Alessandro e Tacito

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Alessandro e Tacito

Flavio Vopisco
Il senato acclama imperatore il vecchio Tacito
Cum in curiam senatus consedisset, V. C. Gordianus consul dixit: “Referemus ad vos, patres conscripti, quod semper rettulimus: imperator est diligendus, cum exercitus sine principe recte diutius stare non possit. Quere agite et principem dicite. Aut accipiet enim exercitus imperatorem quem elegeritis , aut, si refutaverit , alterum faciet.” Post haec, cum Tacitus, qui erat senator primae sententiae (con diritto a parlare per primo) , sententiam vellet dicere , omnis senatus adclamavit: “Tacite Auguste, dii te servent.
Te deligimus, te principem facimus, tibi curam rei publicae orbisque mandamus. Suscipe imperium ex senatus auctoritate. Tu scis quemadmodum debeas imperare, qui alios principes pertulisti , qui de aliis principibus iudicasti”. Ad haec respondit Tacitus: “ Miror, patres conscripti, vos in locum Aureliani, fortissimi imperatoris, senem velle principem facere. Videte ne rei publicae non eum, quem vultis, principem detis.” Post haec verba adclamantiones senatus fuerunt: “Et Traianus ad imperium senex venit , et Hadrianus, et Antoninus. Imperatorem te, non militem facimus. Tu iube, milites Pugnet. Tacite Auguste, dii te servent”.
Giustino
Scambio di lettere fra due re nemici
Darius, cum babyloniam profugisset , per epistulam Alexandrum deprecatur ut redimendi matrem et filias captivas sibi potestatem faciat inque eam rem magnam pecuniam pollicetur. Sed Alexander pretium captivarum regnum omne, non pecuniam, petit. Interiecto tempore, aliae epistulae Darii redduntur, quibus filiae matrimonium et reni portio offertur. Sed Alexander res iam suas sibi offeri rescripsit iussitque Darium supplicem ad se venire et regni arbitria victori permittere. Tum , spe pacis amissa, bellum Darius reparat et cum quadringentis milibus peditum et centum milibus equitum obviam vadit Alexandro. In itinere ei nuntiatur uxorem eius , Alexandri captivam, decississe eiusque mortem illacrimatum Alexandrum exequias benigne prosecutum esse. Scribit itaque tertiam epistulam et gratias agit quod nihil in suam uxorem hostile facerit. Offert etiam maiorem partem regni usque ad Euphratem flumen et alteram filiam uxorem , pro reliqus captivis triginta milia talentum. Ad haec Alexander respondit mundum non posse duobus solibus regi neque urbem duo regna habere ; proinde aut deditionem ea die, aut aciem in posteram paret.

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Dopo che il senato si fu seduto in curia, il console V. C. Gordiano disse: "Diremo a voi, padri coscritti, ciò che abbiamo sempre detto: bisogna eleggere l'imperatore, poiché l'esercito non può stare bene troppo a lungo senza un capo. Per questo consultatevi e nominate un imperatore. Infatti l'esercito o accetterà quello che avrete nominato o, se lo rifiuterà, ne sceglierà un altro". Dopo di che, mentre Tacito, che era un senatore con il diritto a parlare per primo, voleva esprimere un parere, tutto il senato acclamò: "Tacito Augusto, gli dei ti proteggano, ti nominiamo imperatore, ti affidiamo la cura dello stato e del paese. Prendi il potere dall'autorità del senato. Tu, che hai sostenuto altri imperatori, che hai giudicato altri imperatori, sai come devi governare". Tacito rispose a ciò: "Mi meraviglio, padri coscritti, che voi vogliate fare imperatore un vecchio al posto di Aureliano, fortissimo generale. Fate attenzione a non dare allo stato l'imperatore che non volete". Dopo queste parole ci furono acclamazioni del senato: "Anche Traiano venne vecchio al potere, e Adriano, e Antonino. Ti abbiamo fatto imperatore, non soldato. Tu ordina, i soldati combatteranno. Tacito Augusto, gli dei ti proteggano".

Dario, dopo essersi rifugiato a Babilonia, supplica Alessandro di dargli la possibilità di riscattare la madre e le figlie prigioniere e gli promette molto denaro per questo. Ma Alessandro come prezzo per le prigioniere chiede non denaro, ma tutto il regno. Passato del tempo, vengono consegnate altre lettere di Dario, nelle quali viene offerta una porzione di regno e le figlie in matrimonio. Ma Alessandro rispose che gli venivano offerte cose già sue (in suo possesso) e ordinò che Dario andasse supplice da lui e concedesse al vincitore la giurisdizione del regno. Allora, persa la speranza di una pace, Dario rinnova la guerra e con quattrocento fanti e centomila cavalieri va incontro ad Alessandro. Durante il viaggio gli viene annunciato che sua moglie, prigioniera di Alessandro, era morta e che Alessandro aveva accompagnato benevolmente il funerale, piangendo la sua morte. Perciò scrive una terza lettera e (lo) ringrazia perché non ha fatto niente di ostile nei confronti di sua moglie. Gli offre anche la parte più grande del regno, fino al fiume Eufrate, e l'altra figlia in moglie, e trentamila talenti per gli altri prigionieri. A queste cose Alessandro rispose che il mondo non poteva essere retto da due soli (per sole si intende l'imperatore) né una città avere due regni; di conseguenza o si prepari alla resa quel giorno, o al campo il successivo.
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