Necessito di una versione di seneca
ciao! avrei bisogno della traduzione in italiano, meglio se con il testo latino a fronte, del capitolo 18 del primo libro del de ira di seneca.. è urgente!!grazie
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http://www.intratext.com/IXT/LAT0154/_P6.HTM
18. Si deve sempre preferire la ragione. Esempi di irragionevolezza
[1] La ragione concede tempo alle due parti, poi chiede una dilazione anche per se stessa, per aver modo di vagliare la verità: l’ira ha fretta. La ragione vuol prendere quella decisione che è giusta, l’ira vuole che sembri giusta la decisione già presa. [2] La ragione non può prendere in considerazione nulla che esca dal caso in esame, l’ira si lascia commuovere da dati inconsistenti, che divagano fuori dell’oggetto del dibattimento. La esasperano un atteggiamento troppo sicuro, una voce troppo ferma, un linguaggio troppo franco, un abbigliamento troppo raffinato, una avvocatura troppo fastosa ed il favore del popolo. Spesso condanna il reo per antipatia verso l’avvocato; anche se la verità balza agli occhi, ama e difende l’errore; non accetta confutazione e, dopo un errore iniziale, ritiene più onorevole l’ostinazione che il ripensamento.
[3] Gneo Pisone, uomo che ricordiamo, fu esente da molti vizi, ma fu un perverso che scambiava per costanza il rigore. Costui, avendo ordinato, in preda all’ira, la pena di morte per un soldato che era tornato da un permesso senza il commilitone, pensando che avesse ucciso colui che non era in grado di presentare, non aderì alla sua richiesta di un breve rinvio per una ricerca. Il condannato fu condotto fuori del recinto e ormai porgeva il collo, quando, all’improvviso, apparve quel commilitone che si pretendeva fosse stato assassinato. [4] Allora il centurione, responsabile dell’esecuzione, comanda all’ordinanza di riporre la spada e riconduce il condannato da Pisone, per restituire a Pisone l’innocenza: al soldato, l’aveva già restituita un colpo di fortuna. Circondati da tutti, vengono condotti, mentre s’abbracciano l’un l’altro tra l’esultanza dell’accampamento, i due compagni d’armi. Pisone, furibondo, sale sul tribunale ed ordina l’esecuzione di tutti e due, tanto del soldato che non aveva ucciso, quanto di quello che non era morto. [5] Poteva esserci iniquità peggiore? Perché uno s’era dimostrato innocente, ne dovevano morire due. Pisone aggiunse anche il terzo: ordinò infatti addirittura l’esecuzione del centurione che aveva condotto indietro il condannato. Così furono schierati per morire nello stesso posto tre uomini, a causa dell’innocenza di uno. [6] Oh, quanto è avveduta l’iracondia, nell’inventare cause di furore! "Ordino" disse "la tua esecuzione, perché sei stato condannato; la tua, perché sei stato la causa della condanna del tuo compagno; la tua, perché, ricevuto l’ordine di uccidere,
18. Si deve sempre preferire la ragione. Esempi di irragionevolezza
[1] La ragione concede tempo alle due parti, poi chiede una dilazione anche per se stessa, per aver modo di vagliare la verità: l’ira ha fretta. La ragione vuol prendere quella decisione che è giusta, l’ira vuole che sembri giusta la decisione già presa. [2] La ragione non può prendere in considerazione nulla che esca dal caso in esame, l’ira si lascia commuovere da dati inconsistenti, che divagano fuori dell’oggetto del dibattimento. La esasperano un atteggiamento troppo sicuro, una voce troppo ferma, un linguaggio troppo franco, un abbigliamento troppo raffinato, una avvocatura troppo fastosa ed il favore del popolo. Spesso condanna il reo per antipatia verso l’avvocato; anche se la verità balza agli occhi, ama e difende l’errore; non accetta confutazione e, dopo un errore iniziale, ritiene più onorevole l’ostinazione che il ripensamento.
[3] Gneo Pisone, uomo che ricordiamo, fu esente da molti vizi, ma fu un perverso che scambiava per costanza il rigore. Costui, avendo ordinato, in preda all’ira, la pena di morte per un soldato che era tornato da un permesso senza il commilitone, pensando che avesse ucciso colui che non era in grado di presentare, non aderì alla sua richiesta di un breve rinvio per una ricerca. Il condannato fu condotto fuori del recinto e ormai porgeva il collo, quando, all’improvviso, apparve quel commilitone che si pretendeva fosse stato assassinato. [4] Allora il centurione, responsabile dell’esecuzione, comanda all’ordinanza di riporre la spada e riconduce il condannato da Pisone, per restituire a Pisone l’innocenza: al soldato, l’aveva già restituita un colpo di fortuna. Circondati da tutti, vengono condotti, mentre s’abbracciano l’un l’altro tra l’esultanza dell’accampamento, i due compagni d’armi. Pisone, furibondo, sale sul tribunale ed ordina l’esecuzione di tutti e due, tanto del soldato che non aveva ucciso, quanto di quello che non era morto. [5] Poteva esserci iniquità peggiore? Perché uno s’era dimostrato innocente, ne dovevano morire due. Pisone aggiunse anche il terzo: ordinò infatti addirittura l’esecuzione del centurione che aveva condotto indietro il condannato. Così furono schierati per morire nello stesso posto tre uomini, a causa dell’innocenza di uno. [6] Oh, quanto è avveduta l’iracondia, nell’inventare cause di furore! "Ordino" disse "la tua esecuzione, perché sei stato condannato; la tua, perché sei stato la causa della condanna del tuo compagno; la tua, perché, ricevuto l’ordine di uccidere,