Ho necessità della Traduzione cap.XXIV Familia Romana
Ho necessità della traduzione del cap. XXIV di Familia Romana
Risposte
Nel frattempo Quinto è costretto a letto. Il ragazzo malato si rigira continuamente sul letto e non riesce a dormire né coricato sul lato destro né sul lato sinistro. Pertanto tenta di alzarsi dal letto, ma il piede inizia nuovamente a dolore. Il ragazzo, spaventato, osserva i piedi nudi e “Cos’è questo?” dice, “Il piede destro è molto più grande del piede sinistro!”. Quinto si meraviglia poiché i piedi, che ieri erano uguali, oggi sono così diversi. Allora il ragazzo malato torna a letto. La villa è tranquilla: non si sente nessun suono da nessuna parte; anche gli uccelli, spaventati dall’improvviso acquazzone, tacciono in giardino.
Ma all’improvviso il silenzio è rotto da grandissimo clamore e strepito, infatti Marco nella sua stanza, che è accanto alla stanza di Quinto, grida a gran voce e colpisce la porta con le mani e i piedi.
Quinto, che si stupisce di un così gran baccano, chiama Sira; che accorre immediatamente.
Sira: “Che c’è, Quinto? Credevo dormissi”.
Quinto: “Dormire durante un così gran baccano? Che succede, Sira? Perché Marco grida così e colpisce così fortemente la porta?”
Sira: “Non stupirti di ciò: Marco cerca di rompere la porta, poiché altrimenti non può uscire. Ma tu come stai? Ti fa ancora male il piede?”
Il ragazzo dice che ‘il piede gli fa male’: “Il piede mi fa molto male, a causa del dolore non posso alzarmi dal letto”.
Sira: “Hai provato ad alzarti dal letto?”
Quinto: “Certamente ho provato ad alzarmi, ma il piede faceva così male che sono stato costretto a coricarmi di nuovo. Osserva i miei piedi, Sira! Confrontali! Prima di cadere dall’albero erano uguali, ora il piede destro è più grande del piede sinistro”
Sira: “Non mi stupisco che il tuo piede non stia bene, poiché sei caduto da un albero molto alto; ma mi meraviglio che tu non ti sia rotto la gamba. Avresti potuto rompere facilmente l’osso”.
Quinto: “Chi lo sa? Forse l’osso si è rotto, infatti posso muovere a stento il piede senza dolori”
Sira: “Le tue ossa sono tutte integre. Non piangere! Ad un ragazzo Romano si addice sopportare il dolore senza lacrime”
Quinto: “Non piango, anche se patisco un gran dolore. Sono triste, poiché sono costretto a stare a letto dentro casa, quando fuori gli altri ragazzi giocano. Consolami, Sira! Siediti qui accanto al letto e parla con me!”.
Sira siede accanto al letto, al lato sinistro del ragazzo, e lo consola così: “Non essere triste perché sei a letto dentro casa: anzi, gioisci di non essere stato rinchiuso in una stanza come tuo fratello! Neppure a Marco è permesso giocare con gli altri ragazzi”.
Quinto: “Lui non sta male né patisce dolori”.
Sira: “Anche se sta bene, senza dubbio ha patito dolori di schiena”.
Quinto: “Marco è stato picchiato? Perché non gli è permesso uscire? Cosa è successo dopo che mio fratello è tornato a casa? Ignoro ogni cosa. Mentre sto qui a letto da solo, non posso sapere niente, anche se desidero sapere tutto”.
Sira: “Ora ti racconterò tutto ciò che è successo: tuo fratello oggi è andato a scuola senza istitutore…”
Quinto: “Medo forse non l’ha accompagnato?”
Sira: “Medo ieri è fuggito di casa – credo perché voleva vedere la sua amica, che vive a Roma”.
Quinto: “Come ha potuto conoscere Medo, che è stato a stento qualche volta a Roma, conoscere una ragazza Romana?”
Siro: “Non so come, ma so per certo che ha conosciuto una donna, infatti spesso ha parlato di lei. Niente è difficile per chi ama, così dicono.
“Dunque oggi Medo non ha potuto accompagnare Marco. Poco fa Marco è tornato da solo, ma il padre ha riconosciuto a stento suo figlio che tornava e non l’ha baciato come al solito, infatti Marco non solo era fradicio poiché aveva camminato sotto la pioggia, ma anche sporco e insanguinato poiché è caduto a terra ed è stato picchiato da Sesto. I ragazzi infatti hanno lottato per strada: prima Marco ha colpito Sesto, poi Marc e Tito hanno colpito Sesto. Sentito ciò, il padrone ha rimproverato severamente Marco”.
