Epistolae di Cicerone al fratello Quinto.

mourad
Potete tradurmi questa versione?
Ecco il testo:

Iam, qui in eiusmodi rebus, in quibus vereor etiam ne durior sim, cautus esse velim ac diligens, quo me animo in servis esse censes? quos quidem cum omnibus in locis, tum praecipue in provinciis regere debemus; quo de genere multa praecipi possunt, sed hoc et brevissimum est et facillime teneri potest, ut ita se gerant in istis Asiaticis itineribus, ut si iter Appia via faceres, neve interesse quidquam putent, utrum Trallis an Formias venerint. Ac, si quis est ex servis egregie fidelis, sit in domesticis rebus et privatis, quae res ad officium imperii tui atque ad aliquam partem rei publicae pertinebunt, de his rebus ne quid attingat; multa enim, quae recte committi servis fidelibus possunt, tamen sermonis et vituperationis vitandae causa committenda non sunt.

Risposte
cinci
chiudo

mourad
Grazie mille.
:hi

cinci
Vorrei già essere cauto e diligente, in una questione di questo tipo, nella quale ho paura di essere troppo duro, perché pensi che io pensi ai servi? Allora per prima cosa dobbiamo reggere le provicnia, con qualcuono che stia in tutte le zone; in questo modo possiamo controllare tutto, ma questo può essere fatto molto facilmente, come fanno nelle zone dell'Asia (I PERSIANI), ma non interessa se lo sia fa sull'Appia, non è quell'l'interesse, oppure se verranno sia da Formia che Tralli. E, se c'e' qualcuno molto fedele fra i servi, sia messo a capo delle questioni private e pubbliche, perché queste cose fanno parte del dovere che tu hai, ma non si immischi lui in queste faccende; infatti molte cose, che possono essere compiute da servi fedeli, sono da evitare con prediche e biasimi, al fine di non farle attuare.

:hi

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