CONTENDENTI
Tum Sabinae mulieres,quarum ex iniuria bellum ortum erat,crinibus passis scissaque veste,victo malis muliebri pavore,ausae se inter tela volantia inferre,ex transverso impetu facto dirimere infestas acies,dirimere iras,hinc patres...............fino a Regnum consociant;imperium omne conferunt Romam
grazie in anticipo
Tum Sabinae mulieres,quarum ex iniuria bellum ortum erat,crinibus passis scissaque veste,victo malis muliebri pavore,ausae se inter tela volantia inferre,ex transverso impetu facto dirimere infestas acies,dirimere iras,hinc patres...............fino a Regnum consociant;imperium omne conferunt Romam
grazie in anticipo
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Tum Sabinae mulieres, quarum ex iniuria bellum ortum erat, crinibus passis scissaque veste, victo malis muliebri pavore, ausae se inter tela volantia inferre, ex transverso impetu facto dirimere infestas acies, dirimere iras, hinc patres, hinc viros orantes, ne sanguine se nefando soceri generique respergerent, ne parricidio macularent partus suos, nepotum illi, hi liberum progeniem. "Si adfinitatis inter vos, si conubii piget, in nos vertite iras; nos causa belli, nos volnerum ac caedium viris ac parentibus sumus; melius peribimus quam sine alteris vestrum viduae aut orbae vivemus." movet res cum multitudinem tum duces; silentium et repentina fit quies; inde ad foedus faciendum duces prodeunt. Nec pacem modo sed civitatem unam ex duabus faciunt. Regnum consociant: imperium omne conferunt Romam. Ita geminata urbe ut Sabinis tamen aliquid daretur Quirites a Curibus appellati. Monumentum eius pugnae ubi primum ex profunda emersus palude equus Curtium in vado statuit, Curtium lacum appellarunt.
Ex bello tam tristi laeta repente pax cariores Sabinas viris ac parentibus et ante omnes Romulo ipsi fecit. Itaque cum populum in curias triginta divideret, nomina earum curiis imposuit. Id non traditur, cum haud dubie aliquanto numerus maior hoc mulierum fuerit, aetate an dignitatibus suis virorumve an sorte lectae sint, quae nomina curiis darent. Eodem tempore et centuriae tres equitum conscriptae sunt. Ramnenses ab Romulo, ab T. Tatio Titienses appellati: Lucerum nominis et originis causa incerta est. Inde non modo commune sed concors etiam regnum duobus regibus fuit.
Traduzione: Ecco 3 traduzioni:
Fu in quel momento che le donne sabine, il cui rapimento aveva scatenato la guerra in corso, con le chiome al vento e i vestiti a brandelli, lasciarono che le disgrazie presenti avessero la meglio sulla loro timidezza di donne e non esitarono a buttarsi sotto una pioggia di proiettili e a irrompere dai lati tra le opposte fazioni per dividere i contendenti e placarne la collera. Da una parte supplicavano i mariti e dall'altra i padri. Li imploravano di non commettere un crimine orrendo macchiandosi del sangue di un suocero o di un genero e di non lasciare il marchio del parricidio nelle creature che esse avrebbero messo al mondo, figli per gli uni e nipoti per gli altri. "Se il rapporto di parentela che vi unisce e questi matrimoni non vi vanno a genio, rivolgete la vostra ira contro di noi: siamo noi la causa scatenante della guerra, noi le sole responsabili delle ferite e delle morti tanto dei mariti quanto dei genitori. Meglio morire che rimanere senza uno di voi due, o vedove od orfane." L'episodio non tocca soltanto la massa dei soldati ma anche i comandanti, e su tutti cala improvvisa una quiete silenziosa. Poi vengono avanti i generali per stipulare un trattato e non si accordano esclusivamente sulla pace, ma varano anche l'unione dei due popoli. Associano i due regni, trasferendo perň l'intero potere decisionale a Roma che vede cosě raddoppiata la sua popolazione. Tuttavia, per venire in qualche modo incontro ai Sabini, i cittadini romani presero il nome di Quiriti dalla cittŕ di Cures. E in memoria di quella battaglia chiamarono lago Curzio lo specchio d'acqua dove il cavallo di Curzio emerse dal profondo della melma e portň in salvo il suo cavaliere. A una guerra cosě catastrofica seguě improvvisamente un felice periodo di pace che rese le donne sabine piů gradite ai loro mariti e ai loro genitori, ma, sopra tutti, a Romolo stesso. Cosě, quando questi divise la popolazione in trenta curie, diede a esse il nome delle donne. Senza dubbio il loro numero era in qualche modo superiore: la tradizione non ci informa se fu l'etŕ, la loro classe sociale o quella dei mariti, oppure un'estrazione a sorte il criterio utilizzato per stabilire quali dovessero dare il nome alle curie. Nello stesso periodo vennero formate tre centurie di cavalieri. Ramnensi e Tiziensi devono i loro nomi a Romolo e a Tito Tazio. Quanto invece ai Luceri, nome e origine sono poco chiari. Di lě in poi, i due sovrani regnarono non solo in comune, ma anche in perfetto accordo.
