Costruzione versione urgentissima vi prego aiutatemi è per doman
Ragazzi vi prego di aiutarmi con la costruzione(principali, subordinate ecc....) di questa versione. E' per domani ed è davvero urgentissima. Non sò dove mettere le mani. Vi prego aiutatemi. Perfavoreeeee!!!!
versione:
Moriar: hoc dicis, desinam aegrotare posse, desinam alligari posse, desinam mori posse.
[18] Non sum tam ineptus ut Epicuream cantilenam hoc loco persequar et dicam vanos esse inferorum metus, nec Ixionem rota volvi nec saxum umeris Sisyphi trudi in adversum nec ullius viscera et renasci posse cotidie et carpi: nemo tam puer est ut Cerberum timeat et tenebras et larvalem habitum nudis ossibus cohaerentium. Mors nos aut consumit aut exuit; emissis meliora restant onere detracto, consumptis nihil restat, bona pariter malaque summota sunt. [19] Permitte mihi hoc loco referre versum tuum, si prius admonuero ut te iudices non aliis scripsisse ista sed etiam tibi. Turpe est aliud loqui, aliud sentire: quanto turpius aliud scribere, aliud sentire! Memini te illum locum aliquando tractasse, non repente nos in mortem incidere sed minutatim procedere. [20] Cotidie morimur; cotidie enim demitur aliqua pars vitae, et tunc quoque cum crescimus vita decrescit. Infantiam amisimus, deinde pueritiam, deinde adulescentiam. Usque ad hesternum quidquid trans;t temporis perit; hunc ipsum quem agimus diem cum morte dividimus. Quemadmodum clepsydram non extremum stilicidium exhaurit sed quidquid ante defluxit, sic ultima hora qua esse desinimus non sola mortem facit sed sola consummat; tunc ad illam pervenimus, sed diu venimus. [21] Haec cum descripsisses quo soles ore, semper quidem magnus, numquam tamen acrior quam ubi veritati commodas verba, dixisti,
mors non una venit, sed quae rapit ultima mors est.
Malo te legas quam epistulam meam; apparebit enim tibi hanc quam timemus mortem extremam esse, non solam.
versione:
Moriar: hoc dicis, desinam aegrotare posse, desinam alligari posse, desinam mori posse.
[18] Non sum tam ineptus ut Epicuream cantilenam hoc loco persequar et dicam vanos esse inferorum metus, nec Ixionem rota volvi nec saxum umeris Sisyphi trudi in adversum nec ullius viscera et renasci posse cotidie et carpi: nemo tam puer est ut Cerberum timeat et tenebras et larvalem habitum nudis ossibus cohaerentium. Mors nos aut consumit aut exuit; emissis meliora restant onere detracto, consumptis nihil restat, bona pariter malaque summota sunt. [19] Permitte mihi hoc loco referre versum tuum, si prius admonuero ut te iudices non aliis scripsisse ista sed etiam tibi. Turpe est aliud loqui, aliud sentire: quanto turpius aliud scribere, aliud sentire! Memini te illum locum aliquando tractasse, non repente nos in mortem incidere sed minutatim procedere. [20] Cotidie morimur; cotidie enim demitur aliqua pars vitae, et tunc quoque cum crescimus vita decrescit. Infantiam amisimus, deinde pueritiam, deinde adulescentiam. Usque ad hesternum quidquid trans;t temporis perit; hunc ipsum quem agimus diem cum morte dividimus. Quemadmodum clepsydram non extremum stilicidium exhaurit sed quidquid ante defluxit, sic ultima hora qua esse desinimus non sola mortem facit sed sola consummat; tunc ad illam pervenimus, sed diu venimus. [21] Haec cum descripsisses quo soles ore, semper quidem magnus, numquam tamen acrior quam ubi veritati commodas verba, dixisti,
mors non una venit, sed quae rapit ultima mors est.
Malo te legas quam epistulam meam; apparebit enim tibi hanc quam timemus mortem extremam esse, non solam.
Risposte
Mi sono accorta subito dopo aver postato che la tua richiesta non era la traduzione ma la costruzione,scusa!
Eccola.
Morirò: è come se tu dicessi: non correrò più il rischio di ammalarmi, di essere messo in catene, di morire. 18 Non sono tanto ottuso da recitare a questo punto la litania epicurea e ripetere che sono falsi gli spauracchi dell'oltretomba; Issione non gira legato a una ruota, Sisifo non spinge con le spalle un masso su per una salita, a nessuno possono ogni giorno ricrescere ed essere divorate le viscere: non c'è uomo così infantile da temere Cerbero, le tenebre e gli spettri sotto forma di nudi scheletri. La morte o ci consuma o ci spoglia; se ci libera dal peso del corpo, rimane la parte migliore di noi; se ci consuma, di noi non resta niente; beni e mali scompaiono allo stesso modo. 19 Permettimi a questo punto di citare un tuo verso; bada, però: non lo hai scritto solo per gli altri, ma anche per te. È vergognoso dire una cosa e pensarne un'altra: ma scrivere una cosa e pensarne un'altra lo è ancòra di più. Ricordo che una volta hai trattato questo argomento: noi non precipitiamo all'improvviso nella morte, ma ci avviciniamo a poco a poco. 20 Moriamo ogni giorno: ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte. Come la clessidra non la vuota l'ultima goccia d'acqua, ma tutta quella defluita prima, così l'ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, da tempo, però, vi siamo diretti. 21 Dopo aver delineato questi concetti con il tuo solito linguaggio, sempre sostenuto e tuttavia mai più penetrante di quando metti le parole al servizio della verità, scrivi: La morte non viene una volta sola: quella che ci porta via è l'ultima morte.Preferisco che tu legga te stesso invece della mia lettera; capirai che questa da noi temuta, è la morte estrema, non la sola.
:hi
Morirò: è come se tu dicessi: non correrò più il rischio di ammalarmi, di essere messo in catene, di morire. 18 Non sono tanto ottuso da recitare a questo punto la litania epicurea e ripetere che sono falsi gli spauracchi dell'oltretomba; Issione non gira legato a una ruota, Sisifo non spinge con le spalle un masso su per una salita, a nessuno possono ogni giorno ricrescere ed essere divorate le viscere: non c'è uomo così infantile da temere Cerbero, le tenebre e gli spettri sotto forma di nudi scheletri. La morte o ci consuma o ci spoglia; se ci libera dal peso del corpo, rimane la parte migliore di noi; se ci consuma, di noi non resta niente; beni e mali scompaiono allo stesso modo. 19 Permettimi a questo punto di citare un tuo verso; bada, però: non lo hai scritto solo per gli altri, ma anche per te. È vergognoso dire una cosa e pensarne un'altra: ma scrivere una cosa e pensarne un'altra lo è ancòra di più. Ricordo che una volta hai trattato questo argomento: noi non precipitiamo all'improvviso nella morte, ma ci avviciniamo a poco a poco. 20 Moriamo ogni giorno: ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte. Come la clessidra non la vuota l'ultima goccia d'acqua, ma tutta quella defluita prima, così l'ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, da tempo, però, vi siamo diretti. 21 Dopo aver delineato questi concetti con il tuo solito linguaggio, sempre sostenuto e tuttavia mai più penetrante di quando metti le parole al servizio della verità, scrivi: La morte non viene una volta sola: quella che ci porta via è l'ultima morte.Preferisco che tu legga te stesso invece della mia lettera; capirai che questa da noi temuta, è la morte estrema, non la sola.
:hi