Quinto: “Che ha detto la mamma?”
Sira: “Tua madre non c’era, ma è entrata poco dopo. Allora Marco era già pulito e aveva cambiato vestito, la padrona non l’ha visto sporco e insanguinato. Marco ha detto ‘di essere stato un buon discepolo’, anche se a scuola ha dormito e non ha ascoltato il maestro che leggeva – del resto in questa circostanza non è stato peggio degli altri, infatti tutti hanno dormito! Alla fine ha mostrato alla madre delle belle lettere, che ha scritto Sesto, e ha detto ‘di averla scritta lui’. Tuo fratello ha mentito così vergognosamente!”.
Quinto: “Come sai che Marco ha mentito e che quelle lettere sono state scritte da Sesto?”
Sira: “Poiché sulla tavoletta c’era scritto il nome di Sesto. E poco dopo è arrivato il postino…”
Quinto: “Poco fa ho sentito qualcuno bussare e ho sentito il cane latrare molto. Allora all’improvviso qualcuno ha gridato a gran voce. Cosa mai ha significato quel così grande baccano?”
Sira: “Il postino ha gridato poiché ha avuto paura del cane, e non senza motivo, infatti il cane l’ha morso e ha strappato la sua veste. Quel cane è più feroce di un lupo!”
Quinto: “Io non temo il cane del portiere perché non sono mai stato morso da lui”.
Sira: “Non mi stupisco di ciò, infatti il cane ti ha visto molto spesso. Il cane ha riconosciuto te, non conosce lui”
Quinto: “Il cane non solo mi ha conosciuto, ma anche apprezzato, infatti gli ho dato molte ossa e spesso ho giocato con lui. Comunque cosa ha portato il postino?”
Sira: “Ha portato una lettera il cui il maestro ha scritto che ‘Marco è stato un discepolo pigrissimo e ha scritto in modo brutto ed errato’. Allora Marco, che in un primo momento ha negato tutto, ha confessat ‘di aver mentito’”.
Quinto: “Senza dubbio ha meritato le botte!”
Sira: “Il maestro l’ha già picchiato due volte, perciò il padre non ha voluto picchiarlo di nuovo, ma l’ha chiuso nella stanza. Del resto ti è facile rimproverare tuo fratello, mentre tu stai sdraiato qui nel letto morbido. Tu sei sempre un discepolo buono?”
Quinto: “Sono meglio di mio fratello! Ieri sono stato lodato, poiché ho scritto e letto bene”
Sira: “Se voi siete stati lodati, poiché avete scritto e recitato meglio di Marco, non è forse vero che egli ha scritto bene quanto voi? Io conosco bene Marco e non ritengo sia più sciocco di voi”.
Quinto: “Ma certamente è più pigro di noi!”
Ma all’improvviso il silenzio è rotto da grandissimo clamore e strepito, infatti Marco nella sua stanza, che è accanto alla stanza di Quinto, grida a gran voce e colpisce la porta con le mani e i piedi.
Quinto, che si stupisce di un così gran baccano, chiama Sira; che accorre immediatamente.
Sira: “Che c’è, Quinto? Credevo dormissi”.
Quinto: “Dormire durante un così gran baccano? Che succede, Sira? Perché Marco grida così e colpisce così fortemente la porta?”
Sira: “Non stupirti di ciò: Marco cerca di rompere la porta, poiché altrimenti non può uscire. Ma tu come stai? Ti fa ancora male il piede?”
Il ragazzo dice che ‘il piede gli fa male’: “Il piede mi fa molto male, a causa del dolore non posso alzarmi dal letto”.
Sira: “Hai provato ad alzarti dal letto?”
Quinto: “Certamente ho provato ad alzarmi, ma il piede faceva così male che sono stato costretto a coricarmi di nuovo. Osserva i miei piedi, Sira! Confrontali! Prima di cadere dall’albero erano uguali, ora il piede destro è più grande del piede sinistro”
Sira: “Non mi stupisco che il tuo piede non stia bene, poiché sei caduto da un albero molto alto; ma mi meraviglio che tu non ti sia rotto la gamba. Avresti potuto rompere facilmente l’osso”.
Quinto: “Chi lo sa? Forse l’osso si è rotto, infatti posso muovere a stento il piede senza dolori”
Sira: “Le tue ossa sono tutte integre. Non piangere! Ad un ragazzo Romano si addice sopportare il dolore senza lacrime”
Quinto: “Non piango, anche se patisco un gran dolore. Sono triste, poiché sono costretto a stare a letto dentro casa, quando fuori gli altri ragazzi giocano. Consolami, Sira! Siediti qui accanto al letto e parla con me!”.