[13] Allora le donne Sabine, dalloffesa fatta alle quali era nata la guerra, coi capelli sciolti e le vesti strappate, vinta dai mali la paura, caratteristica delle donne, osando frapporsi ai dardi che volavano (fra le due schiere), facendo irruzione (in battaglia) di lato, cominciarono a dividere le schiere nemiche, cominciarono ad appianare lira ( Romana e Sabina), supplicando da un lato i padri (Sabini), dallaltro i mariti (i Romani), di non sporcarsi le mani del sangue nefando del suocero e del genero, di non macchiare di parricidio i figli, progenie gli uni dei nipoti, gli altri dei figli. Se vi dispiace la parentela fra voi, se vi dispiace il (nostro) matrimonio volgete le ire verso di noi: noi siamo la causa della guerra, delle ferite e della strage di mariti e padri. Moriremo piuttosto che vivere senza gli uni o gli altri di voi, vedove od orfane. Le cose ( dette da loro) sconvolgono sia la massa ( di guerrieri) sia i loro comandanti: si fa silenzio e quiete improvvisa: poi i comandanti avanzano per scendere a patti; e non solo fanno la pace, ma anche una sola cittŕ di due; uniscono i due regni in uno solo, portano la sede del comando a Roma. Raddoppiata cosě la cittŕ, per dare tuttavia qualcosa ai Sabini ( i Romani) si chiamarono quiriti da Curi.
[...]
In quel momento le donne Sabine, delle quali per lingiuria era scoppiata la guerra, con i capelli al vento e le vesti a brandelli, vinto dai mali il timore tipico delle donne, osarono gettarsi fra i dardi che volavano, dividere le schiere nemiche dopo essersi gettate dai lati, e porre fine alle collere. Da una parte supplicando i padri e dall'altra i figli, che non le macchiassero col sangue atroce dei suoceri e dei generi e che i propri figli non lasciassero il marchio del parricidio, i primi la discendenza dei nipoti, i secondi quella dei figli. ŤSe vi danno fastidio la parentela che esiste tra di voi ed il matrimonio, rivolgete le vostre ire contro di noi: noi siamo la causa della guerra, noi (siamo la causa) delle ferite e delle morti per mariti e genitori. Faremo meglio a morire piuttosto che rimanere con vedove o con orfane di uno o l'altro di voiť. Questo gesto commuove sia la massa (di soldati) sia i comandanti: scendono improvvisi il silenzio e la quiete. Poi vengono avanti i comandanti per stipulare un trattato; e non siglano solamente la pace, ma creano ununica cittŕ da due che erano. Associano i due regni, portano tutto il potere a Roma. Cosě, resa duplice la cittŕ, perché qualcosa fosse concesso anche ai Sabini, presero il nome di Quiriti dai Curii.
Ex bello tam tristi laeta repente pax cariores Sabinas viris ac parentibus et ante omnes Romulo ipsi fecit. Itaque cum populum in curias triginta divideret, nomina earum curiis imposuit. Id non traditur, cum haud dubie aliquanto numerus maior hoc mulierum fuerit, aetate an dignitatibus suis virorumve an sorte lectae sint, quae nomina curiis darent. Eodem tempore et centuriae tres equitum conscriptae sunt. Ramnenses ab Romulo, ab T. Tatio Titienses appellati: Lucerum nominis et originis causa incerta est. Inde non modo commune sed concors etiam regnum duobus regibus fuit.
