Tema x domani (24965)

Sn00pN4t
Ragà mi serve stò tema,urgente per domani...qualche idea?? grazie



- La guerra in terra santa è il principale argomento dei media di questi giorni,la pace sembra lontana e la tregua di cui si stà discutendo avviene purtroppo solo dopo il massacro di tante vite umane e soprattutto di bambini. Esponi le tue impressioni a riguardo.

Risposte
Rina96
è un buon testo ma...dopo le guerre romane quel territorio è diventato degli arabi.in più i palestinesi si difendevano e fin'ora cn i sassi.
nel tuo testo si capisci che sei dalla parte degli israeliani ma tranne ciò mi piace

Aleksej
Perché in Palestina… o meglio in Israele non c’è pace? Be’, è difficile dirlo..
Quello che è certo è che si tratta essenzialmente di un conflitto culturale ed etnico. E’ inutile negarlo.. Le mille mediazioni fallite fatte negli anni hanno dimostrato che alla base del conflitto c’è essenzialmente un forte… fortissimo pregiudizio culturale e religioso, alimentato soprattutto (ma non solo) dall’estremismo islamico. E questo in ragione del fatto che la cultura islamica non accetta il diverso e non accetta la libertà religiosa. Chi non crede nel Corano è un infedele e non deve trovare pace. Quel che è certo è che le terre di Palestina sono state la culla della cultura ebraica. Gli ebrei abitavano quelle terre già tremila anni fa. Ed è solo a causa della conquista romana e di tutte le vicende storiche successive, tra cui l’affermazione dell’Islam nel medioriente, che il regno di Israele è scomparso e gli ebrei si sono sparpagliati in tutto il mondo. Il ritorno nella loro terra d’origine, più che un dovere era un diritto a cui nessun popolo potrebbe mai rinunciare, soprattutto dopo l’olocausto nazista che molti oggi negano assurdamente.D’altra parte, questo certamente non implicava che il ritorno degli ebrei nella loro terra d’origine dovesse dare inizio a un sanguinoso conflitto fatto di bombe, missili, guerre a sorpresa e preventive, e in ultimo, attentati costanti e perenni. Certamente no. Ecco perché il ritorno del popolo di Mosè nella terra promessa avrebbe dovuto comunque comportare un piano di pacificazione che in verità non c’è stato, nonostante tutti gli sforzi, fatti;In verità, guardando alla storia e alle vicende sanguinose che hanno costellato il conflitto israelo-palestinese, di errori ce ne sono stati tanti e certamente da ambo le parti, mosse come sempre dal pregiudizio religioso ed etnico. Nessuna delle due vuole cedere qualcosa all’altra. Entrambe vorrebbero ottenere tutto, entrambe vorrebbero Gerusalemme come capitale, ed entrambe vorrebbero prevalere sull’altra parte. Da qui gli attentati meschini dei kamikaze contro persone innocenti; da qui la colonizzazione selvaggia degli ebrei in territori che dovrebbero appartenere ai palestinesi. Da qui le guerre e i muri che sono stati eretti tra Israele e Striscia di Gaza. Da qui la costante disattesa delle risoluzioni ONU. Da qui la mortificazione di due popoli che vorrebbero la pace solo a parole, ma non nei fatti. Cosa fare? Be’, è difficile dirlo. Davvero difficile. Non è pensabile che Israele rinunci alla propria terra e rinunci alla propria sicurezza. Del resto, lo Stato ebraico è l’unico stato autenticamente democratico nel Medioriente. E l’Europa non può certo sottrarsi al dovere di sostenerlo. Non è ammissibile che si debba difendere un popolo palestinese che, a prescindere da tutto, ancora non ha imboccato definitivamente la via democratica. La prevalenza politica di Hamas lo dimostra, e lo dimostrano i costanti aiuti militari che i palestinesi continuano ad accettare dagli Hezbollah del Libano e dalla Siria. Una vera volontà di pace, infatti, dovrebbe in primo luogo comportare una svolta nelle relazioni diplomatiche e dovrebbe definitivamente comportare l’abbandono dell’idea (non del tutto sopita) di cancellare Israele dalle carte geografiche, come invece predica oggi il presidente dell’Iran.A parte questo, la Palestina, dovrebbe eliminare il terrorismo come arma di lotta e dovrebbe iniziare a rimboccarsi le maniche per lavorare sodo nel suo territorio, affinché inizi a fiorire economicamente. Solo la via del progresso e della ricostruzione crea un popolo in grado un giorno di essere una nazione e dunque uno Stato. Altrimenti, resterà sempre sul piede di guerra, e chi ne farà le spese saranno sempre e solo i più deboli.

marilena97
no...

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.