Mārcus inclūsus

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Salve mi servirebbe la traduzione di questo testo il prima possibile. Non fa parte di nessun libro ma di questo file che si trova su internet "docslide.net_fabellae-latinae-i-xxxv.pdf."

Hodiē magister īrātus Mārcum verberāvit, quia malus discipulus fuerat, atque etiam epistulam ad Mārcī patrem scrīpsit in quā dē fīliō eius improbō querēbātur. Rediēns ē lūdō cum aliīs puerīs pugnāvit et domī parentibus suīs mentītus est, ita ut māter crēderet eum bonum discipulum fuisse! Sed epistulā magistrī acceptā pater intellēxit fīlium suum tam male fēcisse ut verbera merēret. At māter, cum fīlium ob timōrem pallentem vidēret, marītum ōrāvit nē puerum tam sevērē pūnīret. Iūlius igitur Mārcum in cubiculum inclūdī iussit, atque ad magistrum, quī mercēdem sibi dēbitam poscēbat, scrīpsit ‘sē mercēdem solvere nōlle.’
Mārcus in cubiculō obscūrō inclūsus quamquam gaudēbat sē nōn iterum ā patre verberātum esse, māgnā vōce querēbātur atque forēs manibus pedibusque percutere coepit. Cum forem ligneum frangere nōn posset, fessus clāmandō et pulsandō in lectō recumbēns dormīre cōnātus est. Postquam hōram dormīvit, excitātus est, cum clāvem cubiculī vertī audīret. Dāvus servus, quī puerō inclūsō cibum afferēbat, forem cautē aperuit, et cum prīmum Mārcus forem apertam vīdit, celerrimē ē cubiculō effūgit! Dāvus eum prehendere cōnātus est, sed cibus quem tenēbat eī ē manibus lāpsus est, neque puerum fugientem cōnsequī potuit. Fessus currendō Dāvus ad dominum revertit et ‘Mārcum per forem apertam ē cubiculō effūgisse atque sē frūstrā puerum fugientem persecūtum esse’ cōnfessus est. “Quid ais?” inquit Iūlius īrātus, “Tūne Mārcum in fugiendō iūvistī? Atque ego tibi prae cēterīs crēdēbam!” et aliōs servōs Mārcum quaerere iussit. Tandem puer in triclīniō repertus est, ubi sē sub mēnsā occultābat.

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Oggi il maestro, adirato, ha percosso Marco, poiché era stato un discepolo cattivo e ha scritto anche una lettera al padre di Marco in cui si lamentava del suo figlio sfrontato. Mentre ritornava da scuola ha lottato con gli altri bambini e a casa ha mentito ai suoi genitori, al punto che la madre ha creduto che lui è stato un buon discepolo! Ma il padre, ricevuta la lettera del maestro, capì che suo figlio si era comportato così male da meritare le percosse. Ma la madre, poiché vedeva il figlio pallido, pregò il marito di non punire il bambino così severamente. Dunque Giulio ordinò che Marco fosse chiuso nella stanza e al maestro, che chiedeva il compenso a lui dovuta, scrisse che ‘non voleva pagare il compenso’.
Marco, rinchiuso nella camera buia, sebbene fosse contento di non essere stato nuovamente percosso dal padre, si lamentava a gran voce e iniziò a colpire la porta con le mani e i piedi. Poiché non riusciva a rompere la porta di legno, stanco di gridare e di colpire, cercò di dormire sdraiandosi sul letto. Dopo che dormì un'ora, si svegliò, poiché sentiva che la chiave della stanza veniva girata. Il servo Davo, che portava il cibo al bambino rinchiuso, aprì la porta con cautela, e non appena Marco vide la porta aperta, fuggì dalla stanza molto velocemente! Davo cercò di afferrarlo, ma il cibo che teneva gli cadde dalle mani e non poté inseguire il bambino che fuggiva. Stanco di correre, Davo tornò dal padrone e confessò che ‘Marco era fuggito dalla stanza attraverso la porta aperta e che aveva inseguito invano il bambino che fuggiva’. “Cosa dici?” disse Giulio adirato, “Tu hai aiutato Marco a fuggire? E io che mi fidavo di te più degli altri!” e ordinò agli altri servi di cercare Marco. Alla fine il bambino fu trovato nella sala da pranzo, dove si nascondeva sotto il tavolo.
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