Tema su Verga, sul Verismo e sulla novella Rosso Malpelo
Salve,
Devo fare un tema su Verga, sul Verismo e sulla novella Rosso Malpelo.
Devo raccontare un po' la vita di Giovanni Verga e sul movimento di pensiero (il Verismo) che lo ha spinto a scrivere varie novelle, tra cui, Rosso Malpelo, e su questa novella devo farci il riassunto.
Tutto questo concentrato in un tema.
Spero che qualcuno possa aiutarmi.
Grazie.
P.s. URGENTE
Devo fare un tema su Verga, sul Verismo e sulla novella Rosso Malpelo.
Devo raccontare un po' la vita di Giovanni Verga e sul movimento di pensiero (il Verismo) che lo ha spinto a scrivere varie novelle, tra cui, Rosso Malpelo, e su questa novella devo farci il riassunto.
Tutto questo concentrato in un tema.
Spero che qualcuno possa aiutarmi.
Grazie.
P.s. URGENTE
Miglior risposta
Giovanni Verga:
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia della piccola proprietà terriera. Rivale fin da bambino un grande interesse per la lettura, sopratutto di opere di argomento storico; già tra i sedici e diciasette anni scrive, senza pubblicarlo, il suo primo romanzo. Nella giovinezza frequenta la facoltà di giurisprudenza, ma non conclude gli studi, avendo deciso di seguire la sua vocazione letteraria.
Intanto partecipa con passione alle vicende della seconda guerra d'indipendenza scrivendo su giornali di orientamento patrotico ed anche arruolandosi, durante la spedizione dei Milla, nella Guardia Nazionale.
Nel 1869 si trasferisce a Firenze, allora capitale d'Italia, dove diventa amico dello scrittore Luigi Capuana. Poi, dal 1872 stabilisce la propria residenza a Milano da cui si allontana solo per brevi viaggi; fondamentale per la sua formazione di autore verista è il viaggio a Parigi dove incontra lo scrittore Emile Zola, uno dei più importanti esponenti del Naturalismo. Milano è, in quegli anni, il centro della vita economica e culturale italiana; è la città più industrializzata e il successo della borghesia imprenditoriale favorisce il diffondersi tra gli intelletuali delle idee positive, dell'interesse per gli scrittori naturalisti francesi, della crisi del pensiero romantico. Durante il soggiorno milanese, Verga scrive tutte le sue opere più importanti.
Nel 1893 ritorna a Catania dove muore nel 1922, due anni dopo aver ricevuto la nomina di senatore.
novella Rosso Malpelo
Rosso Malpelo è il protagonista dell'omonima novella, egli viene presentato, dal narratore con una caratterizzazione diretta e viene approfondita in seguito, indirettamente, la sua figura attraverso altri personaggi (per es. il rapporto con Ranocchio). Il narratore ne da una caratterizzazione fisica ( brutto ceffo, sempre cencioso e sporco di sabbia), psicologica (torvo, ringhioso e selvatico) e sociale (emarginato e vilipeso da tutti). Lo si può definire come un personaggio statico, nonostante forse si avverta in lui il seme di un cambiamento interiore. E’ una persona emarginata e denigrata dalla società in cui vive, chiamato così a causa dei capelli rossi che, secondo le superstizioni dell’epoca, erano riconducibili alla sua presunta malignità e cattiveria. Cresce con questa convinzione Malpelo: subisce la violenza sia alla cava che in famiglia, dalla madre (che "non aveva mai avuta una carezza da lui, e quindi non gliene faceva mai") e dalla sorella ( che, nel dubbio che Malpelo sottraesse qualche soldo dalla paga "gli faceva la ricevuta a scapaccioni"); ben tre morti scandiscono la sua "educazione sentimentale" (al centro, fra quella del padre e quella di Ranocchio, la morte più significativa: quella del Grigio); così, non può far altro che divenire "saggio" e rovesciare sui più deboli (Ranocchio e il Grigio), a fine "pedagogico", la violenza che riceve dai più forti. Nonostante questo Malpelo avverte, anche se confusamente, che c’è la possibilità di un mondo diverso, al di fuori di quello in cui vive lui; desidera, pur non comprendendolo appieno, un mondo fondato sull’amore (e non sulla violenza): quel mondo che gli evocano i calzoni di fustagno o le scarpe del padre ("gli pareva che fossero dolci e lisci come le mani del babbo, che solevano accarezzargli i capelli "), o il pensiero che si potrebbe lavorare diversamente (come il manovale "cantando sui ponti, in alto, in mezzo all’azzurro del cielo, col sole sulla schiena "; o come "il contadino, che passa la vita fra i campi, in mezzo al verde, sotto i folti carrubbi, e il mare turchino là in fondo, e il canto degli uccelli sulla testa"), o ancora il paradiso di cui gli parla Ranocchio ("dove vanno a stare i morti che sono stati buoni, e non hanno dato dispiaceri ai loro genitori"), infine il pianto della madre di Ranocchio per il figlio morente (e qui Malpelo ha bisogno di un alibi, per continuare ad accettare il proprio mondo: la madre di Ranocchio piangeva perché "il suo figliolo era sempre stato debole e malaticcio, e l’aveva tenuto come quei marmocchi che non si slattano mai. Egli invece era stato sano e robusto, ed era malpelo, e sua madre non aveva mai pianto per lui, perchè non aveva mai avuto timore di perderlo."). Malpelo è una delle vittime di una società chiusa ai cambiamenti, perciò le credenze sono più importanti delle persone e relegano chi certi difetti ad uno stato di emarginazione.
Il Verismo
Le radici culturali del Verismo.
Il Verismo nasce in Italia nella seconda metà dell'800 come conseguenza degli influssi del Positivismo che suscitò negli intellettuali fiducia nel progresso scientifico. L'influenza del Positivismo si manifestò in vari settori, fra i quali la letteratura. Esso è un movimento filosofico che nasce in Francia attorno alla metà dell'800 e si diffonde grazie al francese A.Comte e all'inglese C. Darwin.
Il Verismo
Verso la fine degli anni '70, grazie all'impegno critico di Luigi Capuana e al genio narrativo di Giovanni Verga, si afferma il Verismo. Fra i principali motivi che contribuirono all'affermazione di questo movimento vi fu prima di tutto la crescente attenzione verso lo sviluppo del sapere scientifico, che sembra fornire gli strumenti più adeguati all'osservazione e alla spiegazione dei fenomeni naturali e dei comportamenti umani. Il secondo elemento determinante fu l'emergere della questione sociale in genere e in particolare, il diffondersi dell'interesse per le condizioni di vita del Meridione, un argomento che costituiva la materia privilegiata per quell'analisi oggettiva della realtà che i nuovi orientamenti della cultura consideravano un'esigenza primaria. Un ulteriore motivo di diffusione fu la volontà di favorire la crescita del livello culturale dei ceti popolari. La dottrina del Verismo fu elaborata nel centro culturale più vivace di quel periodo, l'ambiente milanese. Colui che ne enunciò per primo i canoni teorici fu L. Capuana e il suo romanzo "Giacinta", può essere considerato un vero e proprio manifesto programmatico della nuova poetica. Sulle sue teorie esercitarono il loro influsso i modelli del realismo inglese, ma soprattutto i romanzi del naturalista francese Emile Zola. Le idee del Capuana sul romanzo, ebbero una palese influenza su tutto il gruppo della Scapigliatura lombarda e in particolare su G. Verga, che fu spinto verso il definitivo abbandono della maniera tardo romantica.
