Pericula Maris

TTo
Salve mi servirebbe la traduzione del capitolo 28 di familia romana. Il titolo è "Pericula Maris" ed inizia cosi:"Interim Medus et Lydia vento secundo per mare Inferum navigare pergunt ad fretum Siculum" e finisce cosi:"Medus turbatus, dum oculos Lydiae vitare conatur, mercatorem celeriter accedere videt." Ringrazio tantissimo chiunque mi aiuti. Mi servirebbe al più presto entro di oggi.

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ShattereDreams
Ecco a te:

Frattanto Medo e Lidia con vento favorevole continuano a navigare per il mar Tirreno verso lo stretto di Sicilia (cioè lo stretto angusto da cui la Sicilia è separata dall'Italia). Tutti quelli che viaggiano su quella nave gioiscono, tranne il mercante, del quale fu necessario gettare le merci in mare. Medo però riflette sulle parole di Lidia e sulla tempesta che cessò così all'improvviso, dopo che Lidia invocò il suo signore. Come la tempesta turbò il mare tranquillo, così le parole di Lidia turbarono l'animo di Medo. Lidia si accorge che il suo amico ha cambiato colore e "Perché sei pallido?" chiede, "Stai forse male o sei spaventato?". "Non sto male" dice Medo, "Il mio corpo è senza dubbio sano, ma l'animo è turbato. Chi è quel tuo signore a cui sembrano obbedire il mare e i venti?". Lidia: "Non è solo il mio, ma è il signore di tutti gli uomini, dei Romani, dei Greci, dei barbari". Medo: "È un uomo o un dio?". Lidia: "Cristo è il figlio di Dio che si fece uomo. Nacque nella città di Betlemme, in Giudea, patria degli Giudei, che è posta tra la Siria e l'Egitto. Lì giunsero dei re, che avevano visto la sua stella in Oriente, e trovarono un bambino con Maria, sua madre, e lo adorarono come dio. Poi Cristo in persona dimostrò chiaramente di essere il figlio di Dio, infatti insegnava ai discepoli, dei quali una gran folla lo seguiva, guariva i malati..." Medo: "Ogni medico lo fa". Lidia: "Chi medico con le sole parole fa sì che gli uomini ciechi vedano, i sordi sentano, i muti parlino, gli storpi camminino?". Medo: "Il tuo signore può fare ciò?" Lidia: "Certamente. In Giudea Gesù non solo faceva in modo che i ciechi vedessero, i sordi sentissero, i muti parlassero, ma anche con le parole faceva sì che i morti risorgessero e camminassero. Da tutta la Giudea andavano da lui uomini malati che avevano sentito delle sue mirabili azioni. Tuttavia alla fine Gesù Cristo fu ucciso da uomini malvagi". Medo: "Cosa? Non vive il tuo signore?". Lidia: "Al contrario, vive veramente; infatti il terzo giorno Gesù è resuscitato dai morti e dopo quaranta giorni è salito al cielo.


Il figlio di Dio è immortale come il padre suo, Dio vivo. Gli uomini mortali nascono e muoiono, Dio immortale vive sempre. Ma io stessa racconto male: ti leggerò qualcosa da questo libretto". Lidia estrae il libretto che ha nascosto fino a questo momento nella veste, e lo mostra a Medo. Il quale, tendendo la mano, prende il libretto e "Che libro è questo?" dice. Lidia: "È stato scritto da un Giudeo, di nome Matteo, che visse assieme a Cristo e fu suo discepolo. In questo libro Matteo, che con i suoi occhi e le sue orecchie aveva visto e ascoltato il signore nostro, ricorda i suoi detti e fatti". Medo che non ha imparato a leggere, da il libro a Lidia e le chiede di leggergli qualcosa; essa subito sfoglia il libro e "Ti leggerò" dice "dell'uomo storpio a cui Gesù ordinò di alzarsi, prendere il suo letto e camminare verso casa". Medo: "Poco fa hai detto che Cristo ha ordinato anche ai morti di alzarsi e camminare'. Voglio sentirne di più su questa cosa". Lidia: "Ascolta dunque ciò che è stato scritto di Iario, un capo dei Giudei, che chiese a Gesù di resuscitare sua figlia morta: Ecco un capo si avvicinò, di nome Iario, e lo implorava dicendogli: "Mia figlia è morta poco fa, ma vieni, poni la tua mano su di lei e vivrà". E alzandosi Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. - E giungendo Gesù nella casa del capo, vedendo i suonatori e la folla in fermento, diceva: "Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme". E lo deridevano. E, cacciata la folla, entrò e tenne la sua mano e disse: "Fanciulla, alzati". E la fanciulla si alzò. E questa voce si diffuse in tutta quella terra.



