Ciao a tutti, qualcuno mi potrebbe tradurre perfavore questa versione di latino che si chiama " Scipione l'Africano" da Gellio. Grazie in anticipo :))
Il testo della versione è :
In libris antiquorum rerum scriptorum Scipionis Africani, viri magnifici, factum praeclarum declaratum est. Petilii (“Petili”, nome romano, nom. m. plur.) quidam (“certi”, nom. m. plur.), tribuni plebis, a M. Catone, inimico Scipioni, ut narrant, comparati in Scipionem atque immissi petebant instanter in senatu ut ille pecuniae Antiochi praedaeque in eo bello captae rationem redderet; hic fuerat enim copiarum legatus L. Scipionis Asiatici, fratris sui, imperatoris in ea provincia. In senatu cum Scipio exsurrexisset et cepisset e sinu togae librum, omnis pecuniae omnisque praedae rationes in eo scriptas esse dixit. Scipio addidit et se librum portavisse in curiam ut palam recitaretur et postea ad aerarium deponeretur. «Sed id iam non faciam», inquit, «ne me ipse afficiam contumeliā» eumque librum statim coram discidit suis manibus et concerpsit quia aegre tolerabat quod (“il fatto che”) sibi, qui salus imperii ac reipublicae fuerat, ratio pecuniae praedaticiae posceretur. Tantum animum Scipio habuit ut senatus iudicium non timuerit.
In libris antiquorum rerum scriptorum Scipionis Africani, viri magnifici, factum praeclarum declaratum est. Petilii (“Petili”, nome romano, nom. m. plur.) quidam (“certi”, nom. m. plur.), tribuni plebis, a M. Catone, inimico Scipioni, ut narrant, comparati in Scipionem atque immissi petebant instanter in senatu ut ille pecuniae Antiochi praedaeque in eo bello captae rationem redderet; hic fuerat enim copiarum legatus L. Scipionis Asiatici, fratris sui, imperatoris in ea provincia. In senatu cum Scipio exsurrexisset et cepisset e sinu togae librum, omnis pecuniae omnisque praedae rationes in eo scriptas esse dixit. Scipio addidit et se librum portavisse in curiam ut palam recitaretur et postea ad aerarium deponeretur. «Sed id iam non faciam», inquit, «ne me ipse afficiam contumeliā» eumque librum statim coram discidit suis manibus et concerpsit quia aegre tolerabat quod (“il fatto che”) sibi, qui salus imperii ac reipublicae fuerat, ratio pecuniae praedaticiae posceretur. Tantum animum Scipio habuit ut senatus iudicium non timuerit.
Risposte
Ho provveduto a ritradurre la versione, in quanto quella proposta dall'utente GiuliaO. è piena di errori.
Nelle opere degli antichi storici è stata resa nota una famosa azione di Scipione l'Africano, uomo magnifico. Certi Petili, tribuni della plebe, preparati e istigati contro Scipione, come raccontano, da Marco Catone, ostile a Scipione, chiedevano con insistenza che quello (= riferito a Scipione) rendesse conto in senato del denaro di Antioco e del bottino preso in quella guerra; costui (= Scipione) infatti era stato luogotenente delle truppe di Lucio Scipione Asiatico, suo fratello, generale in quella provincia. Dopo che in senato Scipione si fu alzato ed ebbe preso da una piega della toga un registro, disse che in esso erano stati scritti i rendiconti di tutto il denaro e di tutto il bottino. Scipione aggiunse di aver portato il registro nella curia affinché venisse letto pubblicamente e poi consegnato all'erario. «Ma non lo farò più», disse, «per non disonorarmi» e subito strappò quel registro con le sue mani sotto gli occhi di tutti e lo fece a pezzi, poiché sopportava di malanimo il fatto che a lui, che era stato la salvezza dell'impero e dello Stato, si chiedesse ragione del denaro proveniente dal bottino. Scipione ebbe così tanto coraggio da non temere il giudizio del senato.