Il Verismo che si diffonde in Italia, deriva direttamente dal Naturalismo, ma è fedele alla indicazioni provenienti dalla Francia più nella teoria che nell'applicazione concreta. Verismo e Naturalismo condividono una narrativa realistica, impersonale e scientifica, che non lascia trapelare nessun intervento né giudizio da parte del narratore, mentre differiscono per quanto riguarda i contesti dove sono ambientate le vicende. Il Naturalismo si focalizzava di norma su ambienti metropolitani e classi (dal proletariato all'alta borghesia) legate alle grandi città e al loro sviluppo; il Verismo invece, privilegiava le descrizioni di ambienti regionali e municipali e di gente della campagna. La piccola provincia e la campagna, con la miseria e l'arretratezza, gli stenti e le ingiustizie sociali divennero i luoghi e i temi prediletti de esso e contribuirono in modo decisivo a svelare aspetti profondi o addirittura sconosciuti della realtà sociale.
va bene questo? spero di si
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia della piccola proprietà terriera. Rivale fin da bambino un grande interesse per la lettura, sopratutto di opere di argomento storico; già tra i sedici e diciasette anni scrive, senza pubblicarlo, il suo primo romanzo. Nella giovinezza frequenta la facoltà di giurisprudenza, ma non conclude gli studi, avendo deciso di seguire la sua vocazione letteraria.
Intanto partecipa con passione alle vicende della seconda guerra d'indipendenza scrivendo su giornali di orientamento patrotico ed anche arruolandosi, durante la spedizione dei Milla, nella Guardia Nazionale.
Nel 1869 si trasferisce a Firenze, allora capitale d'Italia, dove diventa amico dello scrittore Luigi Capuana. Poi, dal 1872 stabilisce la propria residenza a Milano da cui si allontana solo per brevi viaggi; fondamentale per la sua formazione di autore verista è il viaggio a Parigi dove incontra lo scrittore Emile Zola, uno dei più importanti esponenti del Naturalismo. Milano è, in quegli anni, il centro della vita economica e culturale italiana; è la città più industrializzata e il successo della borghesia imprenditoriale favorisce il diffondersi tra gli intelletuali delle idee positive, dell'interesse per gli scrittori naturalisti francesi, della crisi del pensiero romantico. Durante il soggiorno milanese, Verga scrive tutte le sue opere più importanti.
Nel 1893 ritorna a Catania dove muore nel 1922, due anni dopo aver ricevuto la nomina di senatore.
novella Rosso Malpelo
Rosso Malpelo è il protagonista dell'omonima novella, egli viene presentato, dal narratore con una caratterizzazione diretta e viene approfondita in seguito, indirettamente, la sua figura attraverso altri personaggi (per es. il rapporto con Ranocchio). Il narratore ne da una caratterizzazione fisica ( brutto ceffo, sempre cencioso e sporco di sabbia), psicologica (torvo, ringhioso e selvatico) e sociale (emarginato e vilipeso da tutti). Lo si può definire come un personaggio statico, nonostante forse si avverta in lui il seme di un cambiamento interiore. E’ una persona emarginata e denigrata dalla società in cui vive, chiamato così a causa dei capelli rossi che, secondo le superstizioni dell’epoca, erano riconducibili alla sua presunta malignità e cattiveria. Cresce con questa convinzione Malpelo: subisce la violenza sia alla cava che in famiglia, dalla madre (che "non aveva mai avuta una carezza da lui, e quindi non gliene faceva mai") e dalla sorella ( che, nel dubbio che Malpelo sottraesse qualche soldo dalla paga "gli faceva la ricevuta a scapaccioni"); ben tre morti scandiscono la sua "educazione sentimentale" (al centro, fra quella del padre e quella di Ranocchio, la morte più significativa: quella del Grigio); così, non può far altro che divenire "saggio" e rovesciare sui più deboli (Ranocchio e il Grigio), a fine "pedagogico", la violenza che riceve dai più forti. Nonostante questo Malpelo avverte, anche se confusamente, che c’è la possibilità di un mondo diverso, al di fuori di quello in cui vive lui; desidera, pur non comprendendolo appieno, un mondo fondato sull’amore (e non sulla violenza): quel mondo che gli evocano i calzoni di fustagno o le scarpe del padre ("gli pareva che fossero dolci e lisci come le mani del babbo, che solevano accarezzargli i capelli "), o il pensiero che si potrebbe lavorare diversamente (come il manovale "cantando sui ponti, in alto, in mezzo all’azzurro del cielo, col sole sulla schiena "; o come "il contadino, che passa la vita fra i campi, in mezzo al verde, sotto i folti carrubbi, e il mare turchino là in fondo, e il canto degli uccelli sulla testa"), o ancora il paradiso di cui gli parla Ranocchio ("dove vanno a stare i morti che sono stati buoni, e non hanno dato dispiaceri ai loro genitori"), infine il pianto della madre di Ranocchio per il figlio morente (e qui Malpelo ha bisogno di un alibi, per continuare ad accettare il proprio mondo: la madre di Ranocchio piangeva perché "il suo figliolo era sempre stato debole e malaticcio, e l’aveva tenuto come quei marmocchi che non si slattano mai. Egli invece era stato sano e robusto, ed era malpelo, e sua madre non aveva mai pianto per lui, perchè non aveva mai avuto timore di perderlo."). Malpelo è una delle vittime di una società chiusa ai cambiamenti, perciò le credenze sono più importanti delle persone e relegano chi certi difetti ad uno stato di emarginazione.
