Tacito (65510)

francy2391
Tacito mostra nelle sue opere un crescente pessimismo nei confronti della storia; illustra a che cosa e` dovuto, in che cosa consiste e come si evolve.

Miglior risposta
raga99
La storiografia di Tacito è caratterizzata da un tenebroso moralismo che si traduce in una visione pessimistica della vita e della storia. Tuttavia non bisogna dimenticare che la storiografia tacitiana è quella “senatoria”, di un ceto che si era visto escluso dal potere nella nuova realtà del principato. Tacito è lo storico della libertà perduta, ma della libertas di pochi legati al privilegio, di quell’aristocrazia oppressa dal potere imperiale. Egli resta legato, dal punto di vista ideale all’antica repubblica aristocratica, che nel I sec., ritiene di fatto inattuabile, infatti, il principato è necessario per creare una salda e unitaria compagine statale che dia pace e stabilità. Quando si accinse a comporre le Historiae Tacito riteneva che fosse possibile conciliare l’impero con la libertas, a condizione che il principe fosse illuminato (Nerva e Traiano sembravano avere le caratteristiche dell’optimus princeps) e che fosse nominato attraverso l’uso della adoptio, che permetteva di scegliere il migliore. Principatus e libertas sono conciliabili idealmente, ma durante la composizione dell’opera, lo storico maturò un nuovo convincimento politico, che lo portava a vedere il principato illuminato come una contraddizione in termini: la libertas garantita dall’imperatore era solo apparente, perché in realtà i cittadini non avevano alcun potere decisionale. In quest’ottica Ottaviano Augusto appare come una figura piuttosto ambigua che ha creato un regime autoritario, pur salvaguardando apparentemente le istituzioni repubblicane. Se nelle Historiae, dunque, è ancora possibile cogliere una parola di speranza, negli Annales si avverte un cupo pessimismo che non lascia vie di uscita: principato e libertà non sono più conciliabili, in quanto non è possibile trovare un equilibrio fra il rector e l’aristocrazia senatoria; d’altra parte l’impero è una necessità storica, che non lascia spazio ad alternative e porta come inevitabile conseguenza il “precipitare in schiavitù”. Tutta la storia tacitiana è una presa d’atto dell’irrimediabile collisione tra principato e libertà: il difetto non è, né nella struttura, né nella costituzione, ma negli uomini, perché per Tacito la storia è soprattutto individualistica, infatti, sono gli individui, le loro scelte, i meccanismi della loro psiche a regolare gli eventi. Tacito è convinto che la storia scaturisca dalle pulsioni, dalle sensazioni, dalle ambiguità che dominano la psiche degli imperatori; al di là dell’assurdo e delle contraddizioni della vita e della storia è assente qualunque principio superiore di armonia e di equilibrio. Seneca era riuscito a comporre le antinomie dell’esistenza in una provvidenza storica, Tacito invece mostra di credere in una divinità malefica operante nelle vicende storiche e nell’azione cieca e imprevedibile del caso. L’eroismo di Seneca, l’exitus di tanti uomini illustri, che si diedero la morte nell’epoca più oscura della tirannide sono, per Tacito, solo gesti ambiziosi che niente hanno procurato ai fini del recupero della libertà perduta.

http://www.inftube.com/generale/interdisciplinare/POTERE-E-LIBERTA-Potere-e-libe95859.php
Miglior risposta
Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.