:hi
Nelle opere degli antichi storici è stata resa nota una famosa azione di Scipione l'Africano, uomo magnifico. Certi Petili, tribuni della plebe, preparati e istigati contro Scipione, come raccontano, da Marco Catone, ostile a Scipione, chiedevano con insistenza che quello (= riferito a Scipione) rendesse conto in senato del denaro di Antioco e del bottino preso in quella guerra; costui (= Scipione) infatti era stato luogotenente delle truppe di Lucio Scipione Asiatico, suo fratello, generale in quella provincia. Dopo che in senato Scipione si fu alzato ed ebbe preso da una piega della toga un registro, disse che in esso erano stati scritti i rendiconti di tutto il denaro e di tutto il bottino. Scipione aggiunse di aver portato il registro nella curia affinché venisse letto pubblicamente e poi consegnato all'erario. «Ma non lo farò più», disse, «per non disonorarmi» e subito strappò quel registro con le sue mani sotto gli occhi di tutti e lo fece a pezzi, poiché sopportava di malanimo il fatto che a lui, che era stato la salvezza dell'impero e dello Stato, si chiedesse ragione del denaro proveniente dal bottino. Scipione ebbe così tanto coraggio da non temere il giudizio del senato.
:hi
CIAO! QUESTA SOTTO è LA TRADUZIONE, SPERO CHE TI POSSA AIUTARE.
Nei libri degli antichi scrittori di Scipione l’Africano, uomo magnifico, è descritto un fatto glorioso. Certi Petili, tribuni della plebe, chiedevano a Marco Catone, nemico di Scipione, come si racconta, di essere contrapposti a Scipione e di essere introdotti subito in senato affinché quello rendesse conto del denaro e bottino preso nella guerra di Antiochia; questo infatti era stato legato delle truppe di L. Scipione Asiatico, suo fratello, comandante in quella provincia. In senato quando Scipione si alzò in piedi e prese il libro dalla piega della toga, disse che in quegli scritti c’erano i rendiconti di tutto il denaro e tutto il bottino. Scipione aggiunse che aveva portato anche il libro in curia perché fosse letto pubblicamente e dopo fosse dato in consegna all’erario. « Ma questo già non farò – disse – perché io stesso ho subito un oltraggio» e subito personalmente con le sue mani strappò quel libro e lo lacerò perché tollerava a stento il fatto che chiedessero a lui, che era stato la salvezza dell’esercito e dello stato, i rendiconti del denaro e del bottino. Scipione ebbe tanta audacia che il senato non esitò nel giudizio.
Aggiunto 11 secondi più tardi:
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Nei libri degli antichi scrittori di Scipione l’Africano, uomo magnifico, è descritto un fatto glorioso. Certi Petili, tribuni della plebe, chiedevano a Marco Catone, nemico di Scipione, come si racconta, di essere contrapposti a Scipione e di essere introdotti subito in senato affinché quello rendesse conto del denaro e bottino preso nella guerra di Antiochia; questo infatti era stato legato delle truppe di L. Scipione Asiatico, suo fratello, comandante in quella provincia. In senato quando Scipione si alzò in piedi e prese il libro dalla piega della toga, disse che in quegli scritti c’erano i rendiconti di tutto il denaro e tutto il bottino. Scipione aggiunse che aveva portato anche il libro in curia perché fosse letto pubblicamente e dopo fosse dato in consegna all’erario. « Ma questo già non farò – disse – perché io stesso ho subito un oltraggio» e subito personalmente con le sue mani strappò quel libro e lo lacerò perché tollerava a stento il fatto che chiedessero a lui, che era stato la salvezza dell’esercito e dello stato, i rendiconti del denaro e del bottino. Scipione ebbe tanta audacia che il senato non esitò nel giudizio.
