Plinio il Vecchio durante l'eruzione del Vesuvio (II parte)

@_giuly_@
Magnum propiusque noscendum ut eruditissimo viro visum.Iubet liburnicam aptari;mihi,si venire una vellem,facit copiam;respondi studere me malle,et forte ipse quod scriberem dederat.Egrediebatur domo;accipit codicillos Rectinae Casci imminenti periculo exterrite - nam villa eius subiacebat,nec ulla nisi navibus fuga -:ut se tanto discrimini eriperet orabat.Vertit ille consilium et quod studioso animo incohaverat obit maximo.Deducit quadriremes,ascendit ipse non Rectinae modo sed multis - erat enim frequens amoenitas orae - laturus auxilium.Properat illuc unde alii fugiunt,rectumque cursum recta gubernacula in periculum tenet adeo solutus metu,ut omnes illius mali motus omnes figuras,ut deprenderat oculis,dictaret enotaretque.

Grazie mille!!!

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troppapaura
Da uomo eruditissimo qual era, egli ritenne che il fenomeno dovesse essere osservato meglio e più da presso. Ordina, allora, che gli sia apprestata una liburna (battello veloce), mi autorizza, se voglio, ad andare con lui, ed io gli dico che preferisco restare a studiare e, per puro caso, egli mi aveva assegnato dei lavori da stendere. Era sul punto d'uscir di casa: riceve un messaggio di Rectina, moglie di Tasco, atterrita dal pericolo che vedeva sovrastarla (la sua villa era, infatti, ai piedi del monte, e nessuna possibile via di scampo v'era tranne che con le navi); supplicava d'esser sottratta a tale pericolo. Egli, allora, mutò consiglio e, quello che intendeva compiere per amor di scienza, fece per dovere. Dette ordine di porre in mare le quadriremi e s'imbarcò egli stesso, per portare aiuto non alla sola Rectina, ma a molti (infatti, per l'amenità dei siti, la zona era molto abitata). S'affretta proprio là donde gli altri fuggono, va diritto, il timone volto verso il pericolo, così privo di paura da dettare e descrivere tutti i fenomeni della tragedia che si compiva esattamente come si presentava ai suoi occhi.

Aggiunto 1 secondo più tardi:

Da uomo eruditissimo qual era, egli ritenne che il fenomeno dovesse essere osservato meglio e più da presso. Ordina, allora, che gli sia apprestata una liburna (battello veloce), mi autorizza, se voglio, ad andare con lui, ed io gli dico che preferisco restare a studiare e, per puro caso, egli mi aveva assegnato dei lavori da stendere. Era sul punto d'uscir di casa: riceve un messaggio di Rectina, moglie di Tasco, atterrita dal pericolo che vedeva sovrastarla (la sua villa era, infatti, ai piedi del monte, e nessuna possibile via di scampo v'era tranne che con le navi); supplicava d'esser sottratta a tale pericolo. Egli, allora, mutò consiglio e, quello che intendeva compiere per amor di scienza, fece per dovere. Dette ordine di porre in mare le quadriremi e s'imbarcò egli stesso, per portare aiuto non alla sola Rectina, ma a molti (infatti, per l'amenità dei siti, la zona era molto abitata). S'affretta proprio là donde gli altri fuggono, va diritto, il timone volto verso il pericolo, così privo di paura da dettare e descrivere tutti i fenomeni della tragedia che si compiva esattamente come si presentava ai suoi occhi.
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