URGENTE, domani ho il compito dei '' i promessi sposi''

paolo.97
mi servirebbe, il più urgente possibile, un riassunto del secondo, quarto e sesto capitolo dei promessi sposi con un commento per ogni uno dello scrittore, una descrizione dei personaggi(carattere etc..) do il massimo dei punti al primo che risponde con cose sensate grazie in anticipo !!!

Miglior risposta
ivan lazzari
2 capitolo
La notte per don Abbondio trascorre agitata, tumultuosa, ma gli dà il tempo di preparare un piano per obbedire a don Rodrigo: quel matrimonio deve essere rinviato a tempo indeterminato. Poi si vedrà: intanto bisogna sostenere e respingere il primo attacco, quello di Renzo che viene di buon mattino a prendere accordi col curato sull'ora del matrimonio. La data era stata fissata da tempo dallo stesso curato: il quale, ora al vedersi di fronte Renzo, dapprima si finge sorpreso, poi adduce una serie di scuse di carattere amministrativo: non aveva (e se ne assume la colpa) preparato in tempo tutti gli atti prescritti dalla Chiesa. Non è la fine del mondo, se si sposta il matrimonio di qualche giorno.
Dolente e intristito e quasi arrabbiato Renzo esce dalla casa del curato, ma fuori è ad aspettarlo Perpetua, la quale ha una voglia matta di parlare e dire tutto a Renzo. Abilmente solleticata Perpetua dice a Renzo la vera ragione del rinvio delle nozze. E Renzo si precipita nella stanza del curato e con le buone o le cattive (ad un certo momento inavvertitamente mette mano al coltello) riesce a sapere da don Abbondio il nome del manigoldo che si oppone al matrimonio. Mogio mogio Renzo si reca a casa da Lucia che intanto si agghindava per le nozze. A lei e alla suocera, Agnese, comunica il fatto: gli invitati sono allontanati con la scusa che il matrimonio non si fa per malattia del curato.
Ed effettivamente don Abbondio, pressato prima dai bravi poi da Renzo, è caduto in preda alla febbre. La casa del curato sembra un fortilizio: tutto vi è sbarrato come se si temesse un imminente attacco. Alle comari che, indotte da spirito pettegolo, erano andate a bussare per trovare conferma della malattia del curato, Perpetua affacciatasi ad una finestra conferma la notizia con insolita fretta e secchezza.
( il commento non te lo riesco a fare mi dispiace ! )

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4 capitolo
La mattina seguente, piuttosto presto, padre Cristoforo esce dal convento di Pescarenico per raggiungere la casa di Lucia: attraversando la serena campagna, che ha i toni e i colori limpidi e dolci del mattino, il padre osserva con dolore i segni dell'incipiente carestia. A questo punto il Manzoni avverte il bisogno di interrompere la trama narrativa dei due promessi per dare un profilo biografico e morale del frate. Era figlio di un grosso mercante che, dopo aver faticato, s'era conquistata una grossa fortuna: lo turbava la sua origine modesta di popolano: voleva essere accettato dai nobili ed essere eguale a loro. La parola "mercante" in sua presenza era motivo di Aveva un solo figlio, Ludovico, cui volle impartire l'educazione che era degli aristocratici. Ludovico era cresciuto fra l'opulenza, la servitù, con gli agi propri dei nobili. Dai quali, nonostante i tentativi di essere accettato, era stato sempre snobbato e lasciato da parte. Aveva però indole buona che lo portava a proteggere i poveri, e a respingere gli atti di ingiustizia e di sopraffazione. Tanto che a volte, disgustato della società, aveva meditato di farsi frate. Viveva però in una grande contraddizione: voleva essere dei nobili, ma intanto ne respingeva la mentalità e i pregiudizi. Voleva un mondo regolato da giustizia e non s'avvedeva che la vita dell'aristocrazia, cui voleva partecipare, era quella della sopraffazione.
turbamento. Voleva essere uomo di pace ma andava armato come i signorotti e si circondava di un corpo di guardia armata. Il fatto che diede una svolta a tutta la sua vita fu il duello che dovette sostenere in pubblica strada, lui e i suoi servi, tra cui uno che gli era molto caro e si chiamava Cristoforo, contro un signorotto prepotente ed aggressivo, circondato anche questo da alcuni bravi. Lo scontro ebbe ragion futili: il prepotente voleva che Ludovico gli cedesse il passo lungo il muro: come nobile presumeva di averne diritto. Ma questo privilegio non gli venne riconosciuto da Ludovico che nel duello, quando vide cadere il suo Cristoforo, persa la luce della ragione, infilzò l'avversario tra l'approvazione della gente che col vinto per le sue maniere brutali ce l'aveva.
Come fuor di sé, Ludovico viene spinto nel vicino convento dei cappuccini: come ogni convento anche questo gode del diritto d'asilo, che concede l'immunità a tutti coloro che vi si rifugiano: non possono però uscirne. Ma in convento Ludovico medita su di sé, sui grandi temi del destino dell'uomo si converte e si fa frate. Da allora fu frate e dentro sempre lo accompagnò il desiderio di giustizia con la energica opposizione ai soprusi. Prima di iniziare la nuova vita, volle chiedere perdono al fratello dell'ucciso: lo ottenne ma la cerimonia che doveva essere di umiliazione, si risolse in un trionfo per lui.

