URGENTISSIMO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

hamlah
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Leggi con attenzione il testo e scrivine il riassunto

Mario Rigoni Stern, Il pastore

Nevica sui boschi e sulle case; le cornacchie volano in gruppo, chiamandosi. Nei negozi e nelle boutiques del centro la gente si affolla per comperare gli ultimi regali; alle partenze degli impianti di risalita lunghe file variopinte di sciatori si avvicinano passo a passo ai sedili e ai ganci e sul pendio i maestri pazientemente insegnano a girare a fermarsi, a ripartire aumentando la velocità, a frenare con stile.
Tra una mezz'ora, quando scenderà la sera, i giovani si ammucchieranno a ballare attorno ai juke-box in attesa della cena e del gran ballo serale, con l'orchestra questa volta. Ma prima di sera, come da qualche anno ormai, vedrò scendere dal monte per il viottolo tra la neve alta Bepi dei Pune che ritorna nella sua casa, da dove l'aria gli porta il profumo del fuoco della polenta.
Ha ottant'anni e ancora non è rassegnato a guardare il fuoco nella stufa, e su in Valgiardini, dentro uno stabbio isolato dal mondo, vuole conservare la ragione del suo lavoro: qualche pecora, un cane e un'asina.
Aveva incominciato a sette anni con il portare le pecore del padre nei pascoli delle comunanze; a nove fu mandato a pascolare gli agnelli del sindaco sulle montagna del Verena e dopo quattro mesi di isolamento si ebbe la paga in quattro marenghi d'oro che consegnò alla madre: in cambio, alla fiera di San Matteo, gli comperarono un paio di scarpe con le suole di legno. Non finì la quarta elementare perché dovette subito badare alle sessanta pecore del padre che con la buona stagione passava i confini, come tanti altri eisenponnar, che andavano a lavorare per costruire le strade ferrate nei territori dell'impero asburgico.
Così fino alla grande guerra, quando nella primavera del 1916 i nostri monti vennero invasi e i paesi distrutti, perché con suo fratello Toni, che aveva dieci anni, e con un vecchio di novanta dovette salvare un gregge di duecentoventi pecore che i pastori richiamati alle armi gli avevano lasciato in custodia. Per la prima volta nella storia, in primavera, le greggi invece di salire ai pascoli della montagna, scendevano a quelli invernali della pianura, e tutto questo tra bombardamenti e incendi.
Non avevano asini al seguito per portare le cose più indispensabili: erano serviti al trasporto dei bambini e dei vecchi che lasciavano le case; e nascevano anche numerosi gli agnelli perché era il loro tempo; e i comandamenti dei reggimenti che salivano verso l'Altopiano per fronteggiare l'offensiva li cacciavano da un luogo all'altro perché intralciavano i movimenti dei reparti. Giunti in pianura nessuno voleva concedere pascoli alle pecore affamate e nessuno voleva comperarle.
Finalmente ritrovarono il padre che tra le bombe che cadevano aveva guidato via le “vedove bianche” e i bambini della contrada, e ora riesce a svendere il gregge ai fornitori di carne per l'esercito. Bepi,a sedici anni, viene militarizzato con gli operai che scavano ricoveri e trincee per la linea di estrema resistenza. Ai margini delle montagna che guardano la pianura tanto agognata dagli austriaci. Suo fratello di dieci anni fa l'acquaiolo per dissetare i minatori. Guadagno 33 centesimi all'ora.
Quando a fine guerra ritorna nella terra dai padri ritrova solo case distrutte a livello del terreno, e le montagna sconvolte, irriconoscibili. Non ci sono più pascoli per le pecore, malghe per le mandrie, boschi per gli uccelli e caprioli, case per gli uomini. Bonificano la contrada e i campi attorno dai reticolati e dalle bombe inesplose, dalle armi abbandonate, dai cadaveri dei soldati. Lavora con gli altri nelle cave di pietra a tirar fuori il materiale per ricostruire le case demolite dai cannoni a dagli incendi; poi nei boschi a tagliare i tronconi secchi degli alberi così ridotti dal gas e dalla mitraglia.
Il padre riprende a fare i pastore con poche pecore, una decina; Bepi deve andare soldato di leva, e quando ritorna lui e suo fratello lavorano a recuperare e a vendere di nascosto il materiale bellico che portano a spalle dall'Ortigara e dallo Zebio. Così per anni; prima qui sul nostro altopiano, e poi in Carnia, in Cadore, sul Pasubio, sul Grappa. Era un lavoro duro, difficile e rischioso; molti ci lasciarono la vita o, nel migliore dei casi, una mano o un occhio.
Ma riesce, infine, a mettere insieme un po' di soldi per sposarsi e mettere su casa, e comperare un piccolo branco di pecore. E allora va con gli altri pastori, suoi antichi amici, per i nostri monti nella buona stagione e per le pianure tra Mincio e Isonzo da ottobre a marzo.
Anche gli anni della seconda guerra mondiale non sono facili; le sue pecore sfamano più volte i partigiani dove ha nipoti, cugini, figliocci; e dai tedeschi, in cambio delle agnelle requisite, riesce a farsi dare sale, che era prezioso per il formaggio, e la polenta per conservare carni e lardo.
Ma ora, da una decina d'anni, non va più per la montagna con le sue pecore e l'asina saggia; non glielo permettono per l'età la moglie e i figli; ma ogni estate si fa accompagnare per far visita agli amici pastori; o anche ci va di sua iniziativa perché costretto a riprendere l'asina che ha lasciato a scappare, e che per l'antica strada dei pascoli ha raggiunto il gregge, su in alto.
Giorno per giorno lui sa dove pascolano le pecore matricine con i loro agnelli e dove le pecore sterili e le agnelli con gli arieti, e chi custodisce il gregge. A lui chiedono consigli per curare le malattie o gli infortuni che possono capitare agli animali; sulle qualità di un cane; sulle condizioni dei pascoli o l'andamento della stagione. E gli animali e la natura con lui sono in armonia perché nei suoi confronti non si è mai vista diffidenza di cani o di cavalli, di pecore o di asini, di uccelli o di caprioli e di altri selvatici: da loro impara a conoscere l'istinto e a loro insegna il comportamento dell'uomo.
Di buon mattino, quando ancora molti dormono, e nel tardo pomeriggio, e con qualsiasi tempo, sale allo stabbio di Valgiardini governare di cibo e di acqua i suoi animali: è l'esercizio che fa per stare “in vita” con il mondo.
A un ragazzo di città che gli chiese un giorno quanto fosse lontana la sua casa rispose : - Una volta era a un quarto di cammino, ora a trenta minuti -. E al ragazzo che lo guardava senza capire spiegò: - Quand'ero giovane camminavo più lesto e la casa era più vicina, ora cammino più lento e la casa si è allontanata. Se arriverò a cent'anni sarà a un'ora di strada.
Nevica; sui poggioli delle ville e nei saloni degli alberghi brillano gli alberi di natale; nei negozi del centro non si trova una bottiglia di champagne, allo stadio del ghiaccio si sta scatenando una partita di hockey. Bepi dei Pune scende lungo il sentiero tra la neve alta; gesticola, scuote la testa: segue suoi pensieri e ricordi lontani mentre tra la neve che continua a cadere volano in gruppo le cornacchie, gracchiando.

