Pregi e difetti di annibale-livio
ciao ragazzi avrei da chiedervi una versione di livio dal titolo pregi e difetti di annibale..è molto importante..dal libro stilus romanus2 pag 129 n.9.5..
inizio: numquam ingenium idem ad res diversissimas, parendum atque.......
fine:atque vitiorum triennio sub Hasdrubale imperatore meruit.
grazie mille!!!!!
inizio: numquam ingenium idem ad res diversissimas, parendum atque.......
fine:atque vitiorum triennio sub Hasdrubale imperatore meruit.
grazie mille!!!!!
Risposte
oooooh....da qnt tempo k nn postavo una versione....ecco a te.!!!
Mai una stessa natura ebbe un'indole più atta alle cose più opposte, come l'obbedire e il comandare. E così non senza fatica avresti capito se era più ben voluto dal comandante o dall'esercito: Asdrubale non preferiva mettere a capo dell'esercito nessun altro quando era necessario compiere un'impresa in modo energico e valoroso, e i soldati, sotto la guida di un altro comandante, non avevano più fiducia né osavano più. Era assai audace nell'affrontare i pericoli ed assennatissimo quando ci si trovava dentro. Il suo corpo non poteva essere affaticato o l'animo sconfitto da alcuna fatica. Sapeva sopportare allo stesso modo il caldo e il freddo; mangiava e beveva quanto era richiesto dalla natura, senza indulgere alla gola; dormiva senza orari fissi di giorno o di notte, dedicando al riposo il tempo che eventualmente era avanzato alle azioni di guerra; per dormire non aveva bisogno né di un materasso morbido né del silenzio; era capace di prendere sonno anche per terra, in mezzo alle sentinelle o ai corpi di guardia, coperto da una mantellina militare. Il suo vestito non si distingueva da quello dei suoi compagni; si facevano invece notare le armi e i cavalli. Egli stesso era di gran lunga il primo della cavalleria e della fanteria; era infine sempre il primo ad entrare in battaglia e l'ultimo a lasciarne il terreno. A tanto grandi qualità corrispondevano altrettanto grandi difetti: crudeltà disumana, slealtà maggiore dei suoi concittadini, non c'era in lui niente di vero, niente di sacro, nessun timore degli dei, nessun rispetto dei giuramenti, nessuno scrupolo. Con questa base di vizi e di virtù prestò servizio per tre anni sotto il comandante Asdrubale
Mai una stessa natura ebbe un'indole più atta alle cose più opposte, come l'obbedire e il comandare. E così non senza fatica avresti capito se era più ben voluto dal comandante o dall'esercito: Asdrubale non preferiva mettere a capo dell'esercito nessun altro quando era necessario compiere un'impresa in modo energico e valoroso, e i soldati, sotto la guida di un altro comandante, non avevano più fiducia né osavano più. Era assai audace nell'affrontare i pericoli ed assennatissimo quando ci si trovava dentro. Il suo corpo non poteva essere affaticato o l'animo sconfitto da alcuna fatica. Sapeva sopportare allo stesso modo il caldo e il freddo; mangiava e beveva quanto era richiesto dalla natura, senza indulgere alla gola; dormiva senza orari fissi di giorno o di notte, dedicando al riposo il tempo che eventualmente era avanzato alle azioni di guerra; per dormire non aveva bisogno né di un materasso morbido né del silenzio; era capace di prendere sonno anche per terra, in mezzo alle sentinelle o ai corpi di guardia, coperto da una mantellina militare. Il suo vestito non si distingueva da quello dei suoi compagni; si facevano invece notare le armi e i cavalli. Egli stesso era di gran lunga il primo della cavalleria e della fanteria; era infine sempre il primo ad entrare in battaglia e l'ultimo a lasciarne il terreno. A tanto grandi qualità corrispondevano altrettanto grandi difetti: crudeltà disumana, slealtà maggiore dei suoi concittadini, non c'era in lui niente di vero, niente di sacro, nessun timore degli dei, nessun rispetto dei giuramenti, nessuno scrupolo. Con questa base di vizi e di virtù prestò servizio per tre anni sotto il comandante Asdrubale
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