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don Abbondio :
Riassunto di don Abbondio
Curato del paese di Renzo e Lucia, dovrebbe unirli in matrimonio ma, minacciato da Don Rodrigo, cerca di evitare a tutti i costi di celebrare le nozze e lo farà solo alla fine del romanzo, quando ogni pericolo sarà svanito. La vita di Don Abbondio si svolge tutta nell'orbita di Don Rodrigo e sotto l'influsso del suo principale difetto, la paura. La sua storia non è altro che la storia della sua paura e di tutte le manifestazioni attraverso le quali essa si rivela. Gretto, meschino, egoista fino all'impossibile, non è uomo cattivo, ma nemmeno buono; egli vive come in un limbo tormentato dalla paura; vede ostacoli e insidie anche dove non ci sono e l'angoscia e la preoccupazione di riuscire ad uscirne indenne lo rende incapace di prendere posizione tra il bene e il male. Anche quando, per un breve attimo, le parole del Cardinale, sembrano risvegliare in lui una luce, questa non riesce a giungere agli strati superiori della sua coscienza. Il suo carattere, oltre a creare vari spunti di comicità, non è privo di una certa grettezza che egli rivela per la soddisfazione dello scampato pericolo.

La sua funzione
Principale, per codardia si trasforma in aiutante dell'antagonista (simboleggia chi, pur investito di responsabilità istituzionali, si piega al più forte), personaggio meschino e reietto è un succube che tenta di avere il minor danno proprio a discapito dei più poveri.

Il ruolo nel romanzo
Curato del paese, vocazione non spirituale ma di convenienza; non benestante; esercita una forma di banco di pegni.

Personalità
Pavido, egoista, pauroso e codardo si ispira alla regola di "scansare tutti i contrasti e cedere quelli che non può scansare"

Comportamento
Don Abbondio è succube del suo tempo, della sua epoca e delle ingiustizie presenti in essa; non riuscendo ad affrontarle tenta di scansarle. Viene paragonato ad un vaso d'argilla che viaggia insieme ad altri vasi di ferro su un carro. Egli risulta vittima della società perché non possiede un carattere forte e determinato ("non era nato con un cuor di leone").

Dove lo incontriamo
1° Capitolo
Don Abbondio: protagonista del 1° capitolo, curato del paese che dovrebbe unire in matrimonio Renzo e Lucia. Pauroso, definito simbolicamente vaso di terra cotta in mezzo a tanti vasi di ferro. Cerca di evitare i contrasti, di essere neutrale e se proprio deve di mettersi dalla parte del più forte. Religioso non per vocazione ma per rientrare in una classe protetta. Pauroso fin dalla giovinezza, molto rispettoso dei potenti. Personaggio che presenta tratti di comicità soprattutto nel dialogo con Perpetua. Estremamente egoista, quando vede i bravi è stizzito perché si accorge che sono lì per lui.