RAGAZZI MI SERVE URGENTEMENTE IL VOSTRO AIUTO!!!!!!!!!!!!!!!!!

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webb97
Non ho trovato nulla su internet così questo riassunto te l'ho fatto io!!
Spero ti vada bene...
poi vedi tu di sistemarlo un pochino è solo uno schizzo delle idee principali


Bepi dei Pune è anziano di 80 anni che vive in montagna e alleva ancora qualche pecora, cani e un'asina, nn si arrende al fascino di questa vita che lo ha accompagnato nella crescita. Già quando aveva 7 anni aveva iniziato ad aiutare suo papà con le pecore e col passare degli anni le cose nn erano cambiate!! Poi però, nel 1916, iniziò la guerra e lui dovette far migrare i greggi verso la pianura, ma arrivato lì nessuno voleva far pascolare questi poveri animali... Bepi dopo aver ritrovato il padre e aver venduto le pecore che sarebbero state macellate per sfamare i soldati venne militarizzato guadagnando 33 centesimi all'ora!!
Successivamente lui ritorna nelle sue amate montagne le ritrova bonificate, con mine che devono ancora esplodere, senza pascoli per le pecore, senza alberi per gli animali, ritrova delle montagne irriconoscibili!! Suo papà continua a fare il pastore con le poche pecore rimaste in vita. lui e suo fratello lavorano a recuperare e a vendere di nascosto il materiale bellico.
Era un lavoro molto rischioso, si poteva perdere un occhio o una mano nei migliore dei casi!!
Beppi riesce ugualmente a sposarsi e ad avere una piccola casa nell'Altopiano.
Gli anni della seconda guerra mondiale sono altrettanto duri ma riesce comunque a resistere insieme alla sua famiglia e alle sue pecore!!
Ora per l'età gli impediscono di far pascolare ma lì in paese tutti lo ammirano e stimano!!

