Versione di Livio
Magonem legati ab Carthagine missi adierunt, iubentes primo quoque tempore in Africam traiceret: id et fratrem eius Hannibalem (nam ad eum quoque isse legatos eadem iubentes) facturum; non in eo esse Carthaginiensium res ut Galliam atque Italiam armis obtineant. Frendens gemensque ac vix lacrimis temperans dicitur Hannibal legatorum verba audisse. Postquam edita sunt mandata: "Iam non perplexe - inquit- sed palam revocant, qui, vetando supplementum et pecuniam mitti, iam pridem retrahebant! Vicit ergo Hannibalem non populus romanus, totiens caesus fugatusque, sed senatum Carthaginiensium obtrectatione atque invidia. Neque hac deformitate reditus mei P. Scipio exsultabit!". Iam hoc ipsum praesagiens animo, praeparaverat ante naves. Itaque quod roboris in exercitu erat in Africa transvexit, multis italici generis, qui in Africam secutturum abnuentes concesserant in Iunonis laciniae delubrum inviolatum ad eam diem, in templo ipso foede interfectis. Raro quequam alium, patriam exili causa reliquentem, tam maeste abisse ferunt quam Hannibalem, hostium terra excedentem: respexisse saepe Italiae litora, et deos hominesque accusantem in se quoque ac suum ipsum caput exsecratum, quod non cruentum ab Cannensi victoria militem Romam duxisset; Scipionem ire ad Carthaginem ausum, qui consul hostem Poenum in Italia non vidisset; se, centum milibus armatorum ad Trasumenum aut Cannas caesis, circa Casilinum Cumasque et Nolam consenuisse. Haec accusans querensque, ex diutina possessione Italiae est detractus.
Miglior risposta
Ambasciatori inviati da Cartagine andarono da Magone, ordinandogli di passare in Africa il più presto possibile: avrebbe fatto ciò anche suo fratello Annibale (infatti erano andati ambasciatori anche da lui ordinandogli la stessa cosa); la situazione dei Cartaginesi non era in tale stato da tenere con le armi la Gallia e l'Italia. Si dice che Annibale abbia ascoltato le parole degli ambasciatori digrignando i denti e gemendo e trattenendo a stento le lacrime. Dopo che gli ordini furono resi noti, disse: "Ormai (mi) richiamano non con raggiri ma espressamente coloro che, proibendo che (mi) venissero inviati aiuto e denaro, già da tempo mi richiamavano! Dunque non ha vinto Annibale il popolo Romano (il popolo Romano è il soggetto), tante volte sconfitto e messo in fuga, ma il senato dei Cartaginesi con l'invidia e la maldicenza. E P. Scipione non gioirà per questo disonore della mia ritirata!". Presagendo già ciò nel suo animo, aveva preparato in precedenza le navi. Pertanto trasferì in Africa il nerbo dell'esercito (letteralmente: 'ciò che di forte vi era nell'esercito), dopo aver vergognosamente trucidato nel tempio stesso di Giunone Lacinia, inviolato fino a quel giorno, molti soldati di origine italica, che, dicendo che non l'avrebbero seguito in Africa, vi si erano rifugiati. Dicono che raramente qualcun'altro, lasciando la patria per l'esilio, sia andato via tanto mestamente quanto Annibale, che andava via dalla terra dei nemici: (dicono che) spesso si voltasse a guardare le spiagge dell'Italia, accusando gli dei e gli uomini e sé stesso e la sua testa dura, poiché dalla vittoria di Canne non aveva portato subito a Roma il soldato insanguinato; Scipione, che da console non aveva mai visto in Italia un soldato Cartaginese, aveva osato andare a Cartagine; ed egli, avendo fatto a pezzi al Trasimeno ed a Canne cento mila armati, non aveva fatto altro che consumarsi invecchiando nei dintorni di Casilino, di Cuma e di Nola. Così accusando sé stesso, e dolendosi, fu divelto a forza dal lungo possesso dell'Italia.
Dopo di questa mi rifiuto di tradurre un'altra versione di Livio XD
Dopo di questa mi rifiuto di tradurre un'altra versione di Livio XD
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Risposte
Figurati :)
Hahahaha..grazie mille x tutto l'aiuto che mi stai dando