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Nei libri degli antichi scrittori di Scipione l’Africano, uomo magnifico, è descritto un fatto glorioso. Certi Petili, tribuni della plebe, chiedevano a Marco Catone, nemico di Scipione, come si racconta, di essere contrapposti a Scipione e di essere introdotti subito in senato affinché quello rendesse conto del denaro e bottino preso nella guerra di Antiochia; questo infatti era stato legato delle truppe di L. Scipione Asiatico, suo fratello, comandante in quella provincia. In senato quando Scipione si alzò in piedi e prese il libro dalla piega della toga, disse che in quegli scritti c’erano i rendiconti di tutto il denaro e tutto il bottino. Scipione aggiunse che aveva portato anche il libro in curia perché fosse letto pubblicamente e dopo fosse dato in consegna all’erario. « Ma questo già non farò – disse – perché io stesso ho subito un oltraggio» e subito personalmente con le sue mani strappò quel libro e lo lacerò perché tollerava a stento il fatto che chiedessero a lui, che era stato la salvezza dell’esercito e dello stato, i rendiconti del denaro e del bottino. Scipione ebbe tanta audacia che il senato non esitò nel giudizio.
Nei libri degli antichi scrittori di Scipione l’Africano, uomo magnifico, è descritto un fatto glorioso. Certi Petili, tribuni della plebe, chiedevano a Marco Catone, nemico di Scipione, come si racconta, di essere contrapposti a Scipione e di essere introdotti subito in senato affinché quello rendesse conto del denaro e bottino preso nella guerra di Antiochia; questo infatti era stato legato delle truppe di L. Scipione Asiatico, suo fratello, comandante in quella provincia. In senato quando Scipione si alzò in piedi e prese il libro dalla piega della toga, disse che in quegli scritti c’erano i rendiconti di tutto il denaro e tutto il bottino. Scipione aggiunse che aveva portato anche il libro in curia perché fosse letto pubblicamente e dopo fosse dato in consegna all’erario. « Ma questo già non farò – disse – perché io stesso ho subito un oltraggio» e subito personalmente con le sue mani strappò quel libro e lo lacerò perché tollerava a stento il fatto che chiedessero a lui, che era stato la salvezza dell’esercito e dello stato, i rendiconti del denaro e del bottino. Scipione ebbe tanta audacia che il senato non esitò nel giudizio.
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Nei libri degli antichi scrittori di Scipione l’Africano, uomo magnifico, è descritto un fatto glorioso. Certi Petili, tribuni della plebe, chiedevano a Marco Catone, nemico di Scipione, come si racconta, di essere contrapposti a Scipione e di essere introdotti subito in senato affinché quello rendesse conto del denaro e bottino preso nella guerra di Antiochia; questo infatti era stato legato delle truppe di L. Scipione Asiatico, suo fratello, comandante in quella provincia. In senato quando Scipione si alzò in piedi e prese il libro dalla piega della toga, disse che in quegli scritti c’erano i rendiconti di tutto il denaro e tutto il bottino. Scipione aggiunse che aveva portato anche il libro in curia perché fosse letto pubblicamente e dopo fosse dato in consegna all’erario. « Ma questo già non farò – disse – perché io stesso ho subito un oltraggio» e subito personalmente con le sue mani strappò quel libro e lo lacerò perché tollerava a stento il fatto che chiedessero a lui, che era stato la salvezza dell’esercito e dello stato, i rendiconti del denaro e del bottino. Scipione ebbe tanta audacia che il senato non esitò nel giudizio.
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Nei libri degli antichi scrittori di Scipione l’Africano, uomo magnifico, è descritto un fatto glorioso. Certi Petili, tribuni della plebe, chiedevano a Marco Catone, nemico di Scipione, come si racconta, di essere contrapposti a Scipione e di essere introdotti subito in senato affinché quello rendesse conto del denaro e bottino preso nella guerra di Antiochia; questo infatti era stato legato delle truppe di L. Scipione Asiatico, suo fratello, comandante in quella provincia. In senato quando Scipione si alzò in piedi e prese il libro dalla piega della toga, disse che in quegli scritti c’erano i rendiconti di tutto il denaro e tutto il bottino. Scipione aggiunse che aveva portato anche il libro in curia perché fosse letto pubblicamente e dopo fosse dato in consegna all’erario. « Ma questo già non farò – disse – perché io stesso ho subito un oltraggio» e subito personalmente con le sue mani strappò quel libro e lo lacerò perché tollerava a stento il fatto che chiedessero a lui, che era stato la salvezza dell’esercito e dello stato, i rendiconti del denaro e del bottino. Scipione ebbe tanta audacia che il senato non esitò nel giudizio.