Medo: "Per gli dei immortali! Se questo è vero, il tuo dio è il più potente di tutti gli dei; infatti nessun dio Romano può resuscitare dagli Inferi un uomo mortale - neppure Giove ha tanto potere, anche se egli è considerato il dio più grande". Lidia: "È come dici; non è solo il dio più potente, ma egli è l’unico e solo Dio. Tutto il mondo è in potestà di Dio, sia il cielo, sia la terra, sia il mare". A questo punto il timoniere, che ha ascoltato il loro discorso dice: "Tanto potere non è di un sol dio. Infatti tre dei, Nettuno, Giove, Plutone, si divisero tra di loro l’universo mondo cosicché Giove era il re del cielo, Nettuno il re del mare, mentre Plutone regnava presso gli Inferi, dove si dice che le anime dei morti si muovano come ombre". Medo: "Forse qualcuno è così stolto da credere che queste cose siano vere?
Continua a leggere dal tuo libro, Lidia!". Lidia sfoglia nuovamente il libro e "Ecco” dice “ che cosa viene narrato di Cristo che cammina sul mare: La barca poi veniva scagliata in alto mare dai flutti, c'era infatti vento contrario. Ma durante la quarta vigilia della notte Gesù andò da loro camminando sul mare. Ma i discepoli, vedendolo camminare sul mare si spaventarono e dissero: "È un fantasma!" e gridarono per la paura. Subito Gesù parlò loro dicendo: "Coraggio! Sono io. Non temete!" Pietro gli rispose e disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sull'acqua!"
Ed egli disse: "Vieni!". E scendendo dalla barca, Pietro camminava sull'acqua per andare da Gesù. Ma vedendo il vento forte ebbe paura e, iniziando ad affondare, gridò e disse: "Signore! Salvami!" E subito Gesù tendendo la mano lo afferrò e gli disse: "Perché hai dubitato?" E, salendo essi sulla barca, il vento cessò. Quelli poi che erano sulla barca si avvicinarono e lo adorarono dicendo: "Sei davvero il figlio di Dio". Il timoniere, che vede Medo attento, "Forse tu" dice "sei tanto stolto da credere a queste cose? A me, nessuno mi convincerà che un uomo possa camminare sul mare!"


Lidia: "Cristo non è un uomo, ma il figlio di Dio, che può fare tutto. Egli disse: "Mi è dato ogni potere in cielo e in terra". Poco fa ci ha salvato dalla tempesta, ciò non ti ha forse convinto che egli ha il potere del mare e dei venti? Dunque ascolta ciò che viene raccontato nello stesso libro sul potere di Cristo: E mentre saliva sulla nave i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco avvenne in mare una grande tempesta, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva! E si accostarono a lui i suoi discepoli e lo svegliarono dicendo: "Signore, salvaci! Siamo spacciati!". Gesù disse loro: "Perché avete paura?". Allora alzandosi, comandò ai venti ed al mare e ci fu grande bonaccia. Gli uomini d’altra parte si meravigliarono e dissero: "Chi è costui a cui obbediscono i venti e il mare?". Il timoniere: "Il mare e i venti non obbediscono a nessuno se non a Nettuno. Egli ha fatto in modo che noi ci salvassimo dalla tempesta e non affogassimo – o meglio, noi che gettammo le merci. Ma non pensiate che siamo ormai fuori pericolo. Certamente la tempesta è cessata, ma ci minacciano molti altri pericoli, come gli scogli su cui le navi si infrangono, i vortici nei quali le navi affondano, i pirati che danno la caccia alle navi per rubare merci e denaro ed uccidere i marinai. Siamo sempre in pericolo". Medo: "Ma qui siamo al sicuro dai pirati". Il timoniere: "Nessun mare è sicuro dai pirati, neppure il Tirreno, sebbene qui vengano raramente. Né siamo al sicuro dagli altri pericoli che ho menzionato poco fa. A breve navigheremo attraverso stretto di Sicilia, dove da entrambe le parti un grande pericolo minaccia i marinai: dalla costa dell'Italia i pericolosi scogli che hanno il nome di Scilla, dalla costa della Sicilia il terribile gorgo che si chiama Cariddi. Molte navi che avevano ormai evitato Scilla furono poi sommerse in Cariddi. Ma abbiate animo fiducioso! Io, come timoniere tenace, farò in modo di evitare tutti i pericoli e di arrivare sani e salvi in Grecia". Medo: "Tutti speriamo che ciò avvenga. Quando arriveremo lì?".


Il timoniere: "Nel giro di sei giorni, come spero, o piuttosto otto. Ma perché sei così desideroso di andare in Grecia? Io preferisco vivere a Roma che in Grecia". Medo: "Preferisci forse servire a Roma che essere libero in Grecia?" Il timoniere: "Noi cittadini Romani preferiamo morire piuttosto che servire!". Medo: "Non credere che io preferisca servire; anch'io infatti sono nato libero, e nessuno che sia stato libero smette si sperare nella libertà. In Italia servivo un padrone severo, che mi chiedeva di fare un ignobile lavoro e non mi pagava. Se avevo fatto male qualcosa, il padrone ordinava che venissi tenuto da altri servi e bastonato. Ma ieri sono fuggito dalla villa, per evitare le percosse, e vedere la mia amica e stare sempre con lei. Con molte promesse l'ho convinta a lasciare l’Italia con me; Lidia infatti preferisce vivere a Roma che in Grecia. Dunque siamo saliti su questa nave da Ostia per raggiungere via mare la Grecia". Il timoniere interroga Lidia: "Anche tu servivi un signore Romano?". Lidia: "Niente affatto. Io non servo nessuno se non nostro signore che è nei cieli. Nessuno può servire due padroni. Di certo sono partita da Roma non con animo lieto, ed è stato difficile convincermi a lasciare le mie amiche Romane. Medo mi ha convinto ad andare con lui non con le sole promesse, ma anche con un bellissimo regalo. Ecco l'anello d'oro gemmato che il mio amico mi ha comprato per cento sesterzi". Lidia stendendo la mano mostra al timoniere il dito ornato con l'anello gemmato. Il timoniere ammira l'anello tanto bello, poi voltatosi verso Medo, dice: "Sembri davvero essere ricco come servo! Forse quel tuo padrone severo, che ti ordinava di fare un ignobile lavoro, ti dava tanto denaro per il lavoro ignobile?" Medo arrossendo non sa cosa rispondere, e sta davanti a loro come un uomo sordo e muto. Lidia: “Perché non rispondi? Hai tirato fuori un sacchetto pieno di denaro – non era forse tuo quel denaro?” Medo turbato, mentre cerca di non incrociare lo sguardo di Lidia, vede il mercante avvicinarsi velocemente.
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