Il Verismo
Le radici culturali del Verismo.
Il Verismo nasce in Italia nella seconda metà dell'800 come conseguenza degli influssi del Positivismo che suscitò negli intellettuali fiducia nel progresso scientifico. L'influenza del Positivismo si manifestò in vari settori, fra i quali la letteratura. Esso è un movimento filosofico che nasce in Francia attorno alla metà dell'800 e si diffonde grazie al francese A.Comte e all'inglese C. Darwin.
Il Verismo
Verso la fine degli anni '70, grazie all'impegno critico di Luigi Capuana e al genio narrativo di Giovanni Verga, si afferma il Verismo. Fra i principali motivi che contribuirono all'affermazione di questo movimento vi fu prima di tutto la crescente attenzione verso lo sviluppo del sapere scientifico, che sembra fornire gli strumenti più adeguati all'osservazione e alla spiegazione dei fenomeni naturali e dei comportamenti umani. Il secondo elemento determinante fu l'emergere della questione sociale in genere e in particolare, il diffondersi dell'interesse per le condizioni di vita del Meridione, un argomento che costituiva la materia privilegiata per quell'analisi oggettiva della realtà che i nuovi orientamenti della cultura consideravano un'esigenza primaria. Un ulteriore motivo di diffusione fu la volontà di favorire la crescita del livello culturale dei ceti popolari. La dottrina del Verismo fu elaborata nel centro culturale più vivace di quel periodo, l'ambiente milanese. Colui che ne enunciò per primo i canoni teorici fu L. Capuana e il suo romanzo "Giacinta", può essere considerato un vero e proprio manifesto programmatico della nuova poetica. Sulle sue teorie esercitarono il loro influsso i modelli del realismo inglese, ma soprattutto i romanzi del naturalista francese Emile Zola. Le idee del Capuana sul romanzo, ebbero una palese influenza su tutto il gruppo della Scapigliatura lombarda e in particolare su G. Verga, che fu spinto verso il definitivo abbandono della maniera tardo romantica.
Il Verismo che si diffonde in Italia, deriva direttamente dal Naturalismo, ma è fedele alla indicazioni provenienti dalla Francia più nella teoria che nell'applicazione concreta. Verismo e Naturalismo condividono una narrativa realistica, impersonale e scientifica, che non lascia trapelare nessun intervento né giudizio da parte del narratore, mentre differiscono per quanto riguarda i contesti dove sono ambientate le vicende. Il Naturalismo si focalizzava di norma su ambienti metropolitani e classi (dal proletariato all'alta borghesia) legate alle grandi città e al loro sviluppo; il Verismo invece, privilegiava le descrizioni di ambienti regionali e municipali e di gente della campagna. La piccola provincia e la campagna, con la miseria e l'arretratezza, gli stenti e le ingiustizie sociali divennero i luoghi e i temi prediletti de esso e contribuirono in modo decisivo a svelare aspetti profondi o addirittura sconosciuti della realtà sociale.
va bene questo? spero di si
Miglior risposta