Teogonia di Esiodo vv116-vv172

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BRANI DALLA TEOGONIA DI ESIODO
Questo cantatemi, o Muse, che abitate le olimpie dimore,
fin dal principio, e ditemi quale per prima nacque di loro.
Dunque per primo fu Caos, e poi
Gaia/Gea dall’ampio petto, sede per sempre di tutti
gli immortali che abitano la vetta nevosa d’Olimpo,
e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,
poi Eros, il più bello fra gli immortali,
che rompe le membra, e di tutti gli dei e gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio.
(vv. 114-115)
Gaia per primo generò, simile a sé,
Urano stellato, che l’avvolgesse tutta d’intorno,
che fosse ai beati sede sicura per sempre. [...]
con Urano giacendo, generò Oceano dai gorghi profondi,
e Coio e Crio e Iperione e Giapeto,
Teia, Rea, Teti e Mnemosine,
e Foibe dall’aurea corona e l’amabile Teti;
e dopo di questi, per ultimo, nacque Crono dai torti pensieri,
il più tremendo dei figli, e prese in odio il gagliardo genitore.
(vv. 126-128. 133-138)
Quanti nacquero da Gaia ed Urano,
ed erano i più tremendi dei figli, furono presi in odio dal padre
fin dall’inizio, e appena uno di loro nasceva,
tutti li nascondeva, e non li lasciava venire alla luce,
nel seno di Gaia; e si compiaceva della malvagia sua opera
Urano, ma dentro si doleva Gaia prodigiosa,
stipata; allora escogitò un artificio ingannevole e malvagio.
Presto, creata la specie dello scuro adamante,
fabbricò una gran falce e si rivolse ai suoi figli
e disse a loro aggiungendo coraggio, afflitta nel cuore:
“Figli miei e d’un padre scellerato, se voi volete
Obbedirmi potremo vendicare il malvagio oltraggio del padre
Vostro, ché per primo concepì opere infami”.
Così disse e tutti allora prese il timore, né alcuno di loro
parlò, ma, preso coraggio, il grande Crono dai torti pensieri
rispose con queste parole alla madre sua illustre:
“Madre, sarò io, lo prometto, che compirò questa
opera, ché d’un padre esecrabile cura non ho,
sia pur mio, ché per primo compì opere infami”.
(vv. 154-172)
Costoro dunque, suoi figli, il padre li chiamò Titani,
per odio, il grande Urano, che pure generò lui stesso.
(vv. 207-208)
Rea poi, unitasi a Crono, partorì illustri figli:
Estia, Demetra e Era dagli aurei calzari,
e il forte Ade, che sotto la terra ha la sua dimora,
spietato nel cuore, e il forte tonante Ennosigeo,
e Zeus prudente, degli dei padre e degli uomini.
Ma questi li divorava il grande Crono, appena ciascuno
dal ventre della sacra madre ai suoi ginocchi arrivava,
e ciò escogitava perché nessuno degli illustri figli di Urano
fra gli immortali avesse potere regale. [...]
E quando Zeus, padre degli dei e degli uomini, prossima fu
a partorire, (Rea) allora chiese ai genitori
suoi, Gaia e Urano stellato,
di darle consiglio perché potesse nascondere il suo parto. [...]
A quello poi, avvolta in fasce, una grande pietra essa diede,
al figlio di Urano grande signore, primo re degli dei;
egli la prese con le sue mani e giù la inghiottì nel suo ventre,
sciagurato, e non pensava nel cuore che,
al posto del sasso, suo figlio invitto e indenne
gli era rimasto, e che presto lo avrebbe vinto per forza di braccia,
cacciato dal trono e fra gli immortali avrebbe regnato.
(vv. 453-462. 468-471. 485-491)
Così, dopo che gli dei beati ebbero compiuto la loro fatica
e coi Titani conclusa di forza la loro disputa d’onore,
allora invitarono a prendere il trono e il comando,
per i consigli di Gaia, l’olimpio Zeus dall’ampio sguardo
sugli immortali, e lui distribuì a loro gli onori. (vv. 881-885)

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