Eve
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Risposte
hamlah
grazie e che sono un po' imbranato con i riassunti

Aggiunto 18 ore 16 minuti più tardi:

qualcuno mi può aiutare.URGENTISSIMO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

webb97
ahh scusa avevo capito male ahhahaha ora vedo!!

hamlah
ma.............................mi serve solamente il riassunto.

webb97
1)Nella parte del libro relativa al rapporto uomini-api, l’autore utilizza registri e toni differenti. Il trattato inizia con argomentazioni di tipo scientifico, dimostrato dai numerosi dati, statistiche, e nomi specifici di cui l’autore molto spesso si serve (insectum, diecimila di nuove, 800000 specie, 25-30 centimetri, ecc.). Nel secondo capitolo il tono invece si modifica molto, facendo diventare l’opera molto più romanzata; il romanzo non è più un “elenco di nozioni scientifiche” (…non volevo farvi lezione di storia naturale da scuola d’obbligo…), ma diventa il racconto di una serie di esperienze vissute dal protagonista a contatto con le api, essenzialmente narrato in prima persona (mi ero, mi godevo, ecc.).
2)Il testo appare di tipo argomentativo, scientifico; lo scopo tuttavia del testo è di tipo informativo: l’autore scrive in prima persona rivolgendosi ad un lettore implicito con l’intenzione di educarlo. A tale proposito, per rendere efficaci le sue argomentazioni utilizza spesso citazioni di altri studiosi e inserisce parti narrative che possano colpire nell’intimo il lettore.
3)Il racconto è ambientato sull’Altipiano Di Asiago dove il narratore abita; la vicenda si sviluppa soprattutto nei dintorni di casa sua, dove Stern vive a contatto con le api. L’autore, inserisce l’opera, durante le quattro stagioni, proprio per soffermarsi sulle diverse abitudini delle api durante l’anno: in primavera, ad esempio, le api escono dall’arnia per succhiare il polline dai fiori e ricavare la loro fonte di sostentamento, mentre di inverno l’autore osserva questi piccoli animali protesi verso la sopravvivenza e il superamento di questa ostile stagione.
4)I personaggi del romanzo sono essenzialmente due:

L’uomo

Nel primo capitolo l’autore colpevolizza l’uomo giudicandolo indifferente e superficiale nei confronti della natura: il pensare al proprio bene, alle proprie comodità, ed intervenendo perciò sull’ambiente, ne distrugge il suo equilibrio con anche delle gravi conseguenze sugli esseri viventi. A riprova di ciò Stern fa ricorso a degli esempi: inventeremo veleni più potenti per levarci d’intorno il ronzio di una mosca resistente?
Proprio grazie alla consapevolezza che l’autore ha maturato riguardo al cattivo rapporto, instauratosi tra l’uomo e l’ambiente, il suo sforzo sarà quello di osservare e rispettare la nature vivendo in armonia con lei: egli è “amico” degli animali come si dimostra dal rapporto che ha con le api (si posavano amichevolmente sul mio braccio).
Fonti:
Le api

Le api che sono il tema centrale di questa parte di libro, non vengono considerate come singoli individui, ma come un insieme che compone un'unica entità, come Stern accenna più volte: “già perché le api sono un insieme e non individui…”.
L’autore in molte parti del libro dice che non è corretto chiamare regina e popolo i componenti di una comunità di api, poiché facenti parte tutti di un unico insieme che “non si tratta né di un regno, né di una repubblica, perché quella che viene definita regina non ha nessuna prerogativa reale”.
Oltre a queste caratteristiche si può notare dall’aggettivazione proposta, che le api sono molto lavoratrici: “stanche e affannate”, “accaldate”…

