Versione (84577)

clarissa1997
Anus quaedam, hospita atque incognita, tarquinium superbum regem olim rogavit ut novem libros, quos secumhabebat, emeret: "Hi libri-affirmabat-divina quaedam oracula continent, quae romanis civibus erunt utilia,eme, igitur, et laudes totius civitatis habebis". Cum tarquinius pretium rogavisset et nimium iudicavisset, emere illos noluit. Tum anus,tacita, foculum cum igne statim apponit, tres ex novem libris comburit, sex reliquos regi praebet, idem pretium poscens. Rex vero anum, velut deliram, despiciens, multo cum risu rursus negavit. Illa, sine ulla mora, tres alios libros igne delevit et regem interrogavit num (se) tres reliquos eodem pretio, quo novem, emere vellet(voleva). Tanta mulieris constantia, quantam nemo poterat mente concipere, tantaque illius fiducia Tarquinium perturbaverunt: graviore iam vultu et animo attentiore tres libros, qui ex omnibus supererant, eo pretio, quod anus expetiverat, emit. Illos libros Romani in sacrario servaverunt, quod in Capitolino colle erat, eosque Sibyllinos appellaverunt velut si Sibylla ipsa civitati donavisset.

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Ali Q
Ciao, Clarissa! Ecco la tua traduzione:

Una vecchia, straniera e sconosciuta, una volta pregò il re Tarquinio il Superbo affinchè compraesse nove libri, che aveva con sé. "Questi libri-affermava- contengono (racchiudono) degli oracoli (predizioni) divini, che saranno utili ai cittadini romani, compra(li), dunque, e avrai le lodi di tutta la città". Avendo Tarquinio chiesto il prezzo e avendo giudicato eccessivo, non volle comprarli. Allora la vecchia, zitta, subito appone un braciere con il fuoco, brucia tre dei nove libri, porge i restanti sei al re, domandando il medesimo prezzo. Il re tuttavia disprezzando (oppure: guardando) la vecchia, come una folle, rifiutò nuovamente con molto riso (scherno). Quella, senza alcun indugio, distrusse con il fuoco altri tre libri e chiese al re se voleva comprare i tre restanti libri al medesimo prezzo dei nove.
La costanza della donna tanto grande, quanta nessuna poteva concepire con la mente, e la tanto grande fiducia di quella turbarono Tarquinio: con la faccia ormai più gseria e con l'animo più attento comprò i tre libri, chedi tutti erano rimasti, a quel prezzo, che la vecchia aveva chiesto.
I romani conservarono quei libri in un sacrario (tempio), che si traovava sul colle Capitolino e li chiamarono Sibillini come se la Sibilla stessa li avesse donati alla città.

Ciao!
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