Urgente (84037)

stellinablu
qualcuno da dirmi il contenuto della satira di Giovenale : miserie e ingiustizie della grande Roma?

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Sara♥96
uella di Giovenale è una poetica dell'indignatio: la satira è la sola forma letteraria adatta ad esprimere lo sdegno dell’autore, che vede lo sfacelo morale dei suoi tempi laddove i suoi coetanei vedono l'approssimarsi di una nuova "età dell'oro" dopo la fosca stagione domizianea.
E' evidente che egli non crede alla possibilità di un riscatto da quella situazione, che si limita a denunciare senza neppure tentare di proporre correttivi; in questo si differenzia da Persio e addirittura si contrappone ad Orazio: rinnega cioè il pensiero moralistico romano tradizionale che propone, di fronte alla corruzione e al vizio, risposte di carattere filosofico (la posizione del saggio stoico), di morale sociale. Giovenale non solo rifiuta, ma anzi demistifica questa morale consolatoria, che in ultima analisi lascia tutti i vantaggi pratici ai corrotti, riservando alle persone oneste solo il conforto della propria integrità morale: ben magra consolazione, di fronte al piatto vuoto!
L'astio sociale di Giovenale, che gli deriva dalla sua condizione di cliens, sfocia nell'invettiva dell'emarginato: estraneo al panorama sociale e politico, egli osserva la società romana alla luce degli ideali nazionali e repubblicani (nostalgia per il mos maiorum, per le caste matrone e per i contadini frugali); ne esce un quadro di grande corruzione e confusione sociale, in cui la nobiltà non è più garante e promotrice di cultura, ma lussuriosa e corrotta, inquinata da liberti volgari e arricchiti che detengono un grande potere, orgogliosa delle sue squallide donne "emancipate".
È facile leggere in chiave di democratismo le istanze sociali di Giovenale, ma si tratta di un errore di prospettiva: egli infatti si oppone, sì, alle ingiustizie sociali, ma non è certo dalla parte del volgo becero ed accattone, che chiede solo panem et circenses e pullula di orientali astuti e trafficoni.
Il risultato di queste riflessioni è la satira "contro tutti", in cui si coniugano orgoglio intellettuale e astio nazionalistico, nell'ottica della idealizzazione nostalgica del passato. Ma in realtà l'utopia arcaizzante (destinata a diventare topica del moralismo romano) in cui sfocia la sua indignatio, altro non è che sintomo di biliosa impotenza.
Negli ultimi 2 libri di satire, tuttavia, Giovenale assume un atteggiamento più distaccato e i suoi obiettivi sembrano farsi più generici e sfocati: egli, pur non rinunciando del tutto alla violenta indignatio, recupera più da vicino la tradizione della diàtriba (gli unici veri beni sono quelli interiori, quali la virtù, mentre quelli esteriori non sono che apparenza e non portano alla felicità) e sembra avviarsi verso l'apàtheia stoica.

Questoè il link per maggiori informazioni http://www.latinovivo.com/schedeletteratura/giovenale.htm ;)
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stellinablu
grazie mille..... :) utilissimo il tutto

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