VERSIONE CICERONE (16729)

alex16
scusate non è che potreste tradurmi questa versione

de figuris deorum et de locis atque sedibus et de actione vitae multa dicuntur, deque is summa philosophorum dissensione certatur; quod vero maxime rem causamque continet, utrum nihil agant, nihil moliantur, omni curatione et administratione rerum vacent, an contra ab iis et a principio omnia facta et constituta sint et ad infinitum tempus regantur atque moveantur, in primis magna dissensio est, eaque nisi diiudicatur, in summo errore necesse est homines atque in maximarum rerum ignoratione versari.Sunt enim philosophi et fuerunt, qui omnino nullam habere censerent rerum humanarum procurationem deos. Quorum si vera sententia est, quae potest esse pietas, quae sanctitas, quae religio? Haec enim omnia pure atque caste tribuenda deorum numini ita sunt, si animadvertuntur ab is et si est aliquid a deis inmortalibus hominum generi tributum; sin autem dei neque possunt nos iuvare nec volunt nec omnino curant nec, quid agamus, animadvertunt nec est, quod ab is ad hominum vitam permanare possit, quid est, quod ullos deis inmortalibus cultus, honores, preces adhibeamus? In specie autem fictae simulationis sicut reliquae virtutes item pietas inesse non potest.

Grazie.

Risposte
SuperGaara
Perfetto ;)

Chiudo il thread, alla prossima :hi

alex16
grazie mille

paraskeuazo
Trovata:

Molto si discute sull'aspetto esteriore degli dèi, sull'esatta localizzazione della loro dimora nonché sul genere di vita da essi condotto, ed estremamente divergenti sono al riguardo le tesi dei vari filosofi. Ma la questione sulla quale piú si discute e piú aspro è il dissenso è quella se gli dèi se ne stiano inattivi, senza curarsi affatto dei supremo governo dell'universo, o se, il contrario. essi abbiano in origine presieduto alla creazione e organizzazione del tutto senza cessare, per tutta l'eternità, nella loro diuturna opera di reggitori e animatori dei mondo. Se tale questione non viene risolta, l'umanità è destinata inevitabilmente a dibattersi in uno stato di estrema confusione e di totale ignoranza.Vi sono oggi e vi sono stati in passato dei filosofi che hanno negato nel modo più assoluto ogni intervento degli dei nelle vicende umane. Ma se la loro opinione è nel vero, che significato potrà mai avere la pietà, la devozione, la pratica religiosa? Il dovere di offrire questi tributi alla maestà degli dèi con cuore puro ed incontaminato è valido solo a condizione che essi ne siano a conoscenza e che qualcosa venga offerto in contraccambio dagli dei al genere umano. Ma se gli dèi non possono e non vogliono offrirci il loro aiuto, se si disinteressano totalmente di noi e non si accorgono della nostra condotta, se non vi può essere alcun rapporto fra essi e la vita umana, che ragione v'è di offrire agli dèi opere di culto, onori e preghiere? Nessuna virtù può ridursi ad una fittizia esteriorità né tanto meno la pietà, la cui eliminazione comporta necessariamente con sé quella di ogni devozione e pratica religiosa.

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