Traduzione: Ecco 3 traduzioni:
Fu in quel momento che le donne sabine, il cui rapimento aveva scatenato la guerra in corso, con le chiome al vento e i vestiti a brandelli, lasciarono che le disgrazie presenti avessero la meglio sulla loro timidezza di donne e non esitarono a buttarsi sotto una pioggia di proiettili e a irrompere dai lati tra le opposte fazioni per dividere i contendenti e placarne la collera. Da una parte supplicavano i mariti e dall'altra i padri. Li imploravano di non commettere un crimine orrendo macchiandosi del sangue di un suocero o di un genero e di non lasciare il marchio del parricidio nelle creature che esse avrebbero messo al mondo, figli per gli uni e nipoti per gli altri. "Se il rapporto di parentela che vi unisce e questi matrimoni non vi vanno a genio, rivolgete la vostra ira contro di noi: siamo noi la causa scatenante della guerra, noi le sole responsabili delle ferite e delle morti tanto dei mariti quanto dei genitori. Meglio morire che rimanere senza uno di voi due, o vedove od orfane." L'episodio non tocca soltanto la massa dei soldati ma anche i comandanti, e su tutti cala improvvisa una quiete silenziosa. Poi vengono avanti i generali per stipulare un trattato e non si accordano esclusivamente sulla pace, ma varano anche l'unione dei due popoli. Associano i due regni, trasferendo perň l'intero potere decisionale a Roma che vede cosě raddoppiata la sua popolazione. Tuttavia, per venire in qualche modo incontro ai Sabini, i cittadini romani presero il nome di Quiriti dalla cittŕ di Cures. E in memoria di quella battaglia chiamarono lago Curzio lo specchio d'acqua dove il cavallo di Curzio emerse dal profondo della melma e portň in salvo il suo cavaliere. A una guerra cosě catastrofica seguě improvvisamente un felice periodo di pace che rese le donne sabine piů gradite ai loro mariti e ai loro genitori, ma, sopra tutti, a Romolo stesso. Cosě, quando questi divise la popolazione in trenta curie, diede a esse il nome delle donne. Senza dubbio il loro numero era in qualche modo superiore: la tradizione non ci informa se fu l'etŕ, la loro classe sociale o quella dei mariti, oppure un'estrazione a sorte il criterio utilizzato per stabilire quali dovessero dare il nome alle curie. Nello stesso periodo vennero formate tre centurie di cavalieri. Ramnensi e Tiziensi devono i loro nomi a Romolo e a Tito Tazio. Quanto invece ai Luceri, nome e origine sono poco chiari. Di lě in poi, i due sovrani regnarono non solo in comune, ma anche in perfetto accordo.
[13] Allora le donne Sabine, dalloffesa fatta alle quali era nata la guerra, coi capelli sciolti e le vesti strappate, vinta dai mali la paura, caratteristica delle donne, osando frapporsi ai dardi che volavano (fra le due schiere), facendo irruzione (in battaglia) di lato, cominciarono a dividere le schiere nemiche, cominciarono ad appianare lira ( Romana e Sabina), supplicando da un lato i padri (Sabini), dallaltro i mariti (i Romani), di non sporcarsi le mani del sangue nefando del suocero e del genero, di non macchiare di parricidio i figli, progenie gli uni dei nipoti, gli altri dei figli. Se vi dispiace la parentela fra voi, se vi dispiace il (nostro) matrimonio volgete le ire verso di noi: noi siamo la causa della guerra, delle ferite e della strage di mariti e padri. Moriremo piuttosto che vivere senza gli uni o gli altri di voi, vedove od orfane. Le cose ( dette da loro) sconvolgono sia la massa ( di guerrieri) sia i loro comandanti: si fa silenzio e quiete improvvisa: poi i comandanti avanzano per scendere a patti; e non solo fanno la pace, ma anche una sola cittŕ di due; uniscono i due regni in uno solo, portano la sede del comando a Roma. Raddoppiata cosě la cittŕ, per dare tuttavia qualcosa ai Sabini ( i Romani) si chiamarono quiriti da Curi.
[...]
In quel momento le donne Sabine, delle quali per lingiuria era scoppiata la guerra, con i capelli al vento e le vesti a brandelli, vinto dai mali il timore tipico delle donne, osarono gettarsi fra i dardi che volavano, dividere le schiere nemiche dopo essersi gettate dai lati, e porre fine alle collere. Da una parte supplicando i padri e dall'altra i figli, che non le macchiassero col sangue atroce dei suoceri e dei generi e che i propri figli non lasciassero il marchio del parricidio, i primi la discendenza dei nipoti, i secondi quella dei figli. ŤSe vi danno fastidio la parentela che esiste tra di voi ed il matrimonio, rivolgete le vostre ire contro di noi: noi siamo la causa della guerra, noi (siamo la causa) delle ferite e delle morti per mariti e genitori. Faremo meglio a morire piuttosto che rimanere con vedove o con orfane di uno o l'altro di voiť. Questo gesto commuove sia la massa (di soldati) sia i comandanti: scendono improvvisi il silenzio e la quiete. Poi vengono avanti i comandanti per stipulare un trattato; e non siglano solamente la pace, ma creano ununica cittŕ da due che erano. Associano i due regni, portano tutto il potere a Roma. Cosě, resa duplice la cittŕ, perché qualcosa fosse concesso anche ai Sabini, presero il nome di Quiriti dai Curii.