Sira siede accanto al letto, al lato sinistro del ragazzo, e lo consola così: “Non essere triste perché sei a letto dentro casa: anzi, gioisci di non essere stato rinchiuso in una stanza come tuo fratello! Neppure a Marco è permesso giocare con gli altri ragazzi”.
Quinto: “Lui non sta male né patisce dolori”.
Sira: “Anche se sta bene, senza dubbio ha patito dolori di schiena”.
Quinto: “Marco è stato picchiato? Perché non gli è permesso uscire? Cosa è successo dopo che mio fratello è tornato a casa? Ignoro ogni cosa. Mentre sto qui a letto da solo, non posso sapere niente, anche se desidero sapere tutto”.
Sira: “Ora ti racconterò tutto ciò che è successo: tuo fratello oggi è andato a scuola senza istitutore…”
Quinto: “Medo forse non l’ha accompagnato?”
Sira: “Medo ieri è fuggito di casa – credo perché voleva vedere la sua amica, che vive a Roma”.
Quinto: “Come ha potuto conoscere Medo, che è stato a stento qualche volta a Roma, conoscere una ragazza Romana?”
Siro: “Non so come, ma so per certo che ha conosciuto una donna, infatti spesso ha parlato di lei. Niente è difficile per chi ama, così dicono.
“Dunque oggi Medo non ha potuto accompagnare Marco. Poco fa Marco è tornato da solo, ma il padre ha riconosciuto a stento suo figlio che tornava e non l’ha baciato come al solito, infatti Marco non solo era fradicio poiché aveva camminato sotto la pioggia, ma anche sporco e insanguinato poiché è caduto a terra ed è stato picchiato da Sesto. I ragazzi infatti hanno lottato per strada: prima Marco ha colpito Sesto, poi Marc e Tito hanno colpito Sesto. Sentito ciò, il padrone ha rimproverato severamente Marco”.
Quinto: “Che ha detto la mamma?”
Sira: “Tua madre non c’era, ma è entrata poco dopo. Allora Marco era già pulito e aveva cambiato vestito, la padrona non l’ha visto sporco e insanguinato. Marco ha detto ‘di essere stato un buon discepolo’, anche se a scuola ha dormito e non ha ascoltato il maestro che leggeva – del resto in questa circostanza non è stato peggio degli altri, infatti tutti hanno dormito! Alla fine ha mostrato alla madre delle belle lettere, che ha scritto Sesto, e ha detto ‘di averla scritta lui’. Tuo fratello ha mentito così vergognosamente!”.
Quinto: “Come sai che Marco ha mentito e che quelle lettere sono state scritte da Sesto?”
Sira: “Poiché sulla tavoletta c’era scritto il nome di Sesto. E poco dopo è arrivato il postino…”
Quinto: “Poco fa ho sentito qualcuno bussare e ho sentito il cane latrare molto. Allora all’improvviso qualcuno ha gridato a gran voce. Cosa mai ha significato quel così grande baccano?”
Sira: “Il postino ha gridato poiché ha avuto paura del cane, e non senza motivo, infatti il cane l’ha morso e ha strappato la sua veste. Quel cane è più feroce di un lupo!”
Quinto: “Io non temo il cane del portiere perché non sono mai stato morso da lui”.
Sira: “Non mi stupisco di ciò, infatti il cane ti ha visto molto spesso. Il cane ha riconosciuto te, non conosce lui”
Quinto: “Il cane non solo mi ha conosciuto, ma anche apprezzato, infatti gli ho dato molte ossa e spesso ho giocato con lui. Comunque cosa ha portato il postino?”
Sira: “Ha portato una lettera il cui il maestro ha scritto che ‘Marco è stato un discepolo pigrissimo e ha scritto in modo brutto ed errato’. Allora Marco, che in un primo momento ha negato tutto, ha confessat ‘di aver mentito’”.
Quinto: “Senza dubbio ha meritato le botte!”
Sira: “Il maestro l’ha già picchiato due volte, perciò il padre non ha voluto picchiarlo di nuovo, ma l’ha chiuso nella stanza. Del resto ti è facile rimproverare tuo fratello, mentre tu stai sdraiato qui nel letto morbido. Tu sei sempre un discepolo buono?”
Quinto: “Sono meglio di mio fratello! Ieri sono stato lodato, poiché ho scritto e letto bene”
Sira: “Se voi siete stati lodati, poiché avete scritto e recitato meglio di Marco, non è forse vero che egli ha scritto bene quanto voi? Io conosco bene Marco e non ritengo sia più sciocco di voi”.
Quinto: “Ma certamente è più pigro di noi!”
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