Versione facile "il coraggio non ammette gare"
Versione di cesare libenter pag 152 n 7
Erant in ea legione duo, fortissimi viri, centuriones, semper animosissimos se ostendentes, Pullo et Vorenus. Hi perpetuas inter se habebant controversias, quisnam melior esset, omnibusque annis, ut praemia obtinerent, magnis simultatibus contendebant. Ex quibus Pullo, cum acerrime ad munitiones pugnaretur, dixit: "Quid dubitas, Vorene? Aut quem locum tuae virtuti aptum exspectas? Hic dies de nostris controversiis iudicabit." Quae cum dixisset, procedit extra munitiones atque ubi confertissima hostium erat acies, eo irrumpit. Mediocri spatio relicto, Pullo pilumin hostes immittit atque unum militem, ex multitudine procurrentem, traicit. Quo percusso, in Pullonem universi tela coniciunt hostes. Transfigitus scutum Pulloni et verutum in balteo defigitur. Pullonem, gladium e vagina educere temptantem, impediunt hostes atque circumsistunt. Illi laboranti succurrit inimicus Vorenus. Ad hunc confestim omnis multitudo se convertit Pullonem veruto transfixum esse putans. Gladio comminus rem gerit Vorenus atque uno interfecto reliquos paulum propellit. Dum cupidus instat, humi concidit. Huic circumvento subsidium fert Pullo atque ambo incolumes, compluribus interfectis, summa cum laude intra munitiones se recipiunt. Sic in contentione Fortuna utrunque versavit, ut alter auxilio salutique esser alteri neque iudicari posset uter virtute melior esset.
grazie mille in anticipo
Erant in ea legione duo, fortissimi viri, centuriones, semper animosissimos se ostendentes, Pullo et Vorenus. Hi perpetuas inter se habebant controversias, quisnam melior esset, omnibusque annis, ut praemia obtinerent, magnis simultatibus contendebant. Ex quibus Pullo, cum acerrime ad munitiones pugnaretur, dixit: "Quid dubitas, Vorene? Aut quem locum tuae virtuti aptum exspectas? Hic dies de nostris controversiis iudicabit." Quae cum dixisset, procedit extra munitiones atque ubi confertissima hostium erat acies, eo irrumpit. Mediocri spatio relicto, Pullo pilumin hostes immittit atque unum militem, ex multitudine procurrentem, traicit. Quo percusso, in Pullonem universi tela coniciunt hostes. Transfigitus scutum Pulloni et verutum in balteo defigitur. Pullonem, gladium e vagina educere temptantem, impediunt hostes atque circumsistunt. Illi laboranti succurrit inimicus Vorenus. Ad hunc confestim omnis multitudo se convertit Pullonem veruto transfixum esse putans. Gladio comminus rem gerit Vorenus atque uno interfecto reliquos paulum propellit. Dum cupidus instat, humi concidit. Huic circumvento subsidium fert Pullo atque ambo incolumes, compluribus interfectis, summa cum laude intra munitiones se recipiunt. Sic in contentione Fortuna utrunque versavit, ut alter auxilio salutique esser alteri neque iudicari posset uter virtute melior esset.
grazie mille in anticipo
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Grazie mille ancora una volta
Il coraggio non ammette gare
In quella legione c'erano due centurioni, uomini fortissimi, che si mostravano sempre molto coraggiosi, Pullone e Voreno. Questi avevano continue controversie tra loro, chi fosse il migliore, e tutti gli anni, per ottenere ricompense, rivaleggiavano con grande competizione. Tra questi Pullone, mentre si combatteva molto aspramente presso le fortificazioni, disse: "Perché esiti, Varrone? O aspetti il momento adatto per il tuo valore? Questo giorno giudicherà delle nostre controversie". Dopo aver detto ciò, avanza fuori dalle fortificazioni e irrompe là dove vi era una schiera serratissima di nemici. Lasciato un piccolo spazio, Pullone lancia un giavellotto contro i nemici e trafigge un soldato, che avanzava correndo dalla folla. Essendo stato colpito, tutti i nemici scagliano giavellotti contro Pullone. Lo scudo di Pullone viene trafitto e il giavellotto si conficca nella cintura. I nemici ostacolano Pullone, mentre cerca di estrarre la spada dal fodero, e lo circondano. L'avversario Voreno lo soccorre, essendo in pericolo. Verso costui si rivolge subito tutta la folla, ritenendo che Pullone fosse stato trafitto dal giavellotto. Voreno affronta la situazione con la spada corpo a corpo e, uccisone uno, respinge un poco gli altri. Mentre incalza bramoso, cade a terra. A costui, circondato, porta aiuto Pullone ed entrambi incolumi, dopo averne uccisi parecchi, con grandissimo onore si ritirano nelle fortificazioni. Così nella contesa la Fortuna dispose di entrambi in modo tale che uno fosse d'aiuto e di salvezza all'altro e non potesse essere giudicato chi dei due fosse migliore per virtù.
:hi
In quella legione c'erano due centurioni, uomini fortissimi, che si mostravano sempre molto coraggiosi, Pullone e Voreno. Questi avevano continue controversie tra loro, chi fosse il migliore, e tutti gli anni, per ottenere ricompense, rivaleggiavano con grande competizione. Tra questi Pullone, mentre si combatteva molto aspramente presso le fortificazioni, disse: "Perché esiti, Varrone? O aspetti il momento adatto per il tuo valore? Questo giorno giudicherà delle nostre controversie". Dopo aver detto ciò, avanza fuori dalle fortificazioni e irrompe là dove vi era una schiera serratissima di nemici. Lasciato un piccolo spazio, Pullone lancia un giavellotto contro i nemici e trafigge un soldato, che avanzava correndo dalla folla. Essendo stato colpito, tutti i nemici scagliano giavellotti contro Pullone. Lo scudo di Pullone viene trafitto e il giavellotto si conficca nella cintura. I nemici ostacolano Pullone, mentre cerca di estrarre la spada dal fodero, e lo circondano. L'avversario Voreno lo soccorre, essendo in pericolo. Verso costui si rivolge subito tutta la folla, ritenendo che Pullone fosse stato trafitto dal giavellotto. Voreno affronta la situazione con la spada corpo a corpo e, uccisone uno, respinge un poco gli altri. Mentre incalza bramoso, cade a terra. A costui, circondato, porta aiuto Pullone ed entrambi incolumi, dopo averne uccisi parecchi, con grandissimo onore si ritirano nelle fortificazioni. Così nella contesa la Fortuna dispose di entrambi in modo tale che uno fosse d'aiuto e di salvezza all'altro e non potesse essere giudicato chi dei due fosse migliore per virtù.
:hi