Versione Ulisse e il ciclope Polifemo >_< x domani <-----
Ulixes , dum (= mentre) per vastum pelagus longo itinere Ithacam pergit, ad insulam Polyphemi Cyclopis, Neptuni filii, venit. Polyphemus gigans magnus ferusque erat; unum oculum in media fronte habebat et carnem (da caro, carnis, f.) hominum edebat. Cyclopi magnum pecus erat, quod (= che, compl.ogg) sub vesperum in speluncam redigebat; postea saxum immensum ad ianuam opponebat. Ulixes cum comitibus suis in spelunca a Cyclope includitur, et gigans eos (= loro, acc.plur.) devorare cupit. Sed Ulixes dicit se Utin vocari (= dice di chiamarsi Nessuno) et vino gigantem inebriat et in somnum inducit. Tum oculum Cyclopis trunco ardenti (= ardente, abl sing.) exurit. Ob magnum dolorem Polyphemus statin surgit, magno clamore ceteros gigantes, fratres suos, invocat et clamitat: "Utis (=Nessuno) me excaecat! ", sed nemo (=nessuno) venit. Interim Ulixes socios suos ad pecora adligat et ipse se (= egli stesso si attacca) ad arietem: ita e spelunca evadunt. Calliditate sua igitur Ulixes comites servat, ad naves remeat et ancoras solvit.
credo sia molto facile da tradurre, il problema è che non ho tempo perchè ho da ripassare altre cose >_< Grazie in anticipo:love
credo sia molto facile da tradurre, il problema è che non ho tempo perchè ho da ripassare altre cose >_< Grazie in anticipo:love
Risposte
Chiudo
Grazie Mille! XD (K)
Ti ho tradotto la versione, ecco a te:
Ulixes , dum (= mentre) per vastum pelagus longo itinere Ithacam pergit, ad insulam Polyphemi Cyclopis, Neptuni filii, venit. Polyphemus gigans magnus ferusque erat; unum oculum in media fronte habebat et carnem (da caro, carnis, f.) hominum edebat. Cyclopi magnum pecus erat, quod (= che, compl.ogg) sub vesperum in speluncam redigebat; postea saxum immensum ad ianuam opponebat. Ulixes cum comitibus suis in spelunca a Cyclope includitur, et gigans eos (= loro, acc.plur.) devorare cupit. Sed Ulixes dicit se Utin vocari (= dice di chiamarsi Nessuno) et vino gigantem inebriat et in somnum inducit. Tum oculum Cyclopis trunco ardenti (= ardente, abl sing.) exurit. Ob magnum dolorem Polyphemus statim surgit, magno clamore ceteros gigantes, fratres suos, invocat et clamitat: "Utis (=Nessuno) me excaecat! ", sed nemo (=nessuno) venit. Interim Ulixes socios suos ad pecora adligat et ipse se (= egli stesso si attacca) ad arietem: ita e spelunca evadunt. Calliditate sua igitur Ulixes comites servat, ad naves remeat et ancoras solvit.
Ulisse, mentre proseguì (presente storico) nel lungo viaggio verso Itaca per l’ampio mare, giunse all’isola del ciclope Polifemo, figlio di Nettuno. Polifemo era un gigante grande e feroce; aveva un solo occhio in mezzo alla fronte e mangiava la carne degli uomini. Il ciclope aveva un grande bestiame (qui si tratta di dativo di possesso), che sul far della sera riconduceva in una grotta; in seguito opponeva all’entrata un sasso immenso. Ulisse con i suoi compagni fu chiuso all’interno della grotta, e il gigante voleva divorarli. Ma Ulisse disse di chiamarsi Nessuno, ubriacò il gigante con del vino e lo indusse al sonno. Allora distrusse con un tronco ardente l’occhio del Ciclope. A causa di un grande dolore [lui] si svegliò immediatamente, con grande clamore invocò gli altri giganti, suoi fratelli, e gridò: “Nessuno mi ha accecato!”, ma non arrivò nessuno. In quel mentre Ulisse legò i suoi compagni alle pecore ed egli stesso ad un ariete: in questo modo scapparono dalla grotta. Con la sua astuzia Ulisse salvò i compagni, ritornò alle navi e levò le ancore.
Ti ricordo che in questa versione viene utilizzato il presente storico. Ovvero la maggior parte dei verbi sono scritti al tempo presente, ma con evidente riferimento a situazioni passate: quest'operazione è permessa in latino, ma in italiano è meglio rendere questo presente con il passato remoto.
Ulixes , dum (= mentre) per vastum pelagus longo itinere Ithacam pergit, ad insulam Polyphemi Cyclopis, Neptuni filii, venit. Polyphemus gigans magnus ferusque erat; unum oculum in media fronte habebat et carnem (da caro, carnis, f.) hominum edebat. Cyclopi magnum pecus erat, quod (= che, compl.ogg) sub vesperum in speluncam redigebat; postea saxum immensum ad ianuam opponebat. Ulixes cum comitibus suis in spelunca a Cyclope includitur, et gigans eos (= loro, acc.plur.) devorare cupit. Sed Ulixes dicit se Utin vocari (= dice di chiamarsi Nessuno) et vino gigantem inebriat et in somnum inducit. Tum oculum Cyclopis trunco ardenti (= ardente, abl sing.) exurit. Ob magnum dolorem Polyphemus statim surgit, magno clamore ceteros gigantes, fratres suos, invocat et clamitat: "Utis (=Nessuno) me excaecat! ", sed nemo (=nessuno) venit. Interim Ulixes socios suos ad pecora adligat et ipse se (= egli stesso si attacca) ad arietem: ita e spelunca evadunt. Calliditate sua igitur Ulixes comites servat, ad naves remeat et ancoras solvit.
Ulisse, mentre proseguì (presente storico) nel lungo viaggio verso Itaca per l’ampio mare, giunse all’isola del ciclope Polifemo, figlio di Nettuno. Polifemo era un gigante grande e feroce; aveva un solo occhio in mezzo alla fronte e mangiava la carne degli uomini. Il ciclope aveva un grande bestiame (qui si tratta di dativo di possesso), che sul far della sera riconduceva in una grotta; in seguito opponeva all’entrata un sasso immenso. Ulisse con i suoi compagni fu chiuso all’interno della grotta, e il gigante voleva divorarli. Ma Ulisse disse di chiamarsi Nessuno, ubriacò il gigante con del vino e lo indusse al sonno. Allora distrusse con un tronco ardente l’occhio del Ciclope. A causa di un grande dolore [lui] si svegliò immediatamente, con grande clamore invocò gli altri giganti, suoi fratelli, e gridò: “Nessuno mi ha accecato!”, ma non arrivò nessuno. In quel mentre Ulisse legò i suoi compagni alle pecore ed egli stesso ad un ariete: in questo modo scapparono dalla grotta. Con la sua astuzia Ulisse salvò i compagni, ritornò alle navi e levò le ancore.
Ti ricordo che in questa versione viene utilizzato il presente storico. Ovvero la maggior parte dei verbi sono scritti al tempo presente, ma con evidente riferimento a situazioni passate: quest'operazione è permessa in latino, ma in italiano è meglio rendere questo presente con il passato remoto.
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