Urgente Foscolo!!!!!!!!!!

vince90
Avrei bisogno urgentemente di una produzione su foscolo in generale,meglio se un saggio breve,per il compito in classe di domani visto che su internet non c'è niente...
Provateci voi...

Risposte
Cronih
Frutto della mia intelligenza... comunque ti va bene??

vince90
complicatissimo....
da dove l'hai preso io non l'ho trovato....

Cronih
Tra i poeti italiani, Foscolo, è quello che sulle generazioni romantico-risorgimentali ha esercitato il fascino maggiore. Contribuivano a ciò sia le sue vicende biografiche: fu uomo di varie e ardenti passioni amorose; conobbe gli ambienti più vari, in Italia e all’estero; si impegnò vivacemente, almeno per un certo periodo, nella vita politica e trascorse l’ultima parte della sua esistenza in esilio. Oggi alla sua poesia ci si può accostare con animo sgombro da entusiasmi e passioni contingenti, e quindi meglio disposti a cogliere la complessità di una personalità umana e di una produzione poetica che non sono prive di contraddizioni o comunque di ambivalenze: ciò non comporta una revisione del giudizio di valore – Foscolo resta sempre un “classico” del nostro Ottocento –, ma può modificare una valutazione che puntava un po’ schematicamente sulla “compattezza” e sulla “lezione eroica” dell’autore dei “Sepolcri”.
Un dato di fondo della società (non solo italiana) dell’ultimo Settecento è la crisi degli entusiasmi giacobini di fronte alla spegiudicata politica napoleonica (trattato di Campoformio) e Foscolo diede una rappresentazione, che riscosse un larghissimo successo, nel romanzo “Ultime lettere di Jacopo Ortis” (1802), molti ricavaroono dal gesto conclusivo di Jacopo, il suicidio, una lezione di “protesta eroica”. Una lettura più distaccata e più consapevole, oggi, può mettere in luce che in quest’opera c’è una componente di protesta contro la violenza del gioco politico che calpesta gli entusiasmi e i sentimenti dei patriottici, ma ci sono anche parecchie occasioni nelle quali l’atteggiamento del protagonista si risolve nella desolata constatazione di una legge di violenza che da sempre ha dominato la storia umana. La violenza è vista allora come una legge “naturale” e da ciò derivano un’accettazione amaramente rassegnata e la constatazione dell’inevitabile fallimento dell’intellettuale-patriota, che in quel contesto è nient’altro che un profeta disarmato. La Disperata protesta e la dolente rassegnazione coesistono dunque in quest’opera, pur trattandosi di atteggiamenti contrastanti. Ma questa ambivalenza, questo coesistere e reciproco di tramarsi di componenti contrastanti, sono frequenti nella produzione foscoliana.
Si ripresentano ad esempio nella produzione lirica (odi e sonetti) degli anni 1800-1803, nella quale trovano espressione sia la tematica biografico – affettiva (gli affetti familiari, le “secrete cure” del disagio di vivere), sia il vagheggiamento di un mondo che compensi della mediocrità del presente, un mondo fondato su valori eterni come la Bellezza e la Poesia, il mondo della mitica grecità. Con questa polivalenza di atteggiamenti e di temi, Foscolo, in una personale e irripetibile sintesi, mediava atteggiamenti e sensibilità che per un verso rientravano nell’alveo della cultura e dell’arte romantica (il dissidio individuo-società, la lacerazione interiore, l’oscura aspirazione alla “fatal quiete”, la morte), per un altro verso si collegavano all’orientamento neoclassico (la Bellezza concepita come risarcimento dell’angoscia di vivere, l’evasione nel culto di un mondo mitico nel quale si era realizzata la pienezza del vivere). Una risposta però particolarmente significativa ai problemi che nella produzione precedente aveva affrontato Foscolo la dà con i “Sepolcri” (1807). Significativa perché come superamento dei limiti della condizione umana egli addita non la contemplazione (che tutto sommato restava un’esperienza estetica), ma l’azione, il concreto impegno nel vivere associato.

La morte e l’oblio
Nella visione materialistica e non religiosa dello scrittore sono indissolubili al destino dell’uomo, e l’unico modo di esorcizzarli è l’agire “altamente”, il “furor d’inclite geste”. Derivava da ciò una sorta di laica immortalità, che non è elargita a tutti, come quella promessa dalla fede religiosa, ma che è conquistata e riservata solo ai “forti”. Anche se è la più famosa, questa non è peraltro l’ultima posizione di Foscolo: negli anni che seguono, in lui sono sempre più prevalenti, ma non i soli, gli atteggiamenti di distacco, la progettazione di un distanziamento dalle urgenze affettive (si pensi al personaggio di Didimo Chierico, che è una specie di snti-Ortis), la faticosa ricerca di una poesia (“Le Grazie”) volta a celebrare un mondo mitico e mitizzato come un “altrove” che distanzi e compensi le delusioni storiche.

Ti va bene?? puoi usarlo come tema,io l'avrei preso se fossi nella tua situazione!

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