2° Capitolo
Don Abbondio risulta essere, come nel primo capitolo, uno dei personaggi principali, difatti è proprio a causa sua che Renzo si ribella e non si può sposare; durante la notte Don Abbondio aveva meditato più che una soluzione al problema un modo per posticiparlo dicendo a Renzo che vi erano degli impicci legali. La caratterizzazione psicologica di Don Abbondio viene ancor più determinata dal suo atteggiamento con Renzo: Don Abbondio, come abbiamo visto nel primo capitolo, si sottomette alla violenza dei potenti senza reagire, ma quest’odio lo scarica su coloro che non hanno colpa e modo di difendersi: i poveri, gli ignoranti che in questo caso vengono rappresentati da Renzo. Tutto il dialogo tra Don Abbondio e Renzo è improntato sull’umorismo tragico di Don Abbondio che cerca di non impicciarsi e di eludersi anche dagli stessi discorsi in cui è lui l’elemento principale.

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Padre Cristoforo
Riassunto di Frà Cristoforo
Frate cappuccino del convento di Pescarenico, poco distante dal paese dei due promessi sposi, egli è la guida spirituale cui si affida Lucia. La sua indole ribelle, ma al tempo stesso generosa è già delineata fin da quando, non ancora frate, porta il nome di Lodovico. Abituato sin da giovane all'agiatezza e al lusso, cresce alimentando un'abituale fierezza che lo porta, come il padre, a scagliarsi contro l'ostilità del mondo aristocratico e vanesio, conducendo una guerra aperta contro i suoi rivali e schierandosi a fianco dei deboli che avessero subito da essi un sopruso. Questo suo atteggiamento lo porterà al famoso duello dal quale uscirà con la convinzione della sua vocazione. La figura del frate grandeggia, non come quella di un essere superiore, ma come quella di un uomo tra gli uomini, che ha vissuto le sue esperienze e ha formato il suo carattere proprio in mezzo al complicato mondo seicentesco. In lui, immagine viva e vera, si può vedere il simbolo dell'eterna lotta tra il bene e il male, tra forza materiale e forza spirituale che, sorretta da una fede senza confini, è destinata a trionfare. Quello che egli prima operava a servizio di una giustizia umana, ora opera a servizio di quella divina e proprio in questa continuità risiede la reale umanità del personaggio. L'ultima immagine che abbiamo di lui, con i segni della fine sul volto, è quella al lazzaretto, a servire i bisognosi come in tutta la sua vita.

Ruolo nel romanzo
Aiutante dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia un cristianesimo coraggioso, capace di prendere posizione in difesa dei più deboli). Padre cappuccino, di benestante famiglia di mercanti.

Comportamento
Irrequietezza interiore, disciplina d’umiltà, somma spiritualità religiosa, costante astinenza, autocontrollo, senso della giustizia, determinazione e coraggio.

Descrizione fisica
Padre Cristoforo è un uomo ormai vicino ai sessant’anni, con un capo rasato, tranne, secondo il rito dei cappuccini, una piccola corona di capelli. Ha una barba lunga e bianca che gli copre la faccia e il mento e la fronte marchiata da rughe, segno probabilmente delle sue abituali riflessioni. Ha due occhi incavati, spesso chinati a terra, ma che talvolta sfolgorano con vivacità repentina. Il vero nome del personaggio in questione è Ludovico, il quale, da giovane, conduceva una vita signorile tale a quella del padre,camiò strada quando arrivò ad uccidere un uomo,essendo il suo un animo buono l'uomo decise di dedicare la sua vita alla chiesa.La sua storia fa facilmente intuire il carattere dell'uomo,gentile e colmo di bontà,ma allo stesso tempo dotato di una forte astuzia e perspicacia!

Dove lo riscontriamo
3° Capitolo
Nel 3° capitolo è introdotta la figura di Fra Cristoforo: il Manzoni lo introduce dicendo: “Nessun si pensi che fosse un frate di dozzina, una cosa da strapazzo. Era anzi uomo di molta autorità, presso i suoi, e in tutto il contorno”.
Era un cappuccino che non esitava come i frati di quell’ordine né servir gl'infimi, né esser servito da' potenti, entrar ne' palazzi e ne' tuguri, con lo stesso contegno d'umiltà e di sicurezza. La parola «frate» racconta l’autore veniva pronunciata o col più gran rispetto, e col più amaro disprezzo e così in questi primi tratti ci fa comprendere in quale considerazione anche padre Cristoforo fosse tenuto.

Aggiunto 1 minuto più tardi:

non posso fare altro è tardi mi dispiace spero di esserti stato utile !!
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