Versione Livio, vi prego, aiutatemi!

Piccola_Lene
Vi prego, ho bisogno del vostro aiuto! M servirebbe entro stasera la traduzione di un brano del libro XXI Ab urbe condita di Livio, ke inizia così: Itaque vos ego, milites, non eo solum animo... e finisce con: talem deinde fortunam illius urbis ac romani imperii fore
Grazie in anticipo a ki m aiuterà! ;)

Risposte
SuperGaara
Prego ;)!

Piccola_Lene
Grazie infinite!

SuperGaara
Eccoti la traduzione ;):

Itaque uos ego, milites, non eo solum animo quo aduersus alios hostes soletis, pugnare uelim, sed cum indignatione quadam atque ira, uelut si seruos uideatis uestros arma repente contra uos ferentes. Licuit ad Erycem clausos ultimo supplicio humanorum, fame interficere; licuit uictricem classem in Africam traicere atque intra paucos dies sine ullo certamine Carthaginem delere; ueniam dedimus precantibus, emisimus ex obsidione, pacem cum uictis fecimus, tutelae deinde nostrae duximus, cum Africo bello urgerentur. Pro his impertitis furiosum iuuenem sequentes oppugnatum patriam nostram ueniunt. Atque utinam pro decore tantum hoc uobis et non pro salute esset certamen. Non de possessione Siciliae ac Sardiniae, de quibus quondam agebatur, sed pro Italia uobis est pugnandum. Nec est alius ab tergo exercitus qui, nisi nos uincimus, hosti obsistat, nec Alpes aliae sunt, quas dum superant, comparari noua possint praesidia; hic est obstandum, milites, uelut si ante Romana moenia pugnemus. Unusquisque se non corpus suum sed coniugem ac liberos paruos armis protegere putet; nec domesticas solum agitet curas sed identidem hoc animo reputet nostras nunc intueri manus senatum populumque Romanum: qualis nostra uis uirtusque fuerit, talem deinde fortunam illius urbis ac Romani imperii fore."

"Io perciò vorrei, o soldati, che voi combatteste non soltanto con l'animo con cui combattete di solito contro gli altri nemici, ma anche con una certa irosa indignazione, quasi vedeste i vostri servi volgere improvvisamente le armi contro voi. Ben potevamo far morire ad Erice i nemici assediati col più tremendo dei supplizi umani, la fame; ben potevamo far passare la flotta vittoriosa in Africa e in pochi giorni, senza combattere, radere al suolo Cartagine; facemmo grazia ai supplici, li lasciammo uscire dall'assedio, facemmo pace con quei vinti, e poi li considerammo come nostri protetti durante la loro guerra africana! Per questi benefici ora vengono dietro questo giovane impazzito ad attaccare la patria nostra! E almeno aveste voi questa guerra soltanto per l'onore, e non per la salvezza! Non per il possesso della Sicilia o della Sardegna, come un tempo, ma per l'Italia voi dovete combattere! Non c'è dietro noi un altro esercito che, se non vinciamo noi, si opponga al nemico, né vi sono altre Alpi che quelli debbano superare sì che noi possiamo intanto preparar nuove difese. Soldati, si deve lottare qui, come se combattessimo sotto le mura di Roma. Pensi ciascuno di voi che non il proprio corpo difende con le armi ma la sua moglie e i suoi figlioletti; e non soltanto lo muova questo pensiero della famiglia ma anche pensi che sulle armi nostre hanno ora fissi gli occhi il Senato e il popolo romano, e che quali saranno qui il valore e la forza nostra tale sarà poi il destino della città e della potenza di Roma."

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