5)In questa parte di libro, particolare è il rapporto che si instaura tra uomo-api. Stern, spesso, appare molto angosciato per i suoi piccoli insetti (“Ero impensierito e preoccupato”) perché li considera quasi come dei compagni: gli fornisce, infatti, acqua nei periodi di siccità, le riscalda durante l’inverno chiudendo i fori dell’arnia, cura con zucchero a velo medicato le api malate. Nell’ultima parte, poggiando l’orecchio sull’arnia, l’autore sente “un brusio intenso e continuo che da l’impressione di un grande lavoro”. Stern riflette sull’organizzazione sociale delle api rispetto a quella dell’uomo: in un alveare, ogni ape svolge un compito preciso in funzione di tutta la comunità e tutti lavorano per tutti; in questo senso non esiste l’individuo ma tutta la comunità dove nessuno pensa al proprio benessere ma quello di tutti; e mi ricollego all’inizio quando ho affermato che secondo Stern l’uomo pensando ai propri fini ha rotto gli equilibri della natura. Forse, osservando le api, Stern ipotizza una società ideale per l’uomo?

6)Le frasi più significative in tal proposito secondo me sono: “ero impensierito e preoccupato” poiché rappresentano proprio il rapporto che c’è fra protagonista ed api; un rapporto creato sull’amicizia e sul rispetto reciproco. Un’altra frase altrettanto importante è: “Ma fino a che punto, c’è da chiedersi, gli altri esseri viventi, dai vegetali all’uomo saranno disposti ad assorbire questi veleni?”. Questa rappresenta un punto molto importante poiché con questa domanda l’autore mette in evidenza come l’uomo pensi solo ed unicamente al proprio bene, alle proprie comodità, ed intervenendo perciò contro la natura combattendola, sovverte l’ordine delle cose. Infine una frase che mi ha colpito molto è stata “si posavano amichevolmente sulle mie mani pelose”; mi è sembrata particolare poiché a differenza dei soliti comportamenti degli uomini, che si allontanano e temono questo tipo di insetto, Stern non solo si avvicina, ma vede nell’ape un amico, un compagno di cui non deve avere paura.


7)A volte appaiono dei flash-back, molto spesso inerenti alla vita dell’autore: “Mi sono rimaste per sempre il ricordo di quelle sere di maggio…”, “otto o dieci anni fa gli sciami si posavano sul ciliegio…”. Secondo me vengono utilizzati per far capire che anche in giovinezza, Stern era legato alla natura come lo è adesso: difatti quasi all’inizio del capitolo racconta che allo scoppio della guerra, quando aveva 19 anni, andava spesso a vedere i rondoni introno alla chiesa di Castellamonte. Ricorda, inoltre, quando nove anni addietro, osservava gli sciami posarsi sui ciliegi e sull’acero di fronte alle arnie; oggi gli stessi sciami attraversano la strada posandosi sugli abeti dell’impiantagione forestale; il secondo flash-back a mio parere è importante poiché dimostra come già l’autore, dieci anni prima fosse affascinato dalle api.


8) Dal momento che il testo ha una funzione didascalica-informativa, sono presenti citazioni, come già affermato in precedenza specialmente di autori legati a materie scientifiche: la prima che ho trovato è al capitolo terzo: Stern cita un ricercatore della Sorbona, Remy Chauvin: egli afferma che le api sono un “sociale d’interconnessione di tanti piccoli cervelli…” (pag. 132). In seguito nomina una scoperta fatta dallo stesso Chauvin, cioè le epagine che consiste in una misteriosa sostanza che alimenta un uovo dal quale nascerà la regina.

9)Termini scientifici del capitolo terzo:

Ditteri: insetti con apparato boccale atto a pungere e a succhiare, e con rudimenti di ali (bilancieri) al posto del secondo paio che manca talvolta sono privi di ali. Comprendono mosche e zanzare.

Ape: genere di insetti imenotteri aculeati. Vive in società polimorfe, costituite da una femmina dedita alla riproduzione (regina), da pochi maschi (fuchi o pecchioni)
Pupa: stadio di sviluppo degli insetti con metamorfosi completa (olometaboli), tra la larva e l’adulto Nelle farfalle detta anche crisalide.
Larve: stadio giovanile degli insetti soggetti a metamorfosi (anfibi, insetti, crostacei, molluschi).
Epagine: misteriosa sostanza che alimenta un uovo dal quale nascerà la regina.
Favo: insieme delle cellette costruite dalle api con la cera, per riporvi le uova e gli alimenti (miele e polline) atti a nutrire la prole.

può esseri d'aiuto?
l'ho trovato su answer nn so se è questo che cercavi
nn ho trovato nient'altro....
mi dispiace x il sito concorrente!! Non mi uccidete grazie!!

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